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Autore: Beauty    18/01/2013    7 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Cenerentola, e il suo lieto fine. Ma questo è davvero ciò che lei voleva? Cenerentola voleva davvero lasciare la matrigna e le sorellastre, sposare il principe e vivere da regina, oppure c'è qualcosa che noi non sappiamo, segreti inconfessabili che si annidano nella mente di una fanciulla all'apparenza dolce e pura, ma in realtà perversa e corrotta dal dolore e dalla vendetta?
AVVERTENZA: Questa storia può essere considerata una sorta di prequel della mia long "Il mostro e la fanciulla", ma può essere letta anche senza conoscere l'altra storia.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il mostro e la fanciulla'
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Cinderella – The Fairytale of a Nightmare

 

Questa è una storia che molti di voi diranno di aver già sentito. E come potrebbe essere altrimenti? Tutti conoscono la storia di una ragazza povera e maltrattata che viene aiutata da una fata madrina a coronare il suo sogno e a sposare un bel principe. Certo. Ma sono sicura che nessuno di voi conosce la verità. A dire il vero, io sono stata l’unica a conoscerla per molto tempo. Perché ho deciso di raccontarla solo adesso? Beh, perché adesso non c’è più nulla per cui valga la pena di mentire. Mi sono disgregata fra le fiamme di un rogo che ha distrutto il mio corpo, ma la mia anima non ha potuto accedere al regno dei morti, né al Paradiso. Anche nella morte, la felicità mi è stata negata, e ora l’unica consolazione che mi è rimasta è quella di raccontare la mia storia.

Dunque, eccola qui.

Se questa fosse una fiaba, dovrei iniziare con un c’era una volta, ma personalmente non ho mai creduto nelle favole, e questa certamente non lo è. Comincerò dunque dall’inizio.

Avevo sedici anni, e il mio nome di battesimo era Julia. Ormai, però, da anni il mio nome era divenuto un nomignolo orribile e canzonatorio, che io avevo odiato sin dal primo istante ma con cui avevo imparato a convivere.

Dunque, il mio nome era Cenerentola.

Erano state le mie due sorellastre, Regina e Cordelia, ad affibbiarmelo, a causa del mio volto perennemente sporco a causa della cenere del camino. Tuttavia, io penso che la sua origine vada ricercata nella loro invidia nei confronti della mia bellezza, di gran lunga superiore alla loro. Non sono vanagloriosa e vanitosa nell’affermare questo, dal momento che qualunque sciocco avrebbe potuto affermare che si trattava di un dato oggettivo. Io ero bella. Ero bellissima, giovane, alta e snella, con lunghi capelli biondi e occhi scuri. Mentre loro, beh, non troverei modo migliore per definirle se non scherzi della natura. Ovvio che nella loro situazione dovessero ingegnarsi per sfigurare il meno possibile accanto a me, e ciò spiega il mio nomignolo e tutte le altre angherie a cui la loro madre mi sottoponeva senza che io mi ribellassi.

Ero piuttosto passiva e ingenua, a quel tempo, ma credo che ciò dipendesse da cosa avevo dovuto subire in soli sedici anni di vita.

Ero figlia di un ricco barone, e vivevo in un borgo a diverse miglia dalla capitale. Mia madre morì nel darmi alla luce, e crebbi solo con l’affetto di mio padre, circondata da balie e governanti, con un genitore amorevole che non mi fece mai mancare nulla. Purtroppo, mio padre non sembrava rendersi conto di quanto stesse facendo per me, e credette che fosse opportuno darmi una nuova madre. Questo è l’unico gesto che gli rimprovero.

Mio padre sposò la mia matrigna, Donna Olga, una vedova di guerra con due figlie della mia età a carico, molto tempo dopo la morte di mia madre, e solo a pochi mesi di distanza dalla propria. Non appena diedi l’ultimo saluto a mio padre, iniziò il mio inferno.

Regina e Cordelia si presero la mia stanza e i miei vestiti, i miei gioielli e le mie bambole. Donna Olga mi relegò in una soffitta buia e umida, così fredda che spesso io ero costretta a dormire sul tappeto di fronte alle braci ancora calde del caminetto per trovare un po’ di sollievo. Le mie due sorellastre sperperarono in pochi anni il patrimonio di famiglia, e la dimora in cui avevo vissuto la mia infanzia si ridusse a un vecchio rudere. Donna Olga fu costretta a poco a poco a licenziare tutta la servitù, fino a che non rimanemmo solo noi quattro. A quel punto, la mia matrigna mi mise in mano scopa e strofinaccio, obbligandomi a prendermi cura della casa. A sedici anni divenni sguattera, cuoca, governante, cameriera personale delle mie due sorellastre, addetta a una marea di lavori faticosi e denigranti, senza mai ribellarmi, subendo passivamente a tutte le angherie di quelle tre donne. A volte pensavo di scappare lontano da quella casa, ma subito scartavo quell’idea. Dove avrei potuto andare? Non avevo denaro, né amici, né famiglia. Per di più, Donna Olga tanto fece che riuscì a convincermi di essere una perfetta incapace, una buona a nulla che doveva solo tacere e ringraziarla per la sua carità.

Tutto cambiò quando il signore del luogo, Lord Moross, ritornò al borgo dopo un lungo viaggio. E con lui c’era Richard.

Richard era il capitano delle guardie di Lord Moross. Era un bel giovane, alto, con i capelli scuri e gli occhi azzurri. Forse fu proprio questa somiglianza con lui a colpirmi anni e anni dopo, quando incontrai l’uomo che mi rifiutò e che io per punizione trasformai in un mostro, un orrido ibrido. Ma questa è un’altra storia, troppo lunga da raccontare e di cui preferisco non parlare in questo momento, poiché non voglio che tali ricordi avvelenino i pochi attimi felici che mi è concesso di rimembrare.

Incontrai Richard proprio il giorno del ritorno di Lord Moross. Ero uscita per andare al mercato per prendere alcuni oggetti commissionatimi da Regina e Cordelia, e assistetti alla sfilata trionfale che accompagnava la carrozza del signore del borgo. Uno dei cavalli era nervoso, lo vidi chiaramente, e dopo poco s’imbizzarrì. Io ho sempre avuto dimestichezza con i cavalli, mio padre mi aveva insegnato a montare in sella fin da quando avevo tre anni, così non ci pensai due volte e intervenni per fermare il cavallo. Lo afferrai per le briglie e tentai di calmarlo, ma quell’animale pareva furioso. Per fortuna, Richard vide tutta la scena e smontò dal suo destriero, correndo ad aiutarmi.

Sulle prime, mi limitai a ringraziarlo e ad andarmene a casa. Ero imbarazzata, lo ammetto. Una ragazza di sedici anni, timida, impacciata che si trova di fronte a un uomo così affascinante e così importante come un capitano delle guardie, come poteva non sentirsi a disagio?

Ero talmente ansiosa di fuggire via che non mi accorsi di aver perso alcuni oggetti. Me ne resi conto solo quando fui tornata a casa, e mi preparai alla sfuriata di Donna Olga e ai capricci isterici delle mie sorellastre. Non avrei mai creduto che Richard potesse bussare alla mia porta. Potete immaginare la mia sorpresa quando aprii il portone e me lo ritrovai di fronte. Mi disse che era venuto a riportarmi gli oggetti che avevo perduto, e si scusò per l’incidente di quella mattina. M’intrattenni un po’ con lui per parlare, e fu in quel momento che la nostra storia cominciò.

E’ un ricordo dolce e amaro, e allo stesso tempo il più prezioso che ho. Quei momenti trascorsi in compagnia di Richard furono i più belli della mia vita e, anche se non lo sapevo, anche gli ultimi di cui avrei goduto. Richard non era solo bello, ma anche intelligente, gentile e buono. Amavo quando mi chiamava per nome, non solo perché era da tantissimo tempo che non sentivo più pronunciare Julia invece di Cenerentola, ma anche perché era lui a dirlo. Si preoccupava sempre che io fossi felice, e quando seppe in che condizioni ero costretta a vivere, mi propose di fuggire con lui. Saremmo andati lontano dal borgo, mi disse, sarei divenuta sua moglie, avremmo vissuto insieme e avremmo avuto dei bambini. Ma io avevo ancora troppa paura, credevo ancora di essere una nullità, e l’unica cosa di cui mi pento ancora adesso, da morta, è di non aver accettato subito, prima che giungesse quel giorno, il giorno in cui le nostre vite ci furono portate via.

Lord Moross aveva annunciato che avrebbe dato un ballo al suo castello, a cui erano invitate tutte le fanciulle nubili del regno, fra le quali egli avrebbe scelto la propria sposa. Vi lascio immaginare l’euforia che questa notizia suscitò nelle mie sorellastre. Per giorni e giorni non feci altro che far provare loro mille abiti diversi e mille acconciature differenti.

Quanto a me, chiesi a Donna Olga se avrei potuto partecipare.

Non avevo alcuna cattiva intenzione, con questo richiesta. Non ambivo assolutamente a divenire la moglie di Lord Moross: io amavo Richard, ed ero certa che un uomo del rango di Lord Moross non si sarebbe neppure voltato a guardare una sguattera. Volevo partecipare semplicemente perché non ero mai stata a un ballo in vita mia, ed ero curiosa di vedere le luci, i bei vestiti e le danze di cui tanto parlavano le mie sorellastre. E poi, al castello ci sarebbe certamente stato anche Richard. I nostri incontri erano clandestini – Donna Olga si sarebbe infuriata se avesse scoperto cosa stavo facendo, invece di lavorare – e quella sarebbe stata un’occasione in più per vederlo.

Ma naturalmente la mia matrigna non perse occasione di mettermi i bastoni fra le ruote anche in quel momento. Quell’arpia si mostrò amabile e gentile, e mi rispose che certo, potevo partecipare, a patto che finissi in tempo tutte le faccende di casa e trovassi un abito adatto da mettermi.

Caddi nel tranello, e mi misi di buona lena per terminare tutti i miei doveri in tempo. Non avrei avuto problemi con l’abito, la soffitta era piena di vestiti che erano stati della mia povera madre e io ero sempre stata brava nel cucito, certamente avrei potuto arrangiare qualcosa. Ma Donna Olga, Regina e Cordelia non mi diedero pace un solo istante. Mi ritrovai sommersa da compiti e lavori, c’era sempre un pavimento da lavare o una gonna da stirare, e giunsi alla sera del ballo senza aver terminato nulla, e senza un vestito da indossare.

Attesi a guardare la carrozza su cui erano la mia matrigna e le mie sorellastre allontanarsi e scomparire oltre il cancello, quindi caddi a terra in ginocchio e mi sciolsi in lacrime. Mi sentivo tradita e umiliata, frustrata per quell’ingiustizia che mi aveva negato anche solo il piacere di un ballo, e triste perché per quella sera avrei dovuto rinunciare a Richard.

Fu allora che mi apparve quella donna. Comparve dal nulla nel bel mezzo del giardino, si avvicinò a me che la guardavo stupefatta, e mi disse di non piangere. Dichiarò di essere la mia fata madrina, e di potermi aiutare ad avere una vita migliore.

Detto questo, con la sua magia trasformò una zucca in una carrozza, dei topolini in cavalli, il nostro vecchio cane in un cocchiere e i miei vecchi stracci in uno splendido abito da sera. I miei piedi, un attimo prima scalzi, calzavano ora delle meravigliose scarpette di cristallo.

Troppo felice per poter credere a ciò che mi stava succedendo, obiettai con la mia fata madrina che non potevo indossarle, le avrei certamente rotte. Ma lei mi sorrise dicendomi che la magia poteva fare tutto. Aveva compiuto quei gesti straordinari solo sfregando un medaglione d’oro in cui era incastonato un rubino rosso che portava al collo. Vedendo che lo osservavo incuriosita, mi spiegò che qualunque strega o fata ne aveva uno simile, da cui provenivano tutti i suoi poteri. Aggiunse che la magia sarebbe durata solo fino a mezzanotte, e di essere a casa per quell’ora, quindi sparì.

Andai al ballo felice come non lo ero mai stata. Mezzanotte era un’ora più che ragionevole, avrei avuto tutto il tempo di ballare e di stare con Richard, ma purtroppo non avevo fatto i conti con Lord Moross.

Non appena misi piede nella sala da ballo del castello, egli non ebbe occhi che per me. M’invitò a ballare, e mi costrinse a rimanere con lui per tutta la sera. Io non potei rifiutare; era il signore del borgo, dopotutto, come avrei potuto dire di no? Ballai con lui di malavoglia, sperando a ogni danza che mi lasciasse in pace, che mi permettesse di ballare con qualcun altro, o di andare da Richard.

Più volte scorsi il viso del mio capitano fra la gente. Era serio, quasi corrucciato. Non so se ci fosse gelosia nel suo sguardo, forse sì, anche se sapeva che io ero sua e non sarei mai stata di nessun altro. Alla fine, capii cosa fosse: era preoccupazione.

Sulle prime, non compresi perché fosse in ansia. Lo capii solo una settimana dopo.

Infine, la mezzanotte arrivò, e io fui costretta a fuggire. Mi divincolai dalle braccia di Lord Moross e scappai fuori dal castello. Mentre scendevo le scale, persi una delle mie scarpette di cristallo. Avrei voluto tornare indietro per recuperarla, ma avevo troppa paura che la mia matrigna e le mie sorellastre mi riconoscessero, o che Lord Moross riuscisse a raggiungermi, e fuggii via.

Non ricordo molto di quanto accadde la mattina seguente al ballo, a parte il malumore di Regina e Cordelia e le solite faccende domestiche. Attendevo con ansia il tramonto, quando Richard, lo sapevo sarebbe venuto da me.

All’ora stabilita, corsi in cortile e gli gettai le braccia al collo, ma lui ricambiò il mio bacio solo con uno sguardo preoccupato. Mi raccontò che Lord Moross aveva trovato la mia scarpetta, e che aveva dato ordine di provarla a tutte le ragazze del borgo, affinché potesse fare della proprietaria la sua sposa. Dapprincipio, non m’inquietai più di tanto: quella scarpetta sarebbe potuta calzare a chiunque, gli risposi, perché avrebbe dovuto trovarmi con uno stratagemma così sciocco?

Richard, però, non parve rasserenarsi, ed ebbe ragione di non farlo.

Una settimana dopo, giunse a casa nostra scortando Lord Moross in persona e un valletto che reggeva la mia scarpetta. Io corsi a nascondermi in cucina per timore di essere riconosciuta, mentre le mie sorellastre si fecero avanti euforiche per provare la scarpetta. Richard tentò di farla calzare prima a Regina, ma il suo piede era troppo piccolo; lo stesso fece con Cordelia, ma stavolta fu la scarpetta a essere troppo piccola. Stavano per andarsene, quando il valletto si accorse della mia presenza, e lo fece presente al suo signore. Lord Moross ordinò che anch’io mi sottoponessi alla prova. Donna Olga, Regina e Cordelia dissero che era impossibile che fossi io, la ragazza che stava cercando, dal momento che ero solo una sguattera, e lo stesso fece Richard; le une per invidia e gelosia, l’altro per salvarmi.

Ma Lord Moross non volle sentire ragioni: ammonì il mio capitano ordinando che mi provasse immediatamente la scarpetta. Quando questa calzò, i nostri sguardi s’incrociarono: era finita, ma avevamo ancora una speranza.

Quella notte, Richard venne alla mia finestra, e insieme decidemmo finalmente di fuggire. Ma Regina e Cordelia ci scoprirono, e rivelarono tutto a Lord Moross.

La condanna a morte di Richard fu il mio dono di nozze.

Lo vidi morire per mano di un arciere dalla balconata del castello di mio marito. Senza poter piangere. Senza potergli dare un ultimo bacio. Senza potergli dire addio.

Quella notte stessa, Lord Moross mi sposò. Ero divenuta Lady Julia, ma mi trovai a desiderare di essere ancora Cenerentola. Lord Moross non mi domandò nulla, non mi chiese mai se lo amavo, se volevo sposarlo. Si limitò a condannare a morte il mio amore e a trascinarmi nella stanza nuziale. Quella notte si prese tutto: Richard e la mia innocenza, quel dono che sarebbe dovuto essere del mio capitano, e di nessun altro. Per tutto il tempo, non feci altro che pensare che quella sarebbe dovuta essere la mia prima notte di nozze con Richard, una notte d’amore, non una disgustosa notte di sesso consumata da un bruto che non si curava della sua sposa che gridava e piangeva cercando di divincolarsi.

Quando quello squallido amplesso finalmente terminò e Lord Moross si fu ritirato nelle sue stanze, presi con me un pugnale per difendermi, e scappai in cortile. Il corpo senza vita di Richard era stato abbandonato nella terra, in attesa di una sepoltura indegna. Piansi inginocchiata accanto a lui, invocando a gran voce la mia fata madrina. Lei aveva saputo donarmi un bel vestito che non desideravo, avrebbe ora potuto riportare in vita l’uomo che amavo.

La fata madrina rispose al mio appello, ma mi disse di non poter fare nulla. La magia, mi disse, non poteva far rivivere i morti. In lacrime, le urlai contro che era tutta colpa sua, che lei mi aveva condannato a quell’inferno, era solo colpa sua se Richard era morto e io ero condannata a quella vita.

Lei mi rispose, ridendo, che ero un’ingrata. Mi aveva salvata dalla mia matrigna e dalle mie sorellastre, aveva fatto in modo che io non fossi più Cenerentola, e nemmeno Julia, bensì Lady Julia.

A quel punto, non ci vidi più. Estrassi il pugnale dal mantello e mi avventai contro di lei, colpendola alla gola. Infierii sul suo corpo, incapace di fermarmi. Doveva pagare, doveva pagare per la vita di Richard e per la mia, doveva pagare per ciò che aveva fatto. Non mi fermai finché lei non fu morta.

A quel punto, mi ricordai del medaglione che portava al collo, e di ciò che la fata madrina mi aveva detto riguardo ad esso. Con le mani e il volto sporchi del suo sangue, glielo strappai dal collo, allacciandolo intorno al mio. Improvvisamente, provai una sensazione nuova, diversa, mai provata prima. Mi sentivo piena di forza e vitalità, piena di energia. Di magia.

Fu in quel momento che smisi completamente di essere non solo Cenerentola ma anche Julia, e divenni Lady Julia, la strega. E la prima magia che compii fu proprio su di me, sul mio ventre. Mi resi sterile: se il mio grembo non poteva accogliere il figlio di Richard, allora non avrebbe accolto il figlio di nessun altro.

Quella stessa notte, tornai alla mia vecchia dimora. Volevo vendicarmi sulle tre donne che avevano rovinato la mia vita per anni, e che avevano contribuito alla morte di Richard. Con il mio nuovo titolo, sapevo che mi sarebbe bastato farle arrestare e condannare a morte, ma non avrei tratto alcuna soddisfazione, in quel modo. Volevo vendetta, e la volevo personalmente.

Sgozzai per prima Donna Olga nel suo letto, quindi entrai nella stanza di Regina e Cordelia, e le pugnalai nel sonno. Quando il giorno dopo i vicini trovarono i cadaveri, si pensò all’azione di un gruppo di banditi.

Pochi giorni dopo il matrimonio, uscii a cavalcare insieme a Lord Moross. Utilizzando la magia del medaglione feci imbizzarrire il suo cavallo, e mio marito venne disarcionato. Morì sul colpo.

Ero divenuta nobile e ricca. Avevo ricchezza e magia; con essa, ottenni l’unica cosa che ancora mi occorreva. Se non potevo avere Richard, avrei avuto la bellezza. Quella stessa bellezza che aveva fatto invidia alle mie sorellastre e fatto innamorare Lord Moross, avrebbe fatto innamorare molti altri.

Con la magia del medaglione, ottenni la bellezza eterna. Attratti dal mio fascino, altri uomini acconsentirono a sposarmi. Io li sedussi e mi arricchii con il loro denaro, per poi ucciderli quando mi stancavo di loro. Il medaglione magico mi permise molte cose, anche se forse non lo utilizzai sempre nel migliore dei modi. Quando ebbi una figliastra, un’odiosa ragazza bella almeno quanto lo ero stata io, mi comportai esattamente come Donna Olga con lei, umiliandola con lavori domestici denigranti e cercando di darla in sposa a un uomo che non amava. Tuttavia, non servì a nulla, e quella maledetta riuscì comunque a stare insieme al suo amore e a portarmi via la mia magia.

E’ strano come la storia si ripeta. E’ per colpa sua se io sono perita fra le fiamme e ora non sono altro se non un’ombra condannata a vivere su questa terra, senza poter aver pace. Avevo sperato che dopo la morte avrei potuto riabbracciare il mio Richard, ma così non è stato.

Ora non mi resta altro se non la mia storia. Non una favola, non un lieto fine, semplicemente la storia di una ragazza divenuta una strega. Semplicemente la mia storia, che continuerò a raccontare nella speranza che qualcuno lassù la oda e mi permetta di rivedere l’unica persona che io abbia mai amato, l’unica cosa bella in questa mia vita di falsità.

 

FINE

 

Angolo Autrice: Ciao a tutti! Innanzitutto, spero che questa storia vi sia piaciuta, nonostante si tratti di una Cenerentola ben lontana dall’immaginario comune. A questo proposito, due righe di spiegazione per chi avesse letto la mia ff Il mostro e la fanciulla, ma anche per chi non sapesse di che cosa sto parlando e si stesse chiedendo con quale pazza ha a che fare. Dunque, sto rivedendo uno per uno i capitoli della mia long, e rileggendo le recensioni e mi sono resa conto (grazie anche ai vostri preziosi consigli) che c’era una grossa falla per quanto riguardava la matrigna, Lady Julia, su come fosse venuta in possesso del medaglione, sul suo passato, come avesse fatto a divenire una strega e perché senza il medaglione non avesse più i suoi poteri, ecc. L’idea di farle avere il passato di Cenerentola è venuta essenzialmente perché sto rivalutando non poco la suddetta favola a seguito della lettura della versione dei fratelli Grimm (dove c’è una Cenerentola che si salva da sola e due sorellastre con una mente così perversa che cosa non farebbero per indossare una scarpetta!) e anche perché, come chi segue le mie storie già sa, ho la mania perversa di stravolgere le favole, in particolar modo quelle in cui sono tutti belli, buoni e bravi e le eroine delle Mary Sue con tanto di diploma, senza contare che Cenerentola entrerà a far parte della mia altra long Grimm – No more happily ever after (NO SPAM!!!) a breve, quindi avevo bisogno di fare pratica. Mi piacciono le favole e non disdegno il canon, sia chiaro, ma ogni tanto qualche novità ci vuole, a mio parere. Dunque, spero che questa storia vi sia piaciuta, e grazie per aver fatto un salto qui :). Se mi lasciate una recensione, anche negativa, grazie il doppio :).

Ciao!

  
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