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Autore: Nemsi    15/01/2013    1 recensioni
Una radura tranquilla, in piena estate, con un piccolo fuocherello per cucinare ed i nostri sacchi a pelo. L’ennesima serena nottata durante la nostra avventura, in giro per il mondo.
Genere: Introspettivo, Poesia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Xelloss Metallium, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  Chi ha dato i nomi alle stelle?
Personaggi:  Gourry Gabriev, Lina Inverse, Zelgadiss Greywords, Xellos Metallium
Pairing: nessuno
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poetico
Rating:  Verde
Avvertimenti:  nessuno 
Conteggio Parole:    1125 (FiumiDiParole)
Note  Maritombola    10: Planisfero
          500themesita  430: Chi ha dato i nomi alle stelle?

Chi ha dato i nomi alle stelle?

Una radura tranquilla, in piena estate, con un piccolo fuocherello per cucinare ed i nostri sacchi a pelo. L’ennesima serena nottata durante la nostra avventura, in giro per il mondo.
Io ravvivo il fuoco, giocando con i tizzoni e prendendomi cura del filo mia spada. Non è la Gornova, però è una buona e fedele amica. Lina è intenta come al suo solito a contare il bottino, facendo cernita e forgiando gemme magiche da vendere al primo mercato che incontreremo. Xellos è appollaiato su un ramo, né troppo in alto né troppo in basso, e finge indifferenza. Ameria è rimasta a Saillune, intrappolata dai propri impegni da principessa. Ogni volta che siamo costretti a lasciarla indietro, la vedo sempre più triste. Però è una ragazzina forte, son certo che presto capirà cosa vuol davvero fare della propria vita. E sarà un’ottima regina. Zelgadiss invece se ne sta sdraiato, parecchio lontano da noi, silenzioso come sempre. Forse sta dormendo. Ultimamente è di nuovo scontroso. Che c’entri la morte di Rezo?
Scambio un’occhiata interrogativa con la maga al mio fianco. La vedo sospirare, metter via il proprio tesoro ed alzarsi dopo aver spolverato i calzoni. Mi viene vicino e mi invita a seguirla. Faccio come dice e ci sdraiamo accanto al nostro amico. E’ sveglio, ma non bada a noi.
Ecco cosa faceva: ammirava il cielo.
Una volta comodi è lei a parlare, interrompendo il silenzio sereno di una notte senza nuvole.
«Hai mai visto planisfero stellare?» mi domanda con quel suo tono saccente, ma non fastidioso. Non vuole far la superiore, semplicemente Lina è anche questo.
«Sai che le biblioteche mi danno l’orticaria.» ribatto, facendo ridacchiare lei e sorridere lui. Respiro a pieni polmoni l’odore dell’erba, del terreno e della donna che ormai è mia inseparabile compagna da anni, interi ed intensi.
«E tu Zel?» chiede di nuovo la mia amata maga scarlatta. In risposta, il nostro amico muove appena la testa e le scocca uno sguardo molto eloquente.
«Lo prendo per un sì.» dichiara sbadigliando appena. Si stiracchia, usando le braccia per far da cuscino. La conosco troppo bene ormai: finge indifferenza, ma so che ha un po’ freddo. Zel non percepisce l’umido della terra ed io ho l’abitudine di anni come mercenario a farmi la pelle dura. Mi avvicino di più e le offro il mio di braccio. Prima si irrigidisce, imbarazzata, poi sceglie di far finta di nulla e si rilassa.
«Secondo voi cosa sono? Per davvero dico.» è il mio turno di parlare e tanto di far la figura del fesso non mi è mai importato molto.
«Secondo alcuni sono spiriti, immensi e molto antichi, che abitano oltre gli strati più alti del cielo.» è la versione della rossa, fatta di cultura magica profonda e basata su migliaia di testi letti nel corso di anni di studi.
A quanto avevo letto sono pianeti, esattamente come il nostro, troppo distanti per essere raggiunti in alcun modo. è la posizione assunta da Zel, rigido e logico anche quando si parla di cose tanto distanti quanto le stelle.
«Mondi morti. Vecchie entità che ormai non possono far altro che bruciare e brillare.» un sibilo alle nostre spalle ci ricorda che anche il nostro infido alleato è presente alla discussione. Di nuovo silenzio, più teso ed incerto di prima, fino a quando la voce dell’unica donna lo rompe con leggerezza.
«Non ti credevo un poeta Xellos.» è il commento di Lina, uno strano miscuglio di acredine e stupore sincero. Per una frazione di secondo, il Mazoku apre l’occhio sinistro, come è solito fare se deve minacciare. O se è a disagio, come ho compreso osservandolo attentamente. Poi sorride, enigmatico come sempre.
«E secondo te Gourry?» domanda il mio amico di pietra, voltando solo la testa in un fruscio metallico per guardami in faccia. Ci penso un attimo, le osservo ancora e poi parlo.
«Per me sono sogni.» rispondo tranquillo e mi sento al centro dell’attenzione. Strano, credevo di sentirmi dare dell’idiota da Lina ed invece mi guarda sbigottita, però a bocca chiusa. Idem Zelgadiss. E persino Xellos non osa esporsi.
«Sì, i desideri che non riesci a realizzare, secondo me prendono una qualche forma e vanno lassù, troppo in alto per essere raggiunti, ma ancora in vista, in modo che non possiamo dimenticarci di loro.» spiego a piene mani la mia teoria. So che può essere stupida ed infantile, ma ci ho sempre creduto, fin dal giorno in cui me l’ha raccontata il nonno.
«Mi piace.» afferma Zel, con il primo vero sorriso della serata.
«Anche a me.» conferma la rossa al mio fianco, gli occhi che le brillano felici.
«E’ inesatto, però...» mormora Xellos, mentre ci appare vicino, semi-sdraiato accanto al nostro mago guerriero che sobbalza, nervoso. Chissà quando quei due impareranno ad andar d’accordo ed essere alleati, al di fuori di una battaglia.
«Il mio è più che ovvio.» mugugna Zel, mesto e scontroso. Ed almeno due di noi sono certi che non si tratti solo e soltanto del riavere un aspetto umano.
«Io voglio essere la maga più ricca e rispettata al mondo. La più bella lo sono già.» afferma serissima, testa alta e sorriso ammiccante. E tutti e tre ridacchiamo, senza cattiveria. Lina ci mette il broncio per qualche secondo, poi si unisce alla nostra risata aperta, con la sua alta e cristallina.
«Voglio trovare la spada perfetta per me, così da tornare e poi continuare ad essere la guardia del corpo della maga più bella e pericolosa del mondo.» rivelo senza vergogna, come se mai ci fosse qualcosa da nascondere. Lei arrossisce un pelo sulle guance, però tace. Noi uomini ci scambiamo un breve sguardo d’intesa. Ridere di Lina quando è imbarazzata non è consigliabile se si vuole mantenere una salute dignitosa.
«Xellos tu non hai sogni?» domanda voltandosi di lato, per distogliere furbamente l’attenzione da sé stessa.
«Non sono fatto per averne.» mormora e per la prima volta in assoluto lo vediamo sorridere in modo diverso, amaro. E così anche i Mazoku possono aver rimpianti.
«E se potessi averne?» insisto guardandolo senza indugio. Mi osserva a sua volta, però so bene che non guarda unicamente me. Ci sta studiando, in quel suo modo terribilmente inumano. Poi lo vediamo distendersi con noi, il capo posato sull’erba, il bastone lontano.
«Amici.» risponde laconico, gli occhi felini aperti e fissi in alto, nel nero brillante delle stelle.
«Questo è barare.» commenta Lina, lanciandogli un sassolino minuscolo per dispetto, che evita con facilità, sbuffando divertito.
«E’ troppo facile così.» le do manforte, mettendomi più comodo, stringendola un po’ più a me, senza che lei neppure si lamenti.
«Che vi aspettate da un bugiardo cronico?» commenta Zelgadiss, aspro eppure a tutti noi è chiaro cosa intenda davvero.
Silenzio, turbato solo dal friuscio di un vento placido e tiepido.
E Xellos sbotta a ridacchiare, senza aggiungere una parola. Tre sorrisi saputi ci sbocciano sulla bocca. Tanto non ci aspettavamo nessun grazie.

   
 
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