Titolo: Fragile cuore spezzato
Autore (su Efp e sul forum): 9dolina0
Pairing: Dorian Gray/Sibyl Vane
Genere: drammatico, introspettivo
Rating: giallo
Avvertimenti: missing moments
Note autore (se ce ne sono):
Introduzione: Sibyl è appena stata lasciata da Principe Azzurro. Lo sconforto prende possesso del suo cuore e della sua anima fino a condurla nel profondo e irreversibile baratro della morte .
"C'è sempre qualcosa di
ridicolo nei patemi delle persone che abbiamo smesso di amare"
(Cit. Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray")
Fragile cuore spezzato
La disperazione
è un sentimento difficile da mascherare, anche per una giovane fanciulla dalle
strabilianti – o presunte tali – doti di attrice.
Sibyl Vane aveva appena visto andare via il suo Principe Azzurro, e non aveva
potuto far niente per impedire all'amato di abbandonare quello squallido teatro
in cui la splendida ragazza aveva appena versato copiose lacrime di sofferenza.
Il viso affranto e sconvolto dell'attrice ancora conservava i segni di un
tremendo dolore: aveva rinunciato a sé stessa e alla sua brillante carriera
perché era stanca di fingere amori incomparabilmente più modesti di quello che
provava nei confronti del suo Principe, ma quest'ultimo non aveva affatto
apprezzato tale presa di coscienza. Non aveva capito che la pessima prestazione
dell'ultima esibizione altro non era che una palese dichiarazione d'amore e di
appartenenza.
Sybil si era illusoriamente convinta che il suo uomo apprezzasse molto di più
lei che i vari personaggi a cui dava ogni sera un volto; aveva creduto
ingenuamente che il suo modo di essere avrebbe fatto innamorare il suo
Principe. Quest'ultimo, invece, si era semplicemente infatuato delle celebri
donne a cui lei prestava di tanto in tanto un corpo e un'anima.
Come aveva potuto essere così sciocca da credere che l'oggetto dell'amore del
ragazzo fosse proprio lei?
Non aveva nient'altro da donare al mondo se non la sua splendida arte, eppure
aveva tentato in modo fallimentare di rinunciare ad essa e a tutto ciò che di
buono le avrebbe recato in futuro.
Sua madre la
fissava da dversi minuti ormai, masembrava che Sibyl non avesse ancora preso
coscienza di tutto ciò. La signora Vane non aveva mai scorto negli occhi della
ragazza una sofferenza tanto evidente e iniziò seriamente a temere che alla
giovane figlia fosse successo qualcosa di brutto.
«Sibyl, tesoro
mio! Cos'hai stasera? Ti senti poco bene, forse? Ho notato che oggi sul palco
non hai dato il meglio di te. Sei affranta per questo? Devi stare tranquilla,
però... può capitare!»
«Oh, mamma!
Io... io sto bene. Sono solamente un po' stanca.»
«Forse ho
capito. Sei triste perché non hai visto quel giovane affascinante? Tesoro, non
essere preoccupata! Lui ti ama, e tu sei riuscita a conquistare il suo affetto!
Cosa potresti desiderare di più dalla vita? Cosa potresti chiedere di più se
non un futuro marito affascinante, ricco e di gran classe? Dammi ascolto,
allontana dal tuo bel viso quell'espressione tanto cupa e lascia che un sorriso
ampio e meraviglioso solchi il tuo splendido volto!»
Sua madre,
fortunatamente, non si era accorta di nulla: non aveva visto Principe Azzurro;
non aveva notato la furia cieca che avevano sprigionato i suoi occhi; non aveva
ascoltato le terribili parole che le aveva rivolto. Sibyl avrebbe voluto
abbandonarsi ad un pianto disperato, ma sapeva che sarebbe stato frustrante per
lei spiegare alla propria genitrice le ragioni di un simile comportamento. Come
avrebbe potuto rivelarle che aveva appena infranto il cuore del ragazzo che sua
madre tanto apprezzava? Come sarebbe riuscita a farle capire che la delusione
nel giovane spasimante nasceva da una propria, grave ingenuità? Aveva recitato
male, e lo aveva fatto di proposito proprio perché lui apprezzasse Sibyl e non
le donne a cui dava voce; invece i suoi calcoli si erano rivelati completamente
errati: Principe Azzurro adorava il modo in cui lei interpretava quei
personaggi, e aveva puntato sul suo talento per farla emergere come attrice. La
giovane, però, aveva deluso le sue aspettative in un modo atroce: cosa c'era di
peggio che straziare il cuore e la mente di un ragazzo innamorato? Cosa c'era
di peggio che mostrare la propria anima ad una persona che aveva costruito di
lei un'immagine completamente illusoria?
«Mamma,
scusami, devo tornare in camerino!»
«Adesso? Ma,
tesoro mio! Ormai è quasi mezzanotte!»
«Lo so, ma ho
dimenticato il copione per domani. Tu comincia ad andare! Io ti raggiungo
subito.»
***
Quel camerino
tetro e spoglio aveva accolto la figura straziata della giovane Sibyl come se
fosse una balia. Era affezionata al clima accogliente che si respirava tra
quelle vecchie pareti: gran parte della sua vita era stata legata a quel
luogo stretto e buio, nel quale la sua arte e il suo talento avevano a poco a
poco plasmato i corpi e le anime delle varie Giulietta, Porzia e
Rosalinda.
Sibyl si
sedette su una vecchia sedia di legno e prese a rimuginare di nuovo su tutte le
terribili parole proferite dal suo amante. Si sentiva stanca, frustrata,
abbattuta. Tutta la vitalità dei suoi sedici anni sembrava miseramente sfiorita
in poco meno di un'ora, e la terribile constatazione che mai avrebbe potuto
recuperare la fiducia di Principe azzurro l'aveva resa ancora più fragile e
disperata.
Il buio che
dominava all'interno del camerino aveva finito per confondere i sensi
dell'attrice. Avrebbe desiderato con tutta sé stessa che quell'oscurità altro
non fosse che il segnale evidente di un lungo sogno appena terminato. Sarebbe
stato troppo chiedere che tutto ciò che le era capitato fosse stato
semplicemente il prodotto un po' troppo fantasioso della sua mente stanca e
provata?
Qualunque
risposta le avrebbe dato la sua coscienza, Sibyl non ebbe la forza di
aspettarla: lo sconvolgimento interiore, il cuore dai battiti impazziti e la
sua bianca pelle resa informicolata dalla pressione emotiva avevano fatto sì
che la mente si spegnesse in maniera definitiva. Era tardi ormai, e la giovane
ragazza sconvolta aveva appena aperto le porte ad un sonno duraturo e
tormentato.
***
Una vasta
distesa verdeggiante accoglieva i suoi leggiadri passi. Non era Sibyl a
volteggiare eterea sul fresco manto erboso che vedeva aprirsi sotto i piedi, ma
un'affascinante e casta Giulietta che cercava in quello spazio infinito il
volto e la voce del suo Romeo.
Si sentiva
leggera, e la veste bianca che copriva il suo esile corpo sembrava avvolgerla
come una seconda pelle. Nulla le importava del vento quasi gelido che la stava
lacerando: il cuore palpitava in preda ad una contagiosa allegria e le sue
membra sembravano essere pervase da un inspiegabile spirito di ilarità.
Correva
saltellando. Il freddo pungente che poco prima l'aveva assilita aveva lasciato
il posto ad un mite tepore, causato forse dall'avvicinarsi sempre più repentino
di un orizzonte stranamente propinquo. Sibyl, o meglio, la Giulietta che era in
lei scrutava dall'alto della sua enorme mole il prato verde che man mano andava
rimpicciolendosi. Era lei che stava crescendo o era il mondo sotto ai suoi piedi
a ridimensionarsi?
Il sole
scottava, e lei si stava avvicinando sempre di più a quell'enorme massa
infuocata. Non aveva paura: non sentiva crescere dentro di sé l'angoscia per un
destino infausto. Dove l'avrebbe portata quella magnifica sensazione di
leggerezza? Perché aveva l'impressione di non toccare più il suolo coi piedi?
Non era pura
fantasia: ora Giulietta stava volando verso il sole, e verso la libertà che la
Terra le aveva meschinamente negato. Riusciva persino a scorgere la
figura di un uomo stagliata contro l'astro splendente. Chi era? Si trattava
forse di Romeo?
Fece forza
nelle braccia per raggiungere il più velocemente possibile quell'immagine
antropomorfa. Le sembrava di nuotare, più che di volare, e il suo cuore aveva
improvvisamente dato avvio ad una corsa accelerata.
Lo vide: era
davanti a lei, bello, giovane, dall'aspetto dannatamente fanciullesco. Ma non
era Romeo... no. Era Principe Azzurro. E lei non era Giulietta. Come aveva
potuto dimenticare? Si guardò, e solo in quel momento capì di essere
Sibyl.
Il giovane le
si avvicinò, mostrando alla ragazza uno dei sorrisi più belli e ingenui cha la
fanciulla avesse mai ammirato. La prese per mano e la strinse forte a sé,
invadendo il corpo della giovane di un tepore sempre più arroventato.
Scottava. La
presa di Principe Azzurro si era fatta improvvisamente forte e arroventata.
Sibyl avrebbe voluto liberarsi ma il ragazzo non voleva lasciarla andare.
«Mi stai
facendo male. Lasciami!»
«Perché mi
fuggi, Giulietta?»
«Sono Sibyl,
mio Principe Azzurro! Sibyl! Non ti ricordi di me? Dicevi di amarmi!»
«Sibyl? Che
razza di nome è mai questo? Non riesco ad associarlo a nessun personaggio delle
tragedie. Dov'è finita la mia Giulietta? Che ne è stato di lei?»
«Lei non
esiste! Esisto solamente io! Io, e nessun'altra! Solo Sibyl! Sibyl! Non puoi
avermi dimenticata!»
«Tu non sei
nessuno. Vattene via!»
Principe
azzurro mollò la presa dal corpo affaticato della giovane. Gli occhi del
ragazzo faticavano a nascondere astio e disprezzo. Sibyl percepiva su di sé
tutta la pesantezza di uno sguardo crudele e affranto. Aveva deluso il suo
amante: essere Sibyl e non Giulietta aveva determinato lo sconforto
dell'innamorato.
***
Si svegliò di
colpo. Da quanto tempo non le capitava più di avere un incubo? Era sudata, affaticata,
e il suo respiro mostrava evidenti segni di affanno. Piangeva, ma non sapeva in
che modo era giunta alle lacrime. Perché il destino era stata tanto crudele con
lei? Perché non le aveva donato la possibilità di valere di più di un
personaggio inesistente?
Sapeva che le
sue domande non avrebbero mai trovato risposta; l'unica cosa che le rimaneva
era la constatazione di essere stata abbondanata dall'unico amore della sua
vita.
Si alzò di
scatto dalla sedia e iniziò a girovagare per la stanza alla ricerca di una
candela e di un fiammifero. Li trovò, e si fece luce. Guardò quella piccola
fonte luminosa come se lì fossero racchiuse tutte le sue speranze: erano
terribilmente deboli proprio come la fiamma della candela.
Fece altri
passi, perché rassegnarsi alla sofferenza era quanto di più funesto le potesse
capitare. Non era forte abbastanza per sopportare tutto quel dolore, e di
questo fatto stava velocemente prendendo coscienza.
Un bagliore
guizzò in testa alla fanciulla; era un bagliore di speranza, rassegnazione,
disperazione e allegria. Tutte insieme, queste antitetiche sensazioni avevano
preso possesso della sua anima rendendo vano ogni tentativo della testa di
riflettere. L'istinto prevalse su tutto.
Fece qualche
passo verso il piccolo scaffale che si ergeva lungo il muro maestro. Era lì:
sapeva che ciò che le occorreva si trovava proprio tra le scartoffie di quel
ripiano.
La soluzione a
tutti i problemi si materializzò tra le sue mani quasi senza che Sibyl ne
avesse consapevolezza. Cos'era lei senza le donne che interpretava? E chi era
quella giovane attrice senza l'amore di Principe Azzurro? Il nessuno che
avrebbe voluto darsi come risposta rimase soffocato tra la gola e la coscienza:
l'acido prussico raggiunse i suoi punti vitali prima che un barlume di
buonsenso aiutasse la povera fanciulla a guardare al futuro; futuro che,
inevitabilmente, sarebbe stato senza l'uomo di cui si era perdutamente
innamorata.
FINE
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Angolo
dell'autrice: dedico questo
breve missing moment a me stessa e a tutti i giovani innamorati delusi
dall'amore. Chi meglio della povera Sibyl Vane può incarnare la fragilità di un
cuore spezzato?
Un
ringraziamento speciale va inoltre a Edelvais che ha indetto questo bel contest.
9dolina0