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Autore: Elikin    28/01/2013    4 recensioni
Percorse a grandi passi la distanza che le separava con cuore che le batteva in gola. Non voleva lasciarla andare.
- Aspetta Shizuru, ti prego...- disse afferrandole la manica e stringendola convulsamente tra le dita tenendo il capo chino dalla vergogna, cercando di non farle notare quanto era arrossita pur per un gesto in teoria semplice come quello. Shizuru rimase qualche istante immobile in silenzio, poi si voltò verso di lei.
- Natsuki...-
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insegnami ad amare

 
 

A Natsuki era sempre piaciuto quel posto. L’idea di essere sospesa sul vuoto le faceva ribollire il sangue nelle vene come non le succedeva più da quando aveva perso la propria moto. Si era a lungo disperata per quella perdita, ma aveva subito risolto il problema dicendosi che entro l’anno prossimo si sarebbe trasferita nel paese originario della Ducati, il suo unico grande amore, sarebbe diventata un meccanico della grande casa motociclistica e se ne sarebbe comprata una tutta sua. Oh si! Avrebbe anche vinto il gran premio e si sarebbe finalmente potuta dedicare alla sua altra grande passione. Si immaginava già sommersa da indumenti intimi pregiati di ogni colore e tipo.
Tossicchiando leggermente per tornare a darsi un contegno fissò in lontananza una barca. Così bianca spiccava in quel mare ancora azzurro sebbene a breve si sarebbe colorato di arancione. Era sola in un grande mare. Proprio come lei.
Un brivido di freddo le corse per tutta la schiena. Le ultime volte che era stata sul promontorio erano accadute svolte così importanti nella sua vita che ormai considerava quel lembo di terreno come una parte di se. Lì aveva perso tutto, per poi riguadagnarlo. Era stato il luogo di tanti pellegrinaggi nel corso degli anni, alla ricerca di uno scopo che la portasse ad andare avanti. La sensazione del leggero vento marittimo per cui era per lei familiare quanto la carezza di una madre benevola che la avvolgeva nelle sue immense e sapienti braccia, scacciando ogni dolore e pensiero nefasto.
Ma conforto non era quello che stava cercando in quel momento, almeno non del tutto. Sei mesi prima si era recata lì al termine del Carnival delle Hime e aveva giurato a se stessa che sarebbe andata avanti nel vivere la propria vita. Purtroppo quest’ultima si era rivelata essere ancora una volta più forte di Natsuki. Certo, i suoi voti a scuola erano leggermente migliorati ma sapeva che la bocciatura era ormai imminente, aveva un sesto senso per queste cose purtroppo. Sapeva benissimo che il proprio futuro non sarebbe di certo stato come quello che si ritrovava spesso a sognare per darsi animo. A dire il vero non sapeva neanche cosa avrebbe fatto se avesse superato quest’anno. Ce ne sarebbe stato un altro giusto? E poi il diploma (al quale per il bene dei suoi neuroni aveva preferito non pensare)... ma dopo tutto ciò cosa avrebbe fatto? Natsuki Kuga chi sarebbe diventata? Un famoso avvocato alla ribalta? Un brillante medico? Un richiesto ingegnere?
Non si vedeva in nessun ruolo del genere purtroppo. E la questione si aggrava se doveva di nuovo pensare alla sua situazione familiare nel futuro. Un’amorevole mamma di cinque pargoli sempre pronta ad ascoltare i loro bisogni? No. Non voleva figli, almeno non per ora, di questo ne era più che certa. Chi era lei da poter condannare delle creature a questo mondo di delusione e sofferenza per un puro bisogno egoistico? E poi come li avrebbe avuti? Si sarebbe sposata con un uomo ricco e facoltoso che l’avrebbe tratta sempre come un essere inferiore?
Senza neanche pensarci la schiena si piegò, la mano afferrò un sasso da terra e lo lanciò più forte e lontano che poteva. Il solo pensiero di una vita così patetica e inutile le faceva desiderare di non essere mai nata. Lei non era destinata ad un futuro del genere. Ma allora cosa la aspettava?
Cercando di riprendere fiato e di calmarsi portò una mano al petto. In effetti... ci sarebbe stata una persona diversa dalle altre con cui forse sarebbe valsa la pena condividere i propri giorni. Sei mesi prima d’altronde non aveva capito di amare di Shizuru e preso la decisione di voler provare a donarle protezione e felicità per quanto le era possibile?
Invece no. Perché? Perché era una codarda. Strinse più forte la mano che stringeva al petto, quasi sino a far sanguinare il palmo. Non era capace di fare nulla. Non era capace di studiare nè di fare qualunque altra attività utile ai fini di un impiego lavorativo. Non era capace di prendere delle decisioni. Non era capace di voler bene agli altri. Non era capace di amare.
Per questo si trovava di nuovo al promontorio quel giorno. Voleva trovare delle risposte. Altrimenti si sarebbe gettata di sotto e l’avrebbe fatta finita. Tanto a chi sarebbe più importato di lei? Aveva perso persino Shizuru, l’unica persona che l’aveva mai amata probabilmente. Era stata così stupida da allontanare persino lei che tanto le aveva donato. Si morse il labbro con forza e si avvicinò al bordo del promontorio. Certo che sarebbe stato un bel salto da lassù. Non che avesse paura certo! Mica una come lei poteva avere paura di una cosa così insignificante! Eppure quando un sassolino, forse smosso da lei, ruzzolò lungo la parete scoscesa non riuscì a trattenere un gemito strozzato e si allontanò istantaneamente.
Ok, forse un POCHINO di paura l’aveva. Ma questo era un dettaglio insignificante. Aveva affrontato cose ben peggiori, per certi versi era già morta due volte d’altronde. Una volta quando la macchina con a bordo lei, sua madre e Duran era caduta giù da quello stesso promontorio, segnando l’inizio della sua nuova vita. Da bambina dolce e spensierata si era trasformata di una ragazzina fredda e chiusa in se stessa incapace di fidarsi degli altri, almeno fino a che non aveva conosciuto Shizuru che era riuscita a fare breccia in quella spessa scorza con la quale aveva circondato il proprio cuore. La seconda volta era morta nel vero senso della parola, anche se non sapeva se si sarebbe potuta definire una morte vera e propria. Sapeva solo di aver sentito un gran dolore al petto, e poi più nulla. Quando aveva riaperto gli occhi era di nuovo in quella chiesa e Shizuru accanto a lei piangeva. Era stata a causa sua se era morta in effetti. Il suo amore così forte per lei, che era stato capace di sconfiggere tutti gli altri sentimenti in gioco nel Carnival, una volta distrutto da qualcosa di altrettanto potente l’aveva strappata da questo mondo. Il fatto che l’amore pari a quello di Shizuru fosse proprio quello di Natsuki per lei era un dettaglio pressoché irrilevante che però le faceva colorare ogni volta le gote di rosso.
Quelle frasi, quelle parole che aveva pronunciato prima di ordinare al suo Duran di distruggere Kiyohime come ultimo atto di determinata disperazione lei le pensava veramente.
 
Non sono riuscita a ricambiare i tuoi sentimenti come avresti voluto. Eppure, sono felice che tu ti sia innamorata di me. Mi piaci anche tu, Shizuru.
 
Non capiva ancora bene cosa volesse dire amare fino in fondo, ma in quel momento l’unica osa che le era frullato per la testa era stato che se Kiyohime avesse vinto avrebbe lasciato Shizuru da sola in quel mondo orribile. Non poteva permetterlo... inoltre qualcos’altro l’aveva spinta. La consapevolezza che se fosse stato il suo Duran a vincere a sparire sarebbe stata Shizuru. In quel momento si era resa conto che una vita senza di lei non avrebbe avuto lo stesso sapore, lei era l’unica che la amava, la comprendeva e la capiva, senza chiedere nulla in cambio. Che senso avrebbe avuto continuare senza di lei?
Si sistemò una ciocca dietro l’orecchiò mentre la brezza leggera del mare sembrava quasi poterle entrare dentro l’anima, scavando a fondo dentro di lei. Non sapeva se fosse quello l’amore. Non sapeva se il suo tentativo di corrisponderla sarebbe andato a buon fine. Per questo gli impegni Universitari di Shizuru si erano rivelati una vera manna dal cielo. Si era potuta allontanare da lei senza dare troppo nell’occhio. Probabilmente ora la ragazza si era anche scordata di lei. e perché aveva fatto tutto questo? Per paura.
Paura e codardia. Si, Natsuki era sempre stata una gran codarda. Del resto l’unico atto di coraggio che aveva fatto in vita sua non era stato forse sacrificarsi per Shizuru durante il Carnival? Tutti gli scontri che aveva avuto in precedenza e le sue spedizioni alla ricerca della verità sulla madre non erano state dettate dal coraggio, bensì dall’incoscienza e dalla rabbia.  Non era certo un istinto nobile quello che l’aveva guidata.
Scosse la testa, come per cercare di scacciare quegli stupidi pensieri dalla testa. Non era venuta lì per ripensare ancora a quella storia, ormai era acqua passata. Poco importava se adesso era diventata rossa, ormai lei a Shizuru non avevano nulla di che spartire. Lei era lì semplicemente per schiarirsi le idee e prendere una decisione riguardo il suo futuro. Sì! Eppure... perché qualcosa in lei le diceva che questa sua insicurezza e indecisione fosse dovuta proprio alla mancanza di Shizuru nella sua vita?
Il suo sguardo si fece triste mentre osservava il sole tramontare definitivamente. Da quanto tempo ormai era ferma immobile in quel punto senza venire a capo di nulla? Shizuru... possibile che fosse per lei? Possibile che fosse quello l’amore?
A distrarla dai suoi pensieri profondi fu un rumore di fronde spostate dal vento o comunque spostate da qualcosa. Istintivamente si girò in quella direzione, allarmata, mettendosi in posizione d’attacco. Il silenzio però calò in quel momento. L’unico suono percettibile era quello delle onde che sbattevano contro la scogliera. Attese qualche altro secondo, poi sospirando di sollievo e dandosi della stupida tornò a rilassarsi. Che idiota, si era pure fatta mettere in tensione per una cosa così insignificante. Sorrise appena e tornò a fissare il mare, aveva ancora un conto in sospeso con lui. Ma proprio in quel momento udì di nuovo quel rumore e quello di qualche sasso che ruzzola giù dalla scarpata.
Stavolta non se lo era immaginato ed infatti appena si voltò si ritrovò davanti la figura scrutatrice di un Husky dagli occhi verdi. Si concesse un secondo per fissarlo per poi urlare di sorpresa. Che diavolo ci faceva lì un cane? Fortunatamente non sembrava volerla attaccare e rimase perfettamente composto nonostante l’urlo della ragazza che, rimettendosi una ciocca a posto, si chinò per osservarlo meglio.
Era proprio serio quel cane. La fissava con un’intensità tale che sembrava volerla sfidare a distogliere per prima lo sguardo.
- Chi guardi con quell’aria da superiore, eh?- disse la ragazza imbronciandosi a sua volta e puntellando la fronte del cane con un dito generando in lui un’irritazione tale da portarlo a ringhiare scoprendo i denti. Natsuki sorrise tra se e se, quel cane aveva un gran caratterino. Piuttosto ora doveva capire da dove era sbucato. Aveva un collare, quindi doveva essere scappato per forza a qualcuno. Certo che non doveva essere molto pratico di animali se permetteva a quel cucciolo (più di due anni non poteva avere) di gironzolare da solo sul ciglio della strada.
Preferì non pensare alla casualità che sarebbe anche potuto essere stato abbandonato. Proprio come lei. Lo fissò ancora una volta con aria circospetta, poi si rimise diritta sospirando. Cosa doveva fare? Era venuta su quel promontorio con un obbiettivo, ma  sembrava che qualcuno non volesse che fosse raggiunto ed era disposto a tutto pur di far si che non fosse accaduto.
Bene, allora, ora per trovare il padrone di quel cucciolo da dove avrebbe dovuto cominciare? Gli rivolse uno sguardo interrogativo, sperando che lui capisse. Ci furono un paio di secondi fatti di sguardi e intimidazione reciproche, ma alla fine l’Husky parve capire la sua superiorità visto che si mise seduto a scodinzolare festoso. Ah, ora si che si ragionava. Finalmente si era deciso ad ubbidirle!
- Bene, vedo che hai capito chi comanda, ora portami dal tuo padrone!- disse Natsuki con aria autoritaria. Tsk, sarebbe stato un giochetto da ragazzi risolvere anche quel problema e poi, finalmente si sarebbe potuta dedicare a se stessa. Già sentiva la leggerezza che avrebbe portato la liberazione da quel peso. Niente più dubbi o notti insonni. Oh, si. Era anche ora del resto. Ma si rese presto conto che il quadrupede non sembrava avere intenzione di obbedirle, anzi probabilmente neanche aveva capito il suo ordine dato che si era rimesso in piedi ma stavolta abbaiava festoso.
- Ma che diavolo...- non arrivò neanche a terminare la frase. Alle sue spalle una voce femminile pronunciò il suo nome, Natsuki, in modo flebile e sorpreso.
Una voce ch non avrebbe mai potuto scordare per il resto della vita. Quella live cadenza di Kyoto che la rendeva così esotica e particolare, quel tono così dolce e quasi mai alterato.
Shizuru?
Il tempo per Natsuki Kuga sembrò fermarsi mentre si voltava spaventata verso quella che era diventata una dei suoi demoni. Non poteva essere. Non Shizuru. Non ora. Non lì. Eppure i capelli erano quelli di sempre, mossi e color caramello, lucenti per via delle mille lozioni naturali da lei usate per renderli perfetti. Stavolta li teneva legati dietro la testa con solo un paio di ciuffi che le ricadevano ad incorniciare quel viso rotondo e dolce, maschera dell’oscurità presente in lei. aveva sempre ammirato Shizuru per il suo aspetto fisico. E non solo perché aveva il seno più grande di lei o era più alta, ma per la naturale bellezza che sembrava emanare ogni sua cellula. E poi beh, per i suoi occhi. Rossi come il sangue. Occhi capaci di risucchiarti al loro interno e farti perdere la ragione. Quelli stessi occhi a cui lei aveva rubato la luce e la speranza qualche mese prima, erano ora spalancati dalla sorpresa. Quasi commossi avrebbe osato dire.
- Natsuki...- mormorò di nuovo la ragazza mentre accarezzava distrattamente l’Husky che nel frattempo le si era avvicinato e aveva iniziato a leccarle le mani. Sembrava confusa almeno quanto lei. Ma Natsuki in tutti quegli anni aveva imparato tante cose sulla ex Presidentessa del Consiglio Studentesco e una di queste, forse la più importante, era che Shizuru non faceva mai niente senza uno scopo. Persino la sua presenza lì, in quel luogo quindi doveva per forza essere dovuta ad un determinato fine.
- Shizuru che ci fai qui?- esordì quindi con un tono freddo, cercando di mantenere le distanze il più possibile, esattamente come aveva cercato di fare per tutti quei mesi.
- Ara, ara Natsuki! Che bella sorpresa trovarti qui! Avevo quasi perso le speranze!- esordì Shizuru sorridendo deliziata. Peccato che la frase non fosse rivolta a lei... ma all’Husky. Lo prese in braccio e quello cominciò a leccarle la faccia. Natsuki? Quel cane si chiamava Natsuki? Beh, in fondo questo non doveva sorprenderla più di tanto. Quei modi aggressivi e distaccati ricordavano lei stessa per certi versi. E quegli straordinari occhi verdi incorniciati da una morbida pelliccia scura che si ritrovava lo rendevano straordinariamente simile a lei. Ecco spiegato perché le sembrava tanto familiare. Ma la vera sorpresa era scoprire l’identità della padrona del cane. Effettivamente nessun altro a parte Shizuru avrebbe potuto chiamare il proprio cane come lei.
- Shizuru!- continuò a chiamarla la ragazza. Non sapeva bene dire perché, ma ora che se la trovava davanti aveva solo voglia di parlarle, di sapere come stava... se la vita senza di lei era migliore. Era come un bisogno bruciante che le fondeva le viscere. Come se non volesse che scivolasse di nuovo via dalla propria vita proprio ora che l’aveva ritrovata. Ma dai, era ridicolo! Ormai era acqua passata, doveva dimenticarsi di lei come lei aveva probabilmente fatto.
- Allora, andiamo a casa?- continuò però Shizuru ancora rivolta al cane rimettendolo a terra e attaccandolo al suo guinzaglio. Sembrava quasi non l’avesse neanche notata. La stava ignorando deliberatamente? La osservò quindi chinarsi a fare qualche ultima carezza all’Husky prima di iniziare a camminare verso la strada dandole le spalle senza battere ciglio. Qualcosa in Natsuki cominciò a crescere fino quasi ad esplodere. Non poteva andare via così, senza che lei le avesse parlato. No, non poteva permettersi di farlo. Strinse i pugni con forza e le sue guance si colorarono mentre urlava in direzione della ragazza.
- Non ignorarmi!-
Shizuru si bloccò al sentire quella voce così emozionata e sofferente. E si girò appena, facendo scorgere i suoi occhi stanchi e feriti alla ragazza.
- Se Natsuki ha deciso che la sua vita è migliore senza di me perché dovrei rovinargliela? Voglio solo il bene per Natsuki, la mia dolce Natsuki...- detto questo si voltò di nuovo e ricominciò a camminare con il cane trotterellante al suo fianco.
Fu quello sguardo così ferito. Quell’animo così terribilmente compromesso, di nuovo per colpa del suo egoismo e della sua codardia che probabilmente spinsero Natsuki a fare la scelta più difficile e coraggiosa della propria vita. Non poteva sopportare ancora quello sguardo su di se, dopo tutto quello che le aveva fatto non meritava di pretendere ancora qualcosa da lei eppure lo voleva. Voleva davvero rivedere il sorriso spensierato della prima volta che si erano incontrate, o quello malizioso che le rivolgeva di tanto in tanto in uno di quei rari momenti in cui si lasciava andare.
Percorse a grandi passi la distanza che le separava con cuore che le batteva in gola. Non voleva lasciarla andare.
- Aspetta Shizuru, ti prego...- disse afferrandole la manica e stringendola convulsamente tra le dita tenendo il capo chino dalla vergogna, cercando di non farle notare quanto era arrossita pur per un gesto in teoria semplice come quello. Shizuru rimase qualche istante immobile in silenzio, poi si voltò verso di lei.
- Natsuki...-

***
 
Esattamente non sapeva bene come fosse finita a casa di Shizuru con un tè in mano, la sua omonima quadrupede che le gironzolava intorno con aria diffidente e la ragazza che sorseggiava la sua bevanda con la sua solita tranquillità.  Il passo che l’aveva portata dal “Voglio parlarti!” al “Oh, che bella porta di casa che hai!” era stato talmente breve che neanche se ne era resa conto. Erano tornate a casa con la macchina nuova di Shizuru, gentilmente regalatale dalla sua famiglia, e dopo qualche convenevole si ritrovavano ora lì, immerse in quel silenzio carico di tensione.
Deglutendo vistosamente Natsuki osservò per l’ennesima volta l’appartamento che era stato fornito alla ragazza dall’università. Era piuttosto grande, anche più di quello che aveva alla Fuuka quando era la Presidentessa. Non le sarebbe dispiaciuto avere anche lei una stanza così spaziosa dove giocare ai videogiochi o mille armadi pronti ad accogliere la sua rifornita collezione di biancheria intima pregiata. Trattavano così gli studenti all’università? Quasi quasi la voglia di frequentarla le stava tornando. Ovviamente era una voglia moooooolto lontana che al solo pensiero che prima avrebbe dovuto affrontare gli esami e poi il diploma l’aveva già cominciata a far sudare freddo.
Azzardò a gettare un’occhiata verso Shizuru visto che in quel momento sembrava felicemente intenta a osservare il cielo azzurro dalla finestra. Sebbene fossero passati solo sei mesi dall’ultima volta che l’aveva vista sembrava essere molto maturata. Probabilmente la mole di stanchezza e di impegno per lo studio doveva essere molto più grande di quella che aveva prima. Senza contare che era sicura che non avesse smesso di prendere le proprie lezioni di Naginata (al solo ripensare a quella parola e alla possibilità che la ragazza potesse di nuovo tenerne una in mano Natsuki rabbrividì), istruire i suoi studenti sulla cerimonia di preparazione del tè e fare parte di qualche consiglio studentesco.
Beh, di positivo c’era che almeno si era dovuta smettere di preoccuparsi di lei e di fare i suoi compiti mentre lei invece era occupata a cercare informazioni sul Primo Distretto. Sicuramente la sua vita doveva essere migliorata da quel punto di vista. Anche se aveva detto di amarla, ed era sembrata abbastanza convincente. Anche troppo per i suoi gusti. Shizuru tornò a girarsi nella sua direzione, scoprendo Natsuki intenta a fissarla, ma si limitò a sorridere serafica facendola arrossire vistosamente.
Doveva parlare. Ok. Ma di cosa? Non lo sapeva neanche lei bene. Cosa doveva dirle? “Scusa se in sei mesi ti ho ignorata è stato perché avevo paura facciamo pace”? E poi anche che le avesse detto questo come avrebbe continuato, l’avrebbe fatta finire lì?
- Mh... Shizuru... ehm... come hai conosciuto Natsuki?- le chiese la ragazza accennando al cane e grattandosi la nuca in un imbarazzo fin troppo evidente. Doveva guadagnare tempo.
- Ara! Ho incontrato Natsuki quattro mesi fa, era sotto la pioggia, senza un riparo così ho deciso di portarla con me e da allora è rimasta con me! Era così carina! All’inizio non voleva neanche mi ci avvicinassi, ma alla fine si è voluta fidare di me... ha uno sguardo così sospettoso e insolente che sembra essere Natsuki! Così ho deciso di chiamarla in questo modo!- raccontò Shizuru deliziata mentre il cane aveva poggiato la testa sulla sua spalla e si stava godendo dei grattini sotto al mento. Ora che lo vedeva da quasi la sua stessa altezza si rendeva conto di un piccolo particolare che a Shizuru doveva essere sfuggito. Natsuki era un maschio. Ed era anche piuttosto evidente. Fece per aprire bocca, ma prima di proferir parola si rese conto che in effetti era di Shizuru Fujino che si stava parlando e aveva il tremendo sospetto che sapesse benissimo il sesso del cane ma che l’avesse deliberatamente ignorato desiderosa come era di avere di nuovo una “Natsuki” al proprio fianco. Le bastava guardarla negli occhi per comprenderlo.
- Allora...- cominciò Shizuru terminando il suo tè e poggiandolo sul tavolo con grazia, dopo aver ordinato al cane di ritirarsi in un’altra stanza - Di che cos’è che Natsuki voleva parlarmi?-
Ecco la domanda fatidica finalmente pronunciata. La ragazza annaspò colta di sorpresa e cercò i richiamare a se quanto più coraggio e neuroni possibili. Sarebbe riuscita a pronunciare delle frasi di senso compiuto per una volta? Era un piano semplice dopotutto, su su. Non doveva demordere proprio adesso. Erano solo delle scuse. Poi avrebbe deciso lei se perdonarla e riammetterla nella propria vita o se ignorarla. Era semplice.
- Ecco... io...- balbettò arrossendo ancora. Non era semplice. Non era semplice per niente maledizione. Dandosi della stupida scosse la testa e riacquistò quel poco di autocontrollo e coraggio che aveva in dotazione per situazioni del genere. Con aria seria e determinata sbattè le mani sul tavolino, afferrandone i bordi.
- Natsuki...- disse Shizuru seriamente colpita da quel cambio improvviso di atteggiamento e persino un po’ spaventata.
- Scusami. Non dovevo sparire così all’improvviso dopotutto quello che hai fatto per me Shizuru.- lo disse in modo così chiaro e cristallino che la diretta interessata ne rimase profondamente sorpresa. Non era da lei una cosa del genere e lei stessa faticava a riconoscersi. Per qualche interminabile attimo la ragazza rimase in silenzio fissandola con uno sguardo che non lasciava trasparire nulla, nemmeno un’emozione. In quello era sempre stata piuttosto brava, d’altronde non si era resa conto che era innamorata di lei solamente quando glielo aveva sentito dire mentre parlava con Yukino e Suzushiro-san? Shizuru chiuse gli occhi e chinò il capo con un sospiro.
- Ara, ara Natsuki non si deve preoccupare di nulla!  Quando si preoccupa ha delle rughe che la fanno sembrare meno bella e non va bene!-
Inutile dire che Natsuki rimase sconcertata da quella risposta. Quella ragazza dopotutto quello che le aveva fatto passare era ancora disposta a stare dietro a lei e ai suoi infantilismi? Era ancora disposta a credere in lei e a volerle bene? Natsuki si morse le labbra e abbassò il capo, facendo ricadere i capelli sul volto, in modo da non permetterle di vedere i propri occhi lucidi. Era una stupida. Ecco quello che era. Come poteva tenere così tanto a lei che era un lupo solitario e che avrebbe sempre finito per farle del male? Stupida. Stupida!
Calde lacrime bagnarono i pugni della ragazza, tenuti chiusi sulle ginocchia mentre cercava di trattenere i singhiozzi. Non sapeva bene neanche lei perché stava piangendo. Eppure dopo mesi finalmente riusciva di nuovo a sfogarsi.
- Oh Natsuki! Perché piangi? Ho detto qualcosa che non va? Ti prego... non piangere! Natsuki...- la voce di Shizuru, profondamente addolorata le arrivò alle orecchie come un suono lontano e vide appena la sua figura avvinarsi e cingerla con le braccia attraverso il velo delle lacrime. All’iniziò si divincolò da quell’abbraccio, ma dopo qualche istante si lasciò andare, stringendosi a lei a sua volta e piangendo più forte.
- Stupida! Sei una stupida Shizuru!- disse singhiozzando e affondando la testa sulla sua spalla mentre la mano della ragazza iniziava a farle carezze sui capelli - Perché mi perdoni sempre e comunque?! Tu sei così buona con me e io non faccio altro che farti male! Stupida!-
- La risposta è semplice.- disse la voce ferma di Shizuru smettendo i accarezzarle i capelli – Perché ti amo e per te farei qualunque cosa. Non importa quante volte mi ferisci o meno. Pensavo l’avessi capito ormai che tu per me sei la persona più cara. Quindi è normale che ti perdoni, giusto Natsuki?- fece sorridendole tranquilla. Ancora una volta la ragazza rivide quello sguardo malinconico aleggiare sul viso della compagna. Lo sguardo di chi ormai non ha più nulla da perdere. Di chi ha sofferto talmente tanto da essere disposto a sopportare tutto pur di un briciolo insignificante di felicità. Shizuru provava un amore devastante nei suoi confronti. Chissà quante volte si era dovuta reprimere pur di restarle accanto. Chissà quante volte aveva pianto la sera sul cuscino, unico testimone del suo enorme segreto. Eppure mai una volta l’aveva vista comportarsi in modo diverso nei suoi confronti. Per lei c’era sempre stata. Le aveva salvato la vita. Si era presa cura di lei. L’aveva persino resa una persona migliore con la sua semplice presenza rassicurante.
Era per questo che si era innamorata di lei.
Quanto era stata stupida a fuggire da quella verità. Aveva solo arrecato dolore ad entrambe. Era lei la stupida, non Shizuru. Ma ora avrebbe portato a compimento quello che si era prefissata. Stavolta era diverso, era pronta ad affrontare la sua paura.
- Sh-Shizuru...- mormorò la ragazza incrociando il suo sguardo triste, certo di vivere nella più totale solitudine di un amore non corrisposto. Non ci aveva mai pensato da quel punto di vista, ma effettivamente Shizuru era davvero bella, non si stupiva che fosse l’idolo del Fuuka Gauken. Non si rese neanche conto di ciò che faceva mentre avvicinava le proprie labbra a quelle della ragazza, che stupita sgranò gli occhi, fino a che non si toccarono. Non era il loro primo bacio. Natsuki l’aveva già baciata, ma non era stato un gesto pienamente consapevole come questo. Era stato dovuto, non voluto.
Rimase qualche secondo così, poi si staccò. Le guancie porpora e lo sguardo saettante per la stanza.
Restarono in silenzio per qualche secondo, senza allontanarsi. Poi fu Shizuru a spezzare il silenzio. Il suo sguardo era ritornato controllato e distante, ma era chiaro che quel bacio aveva riaperto una vecchia ferita che era sicura non si fosse mai rimarginata del tutto.
- Se stai facendo tutto questo per pietà o qualcosa del genere sappi che io...-
- No! Non è per questo... è che io...- era sicura che non sarebbe riuscita a dirlo. Era l’unica cosa di cui era sempre stata sicura. Come esprimere a parole qualcosa di cui neanche lei stessa conosceva la vera natura e le centinaia di sfaccettature? Eppure doveva farcela. Glielo doveva, almeno quello glielo doveva. Arrossì ancora mentre continuava la sua frase con decisione. - Quello che ti ho detto quella volta... era tutto vero. Ecco. Non ti ho mai mentito Shizuru...-
Certo non era un granchè come dichiarazione, ma era bastato quello per fare esaurire tutta la sua vena coraggiosa. Per una come lei anzi era un enorme passo avanti. Si stupì di se stessa, qualche mese prima non sarebbe mai riuscita a farlo. Alzò lo sguardo verso Shizuru. Gli occhi erano sbarrati e si stavano pian pian riempiendo di lacrime.
- Natsuki... tu...- la ragazza le mise una mano sul volto e cominciò ad accarezzarlo, come se fosse una cosa che desiderasse da tempo fare ma che aveva sempre trattenuto. Per tutta risposta la giovane, le afferrò la mano e la baciò in un modo impacciato, ma genuino facendole un piccolo sorriso. Per Shizuru quel gesto così semplice valse quanto mille “Ti amo”.
Non riuscì a trattenersi oltre, la su mano si riappropriò del viso di Natsuki avvicinandola a sé facendo di nuovo incontrare le labbra in un bacio, stavolta più passionale e cario di sentimenti. La ragazza non avrebbe saputo descrivere bene le proprie sensazioni circa quei momenti. Sapeva solo che sentire la sua mano accarezzale i capelli e la sua bocca bramarla in tale modo era per lei un’esperienza tanto nuova quanto piacevole. Non le dispiacevano affatto le attenzioni che Shizuru le stava dando al contrario di come aveva sempre immaginato. Le sue mani, che con tanta violenza implacabile avevano tolto la vita durante il Carnival, ora la stavano accarezzando con altrettanta dolcezza e leggerezza, quasi avesse paura di farle male.
- Natsuki... oh Natsuki... Ti amo... ti amo...- le mormorava all’orecchio tra un bacio e l’altro. Natsuki le afferrò infine il volto con le proprie mani in modo da poter fare incontrare i loro occhi. Verde e rosso si scontrarono, immergendosi l’uno nell’altro senza via di scampo.
- Shizuru... insegnami ad amare... ti prego...-
Gli occhi cremisi la fissarono sorpresi per qualche istante, per poi riempirsi di una felicità tale che sembrava capace di accecarla data la sua grandezza. Ogni paura era scomparsa. Ogni dubbio. Ed era stata lei a donarle quella serenità. Lei! Quasi stentava a crederci. Si sentiva terribilmente bene ed in pace con se stessa.
Sorrise dolcemente mentre Shizuru si chinava a darle un bacio sulla fronte e per poi intrufolare la mano sotto la sua felpa, accarezzando la pelle morbida della schiena e facendola inarcare. Istintivamente le sue braccia corsero a circondare il collo della ragazza, mentre la bocca di Shizuru riprendeva il controllo della propria. Stavolta dischiuse leggermente le labbra permettendo alla lingua della ragazza di accarezzare la propria. Con desiderio, ma mai con violenza.
Natsuki sentiva crescere dentro di se un moto inarrestabile, una forza capace di spezzarle il fiato, un piacere così grande che non sarebbe stata in grado di rinominare. Desiderava solo che le mani della ragazza la prendessero e la facessero sua, desiderava solo che le loro anime colmassero la distanza data dai loro corpi. Voleva essere una cosa sola con lei.
In breve la divisa e la felpa di Natsuki, così come il maglioncino e la maglietta di Shizuru finirono abbandonati per terra, mentre le rispettive proprietarie si ritrovarono con la schiena adagiata al pavimento e l’altra intenta a godersi lo spettacolo del corpo della ragazza sotto di se. Si chinò di nuovo su di lei a baciarla con una dolcezza infinita mentre la sua mano passava sotto la gonna.
A quel punto Shizuru mantenne la sua promessa ed esaudì il desiderio di Natsuki con tutta la dolcezza di cui era dotata. Mai una volta gli occhi verdi smisero di fissare quelli rossi, quasi come se fossero state incapaci di guardare altrove. Come se il resto non importasse. Come se al mondo non ci fosse stato nient’altro che loro.
Era questo che si provava stando con la persona che si amava? Erano questi sentimenti che spingevano gli altri alla ricerca dell’amore nonostante tutte le sofferenze che comportava? Natsuki non lo sapeva a dire il vero, ma avrebbe mantenuto fede alla promessa fatta sul promontorio qualche mese prima. Avrebbe dato tutta se stessa a Shizuru, esattamente come aveva fatto lei. Avrebbe dato qualunque cosa desiderasse alla persona che amava.
 
- Shizuru?-
 
- Si, Natsuki?-
 
- Grazie di avermi aspettata...-
 
- Ti amo Natsuki...-
 
E un giorno sarebbe riuscita a dirglielo. Si. Anche lei, Natsuki Kuga, sarebbe riuscita a dire quelle tre parole così difficili. Bastava solo... aspettare.



 
Ti amo Shizuru.


 



Salve! Spero che la fic sia piaciuta! Ritaglio un po' di spazio per fare un paio di precisazioni. La storia è basata su un scena dedicata a Natsuki che mi ha colpita molto, descritta dettagliatamente nel "Natsuki's Prelude", che è il titolo di un racconto originale scritto da Yoshino Hiroyuki, sceneggiatore di Mai-Hime ed uscito solo in Giappone. Nel capitolo conclusivo di quet'opera vengono analizzate le paure della nostra protagonista e la vera natura dei suoi veri sentimenti per Shizuru. Diciamo pure che questo libricino in quanto scritto dallo sceneggiatore stesso e non da un fan si può ritenere più che attendibile e se affiancato alle scene finali dell'anime e alcune tracce dei Drama CD può essere considerato l'AntiCristo delle Anti ShizNat che, grazie a questa triade, vedono cadere tutte le loro argomentazioni sul perché Natsuki e Shizuru non siano una coppia canon. <3

Dedico questa storia come sempre a Benedetta mia unica fonte di ispirazione e forza. Non so bene come farei senza di te. Scusami di essere un po' troppo "Natsuki". Ti amo.


 

   
 
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