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Autore: takiko    19/08/2007    0 recensioni
- Basato su Fushigi Yuugi Genbu Kaiden - "Takao chiuse la lettera e la ripose in tasca. Non poteva ancora crederci. Era passato poco tempo da quando Taki l’aveva salutato alla stazione. E ora stava per essere divorata. Non riusciva a spiegarselo. Genbu? Chi era? Nella sua mente comparve l’immagine di un gigantesco demone nero. Non riusciva a immaginare diversamente l’essere che, secondo la lettera di Okuda, aveva divorato la sua Taki. Non che credesse davvero a quella storia. Come poteva?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUARTO: LA PURA VERITA’

CAPITOLO QUARTO: LA PURA VERITA’

La ragazza si alzò. Aveva sentito il suo nome e aveva riconosciuto la voce che l’aveva pronunciato.

Suzuno allegra trotterellò verso la ragazza con sguardo interrogativo. Era sempre stata una gran curiosona. E Takiko aveva suscitato tutta la sua curiosità.

Takao era pietrificato. Vide sua figlia scambiare qualche parola con la fanciulla. Takiko stava sorridendo. Era viva! Era davvero lei. Eppure il suo sorriso aveva qualcosa di diverso. Non l’aveva mai vista sorridere così.

Si avvicinò piano. Voleva mettere a posto i pensieri prima di esserle davanti. Voleva avere la mente sgombra per poter capire e accettare la sua spiegazione.

Suzunodisse cercando di fingere una calma non presente nel suo animo, “la mamma dovrebbe essere vicina. Corri da lei e torna a casa!”.

La bambina parve un po’ contrariata, ma obbedì. Volse per l’ultima volta il viso verso Takiko.

“E’ stato un piacere” disse con un inchino e un sorriso.

Anche per me!” rispose Takiko anch’essa con un inchino e un sorriso.

Takao ebbe un brivido. Era la sua voce. Era la sua voce. In quel momento iniziò a ringraziare il cielo. Anche se non sapeva cosa era successo, era felice che lei fosse viva.

Suzuno si allontanò soddisfatta. In cuor suo voleva conoscere quella ragazza. Non sapeva bene il perché, non era semplice curiosità. Quando aveva visto la sua foto era rimasta molto colpita dal volto di Takiko.

Erano rimasti soli. Si guardarono senza dire nulla. Una lieve brezza accarezzò i loro visi. I ciliegi, anch’essi sfiorati, fecero cadere qualche petalo profumato. Sembrava una gioiosa pioggia primaverile.

Sei viva.” Fu tutto quello che lui riuscì a dire. Takiko sorrise e annuì.

“Viva e vegeta come puoi vedere.”.

Com’era strano il suo sorriso. Takao non capiva niente. “Suo padre è morto… come posso pretendere che abbia un sorriso felice?” si chiese tra sé, come per darsi dello stupido.

“Ho paura di chiedertelo… ma vorrei sapere la verità! Takiko ne ho bisogno.” Era quasi una supplica.

Takiko non disse nulla. Si passò una mano tra i capelli corvini per spostarli dal viso. Chiuse gli occhi, come per cercare di mettere in piedi un discorso sensato e capibile.

“Mio… mio padre cosa ti ha detto?”. Il sorriso era scomparso, lasciano il posto a uno sguardo vagamente spento. Takao prese la lettera. La teneva sempre in tasca per paura che qualcuno la trovasse e la leggesse. La porse con la mano tremante alla ragazza.

Il tempo di leggerla e Takiko tornò a guardarlo.

“Ti ricordi il giorno in cui sparii?”

“Sì… ma non capisco…”

“Aspetta!” disse lei per fermarlo. Era un discorso complesso, non voleva essere interrotta. “Quel giorno io entrai in quel libro. Diventai la sacerdotessa di Genbu e iniziò il mio viaggio per trovare le sette stelle…. Conosci la storia?”.

Takao si era documentato in merito. Dopo aver ricevuto la lettera, aveva voluto scoprire di cosa si trattasse questo famoso libro.

“Sì. Conosco la leggenda…”

“No!” Lo interruppe Takiko. “Non è una leggenda! Io ne sono la prova vivente.”

Takao era incredulo. Voleva crederle, ma non ci riusciva. Probabilmente quando pensava ancora che lei fosse morta, ci credeva. Ma ora lei era lì, di fronte a lui, e la razionalità aveva per forza di cose il sopravvento.

“Non ho tempo Takao…” sorrise… “ti sto dando del tu e non me ne sono nemmeno accorta… mi dispiace…”

F-figurati… ma perché dici che non hai tempo? Dove devi andare? Cosa devi fare?”.

“Mi aspettano”. Fu tutto quello che disse, e dal suo sguardo Takao capì che non era il caso di chiedere oltre.

Quindi sei entrata nel libro… hai trovato le stelle… e hai evocato Genbu, vero?”.

“Sì!”.

E lui… tuo padre parlava di Genbu che ti divorava….Takiko, tu sei qui…. Cosa è successo?”.

Quando finalmente mi dissero che Genbu avrebbe potuto divorarmi, capii in che guaio mi ero cacciata. Ma non mi importava. Quella era la strada che avevo scelto. L’avevo fatto per chi mi aveva protetta… se anche fossi morta… non importava. Avrei comunque svolto il mio compito. Usai il mio primo desiderio per aiutare una persona. Il secondo per Hokkan. Il terzo…” si fermò. Guardò in alto e poi riprese. “Il terzo non lo espressi subito. Le cose andarono per le lunghe… e accadde qualcosa che non avevo previsto.”. Sorrise… come felice… Takao non capiva più niente, ma in quel sorriso non potè fare a meno di riconoscere una genuina felicità.

“Avrei voluto spendere il desiderio diversamente… ma c’era in gioco una nuova…. Fece un’altra pausa, scosse la testa. “Non potevo fare altrimenti”.

Taki, cos’hai desiderato?”. Takao era sconvolto, e temeva che la risposta alla sua domanda lo avrebbe fatto cadere ancora di più nello sconforto.

“Ho chiesto di tornare qui, per l’ultima volta… e poi tornare per sempre nel libro…”. Takiko lo disse quasi con un sussurro.

“Cosa?... Ma come hai potuto! Qui c’era tuo padre!!”

“Non capisci, non capisci” la ragazza scuoteva la testa. “Ho dovuto!” disse con un gemito.

Takiko, non ti capisco.

La ragazza fece finta di non sentirlo. “Quando tornai qui, dissi tutto a mio padre. Anche lui non capì all’inizio… ma poi mi comprese.

E si è ucciso per questo?” Takao era furibondo. Sapeva che lei non c’entrava, ma in quel frangente non poteva fare a meno di dare la colpa alla ragazza del suicidio di Okuda.

“No… Tu non potrai mai capire… cosa vuol dire amare qualcuno che non è nel nostro mondo!” Lo disse con una fermezza che colpì Takao, il quale non ebbe nemmeno il coraggio di replicare. Era la prima volta che la vedeva come una donna.

“Per la prima volta” continuò con foga “per la prima volta io e mio padre avevamo qualcosa che ci univa. Qualcosa che ci rendeva simili… molto più di un banale rapporto di sangue. Capì che quella era l’unica soluzione. Che io non avrei accettato di tornare qui… non dopo che ero rimasta incinta!”.

Takao era allibito.

  
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