«
Watson!
»
Il
detective assottigliò lo sguardo, nel fissare con
particolare
attenzione una minuta provetta in cui faceva vorticare, con un lento
movimento della mano, uno strano ed opaco liquido bluastro.
« Guardi, dottor Watson! Sono riuscito a creare... la luce! »
Fosforescenza,
signor Holmes. Ma questo lo si scoprirà meglio un altro paio
di
secoli più avanti.
Io sedevo annoiato e composto sulla poltrona del salotto, Gladstone al sicuro tra i miei piedi, una tazza di tea ormai vuota sul tavolino accanto e il quotidiano fra le mani. La pace avrebbe potuto persistere, se non fosse stato per la presenza rumorosa del detective nella stanza che, eccitato come un ragazzino intento a rincorrere una farfalla, pretendeva la mia attenzione nei riguardi di una delle sue mirabolanti scoperte.
« E'
il futuro! Le case saranno illuminate da queste sensazionali
particelle luminescenti...! »
A quell'affermazione, abbassai di scatto
il
giornale. Ancora quella storia sul mio essere diventato una mummia
vivente dopo il felice matrimonio con la mia
adorata Mary?
Holmes sembrava strapparmi le occhiatacce come nulla fosse. Sospirai,
aggrottando le sopracciglia ancora una volta, nel pronunciare
l'ennesima risposta carica di sarcasmo.
Si avvicinò a me, poggiando
entrambe le
mani sui braccioli della poltrona dove ero beatamente seduto.
Allungò silenziosamente il volto, spuntando da sopra il Times
, riducendo
gli occhi a due fessure.
« ... Voi avete perduto la vostra gioia
di vivere— bisogna fare qualcosa. »
dichiarò infine, rimettendo
dritta la schiena e dandomi le spalle, andando a prendere la giacca
dall'attaccapanni e mettendosela addosso. Si diede una passata di
mani fra i capelli, storse la mandibola e vi passò due dita
sopra
per constatare che effettivamente si sarebbe dovuto rifare la barba;
prese l' immancabile pipa e, una volta accesa, mi fece un cenno
col capo.
« Se lo può scordare Holmes, voglio essere intero per quando tornerà mia moglie. » dichiarai solenne, pronunciando l'aggettivo possessivo con una chiarissima nota di evidenza in più. Messa in mostra una notevole espressione delusa, il detective si sistemò per bene il collo della giacca, borbottando a sguardo piantato sul pavimento.
«
Non comprendo questa di lei necessità di marcare come ha
appena
fatto la parola "mia". Stiate pur certo che l'adorabile
Mrs Watson » e non fu un caso che anche lui
marcò bene quelle
due ultime paroline come io avevo fatto pochi istanti prima.
« non
ve la porterà via nessuno. » concluse con voce
frettolosa,
accomodandosi in modo per lo meno guardabile il nodo della cravatta
che aveva fatto nel giro di pochissimi istanti.
« E adesso non
esibisca quel muso, su! Le occorre un po' di azione, è
chiaro! » e
detto questo afferrò la mia giacca beige, lanciandomela
addosso e
assumendo subito dopo una gloriosa posa da statua classica di qualche
eroe mitologico... la brutta copia, ovviamente.
« Un medico
glielo suggerirebbe! »
Poggiai i gomiti sui braccioli e
congiunsi le
mani, osservandomi unghie e ritrovando la calma. A volte credevo che
Sherlock fosse seriamente geloso di Mary, peggio di una fanciulla
innamorata.
No. No, no e ancora no. Non avrei ceduto
alle sue
tentazioni, Diavolo che non era altro!
« Non se ne parla, Holmes.
Ho promesso a Mary che non avrei più gettato denaro nel
gioco
d'azzardo. »
Ma
che bravo maritino. Se in quel momento avessi avuto un imbroglione
con il suo gioco delle tre carte davanti agli occhi, avrei scommesso
anche tutto il portafogli. Battuto in tutti i suoi tentativi, non
sapendo più cosa inventarsi, Holmes si tirò su,
l'espressione
irritata, mentre era intento ad infilare gli ultimi due bottoni della
giacca nelle asole forse un po' troppo strette. Con la voce questa
volta rammaricata, ma con una chiara punta di irritazione, il
detective fece per dirigersi verso la porta.
Il discorso sulla vita post-matrimonio cominciava seriamente ad annoiarmi, e per far tacere Holmes c'era un solo, frustrante, irrimediabile modo: accontentarlo.
Sì, perché quando Sherlock Holmes vuole qualcosa la ottiene e basta, e se non riesce con le buone allora passa ai metodi subdoli, trascinandoti con sé contro la tua volontà. Io lo sapevo bene, e per evitare cattive sorprese balzai in piedi, chiusi gli occhi e rimasi fermo per un momento davanti alla poltrona, massaggiando le mie tempie doloranti. Sospirando, poi, afferrai il suo bastone da passeggio e infilai di malavoglia la giacca beige, e senza dire una parola avvolsi una delle sciarpe di Mary attorno al collo − uno dei tanti suoi tentativi, per essere precisi. Sistemai la bombetta sul capo e, ignorando l'altro uomo, varcai la soglia dell'appartamento, scendendo velocemente le scale per anticiparlo davanti alla porta di casa. Saremmo usciti, avremmo fatto una semplice passeggiata e saremmo tornati vivi e vegeti, senza incidenti di percorso.
Vidi
scendere l'altro, e fu istintivo puntargli contro il manico del
bastone, in una minaccia mista ad una smorfia divertita. Alla fine,
un po' d'aria non mi avrebbe fatto male. « Se la risento
chiamarmi
“mollusco”, vedrà. »
« ... Bene, perfetto! Si metta
un po' di profumo— » senza alcuna motivazione
apparente, prima di
uscire giù per le scale, il detective mi lanciò
una boccetta con un
liquido giallastro al suo interno. Era proprio profumo, e aveva un
buon aroma di rosa e lavanda. Meglio tuttavia non sapere cosa vi
avesse messo dentro quel pazzo di Holmes. Afferrai la boccetta di
profumo con la mano guantata, libera dalla presa del bastone. Ne
odorai il contenuto e aricciai il naso, osservando sospettoso il
detective.
« È da donna, Holmes.» commentai,
piazzandogli
davanti agli occhi l'ampolla, facendo muovere leggermente il liquido
dorato al suo interno.
« Non vedo dove sia il problema. »
borbottò in risposta il detective, assumendo un'espressione
quasi
stupefatta dalla mia risposta. Quando l'aveva filtrato, non si era
messo certo a pensare a quale delle due categorie dovesse
appartenere, se fosse da uomo o per il gentil sesso. Fece spallucce,
continuando a camminare verso la porta. « Fa lo stesso. Tanto
non è
un semplice profumo, ma un efficacissimo repellente per mosche!
»
«
E a me a cosa diavolo serve un efficacissimo
repellente per
mosche? » sgranai gli occhi, guardandolo
avvicinarsi verso la
porta con assoluta calma. Mi bastava fare il bagno regolarmente e
dell'acqua di colonia per tener lontani i parassiti, non di certo i
suoi esperimenti inutili. « Spero non abbia testato anche
questa
roba sul mio cane mentre leggevo. »
« Io le ho dato in mano un'arma micidiale, che se ingerita può causare la morte in pochi attimi » e di nuovo assottigliò le palpebre, rubandomi la boccetta giusto per passarsela davanti agli occhi con profonda ammirazione... verso se stesso, naturalmente. « ma che può tranquillamente essere usato come profumo da sera, senza distinzione di sesso. È geniale. »
« … È una diavoleria. » pronunciai, alzando gli occhi al cielo e sorpassandolo, chiudendo dietro di me la porta di casa. “Repellente per mosche”... a chi voleva darla a bere? Il giorno in cui Holmes si sarebbe dato agli esperimenti innocui, io avrei mandato all'inferno la regina Vittoria. Praticamente impossibile, visto il mio patriottismo.
Feci
cenno con il capo di seguirmi in strada, e mentre passeggiavo con il
mio
fido bastone da veterano, lo osservai continuare a blaterare sul suo
mirabolante infuso omicida.
«
Metta via quell'ampolla. Dove si va? » chiesi con tono
impaziente.
«
Oh, dove si va... insomma, lei dove vorrebbe che si andasse? Un po'
di inventiva » tirò fuori un cerino dalla tasca, e
accese
finalmente la sua amata pipa. « per quanto mi riguarda, so
benissimo
dove stiamo andando, mio caro dottore. »
Quella sua sicurezza mi
metteva a disagio, insinuandomi nella mente un brutto presentimento.
Saremmo finiti in un altro guaio, me lo sentivo; uscire con Holmes
era come giocare a testa o croce con la morte: la
possibilità di
tornare acasa vivi si ritrovava drasticamente ridotta al cinquanta
percento.
« … No, Holmes, non mi dica che vuole andare da
Lestrade—! »
« Ah, Lestrade! Suvvia, mi offendete »
commentò
il detective con una lieve risatina nervosa; era meglio per lui
scegliere in fretta e furia un'altra meta, dato che, a quanto pareva,
avevo azzeccato in pieno.
« Prego si sistemi il cravattino, e se
possibile si tolga quell'orr— »
tossicchiò, storcendo le labbra e
bloccandosi non appena vide cambiare l'espressione dei miei occhi.
«
... adorabile regalo di sua moglie dal collo.
»
Pochi minuti di cammino, e giungemmo a quella che era la più rinomata e rispettabile Sala da Tea di Londra, dove Sherlock, ovviamente, voleva far luce su un piccolo fatto che da un po' di tempo non gli tornava. E, sempre ovviamente, questo io non poteva saperlo. Stavo rimuginando sulle parole del detective, che s'era trovato ad un passo dal definire "orribile" un regalo tanto affettuosamente confezionato da mia moglie. Certo, sapevo benissimo che lavorare a maglia non faceva per Mary, ma...
Sistemai ancor meglio la sciarpa per il mio orgoglio, precedendo l'altro uomo nell'entrare alla Tea Room. Conoscevo bene il posto, e conoscevo bene anche Holmes; l'improvvisa voglia di tea era solo una scusa per qualcosa di ben più grosso. Sedemmo ad uno dei tavoli, ben imbandito di ogni leccornia e con tazze di pregiata porcellana, pronti ad accogliere l'acqua calda e pura contenuta nelle teiere. Mi accomodai sulla sedia, poggiando al mio fianco il bastone e osservando Sherlock con il mio sguardo indagatore, che niente aveva a che vedere con quello dell'uomo di fronte a me.
« Assolutamente no, Watson. » dichiarò con tranquillità il bruno, prendendo il piccolo tovagliolo accanto alla sua tazza e sistemandoselo sul colletto, come se fosse in un ristorante. Forza dell'abitudine? Chissà. Tutto ci si sarebbe potuto aspettare, da quel curioso soggetto quale era il detective.
« L'ho fatta venire qui per un dolcetto e un Red Fruits. » concluse, infine, rivolgendomi un sorriso che era tanto sincero quanto sarebbe potuto sembrare ambiguo e strafottente; ringraziò il cameriere per aver portato loro la teiera con acqua bollente, e ordinò un Red Fruits per lui e un Earl Gray, che sapeva essere il mio preferito. Aggiunse all'ordine anche due fettine di limone e qualche biscotto.
« Ah... niente di meglio che un po' di pregiato tea alle... » e osservò il suo orologio da taschino. « ... Undici e trentaquattro minuti del mattino. » Un po' tardi, in effetti; la sala aveva ben pochi ospiti.
« Orario inusuale per un Tea, non crede Holmes? » risposi repentino, mostrando un sorriso accennato sotto i baffi e ringraziando il cameriere.
Per quanto pericolosi, i guai in cui ci cacciavamo erano sempre piuttosto interessanti, ormai una droga da cui io fuggivo e ricadevo inesorabilmente. « Chi cercate? »
«
Cercare? Oh— »
Il detective sembrò guardarmi con aria
piuttosto sorpresa, come se non si fosse aspettato il fatto che
avessi perfettamente compreso che eravamo lì per una
ragione. Ormai
conoscevo i suoi metodi, per mia (s)fortuna. Lui unì le
punte delle
dita, dandosi un'occhiata attorno, per poi togliere il filtro dal tea
e inspirarne il buon odore, prima di aggiungervi il limone e una
quantità industriale di zucchero.
« Vede, mio caro Watson »
cominciò a spiegare, attento a non attirare orecchie
indiscrete. Che
poi, le "orecchie indiscrete" potevano essere solo due
coppie di coniugi a distanze esorbitanti da noi. « ho letto
di
questo posto che un conte scozzese aveva intenzione di comprare
l'intera catena di Tea Room dei Brohmville. Il che è un po'
insolito, dopo circa centocinquant'anni di servizio, non crede...?
»
Bevve un sorso del suo infuso, inclinando all'insù le labbra
per la piacevole sensazione che gli diede; che fosse alle undici,
alle cinque o all'una di notte, un buon tea era sempre un buon tea.
«
... C'è di più, ovvio. O non mi interesserei
minimamente. »
Ascoltai con attenzione le parole del detective, concentrandomi
nel contempo anche alla mia tazza fumante di Earl Grey. Ah, l'odore
che emanava appena tolto il filtro era semplicemente paradisiaco.
Aggiunsi lo zucchero e la fettina di limone, mescolando con
attenzione e riflettendo sulle parole del mio collega. Bevvi un primo
sorso della bevanda, sentendo i biondi baffi bagnarsi fin da subito,
e asciugai la bocca con un tovagliolo. «Centocinquant'anni di
servizio sono effettivamente tanti... perché dovrebbero
vendere? Gli
affari vanno a gonfie vele.»
« Oh, non è la burocrazia ad
interessarmi, né tanto meno il nome di questo posto, se si
beve
sempre così bene » e buttò
giù un altro bel sorso della squisita
bevanda, cacciando un sospiro caldo quanto la temperatura della
stessa. « quanto piuttosto cosa è accaduto al
conte Smith. »
rivelò, avvicinando maggiormente il busto verso di me.
Arricciò le
labbra, innalzando un sopracciglio e riducendo al minimo la voce.
«
... Se le dicessi che è morto, dottore? »
Le sue parole mi
fecero sussultare proprio mentre stavo per poggiare le labbra sulla
mia tazza; aggrottai le sopracciglia e osservai Holmes, scuotendo
leggermente il capo, incredulo.
«Un omicidio?» mormorai,
guardandomi bene intorno, evitando di attirare orecchie curiose. La
scena si era trasformata in qualcosa di quasi comico; sembravamo due
signore acidule che si scambiano un pettegolezzo interessantissimo,
tanto eravamo quasi ad un soffio dal parlarci nelle orecchie. Quando
il detective si rese conto che così avrebbemmo potuto
attirare di
più l'attenzione che non parlando a voce normale,
tornò in una
posizione corretta, decidendo semplicemente di avvicinare la propria
sedia verso di me.
« Proprio così. Morto stecchito. Sono cose
di cui i giornali non parlano. Ebbene, sono venuto a conoscenza
tramite » e cambiò un attimo tono di voce.
« fonti abbastanza
certe » e volle subito proseguire, sperando che intuissi il
fatto
che fosse meglio non far domande sulle “fonti”;
probabilmente
qualche suo travestimento, qualche scappatella che gli aveva permesso
di acchiappare preziosi indizi. « che il caro conte
è stato
avvelenato! »
Le parole dell'investigatore contrassero la mia
espressione in una smorfia di incomprensione: un conte decide di
acquistare una nota catena di Tea Rooms e improvvisamente viene
assassinato senza apparente motivo. Un bel mistero, no?
« Se la
stampa ha preferito tener nascosta una simile notizia, questo porta a
pensare che qualcuno d'importante è coinvolto. Si
è fatto qualche
idea? »
«
Assolutamente nessuna, caro dottore » rispose semplicemente
il
detective, addentando uno dei biscottini da tea alla marmellata.
«
ed è per questo che siamo q— » si
bloccò improvvisamente,
tendendo le labbra ed esibendo una smorfia di disappunto; ecco come
mettersi con le spalle al muro da soli. Non erano venuti solo per un
buon tea?
«
… Come immaginavo.» mi lamentai, con un mezzo
sorriso, facendo
ondeggiare il profumato tea dentro la tazza perlacea. « Lei
è
estremamente prevedibile, Holmes, lo sa?»
«
Sono prevedibile perché mi conosce, dottor Watson?
» rispose il
bruno; aggiunse, poi, assieme ad un altro po' di limone nella propria
tazza, un'altra frase, che avrebbe smentito la mia affermazione di
pochi istanti prima. « Se non mi conoscesse, direbbe lo
stesso che
sono prevedibile? La mia vita non è che un continuo sforzo
per
sfuggire alla banalità dell' esistenza, dopotutto.
»
Ah,
iniziavano le solite domande trabocchetto. Sospirai pesantemente,
mandando giù un lungo e caldo sorso della bevanda,
soffermandomi
subito dopo sullo sguardo curioso del detective.
« Holmes,
vecchio mio » mormorai, poggiando la tazza sul piccolo
piatto, per
l'ultima volta. « la vostra continua ricerca
dell'originalità e
dell'imprevisto non fa che rendervi comunque monotono. Il vostro
fuggire è un'abitudine, non credete? » e
sogghignai sotto i baffi,
prendendo un piccolo Macaron al limone dal vassoio e gustandolo
tranquillamente.
Il detective fece
una smorfia e tirò su col naso, storcendolo leggermente.
Quelle
improvvise pillole di saggezza che filosoficamente ogni tanto
uscivano dalle mie labbra lo ammutolirono per qualche secondo; il
che, trattandosi di Holmes, era tutto dire.
«
Intanto, però, voi non riuscite a fare a meno di starmi al
passo »
provò il detective, cercando in un qualche modo di
stuzzicarlmi
leggermente. « e non sapete quanto questo mi faccia piacere.
» si
sentì obbligato ad aggiungere, riparandosi immediatamente in
un
altro, lungo sorso di tea.
«
Beh, mi sembra ovvio. Se non avete buonsenso necessitate di qualcuno
che ve ne presti un po' del proprio. » conclusi, nascondendo
il
piccolo e innocente sorriso di soddisfazione dietro il tovagliolo,
ripulendomi dalle piccole briciole della meringa. Quando si trattava
di rispondere al continuo stuzzicare del detective, io non mi tiravo
mai indietro. Provavo un certo senso di divertimento, nelle sue
espressioni stravaganti.
« Mi state forse dando dell'incosciente?
» chiese il bruno, con una (falsa) espressione indignata,
chiamando
poi con un rapido gesto della mano il cameriere e chiedendo
cordialmente il conto. Avrebbe pagato lui, non aveva voglia di
sembrare troppo sprovveduto, da quanto io mi ero trasferito dal 221B
di Baker Street.
Fortunatamente la sua mano fu più lesta di un
qualsiasi mio tentativo di pagare, passando la banconota sottomano ad
un cameriere. Tirò di nuovo su col naso e diede due leggere
pacche
sul tavolo con entrambe le mani; si alzò in piedi,
sgrullò qualche
briciola dal cappotto e mi attese.
« Naturalmente, Holmes. »
risposi con ovvia calma, osservando il cameriere avvicinarsi e
portando la mano al portafogli all'istante, battuto però sul
tempo
dal detective. Gli rivolsi un piccolo sorriso di ringraziamento e
scossi il capo, alzandomi poi dalla sedia per rivestirmi. Aggiustai
cappotto, sciarpa e cappello e presi il bastone da passeggio,
seguendo Holmes fuori dal locale. « Vi tengo d'occhio, non
vorrei vi
cacciaste in uno dei vostri soliti guai. »
« ... Mamma
chioccia. » sussurrò il detective, in tono appena
udibile, ma non
per questo poco chiaro; un sorrisetto compiaciuto si dipinse sulle
sue labbra, mentre con accurata e forse troppa attenzione si
aggiustava il colletto della giacca, uscendo dalla lussuosa Tea
Room.
∞
E'... la loro quotidianità. Semplicemente. Nata da una sessione di roleplay, avevo semplicemente voglia di divertirmi nell'interpretare questi due personaggi, in particolare lo Sherlock di RDJ, e spero di esserci riuscita!~
All'inizio, questa Fanfiction era pensata per avere un seguito, ma purtroppo, dato che sto preparando gli esami, temo che mi sarebbe risultato impossibile continuarla, e sarebbe stato un vero peccato! Magari in futuro, chissà...!
Nella speranza che vi sia piaciuta, vi abbraccio tanto,
N o r u w e e