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Autore: Kary91    01/02/2013    13 recensioni
[Spin off di History Repeating - The Next Generation of TVD]
[Oliver&Mason]
"...E penso che forse, una volta, gli uomini avevano le ali. Sai, tipo gli uccelli.” ammise infine, portandosi le mani dietro la schiena e toccandosi le scapole.
“Proprio qui, sulla schiena. Forse è per questo che adesso si costruiscono gli aerei. Forse agli uomini mancano le loro ali.”
[Partecipa alla Challenge "Multifandom e originali" con il prompt 172 Super-eroe ]
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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We can be  winged heroes

(just for one day).

 

I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can beat them, just for one day
We can be heroes, just for one day

Heroes. David Bowie

“Mase?”

L’esclamazione di un ragazzino di sette anni echeggiò per il cortiletto. Oliver si mise a quattro zampe sul tappato d’erba e sbirciò sotto una delle panchine affiancate al muro di casa. Ignorò gli schiamazzi degli altri bambini che giocavano appena oltre il muretto di cinta.

“Mase?” ripeté, tornando ad alzarsi in piedi e spolverandosi i jeans all’altezza delle ginocchia: il bambino di nome Mase non rispose nemmeno a quel secondo richiamo. Oliver aveva attraversato il cortile dei Lockwood in lungo e in largo alla ricerca del suo migliore amico: con pazienza e accuratezza aveva scandagliato ogni angolo, dai nascondigli più azzardati fino a ai più banali, come i sedili posteriori della  jeep del padre. Tuttavia, non vi era traccia dell’altro ragazzino. Non era preoccupato – lo trovava sempre, alla fine -  ma stava incominciando ad esaurire le idee per i nascondigli. Infine, ebbe un’illuminazione. Attraversò il praticello di corsa, restituì a Ricki e Jeff il pallone finito a pochi metri di distanza da lui e  sbucò nel giardino sul fronte della tenuta. Individuò in fretta il gigantesco tappeto di plastica a forma di scacchiera che ricopriva un generoso quadrato d’erba; lo raggiunse di corsa. Lì, sdraiato a pancia in giù, e circondato da una decina di pedine grandi quanto nani da giardino, un ragazzino stava sfogliando un libro. Solo quando Oliver si sedette di fianco a Mase, si accorse dell’espressione triste dell’amico. Spostò ancora una volta lo sguardo in direzione del libro e si accorse che la copertina era interamente fradicia, così come gran parte delle pagine.

“Chi è stato?” domandò, assumendo un’espressione preoccupata. Mason si strinse nelle spalle e non disse nulla, facendo bene attenzione a non ricambiare lo sguardo dell’altro bambino. Infine, tirò su col naso, e prese a stuzzicarsi una crosticina sul ginocchio.

“C-co-come va c-con l’aaereo che stai, stai costruendo?” balbettò infine, continuando a mantenere lo sguardo basso. Oliver lo guardò con aria triste per un po’. Infine, prese il libro dell’amico e se lo appoggiò sulle ginocchia.

“Così così.” rispose, incominciando a tamponare le pagine con un lembo della sua maglietta. “Ma ci sto lavorando, perché?”
Ancora una volta Mase si strinse nelle spalle. In quel momento gli schiamazzi dei bambini fuori dal giardino si fecero ancora più forti. Oliver si accorse che i ragazzini si erano spostati di fronte al cancello della tenuta e stavano ridacchiando per qualcosa: un paio di loro tenevano in mano delle pistole ad acqua giocattolo. Uno dei bambini si issò sul bordino di ferro ai piedi del cancello e sbirciò nel cortile. Oliver notò che Mason aveva preso ad appiattirsi ulteriormente a terra, quasi temesse che i ragazzini potessero notarlo.

“Sono stati loro, vero?” domandò a quel punto, alludendo al libro rovinato. Mase arrossì; si passò bruscamente una mano sugli occhi e si voltò in direzione opposta a Oliver, tirando su col naso.

“V-vo-voglio andare via d-di qui.” mormorò infine, appoggiando le mani sul tappeto di plastica, cercando di farle coincidere ai bordi di una delle caselle nere. “N-no non voglio più sentirli.”

Ancora una volta, Oliver sbirciò oltre le pedine giocattolo giganti, osservando i ragazzini fuori dal cancello: ne riconobbe due o tre. Erano i soliti bulletti che si divertivano a prendere di mira qualcuno per ridere alle loro spalle, e nell’ultimo periodo avevano sviluppato una sorta di accanimento contro Mase e la sua balbuzie. Oliver lo sapeva, ma l’amico si era fatto promettere di non parlarne con nessuno e lui aveva accettato, anche se le parole minacciavano di scivolargli di bocca ogni volta che vedeva uno dei signori Lockwood. O Ricki. O Caroline. O chiunque. Inoltre, quei ragazzini erano furbi; facevano comparsa solo quando erano sicuri che non ci fossero adulti nei dintorni: come quel pomeriggio.

 Ehy, de-deficiente!” stava urlando in quel momento il bambino che si era arrampicato sul cancello. “Sappiamo che sei lì, deficiente!”

“Sì, deficiente” gli fece eco un secondo ragazzino, uno di quelli con i super liquidator in mano. “Vu-vuoi  ve-ve-venire a gio-gio-giocare con noi?”

Gli altri ragazzini risero. Mason aggrottò le sopracciglia, gli occhi grigi luccicanti di collera. Si curvò su se stesso e si strinse le braccia al petto, come a volersi proteggere dalle loro parole. Oliver rinunciò al suo tentativo di salvataggio del libro e gli posò una mano sulla spalla.

“Non ascoltarli, Mase.” cercò di consolarlo,  dandogli un po’ di colpetti sulla schiena.  “Sono solo degli stupidi.”

Mason annuì, prendendo un profondo respiro. Infine, si decise a ricambiare lo sguardo dell’amico.

“Oliver?”

“Sì?”

Mason riprese a stuzzicarsi il ginocchio.

“T-tu n-non hai mai p-pa-paura?”
Oliver fece spallucce, incominciando poi a inseguire con il dito i contorni delle caselline bianche e nere.

“Qualche volta sì.” rispose.

 “Ti-Tipo quando?”

Il bambino assunse un’espressione pensierosa per un po’. Infine, riprese a tracciare i bordi dei riquadri con il dito.

“Non lo so.” ammise infine, “Tipo quando ci sono i temporali forti. O quando faccio dei brutti sogni che sembrano veri. O quando vedo le foto degli assassini al telegiornale.”

Mason annuì con fare comprensivo.

“E, e cosa fai qu-quando hai pa-paura?” chiese infine, rivolgendogli un’occhiata attenta; Oliver sorrise.

 “Ogni tanto faccio finta di avere le ali e di volare via.” rivelò, appoggiandosi le mani sulle ginocchia. “Se ho paura…O se non voglio stare più in un posto. Faccio finta di volare molto in alto: e quando sono lassù, sembra tutto piccolissimo. Sai le case,i grattacieli. Anche le montagne. È tutto così piccolo che non ho nemmeno più paura. E penso che forse, una volta, gli uomini avevano le ali. Sai, tipo gli uccelli.” ammise infine, portandosi le mani dietro la schiena e toccandosi le scapole.

“Proprio qui, sulla schiena. Forse è per questo che adesso si costruiscono gli aerei. Forse agli uomini mancano le loro ali.”

“Se-se-secondo me io s-sa-sarei stato l-l’unico senza ali.” ammise tristemente l’amico, dando un calcetto a uno degli alfieri di plastica e facendolo rotolare a terra.  Oliver fece spallucce.

“Magari ne avevi una sola.” osservò, aggrottando le sopracciglia  “Poi però te ne facevi costruire un’altra e così potevi volare via. E non avevi più paura nemmeno tu. Qual è il tuo uccello preferito?”

esclamò a quel punto, rivolgendogli un’occhiata incuriosita. Mason esitò: gli tornò alla mente il piccolo corvo che aveva trovato qualche settimana prima nel cortiletto dietro casa. Sua sorella Caroline gli aveva detto che non era possibile: che i corvi vivevano in Europa e non negli Stati Uniti. Ma a lui piaceva credere il contrario.

“Il corvo.” rispose, senza alcun difetto di pronuncia. “E, e il tuo?”

Oliver estese il suo sorriso, “è il falco!” dichiarò, rizzando la schiena e mettendosi in ginocchio. “Beh, senti qui, adesso.” richiamò infine la sua attenzione, facendo cenno di avvicinarsi ulteriormente. Mason lo fece, incuriosito dalla sua espressione improvvisamente ravvivata: intuì all’istante che aveva avuto una delle sue idee fantasiose.

“Facciamo un gioco.” propose infine Oliver, abbassando il tono di voce. “Io mi chiamo Hawk: come il falco. E tu sei Crow, come il corvo. E Siamo gli unici esseri umani alati rimasti sulla Terra…”

“Gli-gli, gli unici che? Mason gli rivolse un’occhiata disorientata.

“Abbiamo le ali, ma solo noi due.”

“Ma, ma p-prima hai d-detto che io n-non  le avevo le ali…”

“Ce ne hai una.” gli ricordò l’amico, estendendo il suo sorriso. “E se trovi l’altra, puoi volare. Loro lo sanno…” aggiunse poi, indicando con il dito i ragazzini fuori dal cancello. “Non vogliono fartela prendere, perché poi non potrebbero più prenderti in giro: non avresti più paura.”

“A-a-allora mi serve p-proprio l’altra ala…” osservò Mason, tirandosi su a sedere, e rivolgendo un’occhiata preoccupata alle inferriate del cancello. Oliver annuì.

“So dove trovarla.” rivelò con aria sicura di sé.   “I custodi delle ali l’hanno appena costruita.”

“C-co-cosa dobbiamo fare, Hawk?” sussurrò l’altro bambino, sforzandosi di apparire il più determinato possibile. Oliver indicò la porzione di prato che portava al cortiletto sul retro. Di tanto in tanto, un paio di “Goal!” e “Calcio d’angolo!” risuonavano da quella zona del cortile, in aperto contrasto con i bisbigli di Mase e Oliver e con gli schiamazzi dei ragazzini fuori casa.

“Li senti Ricki e Jeff che giocano a calcio?”

Mason annuì.

“Sì.”

“Ecco, loro sono i nostri soldati alleati. Ce l’hanno loro la tua ala. Dobbiamo solo passare per di lì e andare sul retro.” spiegò Oliver, indicandogli la striscia di prato di fronte al cancello. Da determinata, l’espressione di Mase, si fece d’un tratto apprensiva.


“Ma…” mormorò, tirando la manica dell’amico, che era già sul punto di alzarsi. “Ma, ma così Liam e gli a-a-altri ragazzi mi, mi vedranno…”  osservò, rivolgendo un’occhiata titubante al gruppetto di bambini.

Ancora una volta Oliver gli posò una mano sulla spalla. “Non fa niente.”  Lo rassicurò, abbozzando un sorriso incoraggiante. “Possiamo batterli, Crow.”

“Ma…”


“Abbiamo le ali.” gli ricordò, indicandosi la schiena con il pollice. “Voleremo così in fretta che non potranno nemmeno colpirci con i Super-liquidator.”

“E, e se ci colpiscono?”

“Possiamo batterli.” ribadì ancora una volta Oliver.  Come al solito, sembrava talmente tranquillo e deciso, che anche Mason finì per convincersi. “Proviamoci. Solo per oggi. Va bene?” domandò,  tendendo il palmo della mano in direzione di Mase. Il bambino esitò, ma alla fine trasse un profondo respiro e gli diede il cinque.

“…Va bene.” acconsentì, preparandosi ad alzarsi in piedi.

“Che cosa vedi?” domandò a bassa voce Oliver, acquattandosi di fianco a un cavallo e una torre di plastica: fortunatamente c’era la jeep del signor Lockwood a coprirli. Essendo nascosti avevano più possibilità di cogliere di sorpresa i ragazzini e di sfuggire alle loro pistole ad acqua. Mason si sollevò leggermente e sbirciò oltre il muso della jeep.

“Pro-pro-proiettili, Hawk!” balbettò Mason, osservando il gruppetto di bambini attraverso il vetro dell’auto.  “Proiettili di, di, di fuoco!”

“Possiamo comunque batterli!” sussurrò  ancora una volta Oliver, stringendosi nelle braccia, come a voler ritirare le sue ali da falco. “Stammi vicino, Crow! ”

“D-dobbiamo correre?” mormorò l’altro bambino, strisciando via dalla scacchiera di plastica e seguendo l’amico, che si era rannicchiato dietro la macchina. Oliver scosse il capo.
“No, dobbiamo volare.”

Mase si toccò una scapola con fare sconsolato.

“C-c-come fa-faccio a volare con un’ala sola?” sussurrò, esponendo il suo problema. Oliver si appoggiò le mani sulle ginocchia e cercò di riflettere: a quello non ci aveva proprio pensato.

“Puoi usare la mia!” esordì infine, distendendo il braccio destro e piegando il braccio sinistro all’altezza del gomito “Stringi qui e muovi l’altra più forte che puoi.” gli consigliò infine, mentre l’altro bambino si aggrappava al suo braccio. 

 “Sei pronto?”

Mason non sembrava per nulla convinto; tuttavia, annuì.


“…Sì.”

I due bambini si sorrisero. Mase strinse più forte la mano attorno al gomito di Oliver.

“Al mio ‘via’ .” Sussurrò l’altro bambino, estendendo il suo sorriso. “Pronti…Partenza…Via!”

Mason chiuse gli occhi, il braccio sinistro steso e il cuore che gli batteva all’impazzata nel petto. Quando incominciò a muoversi lo  fece così di scatto che pensò di non aver mai corso così forte in vita sua. Ma lui non stava correndo: stava volando. Strinse più forte gli occhi e immaginò di avere le ali; o meglio, immaginò di averne una sola. Era nera e piumata, come quella di un corvo. Immaginò di agitarla più forte che poteva e di librarsi in volo, mentre le risate e le urla dei bulletti echeggiavano in lontananza: ma erano lontane; sempre più lontane, man mano che saliva. Immaginò di planare fra le nuvole e di guardare verso il basso, scoprendo che ogni cosa era diventata piccolissima: le case, i grattacieli. Le montagne. Perfino la jeep del suo papà. E infine, immaginò di virare leggermente verso terra, per poi aprire gli occhi: ed era vero, Oliver aveva ragione. Adesso lo sentiva anche lui: non c’era più nulla di cui avere paura.

I, I can remember
Standing, by the wall
And the guns, shot above our heads

And the shame, was on the other side
Oh we can beat them, for ever and ever
Then we could be heroes, just for one day

Heroes. David Bowie

Quando Mason e Oliver raggiunsero ridendo il retro del cortiletto, non avevano quasi più fiato. Si lasciarono cadere in mezzo al prato, stendendo le braccia sull’erba, ancora piegati in due dalle risate.

“Tutto bene, piccoletti?” domandò Ricki, avendo notato le loro corse. Quando capì che stavano ridendo, sorrise divertito e tornò a passare il pallone a Jeffrey.

“Hai visto? Ce l’abbiamo fatta!” dichiarò un’entusiasta Oliver, stropicciandosi i capelli con una mano. “E adesso hai due ali!” aggiunse, strisciando fino a raggiungere Mase e spiegandogli il braccio destro sull’erba. L’amico osservò quell’operazione con un sorriso.

“N-no-non non ci, non ci hanno nemmeno…” si fermò, per riprendere fiato, completamente stravolto. “N-Non ci hanno beccato c-co-con i Su-super-liquidator.”  annunciò, soddisfatto della loro sveltezza.

“E non hai più paura, vero?” domandò Oliver, appoggiandosi su un gomito e voltandosi su un fianco per poter osservare l’amico. Mase sorrise e chinò il capo verso il basso, prendendo a giocherellare con i filetti d’erba.

“Non più.” ammise, strappandone due o tre e prendendo ad annodarli tra loro. “N-non più tanta.” Oliver annuì.

“Siamo stati un po’ degli eroi, vero?” domandò infine, estendendo il suo sorriso e girandosi sulla schiena. Si schermò gli occhi con una mano, per poi spostare lo sguardo verso il cielo: un uccello stava planando a un’altezza piuttosto elevata sulle loro teste. Il bimbo lo osservò con attenzione, fino a quando non lo perse di vista. A quel punto, scattò in piedi.

 “Do-dove vai?” gli gridò dietro l’altro bambino, quando Oliver incominciò a correre  verso casa.
“A prendere delle matite!” gli rispose, senza nemmeno fermarsi. “Poi ti spiego!”

Mason fece spallucce, per poi tornare a distendersi sul prato. Il sole prese a picchiettargli con insistenza sugli occhi, così li chiuse, schermandoseli ulteriormente con le mani. Poco dopo, tuttavia, se le sfilò da davanti al capo e tornò a stendere le braccia sul prato. Ad occhi chiusi, disegnò nel cielo le acrobazie di due uccelli in planata. Immaginò un uomo-falco con le ali distese e un ragazzo-corvo che non poteva volare, perché gliene mancava una. Sorrise, portandosi le mani di fronte agli occhi e agitandole entrambe: lui adesso, le ali, le aveva entrambe.

I, I won't be king
And you, you won't be queen
Though nothing will drive them away
We can be heroes, just for one day
We can be us, just for one day

Heroes. David Bowie

18 anni dopo.

Mase appoggiò la schiena al muro e si infilò le mani in tasca, attendendo con pazienza che il semaforo dall’altro lato della strada si facesse verde. Un gruppetto esagitato di ragazzini gli passò davanti, fermandosi di fronte all’edicola.

“è uscito, è uscito!” esclamò a quel punto uno dei bambini più piccoli, spiaccicando le mani sul vetro. Mason aggrottò le sopracciglia e si sporse lievemente in avanti, per scoprire il motivo di tutta quella agitazione. Esaminò con fare quasi distratto i cartelloni pubblicitari di fianco all’edicola. Un paio di volantini mezzi stracciati erano sopravvissuti alle intemperie e ai pennarelli indelebili dei ragazzini più grandi: uno di questi raffigurava l’eroe del fumetto più in voga del periodo, specialmente fra i bambini della sua cittadina. La scritta scarabocchiata al fondo del volantino, figurava anche sul volumetto che aveva catturato l’attenzione di quei ragazzini: ‘Winged’.

Ehi, mi presti un dollaro?”  stava domandando uno dei bambini, dopo aver pungolato il fianco del vicino con una gomitata. “Aspettavo il nuovo numero da una vita!”
Il più piccolo dei ragazzini, quello che aveva schiacciato le mani contro la vetrina, incominciò a saltellare sul posto, in prenda all’agitazione. Infine, distese il braccio destro e piegò il sinistro, lasciando sporgere il gomito.

“Voglio sapere se Crow alla fine riesce a trovare la famiglia dei corvi!” dichiarò, tirando con impazienza la giacca di quello che sembrava essere il più grande dei ragazzini. “Alec, mi compri il nuovo fumetto e me lo leggi? Per favore!”

“A quanto pare abbiamo una celebrità a Mystic Falls.”   una voce colse Mase di sorpresa, istigandolo a inarcare un sopracciglio. Oliver gli sorrise, appoggiando a sua volta la schiena contro il muro. L’amico esordì in un ghigno.

 “E che celebrità!” esordì, appoggiando il gomito sulla spalla dell’altro ragazzo.  “Oliver Grayson Gilbert: pilota d’aereo, fumettista, e probabile futuro sceneggiatore! Mi fai l’autografo?”

“Cretino…” commentò Oliver, dandogli una gomitata. Mason si mise a ridere.

 “…Premettendo che non ho ancora venduto a nessuno i diritti cinematografici di ‘Winged’…E che puoi depennare ‘sceneggiatore’ dalla lista….” proseguì poi, portandosi le braccia sul petto e osservando i ragazzini che stavano ancora discutendo di fronte alla vetrina dell’edicola. “…In realtà non mi stavo riferendo a me.” concluse, voltandosi in direzione dell’amico. “Sembra che tu sia l’eroe di qualcuno.” aggiunse infine, accennando con il capo al bambino che ancora stava cercando di convincere l’altro a comprargli il nuovo fumetto. “Crow sta spopolando fra i più piccoli.”

Ancora una volta, Mase spostò lo sguardo ad analizzare la vecchia locandina di ‘Winged’: aveva come protagonista un ragazzo accovacciato su un muretto, visto di schiena: una sola ala nera spuntava poco sopra la scapola sinistra. Mason scosse il capo, per poi incrociare le braccia sul petto.

“Non sono un eroe.” commentò asciutto, passandosi una mano dietro la nuca. Oliver fece spallucce.

“Per quel bambino lo sei…” osservò, indicando il ragazzino. Infine sorrise. “E anche per me.”



We can beat them, just for one day
We can be heroes, just for one day

Heroes. David Bowie

Nota dell’autrice.

Emh… *scappa via, poi torna indietro.*

La mia ennesima idea strampalata, sì. No, ma c’è un motivo. Qualche giorno fa, osservando un gabbiano volare – concessione del mio dolce, simpatico e piovoso/ventoso/nuvoloso, amatissimo Galles – ho avuto un’ illuminazione come il piccolo Oliver e ho incominciato a scribacchiare e a disegnare (disegnare io? Bah…) a proposito di Crow, di Hawk e del popolo dei Winged. Mi sono resa conto che l’idea del racconto era perfettamente in linea con la caratterizzazione di Oliver. E, visto che so da sempre che prima o poi oltre che pilota tenterà di scarabocchiare qualche vignetta, ho pensato che Winged avrebbe potuto perfettamente essere il suo jackpot alla lotteria dei fumetti. Logicamente, l’ispirazione per uno dei suoi lavori migliori doveva nascere proprio dall’amico Mason – altrimenti non sarebbe Oliver – e così, eccoci qui. A Crow e Hawk - il corvetto e il piccolo falco. Per quanto riguarda il corvo  c’è un riferimento alla one-shot Blackbird nella quale il piccolo Mason scova un piccolo corvo dietro casa e dove per la prima volta viene paragonato dal padre a un piccolo corvo. È proprio in quella one-shot che stringe amicizia con Oliver, tra l’altro.

Altre piccoli appunti per chi non segue History Repeating:

-          Mase e Oliver fanno di cognome Lockwood e Gilbert, perché sono prelevati da una mia long fiction che vede come protagonista un’ipotetica Next Generation di The Vampire Diaries. Mase è il figlio di Tyler e Oliver il figlio di Jeremy. I citati Ricki, Caroline e Jeff sono rispettivamente i due fratelli di Mase e il figlioletto di Matt Donovan e Elena Gilbert.

 

-          A Mase piace nascondersi. E scompare sempre. È famoso in particolare per sparire ogni anno al momento della torta il giorno del suo compleanno, ma anche in quelle occasioni,  è sempre Oliver che riesce a trovarlo. (Ogni riferimento a A Very Lockwood Christmas è puramente casuale *smirks* )

 

-          La scacchiera gigante da giardino. Mase è un appassionato di scacchi, penso di aver anche disseminato qualche indizio in alcuni spin off. Ed è anche molto bravo; la scacchiera giocattolo di plastica era stata un regalo di mamma e papà e del padrino Dylan.

-          Oliver ha tre passioni: il cielo, il disegno e gli aerei. Oh, e il volo ovviamente. (in realtà potrei anche aggiungere “Mason” -w-) Ho cercato di sommare tutto in questa storia.

-          Mase balbettava da bambino, ma crescendo, come spesso accade, ha risolto il difetto di pronuncia quasi completamente. Balbetta ancora quando è nervoso, spaventato o agitato.

 

Basta, penso di aver detto tutto. Un grazie di cuore a chiunque si sia soffermato a leggere questa storia, perché anche se non ne sono completamente soddisfatta, ha un significato davvero speciale per me.

 

Un abbraccio!

Laura

 

   
 
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