Fin da quando ne aveva memoria Jack Frost non aveva avuto nessuno.
La sua monotona vita, priva di un obiettivo specifico, veniva mossa dalla sua forte attrazione per il divertimento, regalandogli attimi di felicità alla quale subito dopo seguivano momenti di completa agonia.
Se i bambini non potevano vederlo era lo stesso che giocare da solo.
Jack si sentiva solo, tremendamente solo.
Nessuno poteva né vederlo né toccarlo, nessuno aveva mai considerato la sua reale esistenza, nessuno credeva in lui.
“Jack Frost non esiste, è solo una leggenda.”
Tutto quello non equivaleva forse all’essere morto?
Viveva nella sua solitudine, alternando il divertimento alla solitudine, durava tutto da troppo tempo e lui, sicuramente, ne aveva abbastanza.
La testardaggine però era il suo peggior difetto e anche il suo miglior vanto, lo spingeva ad andare avanti nella speranza che presto qualcuno credesse in lui.
Eppure in un angolo del suo cuore credeva solo che fosse uno sforzo vano, un errore che lo porterà semplicemente a soffrire per altri centinaia di anni.
La solitudine gli lacerava il cuore ma Jack non piange, non voleva mostrarsi debole nonostante sapesse bene che nessuno lo potesse vedere.
Lui era il gelo in persona, chi mai avrebbe osato avvicinarsi a lui?
Alzando lo sguardo al cielo, malediceva la luna, urlando a perdifiato, sfogando tutta la rabbia che aveva in corpo.
Che senso aveva avuto parlargli e fargli iniziare a vivere una vita in cui nulla lo faceva sentire davvero vivo?
Nessuno, lo sapeva bene.
Jack infondo non esisteva eppure avrebbe continuato ad andare avanti, finendo sempre più intrappolato nella più dolorosa e più oscura solitudine.