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Autore: orphan_account    05/02/2013    7 recensioni
Liam si odiava. Odiava la forma del suo corpo, il suo naso, il modo in cui i suoi denti spuntavano più del dovuto quando sorrideva. Non che poi sorridesse così tanto spesso.
Ma più di tutto odiava i suoi occhi. Quel colore spento, somigliante alla poltiglia dal colore indefinito che si formava quando le foglie che cadevano dagli alberi in autunno cominciavano a decomporsi.
...
Quando Niall uscì di casa quella splendida giornata di giugno, con gli uccellini che cantavano e un lievissimo vento attraverso l'aria, era di ottimo umore.
Nemmeno il pensiero di Malik e la sua compagnia riuscì a scalfire il suo sorriso, anzi, semmai lo ingrandì. Era sempre rassicurante per lui poter trovare una routine in cui inserirsi, buona o cattiva che fosse.
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In realtà Horan non era la persona a cui Louis era interessato, e la monotonia di fare sempre le stesse azioni giorno dopo giorno lo annoiava a morte. Preferiva decisamente prendere la vita di sorpresa con azioni diverse tutti i giorni, ma a Zayn quel passatempo mattutino piaceva, e inoltre era l'unica maniera per vedere lui.
[Lilo]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The Perks of Being a Wallflower



Dedicata ad Amidsummernightsdream,
che mi ha pregata perché scrivessi una Lilo.

 

Liam si odiava. Odiava la forma del suo corpo, il suo naso, il modo in cui i suoi denti spuntavano più del dovuto quando sorrideva. Non che poi sorridesse così tanto spesso.
Ma più di tutto odiava i suoi occhi. Quel colore spento, somigliante alla poltiglia dal colore indefinito che si formava quando le foglie che cadevano dagli alberi in autunno cominciavano a decomporsi.
Lo deprimeva sempre guardarsi allo specchio e incontrare quella figura in cui non riusciva ad identificarsi. Per lui il riflesso era uno sconosciuto con i suoi occhi. Gli era capitato più volte, uscendo dalla doccia, di pulire con una mano lo strato di vapore che appannava lo specchio del bagno e osservare da vicino tutte le imperfezioni che gli segnavano il viso.
Il suo fiato caldo si appiccicò allo specchio umido davanti a lui, rendendogli impossibile distinguere i suoi stessi tratti; le lievi onde dei capelli bagnaticci incorniciavano il suo volto, facendolo sentire come un cucciolo di cane con il pelo non ancora asciutto.
Allontanando quei soliti pensieri subdoli, a cui ormai era così abituato che non ci faceva nemmeno più caso, procedette a vestirsi con cura, cosciente di cosa l'aspettava appena avrebbe sceso le scale e si fosse diretto in salotto.
Con un sospiro lento chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro lo specchio, assorbendo dentro di sé il freddo che emanava la superficie liscia. Non voleva uscire dal bagno, non voleva ricominciare da capo con un'altra eterna giornata di scuola.
Fece trascorrere qualche secondo, desiderando ardentemente di riuscire a far durare quegli istanti per sempre. Gli sarebbe piaciuto trascorrere il resto della sua misera esistenza rinchiuso in quella stanza, al sicuro da tutto e da tutti. Ma sapeva perfettamente che era un sogno impossibile. Si fece coraggio e andò ad aprire la porta.
Dalla cucina giungevano rumori di posate contro piatti e conversazioni ancora sonnolente, segno che, come sempre, nessuno si era nemmeno accorto che mancava lui. Non che fosse questa grande novità, era abituato ad essere ignorato dal mondo intero, genitori compresi.
Non si preoccupò nemmeno di avvertire che stava uscendo, non era come se si sarebbero accorti che se ne era andato, prese semplicemente il suo zaino e uscì di casa.
Faceva un caldo tremendo, c'era più afa in quella giornata di giugno che in tutto il mese precedente messo assieme, e in cielo non c'era una singola nuvola. L'umore di Liam però contrastava orribilmente con il clima. Non c'era una singola cosa che andasse per il verso giusto nella sua vita: a scuola era invisibile, a casa nessuno si ricordava mai di lui, non aveva amici, i suoi voti traballavano con instabilità sul filo della sufficienza nonostante si impegnasse e probabilmente anche un neonato aveva una vita sentimentale più movimentata della sua.
Il sole picchiava contro la sua schiena lungo tutto il tragitto fino a scuola, che doveva compiere a piedi perché nessuno si era mai premurato di procurargli una macchina, e di certo non aveva i soldi per farlo da sé. E tutte le mattine aveva una dannata paura di quello che sarebbe successo. Lo vedeva ogni giorno, sempre la stessa storia, eppure non trovava mai il coraggio di fermare lo scempio che vedeva svolgersi sotto i suoi occhi ogni santa mattina.
Accadeva all'angolo tra Brompton Road e Crescent Place esattamente alle otto meno venti, quando il ragazzo biondo che abitava lì vicino usciva di casa con la testa china e pieno di aspettative sulla giornata che si estendeva di fronte a lui come un oceano pronto a soffocarlo.
E ogni santa mattina lui gli passava accanto senza fare nulla, mentre il ragazzo biondo lo guardava tra occhi pieni di lacrime e smorfie di agonia.

Niall ormai era abituato a vedere Malik e Tomlinson aspettarlo pazientemente tutte le mattine non appena metteva piede fuori casa sua, come sempre accompagnati da una mezza dozzina di fedeli scagnozzi e una sigaretta in bocca. Non era poi così male, in un certo senso. Era arrivato a ritenere quei pestaggi mattutini una certezza come poche altre.
E allo stesso modo tutte le mattine era abituato a vedere il ragazzo timido passargli accanto come un'ombra, senza che nessuno tranne Niall stesso sembrasse accorgersi della sua presenza. Era come un fantasma e a volte, in preda al dolore lancinante causato da quei bruti, pensava che il suo passaggio fosse una mera allucinazione. Ma poi lo aveva intravisto un paio di volte qua e là a scuola, uno sguardo rassegnato negli occhi mentre navigava attraverso folle di gente senza che nemmeno una si accorgesse del ragazzo castano.
Quando Niall uscì di casa quella splendida giornata di giugno, con gli uccellini che cantavano e un lievissimo vento attraverso l'aria, era di ottimo umore.
Nemmeno il pensiero di Malik e la sua compagnia riuscì a scalfire il suo sorriso, anzi, semmai lo ingrandì. Era sempre rassicurante per lui poter trovare una routine in cui inserirsi, buona o cattiva che fosse. Non pensava che avrebbe potuto sopportare di non essere preso di mira a questo punto, sarebbe sembrato troppo innaturale, come una favola senza morale.
E puntualmente lo stavano aspettando all'incrocio tra le due strade, appoggiati al muro di un vecchio edificio abbandonato da anni. Riusciva quasi ad intravedere in lontananza il ragazzo timido di cui non conosceva il nome strascicare i piedi nella loro direzione per andare verso la scuola. Tomlinson si staccò dal muro non appena lo vide, il solito sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra e gli occhi che scintillavano di violenza repressa che stava per fuoriuscire.
Il primo pugno lo colpì dritto nello stomaco, togliendogli il fiato, e a seguire caddero piogge di colpi e percosse da tutte le direzioni. La pura agonia del dolore fisico lo faceva urlare tutte le volte che riusciva a riprendere abbastanza fiato, ma nella sua mente stava gioendo del fatto che era lui il loro bersaglio preferito. Lui che venivano fin qua a piedi per colpire. Lui che esisteva nei loro occhi, anche se solo come vittima. Lui che contava abbastanza da essere notato, non come il ragazzo senza nome che gli stava passando accanto in quel momento.
E quando dieci minuti dopo si erano annoiati abbastanza da lasciarlo in pace e lui era riuscito a rimettersi in piedi e zoppicare in vaga direzione dell'edificio grigio che era la sua scuola superiore, il suo buon umore era ancora, sorprendentemente, tutto intatto.

Le mani di Louis erano indolenzite dal continuo sbattere contro le ossa di Horan, ma tutto sommato pensava che ne valesse la pena. In realtà Horan non era la persona a cui Louis era interessato, e la monotonia di fare sempre le stesse azioni giorno dopo giorno lo annoiava a morte. Preferiva decisamente prendere la vita di sorpresa con azioni diverse tutti i giorni, ma a Zayn quel passatempo mattutino piaceva, e inoltre era l'unica maniera per vedere lui.
Era praticamente impossibile incrociarlo per la scuola, tanto che a volte si era domandato se venisse davvero nel suo stesso liceo e che non fosse una coincidenza che si trovasse a passare di fianco alla casa di Horan tutte le mattine allo stesso orario. Nella direzione in cui doveva andare anche lui, tra l'altro. Ma poi si diceva che non cambiava nulla, in un modo o l'altro: il ragazzo sarebbe stato disgustato dalle sue azioni indipendentemente da che scuola frequentasse.
In realtà, se proprio avesse dovuto ammetterlo a se stesso, Zayn non gli stava nemmeno particolarmente simpatico, non gli aveva ancora voltato la schiena solo perché si ricordava cosa fosse successo a Harry Styles.
Harry era stato fino all'anno prima un caro amico suo e di Zayn, ma poi era successo un fatto che aveva stravolto la loro amicizia e aveva portato Harry ad essere socialmente ostracizzato. La ragazza per cui si era preso una cotta si chiamava Sally, Shelly, o forse Sandra, Louis davvero non ricordava. Zayn gli aveva dato l'ultimatum quando si era accorto che il suo amico riccio stava diventando troppo morbido: o lui o lei.
Ma alla fine dei conti il suo amore per la ragazza era stato superiore a quello per la sua popolarità e Zayn l'aveva pestato a sangue per questo suo supposto tradimento. Louis non avrebbe finto di capire le motivazioni che avevano spinto il suo amico a fare un gesto del genere, perché non lo capiva, ma non poteva essere poi così diverso da quello che stava facendo anche lui ora con Horan.
Comunque Harry aveva avuto il suo finale felice, si era trasferito in un paesino sperduto in mezzo alle montagne e stava per diventare padre. Non un brutto risultato per avere appena sedici anni.
Non si accorse di essere arrivato a scuola fino a quando Zayn non gli tirò una dolorosa gomitata in un fianco. Un saluto veloce e impersonale dopo, Louis era solo.
Davanti a lui si estendeva l'edificio principale della scuola, che quasi cadeva a pezzi da quanto era vecchia. I suoi compagni, anche persone con cui aveva condiviso una classe sin dall'asilo, lasciavano un'ampia area vuota attorno a lui, come se Louis avrebbe cercato di aggredirli se si fossero avvicinati troppo. Lo rattristiva pensare a quanto avesse perso per farsi amico Zayn, il quale voleva che le sue amicizie fossero esclusive.
Si incamminò lentamente su per la breve scalinata e dentro l'atrio, strascicando i piedi. Non aveva voglia di stare rinchiuso in un'aula tutta la mattina, respirando aria asfissiante di studio e sudore adolescenziale. Mancavano pochi minuti alla campana, eppure i corridoi erano già quasi deserti, e grida e schiamazzi provenivano dall'interno delle aule.
Oltrepassò Horan, che rivolse un sorriso radioso nella sua direzione pur non alzando gli occhi a guardarlo. Succedeva così tutte le mattine, e come sempre Louis si fermò giusto il tempo di scuotere la testa, confuso dal suo atteggiamento.
Uno avrebbe potuto pensare che si sarebbe sentito arrabbiato, o triste, perfino spaventato, e invece sorrideva come se Louis gli avesse fatto il miglior regalo del mondo. Magari era veramente così, chi poteva saperlo con lui.
Più avanti un gruppetto di ragazzi chiacchierava allegramente di fianco agli armadietti color ruggine, scoppiando a ridere ad intervalli irregolari. Ancora una volta il suo stomaco si costrinse, desiderando solo far parte di qualcosa di più grande, un gruppo di persone che lo rispettassero per ciò che era e non perché si associava a Zayn.
E nell'angolo più lontano del corridoio, camminando in pratica attaccato alla parete con gli occhi trainati a terra e i libri stretti al petto, c'era lui.
Louis non poté frenarsi dal camminare più velocemente per raggiungerlo.

Liam non era una persona molto felice. Non lo era mai stato, nemmeno da bambino. Poi erano arrivati gli ormoni, l'adolescenza, le ragazze, gli amici che lo avevano abbandonato così in fretta che non aveva nemmeno avuto il tempo di reagire.
La mattina prima erano uniti come non mai e quella dopo lo avevano quasi linciato per aver rivolto loro la parola. Ma ormai si era abituato ad essere invisibile, ed in fondo non era tanto male. Meglio che finire come il ragazzo biondo, di certo.
La sua aula era poco lontana, ma stava camminando lentamente in modo da non dover passare più tempo del necessario a guardarsi attorno mentre ragazze si passavano bigliettini rosa e profumati di rose e i ragazzi scherzavano rumorosamente, intenti a prendere di mira quelli più piccoli e deboli di loro.
Quando però Louis Tomlinson si parò davanti a lui, Liam desiderò essersi mosso più velocemente verso la classe. I suoi occhi osservarono per una frazione di secondo il viso di Tomlinson prima di tornare a fissare il pavimento di linoleum blu. Le crepe che lo attraversavano catturavano la sua attenzione in una maniera magnetica, ma non riusciva a sentirsi nemmeno vagamente distratto dal ragazzo di fronte a sé.

Ciao.” disse alla fine, come captando che Liam non avrebbe mai parlato per primo. Dal canto suo, Liam non aveva nemmeno capito che Louis si stesse rivolgendo a lui. Nessuno, fatta eccezione per i professori, gli aveva mai rivolto la parola a scuola e non c'era ragione perché cominciassero ora. Non aveva fatto nulla per attirare l'attenzione di un personaggio come Tomlinson.
Si limitò a tenere lo sguardo basso verso il terreno, sperando che se ne andasse presto. Lui aveva lezione in un paio di minuti e il professore avrebbe preso al volo qualsiasi scusa per spedirlo in presidenza, specie se arrivava in classe in ritardo.
Riusciva quasi a percepire lo sguardo di disapprovazione che Tomlinson gli stava mandando: “Non si risponde?”
Quella domanda, chiaramente indirizzata a Liam, fece sbocciare sulle guance del ragazzo un leggero rossore. Non sapeva cosa dire, cosa fare. Non aveva molta esperienza in fatto di conversazioni, e questa si prometteva particolarmente impegnativa.
Cominciò ad aprire la bocca per rispondergli di lasciarlo in pace, ma per fortuna si morse la lingua all'ultimo secondo. Non voleva nemmeno cominciare ad immaginare cosa gli sarebbe successo se avesse veramente risposto con parole simili. Sarebbe stata una catastrofe, la fine di una vita invisibile e l'inizio di una vita come bersaglio. Se c'era un solo motivo per cui era felice di non essere nemmeno minimamente considerato era proprio che evitava di prenderle da Malik e Tomlinson. Fece solo un cenno vago con la testa, a metà tra un assenso ed un diniego.
Louis sbuffò, contrariato di non essere riuscito a sentire la sua voce nemmeno questa volta: “Ehi, guarda che non voglio mica farti del male.”
Liam andò nel panico a quelle parole. Era ovvio che lo stava prendendo in giro, voleva che si cullasse nell'ignoranza di cosa lo aspettava ed essere colto di sorpresa quando avesse sferrato il primo colpo. Non riuscì a fermarsi dal fare un passo indietro e incontrare il suo sguardo con occhi marroni pieni di terrore. Quello che vide lo confuse ancora di più.
Louis aveva le mani protese a palmi in alto verso di lui in un gesto pacificante e un mezzo sorriso sulle labbra. Non un ghigno, un sorriso vero. E i suoi occhi lasciavano trapelare solo un'infinita solitudine, paragonabile solo a quella di Liam stesso.
Louis fece un esitante passo avanti verso di lui, fissandolo come se si aspettasse di vedere il ragazzo castano scomparire davanti ai suoi occhi: “Davvero, vengo in pace.”
Liam si costrinse a rilassarsi, ma era un compito meno che facile. Quasi come se comprendesse il suo timore, Louis fece un paio di passi indietro e si appoggiò contro gli armadietti. La progressiva lontananza di Tomlinson aiutò decisamente i suoi nervi logori.

Allora, ti va di dirmi come ti chiami?” chiese dopo qualche istante.
Un minuto, mancava solo un minuto al suono della campanella, poteva farcela a resistere per così poco tempo: “Liam.” la sua voce suonava roca e modulata male dal poco utilizzo.

Ah, Liam. Sai, sei incredibilmente bravo a nasconderti. Sono mesi che cerco di parlarti, ma tu riesci sempre a sgusciare via.” ammise con un sorriso sincero.
Lui spostò il pese da un piede all'altro: “Scusa.”
Osservò attentamente la maniera in cui Louis scrollò le spalle in un solo gesto fluido: “Mi piace l'inseguimento.”
Questa volta Liam avrebbe potuto giurare di non essersi immaginato la luce affamata nei suoi occhi cerulei, e nemmeno il rossore che avvampò su tutto il suo viso quando comprese tutte le sfaccettature del commento di Tomlinson.
Il suo disfacimento fu causato da Louis che allungò una mano per afferragli il mento, costringendolo a fissarlo in faccia. Il suo tocco era soffice, e il calore umano era stato così poco negli ultimi anni che quel contatto amorevole lo fece tremare da capo a piedi, mentre i suoi occhi si chiudevano, leggere come le ali di una farfalla.

Louis trovava che Liam fosse tremendamente tenero, quasi come un orsacchiotto troppo cresciuto e con un po' troppa timidezza. Era delizioso quando arrossiva e distoglieva lo sguardo, ma alla lunga lo irritava non poterlo guardare in faccia.
Dopo l'ennesimo tentativo di Liam di privarlo della vista dei suoi stupendi occhi l'autocontrollo di Louis cadde a pezzi. E Liam era così morbido sotto le sue dita, così responsivo.
Nemmeno la campanella che suonava riuscì a distogliere la sua attenzione. Prese la sua mano tra la propria, adorando la maniera perfetta in cui le loro dita si intrecciavano, e lo trascinò praticamente di peso verso il bagno più vicino.
Non appena la porta fu chiusa dietro alle loro spalle, le sue mani furono addosso a Liam, dandogli tutta l'attenzione e l'amore che nessuno gli aveva mai dato, amando tutti i gemiti che uscivano dalla sua bocca eppure volendo ancora di più soffocarli con la sua bocca.
E attorno a lui il tempo smise di avere la ben che minima importanza, c'erano solo lui e Liam, almeno per allora.

 

Eat me, drink me, read me!
Ciao :)
Che dire... nulla, il titolo è preso dall'omonimo libro, The Perks of Being a Wallflower, ma di fatto non c'entra nulla con questa OS.
Non sono molto convinta del finale, e tra l'altro scrivere in terza persona per me è difficilissimo e non sono mai sicura di come esca, quindi se pensate di riuscire a dedicare due minuti del vostro tempo per lasciarmi due parole, ve ne sarei molto riconoscente :)
Un bacio,
Ele

   
 
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