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Autore: NiagaraFalls    20/01/2013    4 recensioni
Damon sbatté il bicchiere contro il legno del bancone. Si girò minaccioso verso di me e puntò il suo sguardo dritto nel mio. «Ti hanno portata via da me, Elena. Vi hanno portate via da me.» Tutta la rabbia nelle sue parole non poteva competere con la furia nei suoi occhi.
Restai allibita. «Caroline te l'ha detto» soffiai incredula.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She has my eyes
SHE HAS MY EYES





Varcai la soglia del Mystic Grill con il cuore in gola e le gambe che tremavano. Di paura o nostalgia, non riuscivo a capirlo.
Me ne restai lì impalata, cercando di scorgerlo tra le poche persone che popolavano il pub. Il fiato mi si spezzò in gola quando notai una figura di spalle terribilmente uguale all'ultima volta che l'avevo vista. La giacca di pelle, i capelli corvini, il portamento fiero. Nulla era cambiato, o forse tutto. Se ne stava seduto al bancone del bar come se l'unica cosa che contasse in quel momento fosse il liquido ambrato che stava bevendo. Mi aveva sentita arrivare?
Deglutii e mi imposi di essere tranquilla, calma e distaccata. Mentre lo raggiungevo sentii tutti i miei buoni propositi svanire lentamente al vento. Mi sedetti accanto a lui, che continuò imperterrito a guardare di fronte a sé. Osservai il suo profilo e solo allora realizzai quanto mi fosse mancato. Strinsi le mani in grembo per fermare il tremito ed evitare di toccare la sua pelle. Sentivo i palmi sudare. I suoi lineamenti erano scolpiti nella pietra. Damon arcuò le labbra in un sorriso velenoso, facendo oscillare il suo bicchiere. Le sue dita stringevano duramente il vetro.
«Sei venuta davvero» sibilò continuando a non guardarmi. La sua voce portò con sé il terribile ricordo del passato.
«Sono venuta.» 
Restò in silenzio e svuotò il contenuto del bicchiere. Non proferì parola. Forse preferiva fare finta che io non fossi lì.
«Caroline ha detto che ti fermerai qui solo per un paio di giorni» improvvisai. Non sapevo da che parte cominciare.
«Anche tu, a quanto pare. Le tue guardie del corpo vogliono evitarti brutti incontri?» chiese ironico.
«Cercano solo di proteggermi» replicai. Sospettavo che il rancore che provava nei confronti dei miei genitori non fosse scemato neanche un po', nonostante fossero passati tanti anni. L'odio cresceva da entrambe le parti. Loro non sapevano che l'avrei incontrato. Avrebbero dato di matto, ne ero più che certa. Nessuno sapeva che io ero lì con lui, tranne Caroline. Grazie a lei ero riuscita a concordare un incontro.
Fece una risata secca e cattiva. «Come hanno cercato di proteggerti cinque anni fa?»
«Esatto» dissi aggressiva, anche se avevo lottato con le unghie e con i denti contro la loro decisione. Ma allora avevo solo diciassette anni, e loro pensavano di fare la scelta giusta per me. Pensavano di fare la cosa giusta trascinandomi via da Mystic Falls quando scoprirono che ero incinta di un vampiro. Non importava se ero innamorata, se così avrei spezzato il suo cuore. Volevano solamente proteggermi. Ora, a ventidue anni, avevo capito.
Damon sbatté il bicchiere contro il legno del bancone. Si girò minaccioso verso di me e puntò il suo sguardo dritto nel mio. «Ti hanno portata via da me, Elena. Vi hanno portate via da me.» Tutta la rabbia nelle sue parole non poteva competere con la furia nei suoi occhi.
Restai allibita. «Caroline te l'ha detto» soffiai incredula. Come aveva potuto? Toccava a me...
«Che è una bambina? Sì, me l'ha detto. Non preoccuparti, è l'unica cosa che so. Non so nemmeno il suo nome» sputò rabbioso.
«Rose» balbettai. Ripresi il mio contegno e lo ripetei con tutto l'amore del mondo. «Si chiama Rose.» 
Damon strinse forte la mascella e deglutì a vuoto, come se sentire il suo nome l'avesse resa improvvisamente ed assurdamente reale. Lessi un'infinita malinconia sul suo viso, nonostante lui cercasse di nasconderla. La mia sicurezza vacillò pericolosamente. «Era il nome che avresti voluto darle tu, se fosse stata una femmina» spiegai. Sentivo la mia voce tremare. Non potevo crollare, non potevo.
«Sta bene?» mi domandò con un filo di voce.
Annuii. «Sana come un pesce» cercai di sorridere, ma non riuscii a contagiare Damon. Sembrava perso in un altro mondo. In un mondo ambientato cinque anni prima.
«Ti ho cercata per tutto il paese, Elena» disse inespressivo.
«Lo so...» Sentivo le lacrime salire ai miei occhi, ma non permisi a me stessa di piangere.
«Ti ho cercata per tanto tempo e loro non volevano che io ti trovassi.» Più parlava più le sue parole trasudavano disprezzo.
«Ho provato a contattarti, Damon. Ma mi tenevano d'occhio sempre, ritenevano che tu mi avessi soggiogata. Avevano pau-»
«Ti amavo» mi interruppe. Avevo l'impressione che non mi avesse ascoltata neanche per un secondo. «Sarei stato un buon padre, Elena. Avrei messo da parte la fame, l'istinto, la mia natura. Mi sarei preso cura di voi due.»
Lasciai scappare una sola lacrima al mio controllo. Ogni sua parola si stava conficcando nel mio cuore. Perché erano maledettamente vere, nonostante cercassi di convincere me stessa del contrario; perché il senso di colpa mi stava mangiando viva; perché lo amavo ancora come il primo giorno, anche se sapevo che era sbagliato.
«Damon...»
Sorrise amaramente. «È inutile piangere, Elena.» Mosse una mano verso il mio viso, come se volesse catturare quell'unica lacrima, ma poi si fermò a due centimetri dalla mia pelle e l'abbassò. C'era un varco enorme tra noi due.
«Voglio darti questa.» Estrassi un cartoncino dalla mia borsa e lo appoggiai di fronte a lui. Era una foto che avevo scattato due settimane prima. Raffigurava me e Rose abbracciate. Salutavamo sorridenti l'obbiettivo.
Osservò la foto. Guardava Rose come se fosse il centro del suo universo. In quell'istante, Damon si innamorò incondizionatamente. «Ha i miei occhi» sussurrò.
Mi sentii male. Le sue emozioni, il suo rancore, la sua rabbia, il suo amore, il mio amore... Stavo soffocando, di nuovo, a causa di Damon. Mi stava sommergendo. Mi alzai bruscamente dalla sedia.
«Devo andarmene.»
Lo sguardo di Damon si indurì. «Lo so.»
Volevo disperarmi in pace, lontano da tutti. Mi girai verso di lui, prima che il mio cuore scoppiasse. «Addio, Damon.»
I suoi occhi si infiammarono nei miei. «Addio, Elena.»
Riuscì, con prepotenza, a distogliere lo sguardo dopo qualche secondo. Mi girai verso l'uscita proprio nel momento in cui una voce cambiò il corso di quella giornata. Se in meglio o in peggio, non lo sapevo. «Mamma!»








FINALE APERTO! STA ALLA VOSTRA IMMAGINAZIONE CONTINUARE. SONO UN PO' CRUDELE, LO SO.

Vi ringrazio di cuore se siete arrivate fino alla fine di questa one-shot. Spero davvero che vi sia piaciuta e che vi abbia suscitato almeno qualche emozione!
Piccole note:
1. Damon ed Elena hanno avuto lo stesso rapporto del telefilm (odio, amicizia, amore...) con la piccola differenza che qui sono riusciti ad amarsi davvero per un po'.
2. I genitori di Elena non sono morti nell'incidente stradale.
3. I vampiri posso mettere incinta gli esseri umani. È una gravidanza normale.

Penso che il resto si capisca. Ditemi se c'è qualcosa che non vi quadra!


(PS: storia GIÀ pubblicata in precedenza, ma con il vecchio account! Mi scuso con le persone che l'avevano recensita e salvata nei preferiti/seguite/ricordate!)






  
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