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Autore: Shikayuki    31/01/2013    6 recensioni
*Premio Coraggio* Concorso '30 Seconds to... ficlet' sul forum di Efp
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Ho sempre fantasticato un bel po' su Hurricane e grazie a questo contest ho ricevuto l'imput giusto e il risultato è stato questo mini viaggio nei sentimenti di Jared e il suo rapporto con l'amore e le responsabilità della vita... spero vi piaccia!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your promises, they look like lies

L’alba si alzò lentamente, andando a disturbare con i suoi raggi gelidi e pallidi i due amanti addormentati, esausti dopo l’ennesima notte di passione.
Gli occhi dell’uomo sfarfallarono e poi si aprirono, infastiditi dalla fioca luce che filtrava dalle palpebre un tempo chiuse dal dolce bacio di Morfeo. Dopo qualche secondo si stasi fu finalmente sveglio e muovendosi cautamente per non svegliare la donna accanto a lui si voltò a guardarla. Disturbata da quei lievi movimenti e dal sole birichino che adesso aveva raggiunto anche lei, mugolò qualcosa e portandosi il braccio a coprire il volto si girò su un fianco, dando le spalle alla finestra e all’uomo intento ad osservarla senza però svegliarsi.
Lui, non sapeva il perché, ma la trovava ogni volta più bella e trovava sempre più interessante starla ad osservare mentre dormiva: passava ore delle sue notti affette da insonnia ad ascoltare i suoi discorsi ed i suoi versi incoscienti, osservando le sue espressioni buffe o serie, cercando di immaginare su quali strade oniriche si stesse incamminando il suo inconscio.
Restò qualche altro minuto ad osservarla, dopodiché si riscosse dai suoi pensieri e afferrò il suo Blackberry, abbandonato la sera precedente sul comodino, per controllare che ore fossero. Lo schermo annunciava a caratteri cubitali bianchi che erano le cinque e trenta del mattino: aveva ancora un’ora e mezza per darsi una lavata, rendersi presentabile dopo la notte ‘movimentata’ e decidere se svegliarla oppure lasciarla dormire e farle recapitare la colazione accompagnata da un biglietto dolce di scuse dalla sua assistente personale, come faceva di solito. Rifletté per qualche secondo e decise che ci avrebbe pensato a fine doccia, così si alzò e raccogliendo i suoi vestiti sparsi per la stanza si diresse in bagno.
Tre quarti d’ora dopo era pronto per uscire ed aveva optato per la seconda opzione, come al solito. Si infilò la felpa alzando il cappuccio sia per ripararsi dalla frizzante aria mattutina, sia per cercare di eludere eventuali paparazzi appostati fuori dal palazzo. Diede un ultimo sguardo alla donna che sembrava profondamente addormentata, inforcò gli occhiali da sole per nascondere i suoi occhi glaciali e si apprestò ad uscire dal loft, ma una voce sonnolenta lo bloccò.
-Jared?-
Così semi-addormentata la sua voce naturalmente roca era ancora più sexy, gli faceva pensare alle fusa di una gatta.
-Natalie, tesoro sono qui!- le rispose avvicinandosi al letto e togliendosi gli occhiali da sole.
Lei gli sorrise languida stiracchiandosi e poi alzandosi di scatto, andandogli a posare un rapido bacio appassionato sulla bocca, che lui ebbe la prontezza di ricambiare.
-Buongiorno amore!- sussurrò dolce abbracciandolo e nascondendo la faccia nell’incavo tra il suo collo ben disegnato e la spalla muscolosa per poter annusare il suo odore così dolcemente mascolino, senza farsi notare da lui che stava ricambiando la sua stretta. Così facendo però, si ritrovò a stringere uno Jared vestito di tutto punto e, a giudicare dal profumo, appena uscito dalla doccia. Una scintilla di rabbia l’attraversò, svegliandola definitivamente.
-Bastardo!- urlò furiosa dandogli una spinta che lo colse impreparato e lo fece volare giù dal letto. –Stavi scappando via di nuovo, vero? Dopo tutte le promesse che mi hai fatto!-
Jared, preso in contropiede dal rapido cambio di atmosfera, rimase seduto a terra fissandola impotente con i suoi stupefacenti occhi glaciali sbarrati, non sapendo come comportarsi.
-Scommetto che verso le otto sarebbe arrivata Emma con la colazione, un mazzo di rose e un classico biglietto di scuse strapieno di carinerie, firmato da te ma scritto da lei!-
‘Beccato!’ gli urlò colpevole la sua mente, riattivandosi e iniziando freneticamente a cercare di ricordare cosa avesse potuto prometterle di così importante. Rimase ancora in silenzio e questo la fece infuriare ancora di più.
-Vigliacco! Non dici una parola eh? Resti a fissarmi con quel faccino d’angelo senza avere il coraggio di parlare!-
Iniziò a tirargli tutto ciò che le capitava sotto mano, come i morbidi cuscini del letto, le sue ciabatte, l’orologio… quando afferrò l’intricata abat-jour in ferro battuto che ornava il suo comodino qualcosa scattò in Jared, che come un fulmine si rialzò e le bloccò il polso, impedendole di tirargliela. Trovandosi bloccata, la rabbia di Natalie parve spegnersi all’improvviso e lei lasciò cadere la lampada, che stringeva talmente forte da avere le nocche sbiancate, rannicchiandosi subito dopo e scoppiando in singhiozzi scomposti.
-Ancora non hai detto una parola, quindi non ricordi nulla… scommetto che erano solo paroline di circostanza per convincermi a venire a letto con te, stronzo!- e ricominciò ad essere scossa dai singhiozzi, con le esili spalle tremanti coperte solo dai serici capelli corvini.
Jared non sapeva cosa fare seduto lì accanto a lei e con un’apparente amnesia, cercando disperatamente di recuperare i ricordi della sera precedente.
Ricordava la frustrazione per l’organizzazione del nuovo album nonostante il tour fosse finito da neanche un paio di settimane, ricordava di aver afferrato il Blackberry e di averla chiamata, ricordava il suo rifiuto, ricordava allora di essere andato da lei con un mazzo gigante di rose rosse ( a Jared Leto non si dice mai di no), ricordava il suo sguardo triste e pieno di lacrime quando aveva aperto la porta e poi la sua espressione raggiante e la notte di passione, ma non ricordava altro… cosa diamine aveva mai potuto dirle? Forse… che le avesse chiesto di sposarlo? No, era impossibile: lui non ci pensava neanche lontanamente al matrimonio, ne aveva quasi paura a causa dei suoi trascorsi sentimentali.
Perso nei suoi pensieri riottosi non si era accorto che Natalie aveva smesso di piangere e ora guardava con espressione vuota un punto non a fuoco davanti a sé.
Parlò con una voce spenta e monocorde:-Ricordi come siamo stati felici quella settimana a New York? Mentre giravamo Hurricane e potevamo stare tutti i giorni insieme sotto gli occhi di tutti con la scusa delle prove? Sono stati i giorni più belli della mia vita, mi sentivo così orgogliosa a poter camminare di fianco a te sotto il sole e ridere e scherzare come una coppia normale, per non parlare delle risate che ci siamo fatti quando hai pubblicato le mie foto in intimo sui Notes e le echelon andarono fuori di testa. Mi mancano quei giorni... a te?-
Jared non sapeva cosa rispondere dato che non sapeva cosa provava, certo facevano coppia fissa già da un paio di anni, ma lui non si era mai interrogato più di tanto sul loro rapporto, non la vedeva come una storia seria, ma solo come un… passatempo, qualcosa per svagare la mente e il corpo, soprattutto.
-Natalie, io…-
-Va bene così Jared, non preoccuparti, adesso mi è tutto più chiaro…- si alzò, si infilò la sua morbida vestaglia di seta nera e si sedette di fronte a me con una calma incredibile. –Sei libero, ti lascio libero… questa è l’ultima volta che ci vediamo e niente mi farà più ricadere in questo errore. Le tue promesse erano solo delle enormi bugie… in fondo cosa ti avevo chiesto di tanto strano? Semplicemente di provare a mettere la nostra storia sotto gli occhi di tutti, per vedere se avremmo retto oppure no! Volevo solo svegliarmi con te accanto la mattina, fare colazione insieme, andare a pranzo o a cena insieme senza doversi preoccupare di fare tutto di nascosto! Erano cose così complicate? Tu stesso mi hai assicurato che ci avremmo provato, che avresti dato questa chance alla nostra relazione, proprio ieri sera, ma a quanto pare erano parole dette con superficialità, non ci credi davvero e adesso so cosa devo fare.-
-Natalie, ma cosa stai dicendo?-
-È finita Jared, questa relazione… tu, non mi dai certezze, quindi chiudiamola qui, è meglio per tutti e due.- lo disse con calma, some se la cosa non la toccasse minimamente, ma un lacrima che le rotolava silenziosa lungo la guancia tradiva il suo cuore spezzato.
-Natalie…-
-Sai fin troppo bene dov’è la porta, ti prego vattene…-
Non lo degnò neanche di uno sguardo mentre lui si alzava e se ne andava senza voltarsi neanche una volta, convinto che quello fosse solo un battibecco passeggero e che sarebbe riuscito a farsi perdonare in qualche modo.

Era passato più di un anno e il nuovo album era in procinto di uscire, così Jared poteva prendersi qualche ora al giorno per dedicarsi a lunghe passeggiate o ai suoi interessi al di là della musica.
Camminava ormai da un’oretta buona, con il cappello di finta pelliccia ben calcato in testa e gli occhiali da sole belli grandi che dovevano nascondergli sia la faccia che le rade sopracciglia in procinto di tornare al loro vecchio splendore. Si apprestava il tramonto e come sempre quella scala di arancioni e rosa gliela riportava alla mente, stesa sul letto nuda, con la pelle ambrata baciata dal sole e come sempre un sentimento di mancanza lo afferrava, stringendogli il cuore in una morsa gelida. Aveva pensato molto a lei in quei mesi e aveva capito che lei le mancava, ed era più della semplice mancanza fisica.
Il suo umore era diventato sempre più instabile e tendente all’oscuro man mano che il tempo passava e la consapevolezza del vuoto creato dalla sua assenza diventava sempre più evidente e pressante. Nessuno, tranne ovviamente Emma, Shannon, Tomo e Vicky, sapevano della loro relazione, quindi tutti avevano attribuito il suo cambio di umore allo stress per il nuovo film e soprattutto per il nuovo album, che era stato bombardato di critiche prima ancora di uscire dagli echelon stessi, quelli che in teoria avrebbero dovuto supportarlo in tutto e per tutto.
Continuava a camminare, immerso nei suoi pensieri bui, senza prestare attenzione a dove lo portavano i suoi piedi, l’unica cosa certa era che si trovava a Los Angeles: almeno su quello non poteva sbagliarsi nel suo smarrimento.
Ad un certo punto qualcosa, non sapeva dire cosa, attirò la sua attenzione riportandolo alla realtà e si fermò. Si ritrovò davanti la vetrina di un negozio di antiquariato con molti libri e oggetti antichi e dall’aria polverosa esposti in vetrina. Un’abat-jour in ferro battuto colpì la sua attenzione riportandogli alla mente quella fatidica notte che aveva cambiato la sua vita. Una contrazione dolorosa gli scosse il petto e si voltò per andarsene da quel dolore e così facendo però, la vide.
Una silhouette inconfondibile, dall’altro lato della strada: i lunghi capelli corvini lasciati sciolti, il fisico tonico e asciutto risaltato da dei semplici leggins neri e un top aderente bianco.
Si voltò, il viso radioso mentre stringeva in braccio una bimba che non poteva avere più di sette o otto mesi.
Era bella come la ricordava, forse ancora di più con quel sorriso che le illuminava il volto tondo e i profondi occhi castani.
Senza farsi notare attraversò la strada, fermandosi davanti ad una vetrina vicino a lei e fingendosi interessato ad osservare l’esposizione di televisori, mentre in realtà con la coda dell’occhio guardava lei, imprimendosi ogni suo singolo dettaglio a fuoco nella mente.
Non aveva il coraggio di avvicinarla.
Stette così per qualche minuto, mentre lei giocava con la bimba facendole moine e versetti dolci.
-Tesoro ce l’hai fatta ad uscire dal negozio!- disse all’improvviso rivolgendosi ad un bel ragazzo alto e biondo che stava uscendo dal negozio di ferramenta che stava di fianco a quello dove era fermo lui.
-Scusa amore, ma il commesso non capiva cosa stessi cercando!- disse lui sorridendole e dandole un dolce bacio sulle labbra.
-Ok, sei perdonato- gli rispose lei spostando la bimba che aveva iniziato ad agitarsi.
Adesso Jared poteva vederle il visino, incorniciato da una massa di capelli corvini, identici a quelli di Natalie, che le risaltavano i due occhietti vispi ed intelligenti di uno stupefacente color del ghiaccio, proprio come… i suoi.
La sua mente iniziò a fare frenetica rapidi calcoli… i tempi c’erano.
Poteva affrontare tutto ciò? No.
Si voltò e a passo veloce fece quello che gli riusciva meglio: scappare.
Passò la notte insonne, pensando e rimuginando a lungo, valutando i pro e i contro di tutta quella situazione. Una parte di lui voleva sapere, ma un’altra parte no.
Si sentiva un verme, ma allo stesso tempo non si sentiva pronto a tutte le responsabilità che gli si sarebbero riversate addosso se i suoi sospetti sarebbero risultati fondati.
Arrivò al mattino seguente distrutto, con due occhiaie profondissime e pensieri e sentimenti sempre più confusi.
L’unica cosa che riuscì a fare fu prendere il suo Blackberry e scrivere un tweet: ‘I miss you’.

  
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