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Autore: lumosargento    05/02/2013    1 recensioni
"io ho una stella più vicina"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«ti piace?».
«è stupendo».
siamo entrambe con il naso all’insù, le mie braccia ti tengono stretta a me da dietro e i nostri sguardi sono proiettati verso l’infinito.
«a milano c’è sempre qualcosa prima del cielo» mi sussurri, appoggiando la testa al mio petto.
«hai ragione».
«ogni volta che vengo a trovare mio papà passo una notte qui».
«da sola?» esclamo «tu, al buio, che dal punto panoramico di Ripatransone ammiri la volta celeste».
ridi e mi dai una manata sul braccio, giocando. con al forza che hai neanche un tuo pugno potrebbe farmi male. «ma va! ti pare? mi ci ha sempre portata mio papà. era il nostro segreto».
«che bella cosa».
«i miei si sono conosciuti qui».
«sul serio?».
«me lo raccontava ogni volta, quando ero piccola». la punta di malinconia nella tua voce mi fa capire che quel “quando ero piccola” si è trasformato in un “mai più” dopo che si sono separati.
non so cosa dire. non sono brava nel consolare le persone. ti stringo a me con più forza e spero di farti stare meglio in questo modo. tu stringi le spalle e scuoti leggermente la testa, come per allontanare un ricordo. poi ti volti e mi dai un bacio. ti sorrido e torniamo con il naso all’insù.
«a Milano secondo me ci sono meno stelle» mi dici, semi seria «è impossibile che vediamo lo stesso cielo».
è stata una giornata di gelo. il vento ha scacciato via le nuvole che per tutto il giorno hanno fatto scendere la neve sulle strade, sui campi e sulle case. ora Ripatransone è coperta da quasi un metro di fiocchi ancora morbidi e immacolati. non si sentono i motori delle automobili né i campanelli delle biciclette né i passi affrettati di qualche passante. ogni tanto il miagolio di un gatto rompe il silenzio. non si sente una cicala frinire né una mosca ronzare. il silenzio ovattato della città coperta di neve sembra l’eco del silenzio imperscrutabile delle stelle che ammiccano fin quaggiù. un gufo che inneggia alla notte risponde in lontananza a una gatta che miagola alla luna.
«facciamo un gioco?» mi chiedi, risvegliandomi dal miei pensieri. questa scena nel mio racconto non c’è e già stavo scrivendo le prime righe di un nuovo pezzo inspirandomi a oggi.
«che gioco?».
«scegliamo una stella nostra, da guardare ogni volta che verremo qui?».
«e poi come la riconosciamo?». che domanda stupida. ovvio che non la riconosceremo, semplicemente sapremo che lassù c’è anche una stella nostra. è un’idea romantica, "da Sofia".
«facciamo una foto e gli mettiamo sopra una freccia per indicarla».
scoppio a ridere. «ho un’idea migliore» ti dico, senza riflettere.
«e cioè? sentiamo quest’idea geniale». ti liberi dal mio abbraccio e ti volti verso di me.
tentenno. non sono più sicura di volertelo dire.
«quindi?» mi esorti, incrociando le braccia sul petto.
non l’ho mai rivelato a nessuno, tranne che... a nessuno, perché l’eccezione ho tentato di cancellarla dai miei ricordi.
sei tu quella davvero giusta? ti guardo negli occhi e il luccichio delle stelle mi sembra più vicino che mai.
«io ho una stella più vicina» mormoro.
mi fissi con un’espressione interrogativa. «cioè? hai rubato una stella al firmamento e te la sei messa in tasca?» scherzi, avvicinandoti a me e infilando le mani nei miei jeans.
ridiamo un po’ rincorrendoci e alla fine ti fermo, prendendoti per i polsi. le tue mani sono a un passo dal mio viso e mi accarezzi la guancia.
«ho un tatuaggio».
il tuo sguardo sorpreso non mi stupisce. però non riesco a capire se ti piace o no, e questo mi fa tremare. «un tatuaggio?». intuisco dai tuoi occhi persi in un punto imprecisato della mia giacca a vento che stai mentalmente ripercorrendo il mio corpo nudo, almeno per quello che hai visto finora, e non è affatto poco per i miei standard. ti lascio fare, tanto sono sicura che non hai raggiunto con lo sguardo quell’angolino di cielo. forse qualche volta con le mani... «e dove? non l’ho mai visto» mi chiedi alla fine, arrendendoti.
«un giorno te lo farò vedere».
non dici nulla.
«è a forma di stella, per questo te l’ho detto».
«allora sarà la nostra stella» esclami, sorprendendomi per la velocità di reazione e per la sicurezza nella tua voce.
«ti piace l’idea? non preferisci una stella che brilla?».
«mm mm» mormori, scuotendo la testa per dirmi di no e sorridendo «mi basti tu».
mi stringi le braccia al collo e le tue labbra si uniscono alle mie. indietreggio e il muretto gelato contro cui mi appoggio quasi non lo sento. sono un fuoco. le tue mani percorrono il mio corpo che, nonostante la giacca a vento, trema al tuo passaggio. i nostri respiri sono corti. le nuvolette di vapore acqueo che dovrebbero uscire dalle nostre bocche per il freddo quasi non ci sono.
c’è silenzio. il battito dei nostri cuori, insieme, scandisce i secondi per questa notte congelati nel tempo.
«andiamo a casa» mi sussurri all’orecchio, smettendo un attimo di baciarmi.
mi prendi per mano e correndo una dietro l’altra percorriamo le stradine di Ripatransone. entriamo nel vicolo più stretto d’italia, e dall’altra parte una notte piena di luce ci aspetta...
  
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