CAPITOLO SESTO: LA
SCELTA MIGLIORE.
“Sei
incinta?”. Takao non sapeva più cosa dire.
“Sì”. Takiko rispose veloce con orgoglio. “Questo è il motivo per cui non ho potuto permettere a Genbu
di divorarmi… perché aspettavo un bambino…”.
“Ma…
la sacerdotessa deve essere vergine…”
“Bugie… la
sacerdotessa deve essere sola, deve essere una solitaria vittima sacrificale,
che non abbia nulla nel mondo del libro che la possa
far combattere… ma se qualcosa c’è… lei si oppone… e la divinità perde un po’
del suo potere. La verginità è solo una bugia. E’ per
fare in modo che la sacerdotessa non abbia vincoli terreni…”.
“E’
per questo che devi rimanere nel libro?”
“Sì… devo rimanere con
il mio bambino e…con suo padre.”.
“Ecco cosa intendevi
per amare persone di un altro mondo… ma non capisco
cosa c’entri tuo padre.”
Takiko sorrise. Aveva avuto
il tempo di riprendersi, ed ora poteva parlare della scelta del padre con un
animo quasi sereno.
“Lui amava la mamma.
Voleva tornare da lei… una volta andata via io per sempre… non avrebbe più avuto vincoli su questa terra… Lui voleva
tornare da lei, voleva vivere con lei la vita che non aveva potuto portare
avanti in questo mondo.” Takiko si girò verso la
lapide del padre. “Non mi chiedere perché abbia scritto quella lettera… non lo so. La mente di mio padre è ancora un mistero per me…
forse non voleva che mi cercassi…”.
“… come hai potuto
permettergli di uccidersi?”.
“Se anche fossi
rimasta qui… non avremmo fatto altro che odiarci…
Pensi che io non stia soffrendo? Io voglio bene a mio padre… e lui ne voleva a me, me lo ha detto… Accettare la mia decisione è
stato il primo vero gesto d’amore e da padre che lui abbia mai fatto, dopo
avermi messa al mondo…. Credo che alla fine… ognuno dei due ha
fatto quello che riteneva la scelta migliore.”.
Takao non se la sentiva di
darle torto. Forse aveva ragione lei… forse lui non poteva capire cosa voleva
dire amare qualcuno che non appartiene al proprio mondo… qualcuno che non
dovresti amare… e alla fine sei pronto a fare sacrifici
incredibili pur di seguirlo.
“E’ ora!... devo tornare, mi è stato dato il permesso di dare un
ultimo saluto a mio padre, ma ora devo per forza tornare… Abbi cura di te Takao, e della tua famiglia…”
“Lo stesso vale per
te…” Takao non voleva lasciarla andare… ma sentiva
che era l’unica cosa giusta da fare… forse anche Okuda
l’aveva pensata allo stesso modo.
“Ti prego… no dire a nessuno dove sono… se mio padre ha ritenuto di
doverlo nascondere, vorrei che anche tu lo facessi.”
“Come vuoi… non lo
dirò a nessuno.”. Takiko sorrise per ringraziarlo.
“Addio…”. Takiko si girò e si diresse verso una piccola collinetta di
terra. Takao non l’aveva notato, ma in cima a questa
collina c’era un uomo. Era stato lì per tutto il tempo? Non riusciva a
ricordare… il discorso di Takiko l’aveva così colpito
che se anche fosse scoppiata una bomba, non lo avrebbe notato.
Takiko si avvicinò all’uomo tranquilla. Takao ebbe
modo di vederlo meglio. Sembrava giovane, anche se il suo viso dimostrava più anni di quelli che probabilmente aveva in
realtà. I capelli erano lunghi e il viso felice. Prese la mano di Takiko e le diede un bacio sulla testa. Una luce argentea
li avvolse e i due sparirono, lasciando Takao solo.
Tornò
a casa un po’ sconvolto. Era deciso a dimenticare quella storia per sempre.
Entrò
nel suo studio e lì vide lo Shijintenchisho. Lo prese
in mano e cominciò a rigirarlo sarcastico.
“Dunque
tu saresti la causa di tutto?...”
Aveva una mezza idea di buttarlo nel fuoco. In questo modo
nessuno avrebbe dovuto rivivere una storia come quella della famiglia Okuda. Si avvicinò al camino acceso. Probabilmente la
governante, pensando che l’animo del padrone dopo il funerale sarebbe stato
pessimo, aveva acceso il camino nel tentativo di rincuorare a modo suo il
giovane uomo.
Fece
per buttarlo, ma non ci riuscì. Era come se una forza interna allo stesso libro
gli impedisse di distruggerlo. Takao sospirò.
“….
Ma sì. Che male potrebbe fare
se lo nascondo bene… nessuno saprà mai che si trova qui...”.
Sentì la porta aprirsi dietro di lui, ebbe appena il tempo di
posare lo Shijintenchisho nella scrivania. Era Suzuno che trotterellava felice. La bambina si avvicinò con
un piccolo fiore di ciliegio in mano.
“Papà!
Papà” esclamò la bambina. Non sembravano nemmeno parole le sue. Sembrava il canto
limpido di qualche passerotto.
“Guarda
che bello!” sul suo volto si dipinse un sorriso dolcissimo. Il padre non poté
fare a meno di sorridere anch’esso e contemplare la cosa più preziosa della sua
vita.
“E’
bellissimo”. La bambina sembrò felice dell’approvazione paterna.
“Hai
presente la ragazza di oggi… Suzuno…
fammi un favore… fai finta di non averla mai vista… va bene?”.
Sunzuno non capì bene il motivo di quella richiesta
ma annuì. Il suo sguardo si posò sullo S.
“Cos’è?”
chiese indicandolo, Takao parve imbarazzato.
“E’
solo un libro… nulla di più. Che ne dici di fare un
giro in barca? Così potremmo ammirare al meglio i ciliegi...”
La
bambina annuì felice.
“Allora
andiamo!” Takao si avviò verso la porta. Suzuno rimase indietro per chiudere la porta dello studio
paterno.
Il
tempo di gettare uno sguardo curioso e affascinato allo strano libro rosso, Suzuno chiuse la
porta e andò a prendere posto al fianco al padre.
FINE