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Autore: Nefelibata    15/01/2013    3 recensioni
'Gli unici rumori indistinti erano i nostri respiri affannati e gli stivali che battevano sull'asfalto, quasi a ritmo.'
Pairing: LenaxJulija
Conteggio parole: 2062
Note: Criminal!Julija
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi mi appartiene.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I promise

 

Starting from here, let's make a promise
You and me, let's just be honest
We are gonna run, nothing can stop us
Even the night, that falls all around us

[Not gonna get us – t.A.T.u]

Non sentivo più le mie gambe, non sentivo più nulla in realtà.
La testa pulsava come non mai, il fiato che mancava, la gola secca, il freddo pungente.
L'unica cosa che riuscivo a percepire chiaramente era uno strano calore, come fuoco, che mi avvolgeva la mano destra.
Alzai lo sguardo per la prima volta dall'inizio di quella folle corsa, sguardo che avevo sempre tenuto in basso, sulla strada, quasi per perdere il contatto con la realtà.
Quasi per permettere a quella linea gialla senza fine di ipnotizzarmi, di impedirmi anche il minimo pensiero.
Già, infinita, come la mia coscienza, come quel filo invisibile che ci univa, così diverse eppure così simili.
Gli unici rumori indistinti erano i nostri respiri affannati e gli stivali che battevano sull'asfalto, quasi a ritmo.
E poi la risata, la sua risata.
Certo, rideva lei, rideva di gusto, rideva della mia paura, della mia insicurezza. Rideva della mia innocenza.
Lei che fin da piccola aveva rubato.
Aveva rubato caramelle al supermercato, cappelli nei negozi di abbigliamento, cd di musica e macchine fotografiche. Aveva rubato impianti stereo, televisori e automobili. Aveva anche rubato cento rubli dal mio portafogli una volta.
Ma cosa più importante di tutte, aveva rubato il mio cuore.
Se l'era presa senza il minimo riguardo, lei, con il suo caschetto scuro scompigliato ad arte, gli occhi azzurri costantemente circondati di nero e quel suo rossetto viola che, a suo dire “le dava carattere”.
Se mi avessero chiesto in principio di quale persona avrei potuto innamorarmi probabilmente avrei risposto “Qualcuno tipo il principe azzurro”, eppure Julija era tutto il contrario, ed effettivamente di azzurro, oltre agli occhi, aveva solo le mutandine.
Ma era stato proprio quel suo carattere, quel suo fare da dura, quella tenebrosità che la circondava a farmi innamorare.
Continuava a ridere, Julija, della mia imbranataggine e della mia lentezza a correre, mi incitava prendendomi in giro.
Rabbrividii e cercai di non pensare al freddo pungente che mi congelava le ossa.
Ci serve una copertura” aveva sentenziato due sere prima “altrimenti riconosceranno i miei vestiti, ormai li ho usati tutti” e dopo averci pensato su a lungo la domanda era stata “Hai ancora l'uniforme della scuola?” e ora mi trovavo lì, con quegli stivaletti, le calze lunghe, la gonna corta, la camicia e la cravatta e una misera giacca.
<< Cazzo Lena, muoviti, sento delle sirene >> e le sentii anch'io mentre stringevo con più forza la valigetta e correvo a perdifiato.

 

La vidi tornare, il respiro affannato dalla solita corsa ma uno strano luccichio negli occhi.
<< Dove sei stata oggi? >> chiesi cercando di non pensare alle unghie che avevo accorciato all'istante per l'ansia o il cuore che batteva all'impazzata, come ogni sera.
Si prese tutto il tempo per rispondere, togliendosi il giubbotto, poggiando la borsa a terra e passare dallo specchio all'entrata per controllare che aspetto avesse, e solo poi << In una gioielleria >> buttò lì.
<< Oh, ok. Andiamo a dormire? >> chiesi quasi implorante.
Erano le due di notte e il giorno dopo mi sarei dovuta alzare presto per andare a lavorare, ma lei spense le mie speranze all'istante.
<< Prima ho una cosa per te >> e io mi illuminai.
Frugò nella sua borsa per molti minuti, prima di uscirne con la mano a pugno e il sorriso sempre vivo.
<< Vieni >> mi prese la mano e mi condusse nella nostra camera da letto, precisamente davanti allo specchio.
<< Chiudi gli occhi >> fu il suo successivo ordine.
Obbedii prima di sentire qualcosa di freddo posarsi sul mio collo, ma non ci feci caso, pensavo piuttosto alle sue mani calde che mi sfioravano delicatamente.
<< Aprili >> chiese.
Le mie palpebre si spalancarono e sorrisi spontaneamente vedendo quel ciondolo con un diamante incastonato, girandomi a guardarla e toccandolo con le dita.
Istintivamente avvicinai il mio viso al suo, lasciai che i nostri nasi si sfiorassero, ma prima che potessi sentire le sue labbra sulle mie, una leggera spinta mi fece ritrovare contro lo specchio.
<< Non fare la scema, lo sai cosa penso >> furono le sue ultime parole prima di sparire dietro la porta e andare in cucina a farsi un toast, mentre mi stendevo sul letto freddo sfinita tentando di reprimere una lacrima.
Si, sapevo cosa pensava, pensava che io non fossi innamorata, che non sapessi cos'era l'amore, che la mia era solo infatuazione, che mi sarebbe passata.
Ma se solo avesse sentito i battiti del mio cuore in quel momento in cui il suo respiro caldo entrava tra le mie labbra socchiuse, avrebbe cambiato idea.

 

Portai istintivamente una mano ad accarezzare quel diamante con le dita, mentre continuavo a correre e qualche fiocco di neve cominciava a cadere sui nostri passi.
Avevo bisogno di sentire che potevamo farcela, che insieme ce l'avremmo fatta.
Ero senza fiato, le sirene erano sempre più vicine e una lacrima mi scese.

 

<< Promettimi una cosa >> chiese quel pomeriggio, mentre eravamo stese sul divano a guardare annoiate il telegiornale, in cui si parlava dell'ennesima rapina avvenuta per mano misteriosa, ipotizzata femminile, anche se solo io sapevo essere smaltata di nero.
I fiocchi cadevano leggeri fuori dalla finestra dietro di lei, e io mi persi ad alternare lo sguardo tra questa e Julija, che era illuminata dalla luce blu e mi fissava.
Impressi i miei occhi nei suoi per farle capire di avere la mia attenzione, e per la prima volta nella vita la vidi esitare.
Abbassava e rialzava lo sguardo lasciandolo vagare nella stanza e mordendosi un labbro. Lei, che aveva picchiato un uomo perchè le aveva toccato il culo, lei che nei giorni più caldi rimaneva in casa con solamente reggiseno e tanga, rigorosamente neri, ora esitava.
<< Promettimi che, qualsiasi cosa accada, ovunque sarò, andrai avanti e non soffrirai troppo, ok? >> quella richiesta mi spiazzò, cosa intendeva dire? Aveva intenzione di andarsene di casa? Si era stufata delle mie occhiate sognanti?
Annuii nuovamente fingendomi distratta, anche se avevo lo stomaco in subbuglio e le mani tremavano.
Ma lei si portò proprio di fronte a me, alzò il mio mento con un dito fissando il mio sguardo nel suo.
Per un attimo credetti mi stesse per baciare, ma dovetti ricredermi quando << Promettilo >> sibilò solo continuando a confondermi con quell'azzurro che avrei considerato tutto tranne che inquinato.
L'unica cosa pura di lei erano i suoi occhi, così infiniti, innocenti, celesti come il cielo in primavera.
<< Te lo prometto >> dissi un attimo prima che vidi quel cielo sparire e la sua figura tornare nella sua precedente posizione prestando attenzione alle altre notizie dell'ultimo minuto.

 

Ormai ero sfinita, lei mi trascinava, ringhiando e imprecando e cambiando rotta.
Quel suono assordante talmente vicino che avrei giurato provenisse da dietro la curva.
Julija si diresse nel bosco coperto dalla prima neve, mentre nevicava a dirotto e lei urlava.
<< Cazzo Lena, non ci prenderanno, non ci prenderanno cazzo. >>
<< Cazzo, è tutta colpa tua, muoviti! >> e io non riuscivo più a frenare le lacrime, lasciavo che si cristallizzassero nel freddo e si mescolassero alla neve.

 

<< Posso farti una domanda? >> chiesi esitante osservandola mentre fumava sul davanzale di quella finestra aperta, guardando fuori.
Potevo vedere le sue pupille muoversi, le sue iridi osservare ogni singolo dettaglio, sentivo i suoi pensieri vorticare senza sosta e vedevo il fumo uscire da quelle labbra perfette.
<< Dimmi >> mormorò senza la minima emozione.
<< Perchè lo fai? >> non rispose subito, spostò il suo sguardo sul mio prima di << Rubare intendi? >> chiedere.
Poi, senza aspettare la mia risposta rispose << Credo sia una sorta di ribellione al mondo che ho dentro. Non sopporto questa società, con tutti questi pregiudizi, questo odio, queste stupide convenzioni. Ci sono state molte persone che mi hanno strappato via la voglia di vivere. Rubando mi sento bene, come se mi stessi riprendendo ciò che mi appartiene, anche se sono cose materiali. Anzi, forse è proprio per questo che lo faccio, sai? La gente è materialista e superficiale e provo soddisfazione nel portargli via tutto ciò che loro considerano vitale, percepire già la disperazione nei loro occhi quando si accorgeranno che i soldi, quello che per loro è tutto, non ci sono più. >>.
Per quanto il discorso fosse attorniato da vendetta ,assurdità e malignità, mi stupì.
Era sempre stata di poche parole, restia ad aprirsi, soprattutto con me.
Quella confessione, già lo sapevo, l'avrei custodita gelosamente, come il più misterioso dei segreti, come la più preziosa delle gemme.

 

Si sentì distintamente il suono che si fermava, le urla degli uomini.
Avevano lasciato l'auto e si erano diretti nel bosco, sentendo dei rumori provenienti da esso.
Julija a quel punto mi premette contro un albero, schiacciando il mio corpo tra il suo e il tronco, guardandomi negli occhi che erano ormai colmi d'acqua e << Mi dispiace >> fu tutto ciò che riuscii a mormorare, prima che lei mi asciugò le lacrime con le dita, gesto che mi lasciò basita.
<< Ascoltami bene ora >> sapevo cosa sarebbe successo da lì a poco perciò ascoltai con attenzione ogni nota della sua voce.
<< Ora tu corri via, a casa, prendi tutte le mie cose e le porti nella vecchia casa abbandonata, ok? Nessuno deve sapere che viviamo insieme o ti scopriranno. Coraggio, vai! >> ma io non mi mossi di un passo, scossi la testa e << Non ti lascio qui da sola, è tutta colpa mia se non siamo riuscite a fuggire in tempo >>.
<< Prima o poi mi avrebbero trovata comunque, ti ho trascinata io in questa cosa, sono io che ti ho convinta e so che non volevi farlo davvero. Perciò va a casa, io me la caverò. >> disse prendendomi la valigetta dalla mano.
Non risposi, domandai solamente << Ci prenderanno, non è vero? >>
<< No, non lo faranno Lena, non lo faranno. Possono prendermi, rinchiudermi e ammanettarmi, ma non riusciranno mai a prendere ciò che sono, ciò che siamo insieme. Ascoltami Lena, non ci prenderanno, ok? >> e continuò a guardarmi aspettando che facessi ciò che mi era stato preordinato.

 

<< Sai Lena, stavo pensando, voglio farti provare cosa si prova a rubare >> a quelle parole, dette con quella voce acuta, mi fecero sgranare gli occhi sotto le sue risate.
<< Scherzi? >> << Dico sul serio, voglio che vieni con me a rapinare la libreria che c'è dall'altra parte della città >> << E se ci prendono? >> << Non lo faranno, Lena, non lo faranno >> ma io non seppi rispondere. Notando la mia esitazione, scosse la testa divertita pronta ad andarsene << Ok, hai paura, lascia perdere. >> e quella frase fece scattare qualcosa in me, qualcosa che assomigliava molto al segreto desiderio di essere come lei, di compiacerla, di renderla orgogliosa, di mostrarmi forte, per questo << No. Voglio farlo. >> sputai con sicurezza facendola girare dapprima sorpresa, e un attimo dopo sorridente.

 

<< Vai, lo avevi promesso, ricordi? >> mi riportò alla realtà lei, ma non riuscivo a lasciarla lì, una macchia scura in mezzo alla neve candida, con la consapevolezza che non l'avrei rivista.
<< Non sono nemmeno riuscita a baciarti.. >> piagnucolai non trovando il coraggio di guardarla in quegli occhi che, già lo sapevo, mi sarebbero mancati come l'aria.
Julija sorrise leggermente, prima di chinarsi su di me e soffiarmi sulle labbra.
Io rimanevo immobile, come pietrificata mentre lei scostava dolcemente i miei capelli biondo cenere e mi accarezzava la guancia con le dita fredde.
Poi, finalmente, la vidi avvicinarsi e i nostri respiri si unirono, mentre assaggiavo quelle labbra morbide e mi godevo la splendida sensazione della mia lingua nella sua bocca calda e accogliente.
<< Vai >> mi disse ancora, come se dopo aver provato la sensazione di un suo bacio sarei riuscita a dimenticarla facilmente.
<< Tornerai da me, quando uscirai? >> << Lo farò, Lena >> << Lo prometti? >> << Lo prometto. >>.
Come ultimo gesto, mi sfilai la catenina con il ciondolo che aveva rubato per me e la feci scivolare dolcemente sul suo collo, prima di mormorare un << Arrivederci >> con voce rotta e riprendere a correre sotto il cielo tempestoso, con il suo sapore sulle labbra, il suo calore nella mano destra e il clack delle manette che rimbombava nelle orecchie.

*

Macciao! 
Allora, è la prima volta che scrivo una FemSlash, ed è davvero strano, ma amo queste due ragazze insieme anche se so che purtroppo non è così, perciò mi sono detta "Perchè no?" e la canzone mi è stata molto d'aiuto, mi ha ispirato la storia ed è davvero splendida.
Ho cercato su wikipedia la moneta russa ed è uscito "Rublo", perciò spero di non aver sbagliato.
Ho letto altre fanfiction e alcune invece di Julija scrivono Yuliya. Credo che la pronuncia non cambi, in ogni caso su wikipedia era scritto con la j e io mi fido di wiki.
Come potete notare ho anche cambiato avatar, sembre con ste due splendide ragazze (o almeno splendide com'erano ai tempi di questa canzone, perchè ora non me gustano).
Non ho proprio voglia di fare pubblicità o cos'altro.
Ascoltate la canzone, ne vale la pena.
Se vi va di lasciare una recensione ve ne sono grata.

 

 

 

  
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