Sto
sclerando- Help me
Capitolo
17- Voli nelle siepi e trappole allo sherry
Domenica 3 ottobre
CASA MIA
ORE
10.30 È
sorprendente come si imparino cose nuove ogni giorno. Today, for example, ho
scoperto che il dentifricio alla menta ha un forte potere corrosivo. Stamattina
me ne stavo imbambolata davanti allo specchio a ripensare ad Andrew e a quanto
bacia bene e a quanto mi sembrasse ancora tutto un sogno. E nel frattempo lo
spazzolino era nella mia bocca con il dentifricio che mi corrodeva la lingua.
Solo quando è entrata mia madre in bagno sbraitando
che doveva fare il bagno a Sammy sono rinvenuta e mi sono resa conto del
bruciore alla lingua!
Mon dieu! Que
douleur!
ORE
14.30
Appuntamento al centro commerciale con Jane. Ma
prima di andare io e Marta ne abbiamo, OVVIAMENTE, combinata una delle nostre.
Ci siamo date appuntamento in oratorio abbastanza
presto e siamo andate sul campo di basket dove Steve e Matt stavano giocando.
Con mio sommo dispiacere Andrew non c’era e io e Marta ci siamo sedute sulla
nostra personale panchina.
Abbiamo chiacchierato per un po’, aspettando che i
ragazzi finissero il loro “uno contro uno”, ma ovviamente ho evitato con cura
di parlare di quello che è successo ieri (tanto ne avevo già parlato
abbondantemente prima).
Nonostante ciò per tutto il tempo Steve ha
continuato a fissarmi con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia, al che
mi è soggiunta l’ipotesi che Andrew gli abbia raccontato tutto.
-Che ha da guardarti così Steve?- mi ha chiesto
all’improvviso Marta –Perché lo fa? È successo qualcosa tra di voi? State
complottando alle mie spalle?
Io l’ho guardata allibita.
-Uno: mi sta guardando così perché credo che Andrew
gli abbia raccontato tutto. Due: come ti viene in mente che possa esserci
qualcosa tra di noi? E tre: stai diventando paranoica!
-Lo so, lo so, scusami…- ha risposto Marta- …ma non
so cosa mi prende! Sono così nervosa da quando ci siamo lasciati! Da una parte
non lo sopporto più, dall’altra…bho, non capisco nemmeno io!
A quel punto ho pensato di attuare una terapia
consolatoria. La più efficace che esista. LA VENDETTA CONTRO L’EX.
Sono andata in quello che chiamiamo “Il Laboratorio
degli Elfi”, dove ci sono tutti gli attrezzi da lavoro e ho preso un
tronchesino, un piccolo martello e un cacciavite. Poi ho condotto Marta
all’ingresso dell’oratorio, dietro le scale, dove ci sono parcheggiate tutte le
biciclette. Ho controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi ho dato
gli attrezzi a Marta e le ho indicato la bici di Steve.
-Vai e vendicati! Fai quello che vuoi, rigala,
ammaccala, stacca qualche raggio delle ruote! Io faccio da palo!
La mia amica mi ha guardato per un attimo
perplessa, poi ha guardato la bici e credo che in quel momento le siano
riaffiorati i ricordi di tutte le litigate.
Io mi sono seduta sui gradini per controllare se
qualcuno arrivava. Pochi minuti dopo Marta è riaffiorata da dietro le scale con
l’aria soddisfatta.
-Bene, possiamo tornare dentro!- ha esclamato.
Abbiamo riportato tutto nel laboratorio e poi siamo
andate a vedere a che punto era la partita di basket. Matt aveva appena battuto
Steve, che leggermente irritato stava raccogliendo il suo zaino. Ha salutato
l’amico con un cenno della mano e poi è venuto verso di noi.
-Io vado ragazze!
-Usciamo con te, anche noi dobbiamo andare!- ho
risposto io.
Abbiamo sceso i gradini e io e Marta ci siamo
incamminate verso il cancello mentre Steve prendeva la bici. Mi aspettavo una
qualche esclamazione per i danni alla bici, ma pochi secondi dopo me lo sono
visto passare di fianco. Ho guardato il suo mezzo e non ho notato danni
particolari.
-Marta, ma che hai fatto a quella bici? Non vedo
niente!
-Oh, ecco, ho tagliato qualche filo…- ha risposto
lei con l’aria di non sapere bene cosa aveva fatto.
-Si, ma che fili hai tagliato?
La risposta mi è arrivata un secondo dopo quando ho
sentito l’urlo di Steve che finiva diritto in una siepe dopo aver tentato
invano di frenare.
ORE
17.40
NOTA BENE: Quando si devono attuare vendette ai
danni di biciclette di ex-ragazzi, assicurarsi di sapere distinguere i
componenti essenziali del mezzo.
Ma chi poteva immaginarlo che Marta non sapesse
nemmeno che i freni erano collegati con dei fili?
Il risultato è stato un giocatore di basket
infuriato, con fogliette di siepe tra i capelli e una distorsione alla
caviglia. Grazie a dio casa sua è praticamente di fianco all’oratorio, quindi
lo abbiamo accompagnato. Ovviamente abbiamo accuratamente evitato di riferire
le circostanze che hanno portato al taglio dei freni della sua bici! Meglio
lasciargli credere che sia opera di teppisti.
Mentre Marta chiamava Jane dicendole di fermarsi
sotto casa di Steve invece di andare subito al centro commerciale, io ho messo
il ghiaccio sul piede gonfio del ragazzo. Per sua fortuna sono un’esperta di
distorsioni, visto che ne faccio una all’anno, e sempre cadendo in modo
stupido!
Una volta sulle scale, ma la cosa clamorosa è che
non è stato scendendo come si potrebbe pensare, ma salendo! E un’altra volta
cadendo dalla bici. Il problema è che la bici era ferma!
Marta ci ha comunicato che sarebbe scesa ad
aspettare Jane, mentre io fasciavo il piede all’infortunato.
-E così tu ed Andrew…- ha esordito Steve, appena
siamo rimasti soli.
-Cosa ti ha raccontato?- ho preferito mantenermi
sulla difensiva, non si può mai sapere cosa si raccontano questi ragazzi
pettegoli al giorno d’oggi.
-Che l'altro giorno, dopo l’incidente, a casa sua…bhè vi
siete baciati!
-Esatto- ho risposto io chiudendo la fasciatura e
mettendo via le bende rimaste.
-Esatto? ESATTO?
Solo esatto? Ma Elsie! È una svolta clamorosa! Straordinaria!
-Steve, non ci dobbiamo sposare, frena
l’entusiasmo!- anche se a dire la verità provavo il suo stesso sentimento. Me
non me la sentivo di darlo a vedere, preferivo mantenermi distaccata, per paura
di restare delusa.
-E adesso cosa farete?- ha chiesto ancora lui.
-Non lo so, da ieri non ci siamo ancora sentiti..-
a quel punto ho deciso che era il caso di sloggiare- Bene, mia caro Steve, ci
vediamo domani, se sarai ancora vivo dopo che tua madre scoprirà che hai fatto
due incidenti nell’arco di tre giorni!
Steven mi ha guardata con una smorfia pensando alle
urla di sua madre e alla bici coi freni andati. Ci siamo salutati e io ho
raggiunto Marta e Jane per andare al centro commerciale.
Abbiamo passato il resto del pomeriggio girovagando
fra i negozi. Abbiamo raccontato a Jane le circostanze che hanno portato al
volo di Steven nella siepe, facendole solennemente giurare di portare quel
segreto nella tomba. Per il resto ho parlato quasi ininterrottamente di Andrew
e sospetto che Marta e Jane decideranno di uccidermi nel sonno. O di uccidere
lui.
ORE
19.30
Nella mia sfavillante dimora.
Sfavillante perché mia madre ha trovato un nuovo
lucido per i mobili, e ora, anche se sono fatti di legno e non emanavano luce
propria nemmeno quando li avevamo comprati, riflettono ogni tipo di particelle
fotoniche, e il salotto sembra una discoteca.
Ma una giornata iniziata con la corrosione della
mia lingua, intermezzata da un tentato omicidio, non deve necessariamente
finire male. O almeno questa è la speranza che mi accompagna da 15 anni a
questa parte.
Appena tornata dal centro commerciale, il mio
ingresso in casa è stato accolto da un enorme gatto che fuggiva dalla cucina,
da un bambino urlante e in mutande che correva dietro al gatto, e da una donna
con il grembiule della Prova del Cuoco che correva dietro a tutti e due.
Questa è la mia famiglia. Rendiamoci conto.
Appena mi ha vista, mia madre si è bloccata,
lasciando il gatto e Sammy liberi di fuggire al piano di sopra.
-Tesoro! Eccoti, dov’eri?
-Al centro commerciale ‘ma, te l’avevo anche detto!
-Oh si…è vero…- ha detto lei, liquidando la
questione con un gesto della mano –Ma vieni cara! Tutto il pomeriggio in giro,
sarai stanca! La vuoi una coca? Ti metto i cubetti di ghiaccio a forma di
cuore!
La cosa aveva iniziato ad essere sospetta già dal
momento in cui mi ha chiamata “tesoro”. L’offerta della coca-cola aveva resto
tutto ancora più inquietante e pericoloso. Ma i cubetti di ghiaccio a forma di
cuore sono stati il culmine. Quella donna stava tramando qualcosa!
Ho serrato gli occhi in due fessure e ho fissato
attentamente la mia genitrice.
-Avanti…cosa vuoi da me?- ho chiesto seria.
Lei ha emesso uno strano risolino- La mia piccina è
così sveglia! Capisce subito i trucchetti della sua mamma! Bhè tesoro, stasera
sei la baby-sitter di Sammy, io e papà andiamo fuori a cena con degli amici! Mi
raccomando, divertiti! Vado a prepararmi, o tuo padre inizierà a sbraitare!
Ciao tesoro!
Ha detto tutto così in fretta che quasi non mi ha
dato il tempo di rielaborare le informazioni, e sono certa che il suo
obbiettivo era confondermi e fuggire. Ma appena le mie orecchie hanno udito la
parola “baby-sitter”, il mio sistema interno di allarme è entrato in funzione
emettendo il suono assordante di una sirena all’interno del mio cervello.
A tal proposito, credo che diventerò pazza un
giorno. Sempre ammesso che io non lo sia già.
Comunque ho bloccato mia madre prima che potesse
fuggire sulle scale.
-Cos’è questa storia? Perché devo badare al nano?
-Suvvia tesoro. È solo per una sera! Non morirai
mica! E poi c’è anche Allan!
Bella consolazione! Avere quell’individuo intorno
equivale fare da baby-sitter anche a lui!
Prima di ribattere ho riflettuto qualche secondo.
Forse la cosa poteva tornare a mio vantaggio.
-Io faccio la sorvegliante…- ho esordito-…se fai
diventare la mansarda la mia stanza!
Mia madre mi ha guardata un attimo perplessa, non
aspettandosi una richiesta di quel genere. Ho approfittato del suo momento di
esitazione.
-Avanti! Papà non la usa da due anni, è
praticamente inutilizzata! Io ho 15 anni, non posso passare la mia vita in
stanza con due fratelli maschi! E se me la concedi…farò la baby-sitter per
altre due volte senza lamentarmi!
Al quel punto l’avevo in trappola. L’offerta di due
serate libere e una figlia disposta a fare il guardiano delle carceri senza
opposizioni, era troppo allettante.
-Va bene Elsie! La mansarda è tua!
Al settimo cielo mi sono fiondata in camera mia
iniziando l’opera di trasloco.
ORE
21.55
Andrew mi ha chiamata verso le nove. Gioia e
tripudio. Abbiamo parlato un po’ al telefono e poi mi ha chiesto se potevamo
vederci. Il problema è che io sono bloccata a casa con i bambini dell’asilo!
Allora gli ho detto di venire lui da me.
-Ma non ci sono i tuoi fratelli?- ha chiesto lui
dubbioso.
-Oh, quelli non saranno un problema…- ho risposto
io ghignando.
Dopo aver messo giù il telefono, sono andata in
cucina ad aprire la credenza con i liquori di papà. Ho preso una bottiglia di
sherry già iniziata. Poi sono andata in salotto dove Allan stava guardando la
tv.
Mi sono seduta accanto a lui sul divano.
-Ehi brother! Ti và un goccetto?
Lui mi ha guardata come se fossi pazza. Credo che
stesse seriamente pensando di chiamare qualcuno.
-Ma sei impazzita Elsie? Hai 15 anni!- ha esclamato
lui, continuando però a fissare la bottiglia.
-Oh dai, fratellone!- ho fatto un po’ di moine per
convincerlo- Giuro che ne bevo poco poco! Voglio assaggiarlo, e meglio qui che
in qualche pericoloso pub in periferia!
L’obbiezione non era del tutto insensata, e lui lo
sapeva, e io sapevo che lui sapeva, e sapevo anche se aveva voglia di bere in
po’ di quello sherry.
-Va bene, ma appena ti senti leggermente brilla
smetti subito!
Ho annuito energicamente e ho preso un piccolo
sorso dalla bottiglia che avevo già aperto. Poi l’ho passata ad Allan che ne ha
bevuto una lunga sorsata.
Abbiamo bevuto così per un po’, e nel giro di 10
minuti mio fratello è crollato con la testa sul divano. Completamente
addormentato!
È l’effetto che l’alcool fa ai maschi della
famiglia, quando sono ubriachi si addormentano. Capita anche a papà e al nonno.
E si può star sicuri che non si sveglieranno fino al mattino dopo. Le donne
della famiglia invece lo reggono molto meglio, ma se ne bevono tanto hanno la
tendenza a diventare molto, TROPPO, disinibite ed espansive. Lo dimostrano gli
spogliarelli alle due di notte durante le cene di famiglia.
Presa la bottiglia di sherry e abbandonato il mio
fratello maggiore ai suoi sogni, sono andata in cucina a occuparmi di quello
piccolo.
Il mio dolce Sammy stava seduto sul pavimento a
spazzolare Gengis con il pettine di papà. Sono andata ai fornelli e ho iniziato
a scaldargli il suo latte serale (di Sammy, non di Gengis).
Una volta pronto, l’ho messo nel biberon con i
biscotti e ho lasciato che i frollini si sciogliessero. Poi ho aggiunto tre
gocce di sherry e ho agitato bene. L’alcool fa effetto in proporzione alle
dimensioni fisiche, quindi per un maschio della famiglia Morgan di 3 anni erano
più che sufficienti per stenderlo.
Ho dato il biberon a Sammy che l’ha svuotato nel
giro di un minuto. Puoi mi ha guardata con occhini sonnacchiosi e si è
addormentato cadendo su Gengis.
Ottimo!
Ho preso mio fratello e l’ho portato di sopra, nel
suo lettino.
ORE
23.15
Dopo il mio piano diabolico messo in atto, Andrew è
arrivato.
L’ho portato in mansarda, dove avevo già iniziato a
trasferire le mie cose, e ci siamo seduti sul divano abbracciati e abbiamo
chiacchierato. Abbiamo parlato tanto, e di tante cose. Non pensavo che fosse
così bello stare da sola con lui. A saperlo avrei smesso di odiarlo molto tempo
prima! Ovviamente non abbiamo parlato e basta, le nostre bocche si sono
adoperate anche in altri modi. E anche se mi sento un pochino in colpa ad
ammetterlo, bacia molto meglio di Luke. Ma i miei sensi di colpa non durano mai
molto.
Dopo un po’ ci siamo sdraiati per terra su una
coperta morbida e abbiamo guardato le stelle attraverso il lucernario della
stanza. Andrew mi ha chiesto come ho fatto con i miei fratelli, e gli ho
raccontato della trappola mortale allo sherry.
Lui è scoppiato a ridere.
-Non ci posso credere! Solo tu potevi inventarti
una cosa del genere!
-Ma non lo sai che io ho una mente superiore? Non
mi abbasso a cose scontate come voi comuni mortali!
Andrew ha riso di nuovo - Ma come sei modesta!
-Io sono un essere superiore, non so cosa sia la
modestia!- ho continuato leggermente in preda all’euforia, probabilmente un po’
a causa dello sherry.
Andrew si è girato verso di me e me lo sono
ritrovato sopra che mi fissava con occhi languidi.
-E questo essere superiore vorrebbe diventare la
ragazza di un comune mortale?
L’ho guardato sorridendo da guancia a guancia
–Direi che potrei concederti questa grazia!
Fine capitolo 17 – to be continued