Quel ragazzo non era come tutti gli altri. E neanche lei lo era. In misure diverse e in contesti diversi, entrambi avevano eccelso per una cosa o l'altra. Da soli, nelle loro camere, avevano continuando, cercando incessantemente qualcosa che potesse far loro dire “Sono felice”, finalmente. E Hakua questo lo sa.

Se n'è resa conto soltanto qualche giorno dopo l'incontro con Elsie e Katsuragi. Si era seduta, ripensando a cosa era successo -colpa sua, era stata tutta colpa sua- e a cosa poteva essere evitato. Così, era tornata indietro nel tempo, quando la sua superbia ancora non era stata scalfita dall'insuccesso. Era sempre stata la migliore, sempre, in ogni cosa. Le persone la chiamavano quando avevano bisogno di una mano, non dovevano darle nessun aiuto.

Su questo si era creato il suo mondo.

Quando, poi, si era ritrovata a faccia a faccia con la verità, si diede della stupida: le sue certezze crollarono come castelli di carte. Non era capace. Tutti quegli anni di scuola, tutti quegli anni in cui aveva sognato il momento in cui avrebbe potuto far vedere a tutti il frutto del suo studio e della sua dedizione, erano persi, persi.

In un momento, Hakua si era resa conto che la sua vita si era basata su un'illusione erronea. Il mondo era molto diverso da quello che poteva studiare a scuola, immensamente più difficile. Che stupida era stata a pensare di polter rimanere forte per sempre! Sciocca! Ma come poteva sapere che -fuori- tutto sarebbe stato così complicato e angosciante?

Quando aveva incontrato Elsie, si era sentita debole e vergognosa. Quella demone si era sempre affidata a lei, sempre, anche per le cose più semplici. E lei l'aveva delusa.

Ma nel momento in cui i suoi sogni erano definitivamente distrutti, aveva sentito un tremito nelle sue ossa. Era qualcosa di nuovo e strano, qualcosa cui era fuggita per anni per rincorrere la sua voglia di eccellere e, in quel momento, nella sua debolezza, aveva finalmente percepito che tutto poteva tornare al suo posto.

E non era solo merito di Elsie, no...

Katsuragi sembrava freddo e distante, superiore, un qualcuno di lontano eppure reale. Aveva i contorni sbiaditi, ma gli occhi sicuri. Aveva le mani esili, ma la presa ferrea. Il cuore di Hakua si era riscaldato -come le sue guance- e, per questo, gli sarebbe rimasta grata per sempre.

Percepì le sue labbra sfiorarle la bocca, il tepore del suo respiro scaldarle il mento. Hakua non sapeva neanche bene cosa stava succedendo. Gli passò le mani intorno al collo, come per accertarsi che non fosse un'altra illusione. Un bacio, uno solo. Hakua si coprì la bocca con le mani, arrossendo.

-Perchè...?

Lui scrollò le spalle e fece un lieve sorriso. Le spostò le mani dalle labbra e la baciò ancora.

-Io...

Chiuse gli occhi, sentendo il corpo andarle in fiamme e la testa dolerle dall'emozione. Non c'era neanche una PFP intorno, non c'era anima viva a parte la loro.

-Io...

Gli tolse gli occhiali, guardandolo negli occhi per cogliere le sfumature di sincerità e al tempo stesso sorpresa: evidentemente non era sua intenzione che la situazione finisse così.

Hakua avvicinò il viso al suo, cercando un altro contatto, sorrise.

Ti amo, sono felice.

Note di Elfin:

... ... ... Tadaaaa XD Vabbè, l'ho riscritta più volte e questa è la versione che mi ha più soddisfatto anche se forse avrei potuto fare di meglio u_u Spero vi piaccia ;)

A domenica =)

Kiss