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Autore: Anders    03/02/2013    1 recensioni
Eros era un pervertito e un maniaco. Ma aveva i migliori giochi per PS3 che si potessero desiderare. Per questo Elia lo frequentava ancora?
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Eros era un pervertito e un maniaco. Ma aveva i migliori giochi per PS3 che si potessero desiderare. Per questo Elia lo frequentava ancora. Sapeva che mentre giocava seduto sul tappeto lui se ne stava sul divano a guardargli il culo, ma poteva sopportare. Gli sembrava quasi un opera caritatevole. O uno scambio di favori. “Fattelo toccare” gli chiese, stava uccidendo zombie, non si distrasse, doveva raggiungere quel passaggio sopraelevato. “Sono fidanzato” gli ricordò lanciando una granata. Che grafica eccezionale. “Non era un problema l'altro giorno”, muori, muori, muori. Ok, stava camperando, questo era contro i suoi principi ma era in una situazione delicata. “L'altro giorno Agata non me l'aveva data”, si era lasciato fare una sveglia, non gli era dispiaciuto, era troppo incazzato con lei. “Oggi invece si?” ultima granata, che guaio, “la vedo dopo” era morto. Si voltò per sorridergli, non voleva farlo arrabbiare, non lo avrebbe più fatto giocare. Si, imbarazzati bastardo. La partita riprese. Prese a correre, cecchini di merda. Gli lasciò tenere una mano sul suo ginocchio, non gli costava nulla infondo, e se questo gli bastava per farlo stare zitto tanto meglio. Rimase zitto. Sembrava stesse seguendo la partita anche lui. “Solo toccarlo” concesse, doveva mantenerselo in buona. Continuò a giocare con la sua mano a scaldargli il pacco, pervertito di merda. Quando iniziò a muoverla non lo fermò, se era l'unica cosa che chiedeva dalla vita.. quando gli entrò nelle mutande ansimò, doveva concedergli qualche soddisfazione. Che gioco di merda, cecchini ovunque, era morto ancora. Si lasciò cadere sul tappeto, lo lasciò continuare, era bravo doveva ammetterlo, avrebbe potuto insegnare qualcosa ad Agata. Gli venne in mano, sullo stesso tappeto dell'ultima volta, chissà se si sarebbe deciso a lavarlo o se lo teneva così per ricordo.

 

Come sta Eros?” Agata entra nel suo appartamento, mai che si mettesse una minigonna o un paio di tacchi. Una così se lo deve aspettare che il suo ragazzo se lo lasci smanettare da qualcun altro. “Molto bene, ha comprato un nuovo videogioco” la bacia infilandole quanta più lingua può. La sta allenando a quando si deciderà a prenderglielo in bocca. “È un tipo così carino, mi chiedo perché non esca più spesso” chissà se si fa dei filmini mentali su di lui. “bho, è un po' strambo” che aspetta a spogliarsi? “penso abbia solo bisogno di compagnia” non si toglie nemmeno la giacca. “Ti va un giro al parco?” le sorride prendendo la giacca. Ma brutta stronza, non c'è l'hai mica d'oro.

 

Non c'è l'ha mica d'oro pensa Eros rotolandosi nel letto. È domenica pomeriggio e non fa che toccarsi da quando si è svegliato. Glielo sbatte davanti e poi se ne sta li a guardarlo come se avesse fatto tutti da solo. Cercò sollievo ma non passava. Quel bastardo veniva solo per giocare, per giocare con lui.

 

Agata bussò alla porta c'era stata solo una volta, con Elia, ma ricordava benissimo. Eros le sembrò ancora più bello di come se lo ricordava. Indossava i pantaloni del pigiama e una canottiera, sembrava non aver dormito, ma non gli si toglieva nulla. “Agata” le sorrise invitandola ad entrare. Chissà se si accorgeva dell'effetto che le faceva. “Ti posso offrire qualcosa?” prese posto sul divano ammirando l'ordine della stanza. Solo il tappeto sembrava essersi sporcato, gli ci si era rovesciato sopra qualcosa. Avrebbe dovuto lavarlo. Mentre lui le preparava il caffè, controllò la morbidezza del tessuto in contrasto con la durezza dove si era formata la macchia. Le venne in mente il fantasma di Canterville. Se si fosse piegata ancora un po' le avrebbe visto le mutandine, si era messa la minigonna. “Dovrei farlo pulire” commentò il ragazzo poggiando il vassoio sul tavolino. “Potrei pulirtelo io” propose. “Non ti chiederei mai una cosa del genere Agata” la ragazza in risposta leccò il tappeto, alzò gli occhi per cercarlo.

 

Quando la vide piegata su quel tappeto pensò che avesse capito. Una certa soddisfazione lo pervase. Quando però gli si piegò davanti in quel modo seppe che aveva capito altro, e questo gli diede una soddisfazione maggiore. Con un piacere perverso la lasciò leccare il seme secco del suo ragazzo, invitandolo con lo sguardo. Fece finta di spegnere il decoder del televisore, fingersi disinteressato. “Sei uno stronzo” lo richiamò sfilandosi la maglietta. Un seno perfetto, ordinato in due eleganti coppe nere. Glielo avrebbe infilato li in mezzo. “E tu sei bellissima” la baciò con delicatezza, doveva farla sentire importante. “Mi sei piaciuto dalla prima volta che ti ho visto” io invece ho pensato che fossi una troia. Mi sbagliavo, non ti fai mica pagare. “Oh Agata!” le sussurrò invece slacciandole il reggiseno. Gli penzolarono davanti, sode e regolari. Gli sarebbe proprio piaciuto passarci in mezzo. Se ne riempì le mani facendosi sospirare nelle orecchie. “Sei fantastico” se avesse detto che lo amava non c'è l'avrebbe fatta. La controllò da sotto, che cavolo, erano già umide. Gliele abbassò provocandole gemiti che glielo fecero diventare duro più di quanto avesse fatto il resto. La fece sdraiare e finito di spogliarsi le si mise sopra. Le compresse il seno stringendone una contro l'altra, perfetto così. Si agitava in maniera piacevole. Glielo passò nel mezzo, ormai ce l'aveva in testa. Gli piaceva, anche il modo in cui lei lo guardava, con quella bocca da.. socchiusa presa ad implorarlo. Le piaceva, chissà se Elia glielo aveva mai fatto. “Oh Agata, non sai quanto ti ho desiderata” ed era vero. La osservò arrossire ancora di più. Scese. Le sue mani lo cercavano. “Ti amo” gli miagolò sincera. Scelse quel momento per prenderla. Questo si che gli diede sollievo, ogni rabbia, ogni frustrazione gli evaporarono di dosso. Riuscì a perdersi, a non pensare mentre le sue unghie gli graffiavano il fondo schiena . Unghie smaltate di rosa. Prendilo tutto, te ne darò quanto ne vuoi. Le venne dentro con una gioia immensa, la sentì soddisfatta tendersi sotto di lui. Che spettacolo.

 

Agata se ne andò quando i lampioni iniziarono a spegnersi. Le mutandine piegate in borsetta. Lui si che lo sapeva usare. Si voltò e lo vide osservarla dalla finestra, si salutarono con la mano. Gli aveva detto che lo amava. Naturalmente non era vero, ma ai ragazzi piace sentirsi dire certe cose in certi momenti, infatti glielo aveva infilato subito dentro senza riuscire a resistere oltre. Non avrebbe mai lasciato Elia per lui, non sembrava altrettanto manipolabile.

 

Rimasto solo Eros accese lo schermo.

 

Eros era un pervertito e un maniaco. Ma aveva i migliori giochi per PS3 che si potessero desiderare. Per questo Elia lo frequentava ancora. Quel giorno però non gli avrebbe consesso niente. Doveva darsi dei limiti. Ebbe per un momento l'immagine della sua lingua sotto le palle. Se le massaggiò salendo in ascensore. Quel pervertito di merda. Agata gliela aveva data la sera prima, niente bocchini come al solito. Entrò senza bussare, lo stava aspettando buttato sul divano. Si tolse lentamente la giacca, di solito si sentiva osservato, ma sta volta rimase con un braccio piegato sugli occhi. “Non hai dormito? Troppe seghe?” non gli rispose, non stava dormendo, lo ignorava. Prese a scegliere tra i giochi ordinati sotto lo schermo. La macchia era ancora li, chissà se si sarebbe ingrandita. “A che giochiamo?” non avevano mai giocato assieme, forse era il momento di iniziare, così magari avrebbe smesso di infastidirlo. “Io non gioco più” non aveva mai giocato. “Questo nuovo” prese a giocare, non era giornata. Rischiava di rovinare la media del punteggio. “Devi capire che non posso farmelo tirare da tè ogni giorno” cominciò a spiegargli come se gli avesse chiesto effettivamente qualcosa. “Ma se un giorno vorrai potrai prendermelo in bocca” gli concesse. Non avrebbe dovuto dargli false speranze, ma quel giorno si sentiva generoso. “Mi piacerebbe” finalmente si era rianimato, “solo per una volta” aggiunse, non doveva abituarlo così. “Cercherò di farmela bastare” scivolò giù dal divano trascinandosi a carponi fino a lui. Aspettò le sue mani sul pacco. Non arrivarono. Si era messo a regolare qualcosa col telecomando come se pensasse a qualcosa di più importante. Lo guardò in attesa. “Credevo avessi detto un giorno” commentò senza guardarlo. “Potrei anche smettere di venire” avrebbe potuto iniziare a frequentare le sale giochi. Finalmente si sentì cercare con la bocca. Gli strofinò il viso tra le gambe. Le aprì per farlo contento, doveva dargli qualche soddisfazione. La lingua, proprio dove l'aveva voluta. Lo trattenne per i capelli contro di sé. Se chiudeva gli occhi poteva sempre fare finta che fosse Agata. “Eros..” si inarcò sotto la sua bocca. Forse glielo avrebbe permesso ancora. Non aveva che lui infondo. Graffiò il tappeto sentendosi i granelli sotto le unghie. Poi il piacere lo sommerse.

 

Eros riprese a giocare col telecomando. Forse era imbarazzato. “Che ne dici di venir qui con Agata una sera?” gli propose mentre si stava infilando la giacca. Che idee cretine. “Ah si? Che potremmo mai fare io te e Agata?” sperò non avesse in mente qualcosa di perverso. “Niente di ché, potremmo mangiare una pizza, chiacchierare, guardare un film o due ” Elia scosse la testa, non gli sembrò però un idea malvagia.

 

Elia uscì. Eros sedette sul divano accendendo lo schermo della tv, mangiare una pizza, chiacchierare, guardare un film... ne aveva due particolarmente interessanti da mostrare loro.

 

 

  
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