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Autore: Sakyo_    03/02/2013    4 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 1



Non mi erano mai piaciuti i traslochi.
Non tanto per il doversi separare dalle persone e dai luoghi, quanto per il fatto che erano una vera e propria rottura. Dove avrei infilato tutte le mie indispensabili cianfrusaglie? Mi ci sarebbe voluta come minimo un'eternità, e la mia indole pigra di certo non aiutava nell'impresa.
Ero comodamente seduta sul mio letto a gambe incrociate, caramelle gommose alla mia destra e tutta l'attenzione rivolta alla rivista di basket poggiata sulle cosce. Già, basket. Di primo acchito potrebbe risultare un hobby un po' particolare per una ragazza, ma particolare è un aggettivo che viene usato spesso per descrivermi. E poi, al di là di tutto, i giocatori di basket sono fighi da far paura. Mi sono sempre piaciuti gli uomini alti e belli grossi! Ma non divaghiamo...
Ero comodamente seduta sul mio letto a non far nulla di produttivo per la società quando mio padre bussò alla porta della stanza. Come al solito, non si preoccupò di aspettar risposta prima di entrare.
- Papà - lo richiamai con tono rassegnato - Non ti è venuto in mente che aprendo la porta avresti potuto trovare tua figlia impegnata in calorose effusioni con un ragazzo? -
Mio padre, un uomo giovanile di quarantasette anni, sgranò gli occhi sbalordito.
- Da quando hai un ragazzo?! -
- Non è questo il punto... - dissi esasperata. Ma con lui, era sempre così. Non lo dico con cattiveria o altro, è semplicemente una constatazione obiettiva: mio padre è un po' tonto. Questa sua caratteristica mi diverte e mi innervosisce allo stesso tempo. Ormai però lo conosco da diciassette anni, posso dire di averci fatto abbastanza l'abitudine.
- Piccola, io alla tua età non pensavo all'amore - esordì con tono contrariato e vagamente filosofico.
Ecco, come dire... La sua faccia da ragazzotto invecchiato, con la barba incolta e le occhiaie pronunciate (per non parlare dei capelli, si è mai visto un uomo di mezza età senza l'ombra di un capello bianco?) mal accompagna quel tipo di frasi che tanto ama pronunciare. Ahimè, ancora non si capacita che avanzando di età si dovrebbero mitigare alcuni atteggiamenti.
- Oh, quindi deduco che le foto di te e mamma ventenni sposini novelli siano solo fotomontaggi - dedussi io, curiosa della sua risposta.
Lui stette in silenzio qualche istante, come a pensare a chissà quale interessante teoria, poi esordì:
- Erano altri tempi, quelli -
Vi aspettavate una frase intelligente? Beh, io no.
- Mmmh, certo... - dissi, prendendo una caramella gommosa a forma di orsetto e portandomela alla bocca.

- E quelle cosa sono? - chiese mio padre guardando la bustina di caramelle accanto a me.
Elefanti rosa, avrei voluto rispondere, ma decisi di rimanere in silenzio.
- Non ti fa bene mangiare quella roba, Emma. -
Lo guardai inarcando le sopracciglia. - Questo momento-rimprovero andrà avanti per molto? No, perché avrei anche altro da fare... - dissi, sfogliando una pagina del giornale e imbattendomi in una pubblicità di una famosa marca sportiva con due modelli stranieri semi nudi da far venire la bava alla bocca.
- Dovresti pensare a inscatolare la tua roba, piuttosto - mi riprese papà, con gli occhi fissi sulla montagna di vestiti che avevo tolto dall'armadio e buttato a casaccio in mezzo alla stanza. - Tra una settimana dobbiamo sgomberare tutto - mi ricordò.
- Lo so, lo so... Tra poco inizio, promesso -
- Questo l'hai detto anche ieri, e l'altro ieri, e il giorno prima ancora...-
Mi buttai all'indietro sul letto, e la mia testa fece un piccolo tonfo poggiandosi sul cuscino. Portai gli occhi al soffitto prima di rivolgermi a mio padre - Devi dirmi qualcos'altro? - sperai che capisse che il mio desiderio in quel momento era vederlo uscire dalla porta della mia stanza.
- Uhm, in effetti mi stavo chiedendo... Hai visto per caso la mia salopette grigia? E gli scarponi beige? In bagno c'è un cumulo di vestiti ma non oso metterci mano... -
Chiusi gli occhi, trattenendo un sospiro. Addio pomeriggio di ozio.
- E' in momenti come questo che sento di più la mancanza di mamma... - conclusi sarcasticamente, sebbene la mia frase nascondesse un fondo di verità.

Quando tre settimane prima papà venne ad annunciarmi il trasferimento, non la presi tanto male in realtà. Mi spiegò che l'azienda dove lavorava si stava per scindere in due parti, una parte dei dipendenti avrebbe continuato il lavoro nella nostra attuale cittadina, l'altra invece sarebbe stata trasferita in un comune della California di nome Fairfield. Ovviamente mio padre era stato destinato al secondo gruppo.
Di amicizie ne avevo ben poche. Ero da sempre una tipa abbastanza solitaria per carattere. Non per questo mi precludevo un po' di svago e divertimento con i miei amici, però avevo bisogno di alternare momenti di compagnia a periodi di conoscenza interiore con me stessa, semplicemente definibili come “non rompetemi le scatole” times.
Le persone che vennero a sapere del trasferimento furono tre. Io in realtà lo dissi solo a due, Alisha e Kate, le mie migliori amiche. La lingua lunga di Alisha però arrivò fino a Kentin detto Ken, un mio compagno di classe esageratamente appiccicoso e asfissiante. Non è che sia antipatico, però non ho mai digerito i tipi troppo opprimenti come lui. Fosse almeno un bel ragazzo, la cosa mi farebbe anche piacere... Ma obiettivamente madre natura è stata un tantino crudele con lui. Insomma, per quanto grave possa essere la sua miopia, non capisco perché si ostini a portare quegli orrendi fondi di bottiglia. Siamo nel ventunesimo secolo, che diamine!
Comunque la notizia giunse anche a lui, che decise in modo davvero poco saggio di auto invitarsi all'appuntamento che avevo organizzato con le mie amiche per salutarle prima di partire.
- Ken, cosa diavolo ci fai qui?! - chiesi irritata quando lo vidi seduto accanto a Kate sulla panchina di fronte la stazione.
In risposta lui mi sfoderò un sorriso che la diceva lunga sulla sua situazione dentale. In uno slancio di sentito altruismo sperai per lui che l'apparecchio che portava risolvesse presto i suoi problemi.
- Mi dispiace essere piombato qui di colpo senza avvisarti Emma, ma devo parlarti! -
Ecco, ci siamo, pensai. Il momento era arrivato. L'indole coraggiosa e romantica di Ken aveva deciso di uscire fuori proprio prima della mia partenza, e già mi immaginavo una squallida scenetta da film sentimentale di seconda categoria.
- Ehm, non ho molto tempo... Vorrei scambiare quattro parole con Alisha e Kate, sai, tra qualche ora dovrò affrontare un lungo viaggio e... - insomma Ken, fuori dalle scatole, conclusi nella mia mente.
Kate mi lanciò uno sguardo strano, come un genitore che non sa come dire al figlioletto che dovrà curare una profonda carie. Mi preoccupai.
Alisha mi diede un bacio sulla guancia e prese Kate sottobraccio. - Ci vediamo tra poco Em, ti aspettiamo dentro il bar! - mi disse prima di allontanarsi.
Ehi! Non esisteva un detto riguardo agli amici e a un fantomatico momento del bisogno?!
Lanciai un'occhiataccia a Ken, che di rimando mi regalò uno sguardo colmo d'amore e di fermento. Non stava più nella pelle. Pensai che con gli atteggiamenti che assumevo nei suoi confronti, dichiararsi sarebbe stato un atto assolutamente masochista da parte sua, e nemmeno molto giusto poiché mi avrebbe messo in evidente difficoltà. Decisi quindi di non lasciar spazio ai sensi di colpa.
- Allora... Cosa c'è? -
Ken congiunse le sue mani in segno di tensione. Quando parlò, la voce era molto pastosa, ma allo stesso tempo elettrizzata. - N... Non sarai sola nella nuova città!-
Io assunsi un'espressione interrogativa. - Eh? - Non capii bene cosa significasse ciò che aveva appena detto. Voleva farmi capire che non dovevo sentirmi sola?
- Emma... Anche io mi trasferisco a Fairfield! -
Quella frase risuonò nella mia testa per degli istanti che mi parvero interminabili, tanto che mi sembrò di sentirne addirittura l'eco.
- Cos... - Non riuscii a far uscire altro dalla mia bocca.
- Ricordi che i nostri genitori lavorano nella stessa azienda? Mia madre era stata assegnata al gruppo locale, ma una sua collega che doveva partire ha dei problemi e le ha chiesto se fosse disponibile a fare un cambio. Così, lei rimane qui mentre io e la mia famiglia ci stabiliremo a Fairfield! - il suo volto sprizzava gioia da tutti i pori.
Come avevo potuto dimenticare quel minuscolo ma indispensabile particolare? La madre di Ken era una collega di mio padre... Ma non avrei mai pensato che fosse di animo così gentile da prendere una decisione così importante per aiutare un'amica di lavoro. E dire che l'idea del trasferimento stava quasi iniziando a piacermi. Oltretutto non potevo neanche confidare nelle poche possibilità che lui si fosse iscritto ad un liceo diverso dal mio, dato che documentandomi su Fairfield avevo scoperto che era una cittadina davvero piccola e non abbondava di istituti scolastici.
Ken continuava a guardarmi e pian piano l'allegria descritta sul suo viso andava scemando.
- Emma... Non sei contenta? - mi chiese.
Non ti dico quanto, pensai. Il mio umore stava diventando pessimo. Avevo sempre tenuto un atteggiamento distaccato ma civile con Ken, facendogli capire che c'erano dei limiti da non superare. A quanto pare lui non l'aveva affatto compreso. Ma cosa potevo fare ormai? Per quanto mi potesse dar fastidio quella situazione, di certo non avevo il diritto di metter bocca su una decisione presa dalla sua famiglia.
Dovevo mettere le cose in chiaro, prima che fosse troppo tardi. Dovevo fargli entrare nella testa che era vietato farsi illusioni e che lui per me sarebbe rimasto in eterno un compagno di scuola secchione e rompiscatole. Dovevo... Prima che lui mi saltò letteralmente addosso stritolandomi in un abbraccio.
- Oh Emma! Scusami, ma non riesco proprio a trattenere la mia felicità! - esclamò in estasi.
- Ehi, ehi, ehi! Levati di dosso! -

Il resto del pomeriggio passò con l'euforia di Ken alternata al mio muso lungo e alle pacche poco incoraggianti delle mie due amiche.
Qualche ora dopo salutai le ragazze promettendo loro di scrivere molte e-mail. Ken invece sarebbe partito qualche giorno dopo di me. Tentò di salutarmi, ma me la filai prima che potesse anche solo sfiorarmi per sbaglio.
Quando tornai a casa, aiutai mio padre a caricare valigie e scatoloni dentro la macchina. Poi, con un ultimo sguardo alla mia vecchia casa e un nodo alla gola sempre più stretto, partimmo. Destinazione: la nostra nuova vita.



Note autrice: Salve! Era davvero tanto, troppo tempo che non pubblicavo una storia! L'ultima risale al  2008... Spero di non essere troppo arrugginita =S comunque... Ho deciso di tornare a scrivere occupandomi del GdR del momento: Dolce Flirt! Penso che se siate finite qui già sapete di cosa si tratta... Io l'ho scoperto da un mesetto, e devo dire che mi sta appassionando molto! Peccato per i PA, che credo siano la croce di molte xD Essendo ancora al quinto capitolo del gioco, alcune cose della storia di Dolce Flirt mi sono sconosciute, perciò se questa ficition vi appassionerà vedrò di stare al passo, di modo da non perdermi informazioni importanti da poter inserire anche nella mia storia. Se avete letto questo capitolo, avrete visto che dei due figoni ancora non v'è ombra (a proposito, il titolo 'Night and Day' si riferisce proprio a Castiel e Nathaniel) Per adesso ho solo voluto dare un'idea generale di Emma, la protagonista, e del rapporto che è costretta ad avere con il povero Ken... Ma non mi dilungo oltre... Nel prossimo capitolo ho intenzione di proporvi un esperimento! Per ora spero che questo sia di vostro gradimento!

  
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