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Autore: Pandora86    20/01/2013    6 recensioni
Una spiaggia deserta. Il rumore delle onde.
Il mare di notte che fa da sfondo all’incontro di due persone che si odiano… o almeno, così credono.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi la mia nuova fic.
È una storia molto leggera che però non rinuncia ad una minima introspezione.
È ambientata nel secondo anno scolastico dei nostri protagonisti e potrebbe collegarsi, cronologicamente, dopo il manga.
Attendo, come sempre, i vostri pareri.
Ci vediamo a fine capitolo per le note e le informazioni  riguardo le prossime pubblicazioni.
Scusate se troverete degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa sfugge sempre.
Buona lettura.              
 
 
                                                   Il mare di notte
 

Capitolo 1.

Rukawa represse a fatica l’ennesimo sbuffo. Non riusciva a capire come avesse fatto a cacciarsi in una situazione del genere.

Ancora una volta e, soprattutto, alla sua età.

Trovava abbastanza ridicolo il fatto che, a diciassette anni compiuti, fosse ancora costretto ad andare in vacanza con sua madre e suo padre.

L’estate scorsa l’aveva fatta franca e il merito andava alla convocazione in nazionale juniores.

Quest’anno invece, i genitori avevano deciso di anticipare le vacanze di almeno due mesi.

E ora lui si trovava, agli inizi di giugno, in un posto affollato con un caldo afoso che stava presto raggiungendo i gradi estivi, in preda ad una noia mortale.

Ancora una volta, contro la sua volontà.

A nulla erano valsi i mugugni contrariati che aveva espresso dal primo all’ultimo minuto di viaggio.

A nulla erano valse le sue occhiate raggelanti dispensate nei primi giorni di vacanza.

E ora si trovava lì, con un'unica compagnia rappresentata dal suo pallone da basket preferito, impegnato a dispensare sbuffi di diniego sperando che i suoi irritanti genitori, stufi del suo caratteraccio, lo spedissero a Kanagawa il più in fretta possibile.

“Dai Kaede, potresti almeno cercare di divertirti” lo riprese la voce di sua madre. “Sai che io e tuo padre ci teniamo a passare questo poco tempo insieme!”.

“Nh… vado a fare un giro!” e si allontanò.

Raggiunse la spiaggia. Odiava passeggiare ma il rumore del mare lo rilassava.

Si sedette, ammirando il movimento irregolare delle onde e la sua mente ripercorse il primo anno di superiori appena terminato.

Quante cose erano cambiate.

Ripensò all’ultimo torneo invernale.

La mancanza di Akagi sotto canestro si era fatta sentire.

Il capitano aveva deciso di dedicarsi agli esami di ammissione all’università affidando la squadra a Miyagi.

Inoltre, anche la forma fisica del do’hao aveva fatto si che quell’anno i tornei invernali per loro durassero giusto un paio di partite.

Il do’hao… era stato lui il cambiamento più vistoso di tutti.

Se ripensava a come si erano conosciuti, gli sembrava impossibile che si trattasse della stessa persona.

Già nei mesi prima dell’infortunio, Sakuragi aveva iniziato a maturare e a dimostrare un interesse profondo per il basket.

Ma, da quando si era infortunato, era diventato palese per tutti che quello sport fosse diventato fondamentale per lui.

Lui, come gli altri componenti della squadra, aveva visto il do’hao impegnarsi negli esercizi di riabilitazione con impegno e costanza.

Lo avevano visto cercare di recuperare la sua forma fisica per essere di aiuto alla squadra il prima possibile.

E questo non sarebbe potuto succedere se a Sakuragi non fosse interessato nulla di quello sport.

Un’altra persona avrebbe rinunciato. In fondo lui giocava a basket da pochi mesi. Aveva imparato molto ma non era ancora un giocatore completo.

Perché allora fare più sforzi di prima e più impegnativi, quando si ha così poca esperienza?

La risposta era semplice: anche se giocava da pochi mesi, Sakuragi non poteva più fare a meno di quello sport.

Quell’anno non erano neanche stati ammessi ai campionati nazionali.

Ma del resto… cosa mai avrebbero potuto fare solo lui e Miyagi?

Si sapeva che la panchina dello Shohoku era sempre stata parecchio scarsa. E il do’hao aveva ancora parecchie difficoltà.

Il risultato, in effetti, era stato piuttosto scontato.

Non ha importanza. Ci rifaremo l’anno prossimo.

Pensò deciso lanciando un sasso in acqua e osservandone i rimbalzi.

Si chiese come stava il do’hao.

In quei mesi, non erano arrivati alle mani neanche una volta. Non dopo il suo infortunio.

E questo gli mancava.

Non aveva potuto insultarlo neanche una volta.

Di solito lo provocava per scuoterlo e per spingerlo a dare il massimo.

Ma cosa poteva ottenere ora provocandolo se già Sakuragi si stava impegnando con tutto se stesso?

In quei mesi aveva anche capito un’altra cosa. Il suo rapporto con Sakuragi gli era apparso più chiaro.

Inesistente.

Era questo il loro rapporto.

Lui credeva che in fondo, venire alle mani e insultarsi, fosse il loro modo di comunicare.

Invece… era bastato l’infortunio per cancellare via tutto.

E questo gli bruciava.

Gli era sempre interessato Sakuragi, al di là di tutto.

Ma aveva sempre saputo che questi non lo poteva vedere.

Però… si accontentava. Si accontentava di quello che aveva e fantasticava il meno
possibile su quello che invece, non avrebbe mai potuto avere.

Ripensò a come, dopo l’infortunio, lo avesse raggiunto sulla spiaggia vicino alla clinica di riabilitazione.

Con la scusa del jogging era passato di lì, sperando di incontrarlo casualmente.

E lo aveva trovato. Ogni giorno Sakuragi era lì e ogni giorno si soffermava a osservarlo di nascosto.

Osservava il suo sguardo che era diretto al mare, totalmente assorto in chissà quali pensieri.

Di certo quella situazione doveva pesargli molto. Una persona vitale come lui, costretta a ridurre al minimo i suoi movimenti.

Doveva essere umiliante per il suo smisurato orgoglio.

Ma lui non poteva fare niente, se non mostrargli la maglia della nazionale e poi andare via, cercando di guardare il meno possibile gli occhi di Sakuragi che quando si posavano
su di lui assumevano sempre un’espressione carica di disprezzo.

E lui correva via, incurante all’apparenza di quanto quegli occhi lo perseguitassero.

Incurante all’apparenza di quanto quello sguardo, carico di tutti i sentimenti più brutti, lo facesse stare male.

E ogni giorno andava lì, non resistendo alla tentazione di vederlo.

E ogni giorno correva via, non resistendo a quegli occhi carichi di rabbia.

Eppure, in cuor suo, sperava che le cose dopo la famosa partita contro il “sonno” potessero cambiare fra lui e il do’hao.

Sperava che quell’azione combinata e quel cinque che si erano scambiati potesse contare qualcosa.

Non sarebbero mai diventati amici per la pelle, questo no, ma almeno avrebbero potuto avere un rapporto civile.

Ci aveva sperato quando Sakuragi era ritornato a scuola.

Ci aveva sperato quando era ricomparso la prima volta agli allenamenti.

Invece no, Sakuragi lo ignorava.

Se prima cercava di superarlo in tutti i modi possibili ora, semplicemente, non lo calcolava.

Come se l’idea di batterlo non lo sfiorasse più. Come se l’idea di superarlo fosse passata in secondo piano.

E lui, che almeno prima poteva contare il primato di essere il suo rivale, ora non aveva più neanche questo.

E si ritrovò a domandarsene il perché.

Era vero, non potevano arrivare alle mani con la schiena del do’hao ancora in fase di guarigione.

Ma le frecciatine e le provocazioni dov’erano finite?

All’inizio credeva che fosse per il fatto che Sakuragi stesse ancora male e di conseguenza avesse altro a cui pensare che fare a botte con lui.

Poi, si era accorto che con il resto della squadra i suoi rapporti erano quelli soliti.

Era solo lui che veniva ignorato.

Anche se Sakuragi sembrava avere uno sguardo diverso, più maturo.

Tra l’altro, anche i rapporti con la sorella del capitano sembravano strani.

Sakuragi continuava a sbandierare il suo amore ai quattro venti ma…sembrava diverso.

Quasi forzato nel fare ciò.

Tutto questo è assurdo!

Pensò poi. La piega dei suoi pensieri stava diventando alquanto improbabile.

Com’era improbabile il fatto che Sakuragi si sforzasse di fare la corte alla sorella del capitano.

In fondo gli piaceva da una vita. E, se anche per utopia, non gli fosse piaciuta più perché continuare a corteggiarla?

Alla fine non aveva nessun obbligo di corteggiamento verso di lei.

E lei sembrava non accorgersi minimamente della corte del numero dieci.

Di conseguenza, perché Sakuragi si sarebbe dovuto sforzare di compiacerla se tutto questo non gli andava a genio?

No! Sicuramente aveva travisato tutto.

La sera gli venivano sempre strani pensieri.

E lo spettacolo serale del mare che gli si parava davanti, influiva ancora di più.

Di sera, sembrava dare un altro significato agli sguardi che il do’hao gli lanciava.

A volte li aveva definiti brucianti.

Ma poi… una volta giunta mattina e recatosi a scuola, si accorgeva di quanto fossero
sbagliate le sue supposizioni.

Sospirò alzandosi in piedi.

Un ultimo sguardo alle onde che si coprivano del buio della notte.

Lasciò che i suoi occhi vagassero sul panorama solitario che si stendeva davanti a lui, fino a che il suo sguardo si posò su una figura seduta sulla sabbia a un centinaio di metri
da lui.

Non era possibile… di certo la sua mente giocava brutti tiri.

Inoltre, da quella distanza e a quell’ora sicuramente non poteva trattarsi di lui.

Si avvicinò per avere una conferma delle sue ipotesi.

Ma quello che vide lo lasciò di stucco.

Allora è una persecuzione! Pensò non riuscendo a trattenere le parole.

“Do’hao!”
 

Continua…
 

Note:

In questo primo capitolo, nei pensieri di Rukawa troviamo un po’ la sintesi di come, per me, è andato a finire il primo anno scolastico dopo i campionati nazionali e l’infortunio di Hanamichi.

Nel prossimo si conosceranno i pensieri di Sakuragi e vedremo le cose dal suo punto di vista.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!

Ci vediamo domenica prossima con il nuovo capitolo.

Pandora86
  
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