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Autore: Keimi    01/02/2013    3 recensioni
Questo testo l'ho dovuto scrivere per scuola: si doveva parlare di una propria paura utilizzando qualsiasi altra cosa tranne umani. Amando i lupi ho scelto proprio questi.
La storia parla di un piccolo branco di lupi che deve presentarsi agli Anziani per legalizzare il branco. Gli Anziani uccidono i lupi solitari, poichè deboli... Quindi devono rimanere uniti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Fra una luna dovrai presentarti agli Anziani per chiedere l’accettazione del nuovo branco.” Disse un grosso lupo bianco, Altair. Al suo fianco, una lupa magra e slanciata color nocciola, Alhena, si leccava le zampe ancora sporche del sangue dell’ultimo pasto. “Lo so e ho paura. Questo è un branco di illegittimi, non so se ci accetteranno.” Mormorò Atlas con il muso tra le zampe. Era un lupo nero, giovane e forte che si era guadagnato il ruolo di capobranco salvandoli tutti dalla morte. Tutti sapevano che un lupo da solo non sarebbe sopravvissuto a lungo. La forza dei lupi stava nel branco, il gioco di squadra, l’amicizia, l’unione. Un lupo solo poteva incontrare la morte se gli Anziani l’avessero trovato, perché indegno di appartenere ad un branco.
Mizar, un bel lupo color betulla, osservava i tre lupi, preoccupati per l’incontro con gli Anziani. “Andrà tutto bene, noi saremo con te!” disse un altro lupo dal manto color nubi di tempesta. Era il più vecchio e il suo nome era Merope. Hamal, invece, sonnecchiava al sole. Il pelo color della terra mandava tenui bagliori ramati. “Andrà tutto bene. Una luna passerà presto e, insieme, andremo a parlare con gli Anziani.” Mormorò Mizar, cullato dal calore dell’ultimo sole prima dell’inverno.

Passò una luna.

Atlas girava attorno agli alci, cercando il più debole. Ognuno di essi cercava di nascondere ogni minima debolezza, ma un vecchio esemplare si tradì. Atlas iniziò a inseguirlo, con l’obiettivo di sfiancarlo prima di attaccarlo. Quando lo ritenne abbastanza stanco, latrò chiamando il resto del branco per attaccarlo insieme. Lo uccisero senza troppi sforzi.
Gli altri alci osservavano la scena, impassibili.
Il grosso Altair squarciò il ventre dell’animale, fece per infilare il muso tra le viscere calde della preda quando gli arrivò una forte zampata sul muso. Guaì dal dolore e cercò il responsabile. “Come osi?” chiese, inferocito, al vecchio Merope. “Io sono il più vecchio, IO mangio per primo.” disse il lupo grigio. Altair ringhiò. “Io sono il più grosso e il più forte.” Lo scontro, tra ringhi, morsi e zampate, si interruppe quando tutti e due notarono Atlas mangiare tranquillamente. “Atlas! Spetta a noi mangiare per primi!” ringhiarono, contrariati. “Ormai l’ho fatto. Volete aprirmi la pancia e divorare ciò che ho appena mangiato?” chiese, tranquillo. I due lupi, sentendosi offesi, si allontanarono in direzioni opposte. Alhena seguì Altair mentre Mizar raggiunse Merope. Atlas, preso dai sensi di colpa, lasciò le viscere dell’animale e corse a cercare i due lupi. “Vattene.” ringhiò Alhena. “Devo parlargli.” “Non vuole. Noi ce ne andiamo!” continuò la lupa. Non si sarebbe mai allontanata da Altair. La stessa cosa accadde incontrando Mizar. Anche loro se ne andarono. Atlas tornò alla carcassa. Hamal lo aspettava, rosicchiando una zampa dell’alce.
Atlas fissò le viscere dell’animale quasi con ribrezzo. “Cos’è successo?” domandò la lupa color terra. “Se ne sono andati. Il branco è ormai diviso.” sospirò, afflitto. “Ma finché almeno noi rimarremo andrà tutto bene. Siamo un branco anche noi.” continuò la lupa. Atlas sembrò quasi sorridere e si mise ad addentare la carcassa, senza appetito.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio. Aveva paura. Paura di rimanere solo davanti agli Anziani. Quello era il loro territorio. Se anche Hamal l’avesse abbandonato... Rabbrividì udendo ululati profondi che potevano appartenere solo agli Anziani. Si addormentò a fatica accanto ad Hamal. Ma non vide i lupi nascosti nell’ombra.
Si svegliò di soprassalto, risvegliato bruscamente da guaiti di dolore. Vide con orrore Altair e Merope mordere Hamal con ferocia, ferendola senza pietà. Fece per correre in suo aiuto, ma venne atterrato da Alhena e Mizar. Nonostante non fossero molto grossi, insieme riuscirono a tenerlo a terra con pochi sforzi. Il lupo nero assistette alla morte della lupa che supplicava i vecchi compagni di smettere, di lasciarla vivere, senza successo. Prima che il morso mortale le strappasse l’ultimo fiato di vita, Hamal lanciò uno sguardo ad Atlas, ancora costretto a terra. Il lupo lesse nei suoi occhi dispiacere, indignazione, rabbia, paura, dolore. Sapeva che ora era solo. Nonappena Altair e Merope furono certi che la vita l’avesse abbandonata, latrarono e corsero via, seguiti da Alhena e Mizar. Atlas si alzò a fatica, dolorante, e si avvicinò al corpo senza vita della lupa color terra. Il sangue scuro le imbrattava il pelo morbido del muso e del collo. Le si accucciò accanto, leccandola. Pianse per lei e per se stesso.
Atlas si svegliò, avvertendo un odore estraneo. Aprì gli occhi lentamente e si paralizzò. Quattro grossi lupi lo circondavano.
Era solo e davanti a lui c’erano gli Anziani.
  
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