Lucius ed Antanasia
1.
Lucius
si svegliò alle prime luci dell’alba, si girò verso la moglie, ancora
profondamente addormentata, e depose un bacio leggero sulla sue labbra chiuse.
Quindi
si alzò, facendo piano, per non svegliarla.
Dopo
pochi minuti era già vestito e pronto per affrontare una nuova giornata al
comando del regno dei Vladescu-Dragomir.
Stava
per ultimare le ultime azioni quotidiane quando la porta della camera padronale
si spalancò con un sonoro tonfo ed una specie di folletto, dotato di grandi
occhi scuri e capelli lucidi e neri, fece irruzione con tutta la vitalità e le
energie che solo un bambino di quattro anni riesce ad avere.
Lucius
fece giusto in tempo ad afferrare suo figlio prima che si buttasse sul letto
occupato dalla moglie.
<
Roman, quante volte te lo devo dire che prima di entrare in una stanza bisogna
annunciarsi? >
<
Ma se mi annuncio come faccio a farvi una sorpresa? >
La
logica semplice e lineare del piccolo principe non faceva una grinza e Lucius,
suo malgrado, fu costretto ad arrendersi davanti all’evidenza dei fatti.
Da
quando era nato il suo primogenito, tutte le regole ferree ed inossidabili del
Re erano state smontate pezzo dopo pezzo, sguardo dopo sguardo.
Gli
occhi di suo figlio erano in grado di fare ciò che nessun’altra arma era
riuscita in tanti anni d’addestramento: costringerlo alla resa incondizionata!
Lucius
era un padre severo e rigoroso. Non ammetteva comportamenti disdicevoli o
capricci. Pretendeva il massimo rispetto e la miglior educazione ma, nonostante
l’apparente austerità, in privato era affettuoso e giocava il più possibile con
lui.
In
futuro gli avrebbe insegnato a cavalcare, a tirare di scherma, a lottare e, più
avanti, ad usare un paletto.
Ma,
per il momento, si accontentava di strapazzarlo ed era profondamente felice.
Guardò
sua moglie, ormai sveglia e seduta sul letto, appoggiata ai cuscini, intenta ad
osservare i suoi due uomini.
Vide
in lei tutto ciò che aveva sempre desiderato e molto di più.
Lei
era l’amore della sua vita. Era amica, amante, complice, compagna, sostegno ed
anche la madre dei suoi figli.
Di
Roman Lucius Vladescu, nato quattro anni prima, ed ora in attesa del loro
secondogenito.
Lasciò
che il suo cucciolo d’uomo corresse dalla madre, quindi si avvicinò alla regina
e riunì in un unico abbraccio i suoi due (quasi tre) tesori più
preziosi.
<
Roman, io devo andare a presenziare una riunione. Prenditi cura della mamma,
mentre sono assente, ma non stancarla, ok? >
<
Agli ordini papà! >
<
Ottimo, soldato! Sei il mio campione! >
Antanasia
sorrise nel vedere l’espressione compita del figlio, quindi mandò un bacio al
volo al marito e lo lasciò andare.
Quando
aveva sposato Lucius si era sentita amata come non mai.
Quando
era diventata regina si era sentita finalmente degna d’essere la moglie di un
uomo così…mmm…come l’aveva definito una volta Raniero? “ingombrante” come
Lucius.
Quando
era diventata mamma si era sentita completamente realizzata, non perché in quel
modo garantiva una continuità al regno dei Vladescu-Dragomir ma perché sentiva
d’aver compiuto il miracolo per eccellenza.
Il
suo cuore non si era dovuto dividere per poter amare entrambi, era raddoppiato,
come era raddoppiato l’amore che Lucius provava per lei.
<
Su, Roman, dobbiamo prepararci anche noi. > disse Antanasia con
dolcezza.
<
Che cosa dobbiamo fare oggi? >
<
io devo fare un salto in città, vieni con me? >
<
No! Io voglio andare a cavallo!!! > La delusione nella voce del bimbo era
palpabile.
<
Roman, non si dice: “Voglio”… >
<
Mammina, io vorrei tanto andare a fare un giro a cavallo… >
Il
bimbo, (attore così consumato da essere meritevole del premio Oscar), aveva
associato a quel “mammina” lo sguardo più convincente e cuccioloso che
era riuscito a tirare fuori dal suo repertorio.
Antanasia
si lasciò sfuggire un sorriso, quindi, dopo essersi preparata, lo accompagnò
alle stalle, dove il fidato Emilian lo prese in consegna.
2.
<
Raniero? Sono Lucius, devi venire subito qui. Se serve te lo impongo come un
ordine del tuo Re, ma in realtà è da amico e da fratello che te lo sto
chiedendo. >
<
Di cosa si tratta? Antanasia sta…? > il tono allarmato di Lucius aveva fatto
intuire a Raniero che qualcosa di grave doveva essere successo.
<
Mia moglie sta bene. Piuttosto, porta anche Mindy, perché Antanasia avrà
bisogno di lei, mentre noi due saremo impegnati. >
<
Sai bene che sarei venuto anche senza un ordine ufficiale, ma puoi dirmi che
cosa succede? >
<
Si tratta di Roman… >
<
Che cosa gli è successo? >
<
È stato rapito. >
E
sulle ultime sillabe la voce di Lucius si ruppe in un singhiozzo trattenuto,
quindi la comunicazione fu interrotta.
3.
Emilian
aveva preso in consegna il piccolo Roman, sotto gli occhi amorevoli della
madre, quindi lo aveva accompagnato alle stalle, dove il pony che aveva
ricevuto per il suo quarto compleanno lo aspettava, docile e mansueto, in
attesa d’essere coccolato e viziato dal suo padroncino.
Una
felice mattina come tante. Una mattina di sole tiepido e carezzevole. Una
mattina che avrebbe visto il sangue di Emilian sporcare la paglia delle stalle
reali.
Nessuno
seppe dire con esattezza che cosa fosse realmente accaduto.
La
ricostruzione che venne fatta in seguito portò a capire poche ed inutili cose.
Emilian
e Roman erano entrati nel box del pony reale, quindi avevano cominciato a
prendersi cura dell’animale.
Una
mezz’ora più tardi uno stalliere, senza destare alcun sospetto, s’era
avvicinato per deporre del fieno nella mangiatoia del bel puledro, quindi, con
un rapido movimento, aveva tirato fuori un bastone e l’aveva ripetutamente
usato contro Emilian che, impotente, s’era accasciato a terra.
Solo
dopo diverso tempo, un lamento soffocato aveva attirato l’attenzione di uno dei
garzoni, che trovò Emilian steso a terra, con una profonda ferita alla testa,
che sanguinava copiosamente.
La
guardia del corpo venne subito soccorsa, quindi il Re e la Regina, convocati
d’urgenza, furono informati dell’infelice sorte del loro primogenito.
Emilian
non riuscì a dare una descrizione precisa dell’aggressore. Un uomo tarchiato,
molto forte, di mezza età, col viso sporco e con occhi neri e lucidi, da folle.
Poteva
essere chiunque.
Lucius
ed Antanasia, senza proferir parola, si strinsero in un lungo abbraccio,
cercando di darsi forza e conforto, per non cedere alla disperazione.
* * *
Lucius
e Raniero erano già all’opera, tanto desiderosi di trovare il piccolo quanto
ansiosi di farla pagare amaramente a chi aveva avuto la sfrontatezza di
rapirlo.
Cercarono
tracce ed indizi nelle stalle, parlarono con il personale, radunato nel
cortile, adottarono ogni stratagemma e sotterfugio per carpire una qualsiasi
informazione utile. Ogni attività in tutto il regno venne sospesa, per dare la
priorità alla ricerca del bambino.
<
Hanno già fatto una qualche richiesta di riscatto? > chiese Raniero
<
No, nessun contatto dal rapitore. >
<
Qualsiasi cifra pagala. Non farti nessuno scrupolo. Tutto il popolo sarà
disposto a svuotarsi le tasche pur di rivedere in giro il piccolo. >
<
Lo so Raniero, il regno dei Vladescu si è trasformato, da quando ho
sposato Antanasia. Non si respira più il terrore di una volta, ma un senso di
giustizia. >
Dopo
diverse ore, senza ricevere alcuna richiesta di riscatto, la paura
cominciò ad entrare nei loro cuori.
Forse
lo scopo del rapimento non era un’estorsione ma una vendetta.
4.
Le
ricerche infruttuose lasciarono entrare lo sconforto nell’anima di chi aveva a
cuore la sorte del piccolo principe.
Chi
poteva aver fatto una cosa del genere? Per quale ragione rapire un bimbo e non
chiederne il riscatto?
Dopo
molte ore di lavoro, di incontri, di parole urlate per la frustrazione, di
silenzi carichi di angoscia e di paura, il Re venne a conoscenza di un suo
suddito che covava dell’astio nei suoi confronti.
Era
un vecchio devoto al poco compianto Vasile, che aveva sostenuto il malvagio
piano di rivolta per sottomettere i Dragomir e ricreare, in questo modo, un
impero del terrore sotto il dominio incontrastato dei Vladescu.
<
Che tu sia maledetto Vasile! Anche dalla tomba riesci ad avvelenare il mio
regno! Ma non ti permetterò di manipolarmi, nemmeno dall’aldilà! >
Detto
questo, Lucius e Raniero trovarono l’uomo che aveva, di fatto, dato vita ai
pensieri contorti di Vasile.
Il
pusillanime cercò di scappare, ma dopo essere stato accerchiato dal re e da suo
fratello, fu costretto a seguirli nella sala del consiglio, dove venne
processato seduta stante.
Davanti
a parecchi testimoni, confessò d’aver rapito il bimbo, ma si rifiutò
categoricamente di rivelare dov’era stato portato.
Con
una risata sguaiata, sprezzante del pericolo, lanciò uno sguardo di sfida al Re
in persona.
Lucius,
con una mossa improvvisa, dettata dalla rabbia e dalla frustrazione, mise
l’uomo con le spalle al muro, pronto ad infilzare con il suo paletto il cuore
di quell’essere viscido.
Solo
il grido di Raniero lo fermò.
<
No, Lucius! Non farlo! Ci serve vivo. È l’unico che può dirci dov’è tuo
figlio. Se lo impali il segreto morirà con lui. >
il
rapitore guardò con disprezzo il Re.
<
Non puoi uccidermi, non adesso almeno, ma io so che mi distruggerai nel momento
esatto in cui ti dirò dov’è il piccolo Roman. E finché non te lo dico mi farai
vivere nel terrore. La mia vita è agli sgoccioli, tanto vale farla finita qui.
Io morirò oggi, ma tu vivrai col rimorso di non aver fatto tutto il possibile
per salvare tuo figlio. >
E
detto questo si diede una spinta con le spalle finendo contro il paletto che
Lucius teneva ancora all’altezza del suo cuore.
Solo
un attimo, ed un fiotto di sangue sgorgò tra le mani impotenti del Re.
5.
<
Che Dio abbia pietà di me! >
Lucius
guardò il sangue che si stava raggrumando fra le sue mani. Gli occhi di Antanasia,
ancora sbarrati per la velocità con cui l’uomo s’era ucciso, si posarono su suo
marito, che alzò lo sguardo su di lei.
<
Amore… perdonami! >
<
Lucius… >
La
giovane regina si staccò dall’abbraccio di Mindy, che le era stata accanto per
tutto il tempo, per andare a sorreggere il marito.
<
Lo troveremo! Sta tranquillo! >
<
Non ho potuto evitarlo…non volevo… > disse lui con voce strozzata.
<
Lucius! Smettila di colpevolizzarti. Non ce l’avrebbe mai detto. Era un uomo
malvagio. Ora tocca a noi fare la differenza! >
Le
parole di Antanasia riuscirono a scuotere il re, che riprese il controllo delle
sue emozioni e della situazione.
Guardò
sua moglie con gratitudine, quindi, dopo averla stretta in un abbraccio, la
lasciò andare per sedersi a tavolino e decidere la strategia più logica per
ritrovare il suo primogenito.
Ogni
persona disponibile fu coinvolta nelle ricerche ed ognuno fece la sua parte.
Cercarono
ovunque, in ogni angolo del regno, ma del bimbo non c’era alcuna traccia.
Avviliti,
si ritrovarono di nuovo nella sala del consiglio, senza parlare, per timore di
dare voce alla loro paura più grande.
Fu
Mindy a rompere il silenzio, parlando solo ad alta voce, senza rivolgersi a
nessuno in particolare.
<
Quello che non capisco, è come abbia fatto ad uscire dal castello con il bimbo
senza che nessuno se ne sia accorto... >
Antanasia
riprese lo stesso pensiero:
<
Forse è qui che ci sbagliamo! Mindy ha ragione, è impossibile uscire dal
castello senza essere visti. Roman deve essere nascosto qui, da qualche parte!
>
Fu
Lucuis a risponderle.
<
Io e Raniero abbiamo controllato ogni stanza del castello, anche quelle
segrete. Non c’è traccia di lui. >
<
Sai cosa diceva Sherlock Holmes? Tolto l’impossibile, quello che resta, per
quanto improbabile, deve essere la verità! >
<
Che cosa vuoi dire? >
<
Che se è impossibile che Roman sia stato portato fuori da qui, deve essere
dentro a queste mura! >
<
Ma abbiamo già cercato ovunque… >
<
In tutti i posti che tu e lui conoscete. Evidentemente ci deve essere una
stanza, un ripostiglio, qualcosa di cui voi non siete a conoscenza o che forse
è stato costruito apposta per non essere noto a nessuno… >
<
Se quello che dici è vero, sono pronto a smontare queste mura, mattone dopo
mattone! >
Dopo
parecchie ore di lavoro e di ricerca, i due uomini, con le rispettive mogli, si
ritrovarono in una delle cucine, per poter parlare senza essere osservati.
I
pensieri, tenuti dentro al cuore, cominciarono a sfociare uno dietro l’altro,
senza quasi capire chi fosse ad esprimerli.
<
Non è possibile! Eppure deve pur essere da qualche parte! >
<
Quanto tempo è passato? >
<
Avrà fame e freddo… >
<
Avrà paura? >
<
È un Vladescu! Non ha paura! >
Quest’ultima
frase fu pronunciata da Lucius, che guardò con occhi infuocati e cerchiati di
scuro il volto di Mindy, che abbassò lo sguardo, mortificata.
Poi
Lucius chiuse gli occhi, per non mostrare quello che in realtà provava dentro:
frustrazione, odio verso quell’essere che ora marciva all’inferno, impotenza ed
una grande, immensa paura. Paura che suo figlio fosse in pericolo, paura di
perderlo, di arrivare troppo tardi.
Ma
lui non sopportava la sensazione della paura, così, preso da un impeto di rabbia
totale, prese un bottiglione di vino, posato su una credenza, e lo scagliò
violentemente contro la parete opposta, facendo spegnere ogni mormorio.
I
quattro rimasero a guardare la scia di quel liquido rosso come sangue che
scendeva dalla parete fino al pavimento, per poi infiltrarsi tra le scanalature
delle mattonelle.
Fu
Raniero a rompere il silenzio.
<
Perché il vino non forma una pozza? >
<
Cosa? >
<
Guarda Lucius, il vino scorre fino a metà pavimento, poi improvvisamente
sparisce tra le mattonelle. Che cosa c’è qui sotto? >
<
Che io sappia non c’è niente. Siamo al piano terra. >
<
Eppure continuo a non capire… >
<
Ma che cosa c’è da capire? >
Lucius
cominciava a spazientirsi perché quella conversazione era assurda e non li
avrebbe certo aiutati a ritrovare suo figlio.
Cominciò
a camminare, sentendo per la prima volta sotto il suo peso il dislivello di
alcune mattonelle.
Com’era
quella cosa di Sherlock Holmes? Tolto l’impossibile resta la verità?
Quasi
contemporaneamente i due fratelli di sangue si fissarono e, per la prima volta,
un barlume di speranza comparve sui loro volti.
Si
buttarono a capofitto sul pavimento e cominciarono a sollevare le mattonelle,
buttandole in un angolo, e la facilità con cui riuscivano nell’intento
alimentava la speranza che fosse la pista giusta.
Scavarono
per diverso tempo, finché non trovarono una specie di botola, di cui nessuno di
loro sapeva l’esistenza. La sollevarono, facendo attenzione che i detriti non
cadessero all’interno del buco, poi Lucius infilò la testa nello stretto
pertugio.
Riemerse
poco dopo, con la delusione dipinta sul volto.
C’era
solo qualche cianfrusaglia, che per qualcuno, evidentemente, era un tesoro.
La
frustrazione si impadronì di ciascuno di loro, poi Antanasia ruppe il silenzio.
<
Questo non è il posto giusto, ma non significa che sia il sistema sbagliato!
>
<
In che senso? >
<
Se la servitù ha l’abitudine di nascondere i suoi tesori in posti così, forse
dovremmo cominciare a cercare anche nelle altre stanze al pian terreno, forse
tra tanti nascondigli c’è quello di Roman, forse… >
I
tre presenti nella stanza la guardarono cercando di capire se credeva davvero
che fosse una cosa facile, considerando le dimensioni del castello, ma prima di
impedire alla speranza di spegnersi del tutto, Lucius disse:
<
È possibile. Mia moglie ha ragione. Finora abbiamo ragionato secondo la nostra
logica. La domanda che ci siamo fatti è stata: “dove avrei potuto
nascondere un bambino?” ma la domanda giusta da porsi era… >
<
…“dove avrebbe potuto nascondere un bambino, un servitore che non vuole farsi
notare?” >
Era
stato Raniero a terminare la frase al posto di Lucius, ma la fiammella della
speranza appena accesa stava già per spegnersi, considerando che nessuno di
loro aveva idea di quale fosse la risposta.
Poi
Mindy cominciò a ragionare ad alta voce.
<
Io non sono una nobile come voi. Io sono una popolana. Quindi, non potendo
uscire dal castello con il figlio del re senza essere impalata, avrei cercato o
creato un rifugio qui dentro al castello. >
<
deve essere un posto abbastanza facile da raggiungere >
<
ma non sotto gli occhi di tutti >
<
dove eventuali rumori non destino sospetto >
<
ma lontano da occhi indiscreti >
Dopo
quel fiume di pensieri, rovesciati tutti insieme dai quattro adulti, calò
nuovamente il silenzio.
Quindi
fu Antanasia a prendere la parola, animata dalla speranza:
<
Non sragioniamo. Che competenze aveva quell’uomo? Dove non avrebbe destato
sospetti la sua presenza? >
<
Era un fabbro. >
Dopo
un istante di silenzio, quattro voci si sovrapposero per dire:
<
Le fucine!!! >
Volarono
attraverso il grande cortile interno, fino a raggiungere il luogo dove manovali
e fabbri battevano martelli pesanti contro lame d’acciaio, provocando scintille
e grugniti.
Quindi
mandarono tutti fuori dalle varie postazioni e cominciarono a cercare segni di
scavo. Avevano già cercato in precedenza in quei luoghi, ma solo dove
conoscevano l’esistenza di possibili nascondigli.
Poi
Lucius si avvicinò in un angolo, dove c’erano parecchi detriti ferrosi, li
spostò con poca fatica e si ritrovò a fissare una porta apparentemente vecchia
e poco sicura, ma con troppa poca polvere sopra.
Era
evidente che era stata aperta da poco.
<
Che cosa c’è qui dentro? > Chiese ad uno dei servitori, che aspettava
davanti all’ingresso dei locali.
<
È il vecchio ripostiglio degli attrezzi. >
<
Nient’altro? Ci sono solo scope ed attrezzi? >
<
Ultimamente lo usava il vecchio fabbro per andare a riposare. >
<
E voi non ci siete mai entrati? >
<
No. Noi preferiamo andare a dormire a casa nostra, ma lui diceva che qui si
stava più caldi. >
<
Grazie. Puoi andare. >
Lucius
non lasciò trapelare l’impazienza di scavare sotto quel giaciglio puzzolente ma,
mentre il re stava ancora parlando, Raniero non ebbe più la forza d’aspettare e
cominciò a buttare fuori tutto quello che c’era all’interno di quel tugurio,
per poter accedere al pavimento.
Quindi
cominciò a scavare con le mani, aiutato da Lucius che, nel frattempo, l’aveva
raggiunto con un attrezzo per poter scavare meglio.
Dopo
aver tolto uno strato di terra, incontrarono delle assi di legno e cominciarono
a staccarle dalla loro sede, con l’ausilio di martelli e le mani nude.
Non
appena si formò un varco abbastanza largo da poter vedere l’interno, Lucius
infilò la testa per scoprire che avevano appena trovato l’ingresso di una
vecchia fognatura.
Senza
pensarci due volte allargò il buco finché non fu in grado di passare con tutto
il corpo, quindi si calò all’interno del cunicolo poco profondo ma
sufficientemente largo da potersi infilare.
Troppo
alto, con il suo metro e novanta, il re strisciò per una ventina di metri
quindi, con il cuore che martellava in testa, vide un sacco informe buttato in
fondo a quella parete di terra e sporcizia.
Si
avvicinò con cautela, scalciando un paio di topi che l’avevano raggiunto,
infastiditi dal rumore.
Scostò
appena la stoffa grezza di iuta per scoprire il corpo di suo figlio.
6.
In
un primo momento l’immobilità di quel corpicino gli ghiacciò l’amina, poi un
lieve movimento del torace del bimbo gli permise di riprendere una boccata
d’aria e di riattivare il cuore, bloccato dal terrore.
La
voglia di abbracciarlo forte e di gridare la sua scoperta furono tenute sotto
controllo, per non spaventare il piccolo principe.
Con
cautela, sollevò il bimbo addormentato, e lo cullò dolcemente.
<
Roman? >
<
Mmmm… >
<
Roman, sono papà. >
<
Papà? >
<
Sì, cucciolo. Sono io. >
<
E la mamma? >
<
Ti sta aspettando fuori da qui. >
<
Posso uscire ora? >
<
Sì, ora sei libero. >
<
Davvero? Quel signore ha detto che se avessi fatto rumore o se fossi scappato
avrebbe ucciso te e la mamma… >
<
Quel…signore non può più farci nulla di male >
<
Grazie papà. >
<
Per che cosa? >
<
Per avermi trovato! >
<
Sei stato bravo, bimbo mio. >
Padre
e figlio si abbracciarono stretti, lasciando che il calore dei loro cuori si
fondesse in un ondata di gioia pura.
Furono
le voci dei loro cari a richiamarli alla realtà.
Lucius,
tenendo stretto il figlio, arretrò fino all’imbocco del cunicolo, quindi fece
in modo di far uscire prima Roman, che fu sommerso da braccia amorose, ed in
seguito uscì anche lui, coperto di sporcizia e di terra, ma col viso così
felice da non fare più caso a ciò che lo circondava.
Abbracciò
il suo piccolo e sua moglie, lasciando che fossero le lacrime di gioia ad
esprimere i suoi sentimenti.
Era
incredibile come un cuore di pietra come il suo si fosse ammorbidito così in
fretta per fare spazio all’amore di sua moglie e dei suoi figli.
Consapevole
di quel pensiero, sorrise felice e depose un lunghissimo bacio sulle labbra
sorridenti della donna che amava.
7.
<
Congratulazioni ragazzi! >
Mindy
guardò con malcelata invidio il fagottino che Antanasia stringeva fra le
braccia.
Il
piccolo Victor Ned Vladescu sbadigliò, stiracchiò il musetto, alla ricerca
della mamma, poi riprese a dormire beatamente.
Lucius
teneva in braccio il primogenito, intento ad osservare il fratellino appena
nato e, nel frattempo, guardò sua moglie con orgoglio ed amore incondizionato.
Si
allungò su di lei per donarle un casto bacio.
<
Sei stata bravissima! Grazie, amore! >
Raniero
si finse disgustato da quel quadretto amorevole, quindi sbottò:
<
Pensavo che questa volta avreste fatto una femminuccia! Vi toccherà riprovarci,
se volete una principessa! >
<
Non escludo un terzo figlio, ma prima voglio vedere di che cosa siete capaci tu
e Mindy! > disse Antanasia, sorridendo all’amica.
Raniero
si voltò verso sua moglie e solo in quel momento vide il desiderio di maternità
dipinto sul suo volto.
<
Oh no! Io vado bene a fare lo zio, non voglio marmocchi fra i piedi! Dovrei
rinunciare al surf ed alla mia vita da spiaggia e tu, Mindy, non credo che
vorrai davvero avere a che fare con pannolini, poppate e ciucci da
sterilizzare, vero? >
Lo
sguardo speranzoso di lui venne incenerito da quello convinto di Mindy, che si
vedeva già a spasso con una carrozzina.
<
No! >
<
Non credi che sia giunto il momento? >
<
Ma…ma… >
Il
panico che tutti poterono leggere sul volto di Raniero venne, piano piano,
sostituito da una nuova consapevolezza.
Mindy
era la donna della sua vita. Lo sapeva da tempo, da quando lei si era lasciata
mordere, nonostante la paura che questa scelta le aveva sempre fatto.
Ed
ora lei era lì, davanti a lui, che gli chiedeva di diventare una famiglia.
<
Piccola, non so se ti rendi conto con chi vuoi avere un figlio, ma se è la mia collaborazioe
che vuoi, l’avrai! …e speriamo che il diavoletto di casa non mi impedisca di
partecipare alle gare di surf! >
<
In che senso, scusa? Credi davvero di piantarmi in asso col bambino per andare
a fare surf? >
<
Non tutti i giorni, certo che no! Ma quando ci sono certe onde alte… >
Con
molta discrezione e saggezza, si allontanò piano da sua moglie…
<
Raniero Vladescu Lovatu! Vieni subito qui! >
<
Prima dovrai prendermi!!! > e scappò via come un fulmine!
Mindy
lo inseguì più veloce che poté, ma il vantaggio era già incolmabile.
Lucius
ed Antanasia si guardarono sorridendo.
<
Chi credi che vincerà? > chiese Lucius.
<
Ovviamente Mindy! > rispose Antanasia.
<
Non saprei, mio fratello corre molto forte… >
<
Sì, è vero…ma Mindy sa essere convincente, quando vuole! >
<
Voi donne e le vostre strategie! >
Lucius
sorrise, scuotendo il capo.
<
Qualcosa da ridire sulle strategie femminili? >
<
Nulla, mia cara, assolutamente nulla. >
E,
per chiudere la discussione, si protese verso di lei e la baciò con passione.
***
Ciao
a tutti.
Mi
sono voluta cimentare in una ff con protagonisti Lucius ed Antanasia perché ho
amato i loro personaggi nei due libri che li riguardano.
Personalmente
ho apprezzato più il secondo, forse perché la storia era meno prevedibile
rispetto a quella del primo, ed ho cercato di immaginare un possibile seguito.
Spero
di non aver stravolto i personaggi e d’avervi regalato un piccolo scorcio del
favoloso regno dei Valdescu-Dragomir, così come me lo sono immaginata io,
ovvero pieno d’amore! ^_____^
Se
volete lasciarmi un commentino sarò più che felice di leggere le vostre
opinioni.
Un
abbraccio ed un morso a tutti! :P
Ciao
frency70