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Autore: BebaTaylor    27/01/2013    0 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Tre

«Devi finirla con le tue stupide paranoie.» esclamò Meredith, intingendo la punta del cornetto alla Nutella nel cappuccino. «Non puoi chiamarmi per sapere cosa stia facendo.»
Albert alzò le spalle e versò la bustina di zucchero nel caffè macchiato. «Io mi preoccupo.»
Meredith sorrise e morsicò il cornetto. «Lo so e lo apprezzo, ma...»si fermò è posò il cornetto sul piattino, «ma ogni tanto sei troppo... come dire... soffocante.»
Albert fissò Meredith sorpreso. «Soffocante? Io?» scosse la testa, «Sono solo preoccupato per te.» mormorò, la testa bassa e le mani sotto al tavolino per non far vedere che stavano tremando.
Meredith allungò un braccio e gli sfiorò i capelli. «Non devi preoccuparti per me, so cavarmela da sola.»
«Sì, ma lui...» Albert non finì la frase e la guardò.
Lei sorrise, «Lui è un bravo ragazzo.» disse, «E tu devi fidarti, altrimenti potrei iniziare a pensare che tu sia geloso.»
Albert si bloccò, la tazzina vicino alle labbra, «Io? Geloso? Di te?» bevve un sorso di caffè, «Io non sono geloso!» esclamò.
Meredith ridacchiò. «Meglio così.» disse riprendendo in mano il cornetto.
Albert la fissò, guardò la tazzina e la posò. «Meglio così.» mormorò e cercò di sorridere, finì il caffè in un sorso, cercando di non pensare a quello che aveva appena detto Meredith, ma la sua mente continuava a pensare a quelle parole.
"Meglio così." Chissà cosa volesse dire Meredith. Se fosse contenta che non fosse geloso perché lei non amava i ragazzi gelosi, oppure se fosse contenta che non fosse geloso perché lei lo considerava solo un amico. Non sapeva neppure lui cosa pensare.
«Ti darebbe fastidio se fossi geloso?» domandò d'impulso, pentendosi subito dopo.
Meredith posò la tazza e afferrò un tovagliolino di carta. «Sì, cioè no...» si bloccò e guardò Albert. «In che senso?» Albert la fissò non trovando le parole per spiegarsi, anche perché non sapeva cosa dire. «Nel senso che preferisci.» disse infine, dopo pochi secondi, che gli erano sembrate ore, di silenzio.
Meredith si tamponò le labbra e appallottolò il tovagliolino. «Non lo so.» disse guardando negli occhi Albert. «Credo che mi darebbe fastidio.»

***

Richard fissò Meredith, era da quella mattina che aveva l'aria assorta e distratta.
Posò la scatola con le calamite da frigo sul bancone e Meredith sobbalzò spaventata.
«Non volevo spaventarti.» esclamò.
Meredith abbozzò un sorriso. «Non è nulla.» disse e si voltò verso il muro.
Richard appoggiò i gomiti sul bancone e posò le mani una sull'altra. «Che cos'hai? Sei strana.»
Meredith si voltò e lo guardò a lungo, si morsicò il labbro inferiore e sospirò. «Non lo so.» rispose, portò il pollice destro alle labbra e iniziò a mangiucchiare le pelle attorno all'unghia.
Richard sorrise, «Spero non sia nulla di grave.» esclamò, sfiorò un braccio di Meredith e prese il taglierino. Meredith guardò la mano di Richard e poi il suo braccio, nel punto esatto dove lui l'aveva toccata. Riusciva ancora a sentire il calore delle sue dita.
Lo guardò tagliare il nastro adesivo che chiudeva la scatola.
«Meredith?» la chiamò Richard, «Tutto bene?»
Lei annuì, «Sto bene.» mormorò. «Sto bene.» ripeté, girando il viso da un'altra parte per non guardare negli occhi Richard. Respirò a fondo sentendosi sempre più confusa.
Si passò una mano sul viso sentendosi scoppiare la testa. Non sapeva più a cosa pensare. Albert non le aveva più rivolto la parola dopo che lei gli aveva detto "Credo che mi darebbe fastidio." L'aveva salutata e basta, e lei non riusciva a capire la ragione del suo comportamento. Una parte di lei le stava suggerendo la risposta, ma lei non voleva ascoltarla, troppo spaventata da quello che avrebbe potuto capire.
E poi c'era Richard, che la guardava preoccupato, Meredith abbassò il viso e respirò profondamente. «Arrivo subito.» disse e si allontanò, in fretta, verso il bagno.
Chiuse la porta dietro di sé e posò le mano sul lavandino, stringendo con tanta forza da far diventare bianche le nocche. I capelli le coprirono il viso e Meredith si morse le labbra per impedirsi di piangere. Ormai erano quasi le quattro e Albert non era passato da lei prima di andare al lavoro, era la prima volta che lo faceva, solo quando stava male e non andava al lavoro non passava. Non aveva neanche telefonato.
Meredith aprì l'acqua e si sciacquò il viso, respirò profondamente imponendosi di calmarsi.
Si asciugò il viso e le mani e uscì dal bagno.
«Sei sicura di stare bene?» le domandò Richard, che la stava aspettando appena fuori dal bagno, nel piccolo disimpiego che separava il bagno dall'altro locale.
Lei lo guardò e annuì debolmente. «Credo di sì.» rispose, non facendo caso allo sguardo perplesso di Richard. «Credi di sì?» domandò lui avvicinandosi e posandole una mano sulla spalla.
Lei lo fissò, le labbra dischiuse. «Credo di aver litigato con Albert.»
Lui le strinse leggermente la spalla e la condusse al piccolo divano, la fece sedere e s'inginocchiò davanti a lei. «In che senso credi di aver litigato con lui?» domandò perplesso.
Meredith sospirò e si passò una mano sul volto. «Stamattina abbiamo fatto colazione insieme, e io gli ho chiesto di smetterla di rompere con le sue paranoie,» si fermò e posò le mani sul grembo, «altrimenti avrei iniziato a pensare che fosse geloso.»
Si fermò, ancora, e guardò Richard. «Lui mi ha chiesto se mi avrebbe dato fastidio se fosse geloso... e io ho risposto che non lo sapevo.»
Lui sorrise e le scostò i capelli dagli occhi.
«Poi ho aggiunto di sì.» mormorò, abbassò il viso e sospirò.
«Farete pace presto, ne sono sicuro.» la consolò Richard e l'abbracciò. Poi si alzò in piedi.
Meredith lo guardò e cercò di sorridere. Annuì debolmente.
Il campanello della porta suonò, «Vado io.» esclamò Richard, accarezzò la nuca di Meredith e tornò nel negozio. Lei rimase sul divano qualche istante, poi si alzò e seguì Richard.
Decise di non pensare per il momento ad Albert, le parole di Richard l'avevano, in qualche modo, rassicurata.

***

«Andrà tutto bene, vedrai. Domani vi sarete chiariti.»
Meredith si voltò verso Richard e rimase in silenzio, in sottofondo il rumore della saracinesca che si abbassava lentamente; annuì e sorrise. «Lo spero.» mormorò, si spostò e andò verso il bancone, prese il cellulare e guardò lo schermo.
Niente, nessun messaggio da parte di Albert.
Senza voltarsi, sapeva che Richard era dietro di lei, si diresse verso il retro; se quella mattina, dopo la colazione con Albert si era sentita confusa, dopo essere stata consolata da Richard si era sentita ancora più confusa. Prese la borsetta e infilò dentro il cellulare.
«Meredith?»
Lei sobbalzò e si voltò verso Richard, che la guardava sorridendo, pensò che fosse un bel sorriso.
«Rilassati, stai tranquilla.» esclamò Richard.
Lei annuì e aprì la porta. «Cercherò di esserlo.» disse e sorrise. «Ci vediamo domani.» aggiunse uscendo in cortile. «Richard?» chiamò Meredith aprendo la portiera della sua auto.
«Dimmi.» anche Richard aprì la portiera della sua auto.
«Secondo te perché si è comportato così?» domandò Meredith, gettò la borsetta sul sedile del passeggiero e guardò di nuovo Richard.
Lui scrollò le spalle. «Non ne ho idea.» rispose, «È il tuo migliore amico, non il mio!» scherzò.
Meredith sorrise. «Già. Solo che pensavo che, visto che sei un maschio, forse potevi avere un'idea di quello che gli sta passando per la testa.»
Richard scrollò ancora le spalle, «Vorrei aiutarti, ma non so cosa stia pensando Albert.»
Meredith alzò le spalle. «Grazie lo stesso.» esclamò ed entrò in macchina, per partire subito dopo.
Richard guardò la macchina andare via, poi si sedette al volante. Aveva mentito, un idea del perché Albert si fosse comportato così ce l'aveva. Secondo lui, Albert era innamorato di Meredith, o almeno aveva una cotta per lei.
Infilò la chiave e la girò, si allacciò la cintura di sicurezza e posò le mani sul volante.
Si domandò se anche Meredith fosse innamorata di Albert, sorrise nel pensare che non fosse così insolito innamorarsi del proprio migliore amico. Pensò anche che Meredith e Albert sarebbero stati bene insieme.
"No, non è vero." pensò. "Non stanno bene insieme."
Posò le mani sul volante e respirò a fondo, cercando di capire da dove fosse uscito quel pensiero, scosse la testa e avviò il motore pensando a Rosalie e ai bambini che lo aspettavano a casa.

***

Albert fissò la vetrina della ferramenta, era ancora seduto nella sua auto. Erano più di ventiquattr'ore che non sentiva Meredith e la cosa lo faceva soffrire.
Non era mai successa una cosa del genere. Respirò a fondo e uscì dalla macchina, chiuse la portiera e attraversò la strada. Il desiderio e la voglia di vedere Meredith lo attanagliavano, spingendolo a salire i gradini due alla volta. Aprì la porta e sorrise, cercando con lo sguardo la sua amica d'infanzia, la vide alla cassa, e si avvicinò, il sorriso ancora sulle labbra.
«Ciao.» mormorò.
«Ciao Albert.» esclamò Meredith, fece il giro del bancone e si fermò a un passa da lui.
Albert alzò una mano e le sfiorò il viso. «Scusami.» disse prima di abbracciarla. La strinse a sé e le baciò i capelli. «Scusa.» mormorò, continuando a stringerla.
Richard sorrise nel vedere quella scena, si spostò, tornando a sistemare gli attacchi delle canne per l'irrigazione. Respirò a fondo e si disse che aveva avuto ragione, Meredith e Albert avevano già fatto pace. Sbirciò da dietro lo scaffale e li vide vicini, che parlavano a bassa voce , non riuscì a capire cosa si stessero dicendo, vide le loro dita intrecciate. Fece un passo indietro.
Improvvisamente, l'idea che i due avessero fatto pace, gli diede molto fastidio.

***

Meredith sorrise felice. Albert le aveva chiesto scusa e lei era felice.
«Avevi ragione tu.» disse rivolgendosi a Richard che fece un sorriso tirato. Meredith non se ne accorse e continuò a sorridere.
«Sono felice per te.» esclamò lui. Gli faceva piacere vedere Meredith felice.
Lei sorrise, scostò i capelli dal viso e tornò alla cassa. Richard la guardò, mentre lei aiutava una cliente con la scelta dei barattoli per le conserve, sorrise e si appoggiò alla parete. La guardò mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio, continuò a fissarla mentre portava i barattoli e i relativi coperchi alla cassa.
quando la cliente uscì dal negozio Meredith si voltò verso di lui.
«Ti sei incantato?» domandò.
Richard scosse la testa. «No.» rispose. Meredith lo guardò, scrollò le spalle e sistemò le penne nel barattolo.
Richard la guardò ancora per qualche secondo, si voltò e tornò a lavorare.

***

Meredith si sdraiò sul divano e pensò agli ultimi due giorni. Il litigio con Albert, Richard che la consolava... improvvisamente si ritrovò confusa. Da una parte Albert, il suo migliore amico, dall'altra Richard. Sussurrò il suo nome e sospirò.
Si disse che lui era sposato e che non doveva assolutamente pensare a lui.
Ma non ci riuscì.

Salve! Ecco il terzo capitolo, spero che vi sia piaciuto!
E su, una piccola recenione non me la volete proprio lasciare? ç_ç
Io non mordo nessuno, giuro!
Al prossimo capitolo

   
 
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