“Pete Townshend! Apri immediatamente questa benedettissima porta”
Silenzio. Il chitarrista si era barricato nella sua camera dell’albergo e non ne voleva sapere di uscire.
Roger si passò una mano nei folti ricci biondi e scosse la testa, fece un profondo respiro e diede una manata all’uscio.
“Pete vorresti avere la nobile cortesia di aprire velocemente codesta porta e degnare il sottoscritto di una risposta?” domandò gentilmente Daltrey.
“Rog è inutile. Ha dato la doppia mandata” osservò tranquillamente Keith, che beveva una birra con molta nonchalance.
“E tu come fai  a saperlo?” domandò ingenuamente l’altro
“Sono la fata turchina!”
“….”
“E va bene, ho visto Pete che si fiondava li dentro e che chiudeva la serratura. Contento matassa di capelli?”
“Sì grazie! Non mi importa un fico secco, io riuscirò a farmi aprire la porta da quel chitarrista da strapazzo”

“CHITARRISTA DA STRAPAZZO LO DICI AL TUO DIRIMPETTAIO” strillò Townshend da dietro l’uscio.
Keith ridacchiò e fece l’occhiolino a Roger, il quale sorrise complice.
“Sei uscito allo scoperto Pete! Forza, apri quella beeeella porta e fammi entrare”
“No.”
“Come puoi dirmi di no?”
“io te lo dico benissimo”
“Eddai, fammi entrare!”
“No”
“Amore di papà… apri la porta!”
“Primo non sei mio padre, secondo.. No!”
“Esatto non sono tuo padre, anche perché non saprei da chi avresti ereditato il naso.”
“Come sei simpatico Daltrey, insegnami ad esserlo come te”
“Ci vogliono anni e anni… Forza amico, apri questa cazzo di porta.”
“Sei uno sfracassa coglioni.”
“Di professione”
“Non demordi eh?”
“Sono testardo. E quindi rimarrò qui, davanti alla tua stanza fino a quando non mi aprirai.”
Pete non rispose, Roger alzò un sopracciglio ma poi sorrise, infatti il chitarrista stava armeggiando con la serratura.
Tre secondi dopo, il viso stanco e pallido di Pete fece capolino.
“Entra. Razza di rompipalle”
Daltrey non se lo fece ripetere due volte e si fiondò all’interno della stanza. Il caos regnava sovrano, magliette sudate sparse per il pavimento, bottiglie di birra che vagavano senza una meta…
“per quale motivo hai fatto tutto questo casino?” domandò a bassa voce Pete.
“Perché voglio parlarti, e poi mi sei sembrato strano prima… insomma, non sembravi il solito, caro, vecchio Pete Townshend che conosco io”
“Sto benissimo e sono normalissimo”
“Ovvio, e io sono la Befana.. Uh, io e Moon potremmo illustrare le favole per i bambini, lui è la fata turchina e io porto i dolcetti.” Bofonchiò il biondino mentre prendeva una birra.

Una risatina veloce, acuta ed isterica sfuggì dalle labbra sottili di Pete, Roger lo guardò stupito e cominciò a ridere anche lui.
Non riuscivano a fermarsi, era scoppiata la peggiore epidemia della ‘Ridarella acuta’ della storia.
Il biondo cercò di riprendere contegno, respirò con regolarità e si asciugò con il dorso della mano le lacrime causate dal continuo riso sfrenato.
Pete lo imitò e si lasciò sfuggire un sorriso, che fu notato da Roger
“Ecco, ora ti riconosco. Assomigli vagamente ad un mio grande amico con un grande nasone”
Il chitarrista fece per rispondere a tono, ma fu travolto da un abbraccio.
I riccioli biondi del cantante gli solleticavano il viso e profumavano di albicocca.
“Senti Pete…Tu sarai un grande rompiballe, un naso gigante che si aggira per le strade e tutto quello che vuoi, ma noi ti vogliamo bene. Persino io ti voglio un bene dell’anima. Sorridi qualche volta, e smettila di chiuderti in te stesso.”

Townshend non rispose, ma aumentò leggermente la stretta dell’abbraccio e rimase in silenzio, mentre una sola, piccola ed inconfondibile lacrima scivolava lungo la sua guancia.

“Ho un grande amico, ed è la befana”


Angolo dell'autrice:
Okay, questo sclero (?) è dedicato a quei due adorabili pastiggini di Roger e Pete.
Vorrei ringraziare una mia amica che mi ha consigliato di mettere bene in ordine le idee, visto che avevo/ho in programma un numero spropositato di fanfiction.
Grazie Socia!
Gna, spero che vi sia piaciuta.
Mi lasciate un commentino per piacere?
Grazie ^^
The Edge