A marriage

In pochi erano davvero convinti che quell'evento segnasse l'inizio di due vite felici, ancora meno che potesse diventare la felicità di nuovi nati, ma tra questi vi era lui, lo sposo. Il giovane sorrideva, imbarazzato e gioioso in egual misura, sorrideva stringendo la mano della sua, a breve, consorte e il pollice carezzava il dorso di quella mano così delicata che gli era stata concessa quasi troppo rapidamente perchè potesse davvero rendersene conto. Ma era felice e quello doveva essere uno dei momenti migliori della sua vita. Lei era bellissima, lo era sempre stata, ma con la tunica candida e quel laccetto sottile a cingerle i fianchi era ancora più splendida. I boccoli scuri erano raccolti dietro al capo di modo che il sole potesse baciarle liberamente il viso e questi cadessero soffici sulla schiena, nascondendola agli sguardi maliziosi. Erano in tanti al villaggio a desiderare, perfino in quel momento, di essere al posto del pastore e tutti non potevano fare a meno di domandarsi perchè la ragazza avesse scelto proprio uno come lui: per nulla alto, troppo magro, decisamente non bello e nemmeno valoroso, introverso e silenzioso, quasi sempre al pascolo con le sue pecore e voci malevole dicevano anche, capace di farsela solo con quelle. Le stesse voci trovavano la motivazione di quel matrimonio proprio nel gregge: la famiglia del pastore possedeva più capi di bestiame di qualsiasi altro lì, quindi malgrado tutto un pregio c'era. Sarebbe stato bello pensare che non fosse così, che tra i due fosse nata la scintilla del vero amore e si fossero trovati a completarsi l'un l'altro, ma il punto era che c'erano troppi vuoti da riempire.

Il padre della sposa riempì il calice e lo tese tra i due, accingendosi negli ultimi passi della cerimonia.

«Figli miei, è con la mia benedizione che vi unisco qui davanti a tutti come marito e moglie. Bevete da questo calice e le vostre vite saranno legate per sempre.»

Il giovane afferrò con mani tremanti la coppa e per poco non ne rovesciò il contenuto, scatenando qualche risatina tra la folla testimone, ma altre mani si sovrapposero e la presa divenne più ferma.

«I love you, Milah.»

«And I love you too, Rumpel.»

Mentre i tamburi e le cornamuse suonavano gli inni dell'unione sugellata, solo uno straniero di passaggio notò le lacrime che solcavano il viso della sposa, stretta nell'abbraccio sincero del pastore; lacrime di gioia, lei avrebbe detto, ma mai menzogna più dolorosa sarebbe potuta uscire da quelle labbra.



Spazio autrice: Benchè io abbia etichettato questa come una raccolta di flashfic, non sono certa di riuscire a mantenerla tale, ma senza dubbio se andrò oltre le 500 parole non sarà di molto. Nel prossimo capitolo si torna indietro, alle motivazioni del matrimonio. Mi rendo conto che questo capitolo non è nulla di speciale, ma il prossimo sarà molto più interessante, o almeno, dovrebbe esserlo.