Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Osage_No_Onna    15/01/2013    1 recensioni
Ciao! La mia seconda storia su EFP *si commuove*
Chi è Sayuri? Una ragazza, anzi una Puella Magi, come tante altre: ha le sue aspirazioni, dei desideri, i suoi problemi. Una ragazza la cui strada inconterà per un' attimo quella di Kaname Madoka.
"Io finii i compiti molto presto quel giorno.
E continuai a riflettere sulla proposta del gattino.
Kyubey, questo era il suo nome, mi aveva chiesto di diventare una maga.
Per combattere le streghe.
In cambio lui avrebbe esaudito un desiderio.
Uno solo.
Per cui avrei dovuto scegliere bene.
Ma solo se avessi accettato.
E intanto mi continuavo a chiedere: perché io?
Quali doti sovrannaturali ho per poter diventare una maga?
Perché nessuno se ne è mai accorto se sono tanto grandi?
Perché io?
Comunque, dopo qualche giorno, accettai. Ed entrai a far parte delle maghe a tutti gli effetti."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyubey, Madoka Kaname, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don' t worry, Sayuri. It will end right!'
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-Capitolo 2-

Meditatio

 

Lo so, lo so. Tu non avresti sopportato di vedermi così. Ma non posso farne a meno. Ora sono seduta sul mio comodo letto ed ascolto la musica del mio mp3, rigorosamente viola. Mi sento così terribilmente stupida a realizzare solo adesso che la mia camera è un tripudio di viola.
Viola.
Viola dappertutto.
È sempre stato il mio colore preferito, ma ora mi fa quasi ribrezzo.
E mi fa ribrezzo perché adesso è il mio colore di battaglia, non so se mi sono spiegata. Ovvero il mio abito da maga è viola, come i miei occhi e i miei capelli, e lo è anche la mia frusta.
Il tuo, Yoko, era il marrone. Un colore che non ho mai sopportato addosso alle persone ma che tollero solo perché è il colore del cioccolato.
Entrambe siamo state legate indissolubilmente al nostro colore di battaglia perché siamo maghe.
Ma io ancora mi chiedo il perché la scelta di rendere maga una ragazza del mio quartiere sia caduta proprio su di ME.
A prima vista, sono una ragazza assolutamente normale.
Non sono magra ma neanche grassa. Diciamo nella media. I miei capelli ricadono lisci fino alla fine della schiena e spesso li tengo legati in due odango. Mi dicono spesso che ho un bel profilo. Di raro ho gli occhi viola, ma ho visto che anche altre persone li hanno quindi non è un problema. Ho le spalle e la schiena dritte, e ho una salute di ferro.
Anche sotto il punto di vista caratteriale penso di essere normale. Sono allegra ed ottimista, forse un po’ ingenua. Sogno spesso, anche ad occhi aperti. Mi piace la geografia e non capisco una mazza di matematica. Non sono una campionessa ma pratico il tennis ed ho un buon dritto. Ho delle buone amiche e ci ritroviamo insieme per pomeriggi ad Harajuku o a Shibuya ad ingozzarci di ramen, a fare cosplay o a commuoverci davanti alla statua del cane Hachiko, oppure facciamo dei pigiama party, o anche sbuffiamo per i troppi compiti e li finiamo, ridendo e chiacchierando, in due ore.
Non tollero che si tocchi la mia famiglia e sono un po’ troppo protettiva verso i miei cari. Adoro i dolci. Mi piace uscire fuori e sentire la carezza del vento sulla pelle, vedere i colori delle stagioni e sentirmi viva. Disegno abbastanza bene ed amo inventare storie. Inoltre, credo fermamente nella giustizia.
Era il nostro tratto distintivo, Yoko. Credevamo entrambe nella giustizia.
E allora solo per questo noi abbiamo meritato di essere private della nostra anima e diventare bambole viventi sostenute dalla forza che ci dà un desiderio espresso? Per mantenere viva l’ entropia dell’ universo?
E noi? Cosa siamo adesso?
Siamo ancora degne di essere chiamate ragazze, o siamo ormai degli zombi dal bell’ aspetto che lottano di notte per fini non altruistici?
Kyubey, appollaiato sul mio cassetto, fa segno di volermi parlare.
Io, scocciata, mi tolgo gli auricolari dalle orecchie.
“Sai, sulla Terra siete in 6.900 miliardi e nascono 10 esseri umani ogni secondo.”mi dice lui, sempre ventriloquo.
“E allora?”rispondo io, che mi sto abituando a questa sua caratteristica.
“E allora non capisco perché voi umani facciate tante tragedie quando muore un individuo.”
Questa affermazione provoca in me un uragano di sentimenti: rabbia, risentimento, tristezza, irritazione.
Caccio Kyubey dalla mia stanza tirandogli un cuscino addosso, ma lui sembra aver capito e si eclissa.
Rimango sola. Penso, senza ascoltare più musica.
«E allora non capisco perché voi umani facciate tante tragedie quando muore un individuo.»
Una frase che mi ha lasciato scioccata.
Perché quello stupido non lo capisce?
Ogni individuo è unico e speciale. Certo, forse a prima vista non si direbbe, ma ognuno di noi lascia nel cuore dei familiari tanti ricordi, ricordi che un’ altra persona non potrebbe donare.
Scrivo queste riflessioni su un foglio, lo piego a forma di aeroplano e lo lancio a quello stupido gatto dallo sguardo ebete e inquietante e la goccia rossa sulla schiena. Lui pare non accorgersene. Io chiudo furiosamente la porta della mia stanza, ma ci si mette mio fratello Goro a sbeffeggiarmi: “Ehi, mocciosetta, sei arrabbiata? Poverina!”
“Sei uno stupido! Lasciami stare!”gli urlo da dentro la stanza.
Lui fa dietrofront e ritorna a studiare il russo.
Sia io che lui abbiamo la luna storta. Ma lui ce l’ ha da ben cinque giorni, e in questi giorni non ha fatto altro che rimanere chiuso nella sua stanza, far disperare i miei genitori e prendere in giro me e la nostra sorella minore, Rima.
Io, invece, penso che resterò a dormire per un po’. Domani c’è sciopero e la mia classe si è accordata per non entrare, il che vuol dire che resterò a casa a badare a Rima e fare qualche servizio.
Ma non riesco a gioire per questo, sono troppo arrabbiata con Kyubey. Perché ha detto quelle cose?
Non li capisce i sentimenti umani?  
Che senso avrebbe farsi privare della propria anima esprimendo un desiderio, se poi i destinatari non se ne accorgono neanche?
E soprattutto, perché sono stata così stupida da accettare quella proposta immane?
Anche Yoko aveva accettato, ed è morta sotto un’ auto. Troppo giovane.
Sicuramente c’era sotto lo zampino di qualche strega.
Quante maghe sono perite così?
E dovrei fare la stessa fine anch’ io?
A questo pensiero porto le mani alla testa e scoppio a piangere.
Ma in casa ci sono Goro, intento a studiare per riparare l’ ultima interrogazione, che si è conclusa con un votaccio, e Rima, che dorme.
Quindi nessuno sente la mia disperazione.
Tanto meglio.
All’ improvviso, mi balena un’ idea in mente: Kyubey mi aveva parlato di una potenziale maga molto potente che abita a Mitakihara. Non so esattamente quanto disti da Tokyo, ma non importa. Voglio incontrarla.
“Quell’ essere”, ovvero Kyubey, mi aveva detto che quella ragazza ha un tale potere che per lei annullare il contratto dovrebbe essere un giochetto da bambini.
Ed io, che ho appunto voglia di annullare il mio, di contratto, e magari esprimere un’ altro desiderio, voglio parlarle.
Ma per lei non sarà troppo realizzare dei desideri? Insomma, in fin dei conti è pur sempre un’ umana.
Naaah! Meglio non pensarci. Tutti quei pensieri mi hanno fatto venire un’ emicrania pazzesca e adesso ho sonno. Mentre Morfeo mi accoglie nel suo regno, mi sembra di vedere un bel viso incorniciato da due lunghe trecce castane che canta con voce soave.
E mi addormento serenamente.
   

Angolo dell' autrice
Questo secondo capitolo è moooolto profondo. Il titolo in latino significa "riflessione", mentre nel capitolo Sayuri scioglie a ruota libera le proprie sensazioni riflettendo. Ammetto che in lei ho travasato un bel po' del mio carattere. Beh, spero che la mia storia risulti tra le vostre preferite/seguite/ricordate, ne sarei molto felice! ^-^
Continuate a leggerla!
Ciao!
-Puff

PS: Se lasciate almeno una recensione, domani pubblicherò il terzo capitolo. 


 
   
 
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