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Autore: Lauretta Koizumi Reid    13/01/2013    5 recensioni
Ed ecco, infine, signore e signori, la MIA versione di "Quel che Successe Dopo Il Mancato Matrimonio".
Akane, sconvolta dall'accaduto del giorno, cerca di rilassarsi con un bagno caldo, ma Ranma, ferito ad una mano, chiede di entrare anche lui. E' il chiarimento, lo scioglimento della storia che noi tutti volevamo e sui cui tanti hanno scritto. Oggi vi chiedo di giudicarla e... ringrazio anticipatamente tutti coloro che lo faranno!!
Il bagno, la sera, era il momento preferito della sua giornata. Dopo la scuola, i compiti, l’ allenamento faticoso e la conseguente sudata, Akane si immergeva nell’acqua e nelle bolle profumate godendosi gli amati suoni familiari: Kasumi che rovistava tra i piatti per la cena, Soun e Genma che discutevano, il suono della tv, e le chiacchiere del resto della famiglia, compresi gli urletti gracchianti del vecchio Happosai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Akane fece scivolare il piede dentro la vasca bollente e rabbrividì. Poi entrò con tutto il corpo e finalmente tirò un sospiro di sollievo.
Il bagno, la sera, era il momento preferito della sua giornata. Dopo la scuola, i compiti, l’ allenamento faticoso e la conseguente sudata, Akane si immergeva nell’acqua e nelle bolle profumate godendosi  gli amati suoni familiari: Kasumi che rovistava tra i piatti per la cena, Soun e Genma  che discutevano, il suono della tv, e le chiacchiere del resto della famiglia, compresi gli urletti gracchianti del vecchio Happosai.
Ma oggi tutto questo non c’era.

Sentiva solo rumori di tavoli spostati, richieste della serie “dove metto questo” o “che ne facciamo di quest’altro”, Soun che borbottava, Nabiki che continuava a dire che non era stata lei, Kasumi che cercava di coordinare tutti.
Era passata un’ora dallo sconquasso che era accaduto quel giorno, eppure continuava a sentire la bolgia infernale dovuta a quella marea di invitati che avevano invaso la palestra, chi con una scusa, chi con l’altra. Tatewaki che le andava addosso dicendo: "sposiamoci!" o la rissa scatenatasi tra Soun, Tando, Ranma e Happosai poiché quest’ultimo aveva ingoiato, se aveva sentito bene, l’acqua che avrebbe reso finalmente Ranma un uomo.
Stava respirando troppo in fretta, rischiava di avere un attacco di panico. Cercò di radunare le idee con domande e risposte.
Dunque, chi sono? Sono Akane Tendo, ho quasi 18 anni e oggi dovevo sposarmi. Chi lo aveva deciso? Io. Cosa è successo? Non mi sono sposata. Perché? Vallo a sapere, accidenti. Anzi, no. Perché è successa una confusione indescrivibile, non eravamo preparati a tanti invitati, tutto era stato fatto all’ultimo momento e quindi...e quindi. ..
Quindi ho fattola figura della stupida - pensò ancora amaramente- una bambolona di 18 anni con una vestito che pareva una meringa,e che infine non si è nemmeno sposata.

E poi? E poi, quando tutti se ne sono andati, mia sorella Kasumi ha detto: vai a farti un bagno, qua pensiamo a tutto noi, e Ranma guardava nel vuoto con il suo abito bianco, forse perché si era stancato di lottare o fare qualsiasi altra cosa. E me ne sono andata su senza nemmeno guardarlo in faccia.
Immerse la testa dentro l’acqua, forse per scacciare i rumori dell’esterno o per appiattire i suoi pensieri, che stavano facendo una confusione ancora peggiore di quella alla festa.

Quando riemerse, qualcuno bussò.

Akane sobbalzò nell’acqua e si riavviò i capelli bagnati dagli occhi.
- Chi è?
- Sono io, Akane! - a quella voce il battito di Akane accelerò.
- Ranma?
- Per favore, aprimi! Mi sono tagliato con uno stupido legno di una sedia e sanguino...la roba del pronto soccorso è solo qui... giuro che non ti guardo!! - aggiunse poi.
Akane non era certo in vena di rispondere male. E si sorprese che Ranma non avesse aggiunto cose tipo “perché mai dovrei guardare un maschiaccio come te”. Perciò con un “entra” flebile,  cercò di tirare a sè più schiuma che potè.  
Ranma entrò di fretta e furia, con la canottiera e i pantaloni da cerimonia macchiati. Era sudato e con le occhiaie. Sanguinava dalla mano destra e con la sinistra cercava di prendere l’occorrente.  Akane si sporse per vedere. Be’ senza dubbio era un brutto taglio. Si stava sporcando. Anche se non era affatto il momento di pensarlo, Akane realizzò con vergogna che Ranma in quella tenuta così trasandata e maschile era piuttosto...ehm...attraente. Le  veniva in mente la parola “sexi” ma censurò quel pensiero.
Eppure, pensò, se a quest’ora fossimo sposati, altro che “sexi”. Avremmo dovuto affrontare ben altro...
Se possibile arrossì più furiosamente e ficcando la faccia nell’acqua per la vergogna borbottò NoNonono creando un esercito di bolle.

- Che cavolo di prende, Akane??-
-Eh?” - non si era resa ben conto di ciò che aveva fatto.
-Sembravi un idiota - disse scotendo la testa e il codino.
-E tu?? Ti rendi conto che non sai mettere nemmeno una benda in modo decente?
-Provaci  tu, con una mano sola. E poi è’ colpa di quelle sedie da quattro soldi che tuo padre ha messo per i il... il.. matrimonio!
-Giusto. Prometto di non fare più nulla del genere, d’ora in poi. - lo rimbeccò la ragazza.
-Perché devi sempre fraintendere quello che dico?? - rispose Ranma, sbattendo la mano sana sul lavandino.
-Be’ non ho ragione?? Ti hanno dato una botta in testa e vestito  con la forza, quei due li! Io volevo parlare, non costringerti a sposarmi! Perché tu non volevi, giusto?
Ranma fissò sè stesso allo specchio. - Forse si... - disse - forse volevo parlarne.
Akane si sentì malissimo. Cosa si aspettava? Che se Ranma si era dichiarato e che se ora era evidente a tutti e due il loro reciproco sentimento, allora?...o forse no. Forse Ranma non l’amava veramente. Forse era stato solo perché stava per andarsene per sempre...
-Mi dispiace Ranma. La verità è che...
Forza, Akane dai...pensò. Puoi sempre affogare dopo averlo detto, guarda quanta acqua c’è qui sotto.
-...è che...
Si, ma si può poi affogare in quest’acqua? E poi Ranma non mi lascerà affogare dalla vergogna. Mi prenderà su. Nuda, tra l’altro. Oh Dio. Vabbe’ basta, ho deciso.
- è che volevo sposarti io. Perché tu mia piaci Ranma. Molto. Moltissimo. E voglio cominciare una vita con te, finché posso...
...ehi, cavolo, una volta cominciato, non era poi così difficile...
- E quando mi avevi finalmente chiarito i tuoi sentimenti, ho colto la palla al balzo. Non dovevo farlo, lo so... ma era tutto ciò che chiedevo. Te.
- Akane....
Akane sollevò lo sguardo a fatica, il viso più rosso che mai, le orecchie che fischiavano.
Ranma la guardava con uno strano sorriso, mentre la fasciatura, malamente fatta, sanguinava.

- ...mi cambi la benda??
Akane spalancò la bocca inferocita.
- MA NON HAI SENTITO COSA HO DETTO?? SEI UNO SCEMO E STUPIDO RANMA SAOTOME!!
- CERTO CHE HO SENTITO AKANE TENDO!! E NON SOLO IO!!
- Cosa intendi?
- Che hai quasi urlato, quando hai parlato prima. Non mi stupirei se stessero ascoltando tutti.
Akane tese le orecchie. Era vero, non c’era più nessun rumore. Minimo erano tutti dietro la porta ad origliare.
Akane sospirò: - Te la cambio, la fasciatura. Voltati solo un secondo.
Ranma obbediente si voltò, Akane si risciacquò la schiuma rimanente dal corpo e dai capelli e si avvolse nell’accappatoio di spugna vecchio e un po’ scolorito. Scese dalla vasca rischiando di scivolare,  e a testa bassa iniziò a srotolare bende e cerotti, messi senza un senso.
- D’altra parte sei sempre stata tu a fare questo genere di cose, no?
- Si... - mormorò Akane.
- Akane io...io...io...insomma, io mi sento molto giovane per sposarmi! Io...ho bisogno ancora di andare a scuola, e divertirmi, e...non mi sento pronto per certe cose...
Akane lo guardò e capì che stava pensando la stessa cosa per cui prima aveva immerso la faccia nell’acqua. Sentì la mano propria e quella di Ranma, a contatto, alzare la loro temperatura di qualche grado.
- ...ma da quel giorno in cui hai rischiato la vita...quel giorno ti ho dettò la verità...quando ti ho presa in braccio sulla roccia... e so che mi hai sentito, me l’ hai detto tu.
Ranma prese fiato e Akane si dimenticò della benda.
-...anche io voglio questo. Voglio stare con te, tutto il tempo che posso. Qui, a casa, con tutti. Ho sempre viaggiato tanto con mio padre, non mi sono mai sentito a casa da nessuna parte...tranne ...qui. Ma non voglio sposarmi e chiudere la ma vita, obbedire a degli obblighi...ti prego, dimmi che mi hai capito, non credo sarei in grado di ripeterlo più chiaramente. Posso solo dirti, che sì...io ti voglio molto bene - e pronunciò le ultime parole così piano che Akane le sentì appena. Suo malgrado, sorrise, ed era un sorriso che le accese gli occhi e le guance. Riprese a completare la fascia di Ranma e la finì.
- Grazie...va molto meglio ora...
- Lo so...ormai sono un’esperta...anche se di solito mi limitavo ai cerotti sul viso...ti fai sempre male lì...
- Si, ma non voglio più cerotti del’amore di Happosai o altre stupidaggini...e nemmeno cerotti sul viso perché ho sbattuto la faccia su una pista di ghiaccio...
Akane rise.
- Ahahahah è vero! Dimenticavo! Quando quel pazzo pattinatore ti aveva baciato!!
- Non farmelo ricordare...che ricordo infamante...

Ma sia Akane che Ranma, tra le risate, vedevano la stessa scena di circa un anno prima poco più... Akane stava sì, mettendo i cerotti a Ranma, ma accusandolo di essere ingenuo e impreparato a una mossa del genere come quella di un bacio a tradimento, Ranma l’aveva spinta con un agile gesto sotto di lui, facendole capire che non era una mossa così prevedibile. Erano rimasti a un millimetro di distanza, poi Akane aveva provato a sfidarlo perché la baciasse e inevitabilmente Ranma aveva perso.
Terminate le risate, rividero quella stessa scena nell’espressione dell’altro.

 Ed ebbero entrambi lo stesso inevitabile istinto.

Ranma e Akane, molto tempo dopo, si sarebbero pentiti dei pensieri di quei secondi cruciali.
Akane pregava che non succedesse nulla come crolli, terremoti, apparizioni di spiriti gatti, sfondamenti di porte, di finestre, urla dall’altra parte della stanza, black out o altro.
Ranma si augurò di prendere bene la mira e di non finire a baciare le narici della sua fidanzata.
Non successe. Akane appoggiò le mani sulle guance di Ranma, come quella volta che lo aveva baciato per finta alla recita scolastica. Ma ora era diverso, non c’era lo scotch, non era in piedi e non era vestita da Giulietta, bensì era in accappatoio, aveva i capelli spettinati e mezzi bagnati e quella volta alla recita di certo Ranma non l’aveva stretta così forte.  
Ne’ erano rimasti attaccati per così tanto tempo.

- AKANE, RANMA!! DOVE SIETE?
- RANMA, DOBBIAMO FINIRE LA SOTTO!! COSA DIAVOLO FAI?
Ranma e Akane si scambiarono di nuovo lo stesso sguardo e lo stesso pensiero: “Sapevo che era troppo bello per durare”. Ma si sorrisero subito dopo.
- Sono qui in bagno papà! Sto aiutando Ranma a fasciare la mano!
Bugiarda”  le disse Ranma nell’orecchio, per poi lasciare l’impronta del suo bacio anche lì.
- Fate presto, tra un po’ si cena!
- Che si mangia? - disse Ranma da dentro, tanto per distrarli. Akane gli tirò una piccola botta in testa.
- Ramen avanzati dalla cerimonia e qualche stuzzichino da levare di torno. Vi aspettiamo!
Infine i passi si allontanarono.
Ranma era incredulo: - Ci hanno davvero lasciati qui dentro senza aprire la porta?
Akane rise: - Forse hai ragione. Erano qui dietro da un bel po’  e hanno sentito tutto. E si sono preoccupati quando non hanno sentito più nulla.
Ranma alzò gli occhi al cielo, sempre tenendo le mani incrociate dietro la schiena di Akane.
- Forse è meglio che vada...ti aspetto sotto, ok?
Akane annuì.
- Cosa diremo loro riguardo...noi due?
- Che stiamo giocando i supplementari...suppongo. - disse Ranma.
- Eh?

- Ma si... i temi supplementari...in attesa di qualche cosa di nuovo, giocheremo con lo stesso schema...facendo credere a tutti che non è cambiato nulla... e intanto segniamo qualche gol...ma cosa sto dicendo??
- Non ne ho idea... sarà il vapore del bagno e i sali profumati che ti hanno rincretinito...
- Non sei affatto carina!
- E tu sei uno stupido!

Risero ancora. Ranma chiuse la porta alle sue spalle e Akane,e frizionandosi i capelli, udì di nuovo quei suoni familiari che amava così tanto: Ranma che scendeva rumorosamente, Tendo che lo aggrediva senza motivo, un getto d’acqua e la voce femminile di Ranma che se la prendeva con il vecchio maniaco Happosai che gi aveva tirato dell’acqua apposta per farla diventare donna.
Già. Ranko.

La maledizione di Ranma che ancora viveva. Il loto pallone nei tempi supplementari, quello da calciare e segnarci gol al più presto. Ma Akane sapeva che si sarebbe risolto tutto. Un giorno avrebbe avuto solo Ranma e basta. Eppure anche così andava bene. In fondo, era sempre Ranma, in fondo, ammettè con se stessa, lei gli uomini li avrebbe detestati per sempre.
Quindi, palla in campo.
E un ultimo sguardo al cielo prima che la mattina dopo, entrambi corressero verso la scuola, in perenne ritardo, fermandosi solo per un bacio furtivo quando gli occhi di casa Tendo non potevano più raggiungerli.
 
  
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