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Autore: bloodycinderellaz    09/02/2013    2 recensioni
"Chi sono io veramente? Perché sono qui? Sono stata un errore, una figlia non voluta? Chi sono i miei genitori? Dove sono veramente? Perché io esisto?" Una piccola one-shot auto biografica di Madotsuki, prima di compiere il suicidio.
Genere: Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Madotsuki.

Io, vivo nell'ignoto dei miei sogni. In nessun altro posto, se non quello.

Ed è per questo che non oso mai uscire dalla mia camera.

Mi chiedo se. dopo così tanto tempo, valga la pena di vivere ancora. Io, i miei sogni, il mio diario. Questo è tutto quello che ho. Le più semplici cose, a volte sono quelle che determinano la propria vita.

E queste cose, me l'hanno purtroppo letteralmente determinata.

Da un po' di tempo ormai, credo, mesi, anni, non me lo ricordo più: so soltanto che continuano a tormentarmi, a obbligarmi a dormire... A sognare.

I miei sogni? Non hanno un vero significato. Nemmeno io mi ricordo più se ho mai avuto una vita sociale prima ad ora. Probabilmente, questi "sogni"... Stanno cercando ti ricordarmi chi ero una volta, come ero. Cosa mi succese ogni giorno della mia vita. Ma tutto quel che vedo. Tutto quel che vedo, non riesco a comprenderlo. No. Non mi ricordano mai nulla.

Le creature nella mia testa, tutti quei mondi. Il "Nexus", come l'ho chiamato io. Non so nemmeno più se questa cosa ha senso. È tutto iniziato così in fretta. Troppo in fretta. E non sono riuscita a cogliere questa cosa in pieno. Ma ora, credo di aver capito tutto.

Dopo avere scritto queste ultime pagine del mio beneamato diario, ho deciso. So cosa fare. Sento che il Nexus fosse preparato fin dall'inizio per questo avvenimento. Ho finalmente trovato il mio vero "io". Perché lo so, lo so che lo scopo di questo cammino era questo.

Chi sono io veramente? Perché sono qui? Sono stata un errore, una figlia non voluta? Chi sono i miei genitori? Dove sono veramente? Perché io esisto? Tutte queste domande mi fanno scoppiare la testa. Sono troppe, e sono anche oltre a queste. Ma tra non molto tempo, riuscirò a rispondere. Riuscirò a rispondere e potrò finalmente mettere fine a queste stupidaggini. È giunta l'ora della verità.

Mi mancherà il mio letto comodo, dopo averci dormito per così tanto tempo durante i miei viaggi. Mi mancherà il mio videogioco. Il mio caro vecchio videogioco, quello con la melanzana... NASU. Ed ecco, un'altra domanda sorge; è per caso il mio videogioco che mi ha subconsciamente stimolato a fare questi sogni? Dove è stato creato? Cosa significa veramente, qual'è lo scopo di NASU? Chi lo sa. Forse dovrei, come per principio, fermarmi un momento e pensare: "Devo smetterla di farmi così troppe domande". Ma in questo preciso istante, ciò mi è impossibile.

Ed in quel caso, non posso ancora andare a letto per finire il mio lavoro. Per prima cosa devo finire questo diario e compilarlo come è giusto che sia, per poi lasciarlo qui. Non credo nessuno verrà a leggerlo, perché nessuno sa che esisto. Perché? Ma non è abbastanza semplice; il perché? Perché io sono una "ikikomori". Io non vado da nessuna parte se non nella mia stanza, anche se questo termine si addice di più agli amanti dei manga... Ma io non sono interessata a quel genere di cose. Fortunatamente o sfortunatamente, non mi importa. L'unica cosa che mi importa è finire di scrivere al più presto per poi finire questa vita come è giusto che sia.

A volte, nei miei sogni, mi capita di vedere strani personaggi. Cosa intendo dire?
Quei personaggi, non-così-stranamente, mi sono molto familiari. "Shitai-san", ad esempio. Il ragazzo, o meglio, l'uomo che trovai una volta nel mezzo della strada, morto, da cui raccolsi il mio effetto del Semaforo. Era vagamente familiare. Ho provato vari effetti per vedere se reagiva: volevo provare se era veramente morto o meno, perché oramai, nei miei sogni, posso aspettarmi di tutto. Ebbene, qualcosa, successe: il mio effetto del Gatto. Appena lo usai, cioè, appena miagolai, l'uomo tremolò un secondo. Fu la prima volta che mi spaventai veramente. Non in modo eccessivo; però mi spaventai.
Mai come quando vidi per la prima volta Uboa. Quel demone. Bianco e nero. Una faccia distorta da farti impressione. Urlava, urlava. Sembrava cercare aiuto invano... Sembrava stesse bruciando su un rogo. Ma la cosa più impressionante: sembrò uscire da Poniko stessa. Poniko, anche lei un personaggio così particolare da ricordarmi vagamente una persona che conoscevo nel passato...
Occhi azzurri, capelli biondi, maglione verde e gonna marrone. Perché questa combinazione di colori, come quella di Shitai-san, mi sembra particolarmente importante? Capelli marroni, camicia bianca, con un maglione verde sopra, e se non ricordo male dei pantaloni neri. Poi, il rosso prevale, ovviamente perché c'era anche del sangue sulla "scena del crimine".
Per poi arrivare all'ultimo dei "principalissimi"; Masada-sensei. Quell'alieno, come Uboa di colori. Bianco e nero, nient'altro. Ha gli occhi strabici, uno va sù, l'altro va giù. Già... Un personaggio molto particolare, specialmente quando equipaggio un certo effetto. Quando uso l'effetto del Gatto, se miagolo lui si avvicina, ed è alquanto inquietante, vedere un alieno con gli occhi strabici venirti vicino interessato. Poi, invece, quando equipaggio l'effetto del Coltello, scappa. Scappa al contrario, quasi come un granchio... Però mi fece troppa pena, e allora non lo uccisi. C'era sempre, come per Poniko e Shitai-san, una certa familiarità che non riuscivo a non notare, in Masada. Lui non parla; lui comunica con me attraverso degli strani suoni, che sono divertenti, almeno per me. Masada-sensei suona un piano. Un piano molto, molto largo; non sono nemmeno sicura se aveva veramente SOLO ottantotto tasti. Probabilmente sì, probabilmente erano solo stati creati così, grandi, per fare un po' di impressione alle persone, o meglio, alieni, che lo vedevano. Però quando lui lo suonava, mi rilassava... Già... Ma non voglio sprofondare nella sdolcinatezza, ora. Ho di meglio di cui parlare. Non posso permettermi pause per rilassarmi; questa è una cosa molto importante per me.

Ora che ho spiegato quasi tutto quello che intendevo spiegare, non mi rimane molto da fare. Io mi calcolo il tempo, perché per me è una cosa definitiva. E sono decisa di finirla. Le mie sofferenze non avranno più campo: una nuova persona si rincarnerà come me. Nome diverso, aspetto diverso, ma un carattere nettamente uguale, o perlomeno simile, che, dopo un periodo particolare di tempo, ad esempio dopo l'infanzia, che si caratterizza di più, sempre di più fino a diventare me. Madotsuki. Una ragazzina stile ikikomori, che non esce mai, capelli marroni, occhi rossi, maglioncino rosa, scarpe rosse e gonna rossa. E il mio simbolo. Una scacchiera tre per due, come si dice matematicamente. Un rettangolo a scacchi. Una piccola, misera porticina che porta al mio cuore... Ahah, sì, al mio cuore. Perché credo che questa maglia, per avere un simbolo così particolare, non sia una coincidenza. Io credo che i sogni che faccio sono mostrati dal mio e unico cuore. Un cuore che pulsa 90 o più volte al minuto. Un cuore vivo, morbido e giovane. Come il mio. Ma poi, sono veramente giovane? Non mi ricordo nemmeno più che anno è. Non so quando sono nata e nè perché. Ma a quanto pare sono comunque parecchio istruita, per essere una ikikomori molto, parecchio introversa.

Queste poche ed ultime parole che scrivo su questo diario sono, anche se davvero insulse, importanti per me. E spero, spero veramente che qualcuno, semmai, lo legga. Semmai qualcuno venisse a scoprire di me. Madotsuki... Un nome così strano. Che finisce in "tsuki". Luna. Cosa vorrà dire? Io vedo spesso la luna, quando mi sveglio di colpo, la notte. Forse è da lì che vengo... La luna. Non letteralmente, ovviamente. Ma dico di anima, di spirito, di carattere. Chissà se la Luna, in verità, ha un'anima come me? Come tutti noi? Queste sono cose che si scoprono solo facendo dei particolari cammini sprirituali in gruppo o da soli. Io non sono riuscita a farlo come l'hanno fatto tutti. Ma l'ho fatto. E come? Che domanda è? L'avrò detto troppo ormai.
I miei sogni.

I miei sogni, sono l'unica vera cosa preziosa che ho. Quei personaggi, per di più. Non li dimenticherò. Mai. Nemmeno dopo che avrò compiuto la mia saggia azione. Il mio suicidio non interesserà a nessuno, certo, ma lo so. Lo so che qualcuno, però, mi vedrà, e se quella persona mi vedrà, voglio essere certa di poter sorridere ancora una volta. Prima, e unica volta in cui sorriderei mai. Ah, quanto mi mancheranno.

Anche se non sembra, credo nell'aldilà: ma non un aldilà felice, dove tu, dopo la morte, sei un angioletto con la lira e l'aureola. No. Un aldilà neutro, dove tu sei semplicemente un misero fantasma che guarda la gente e la osserva con curiosità. Solo questo. Questo è quello che desidero. Voglio cercare se, in questo mondo contorto e complicato, c'è qualcuno simile a me. Qualcuno, o meglio qualcuna, che scrive il suo diario, oppure che aggiorna sempre il suo blog, una qualcuna che in questi diari o blog parla sempre dei sogni che fa, cosa pensa, come, e che si fa domande continue riguardanti al proprio passato, e che accetta il futuro così com'è. E se mai la troverò, sarò solo allora immensamente felice, perché avrò capito che non sono mai, MAI stata sola a questo mondo. E io l'ho sempre saputo.

Il mio tempo sta per finire. Ma io sono pronta.

Tra poco finirò finalmente di scrivere questo diario, e allora potrò compilarlo e chiuderlo a mio nome, con tutta la mia dignità.
Caro diario, questo non è un addio, ma un "arrivederci", come dicono molti.

Mi dispiace se i miei racconti sono strani e insensati, ma purtroppo, dovrò pur parlarne con qualcuno, non trovi? Nessuno ha mai la possibilità di sfogarsi in qualche modo. Io penso, personalmente, che non parlare di come ci si sente a qualcuno, ti fa solo rodere dentro da quel pensiero. E questo non è ciò che desidero. Io voglio morire cadendo tra le dolci braccia del vento in caduta. Questo è quello che voglio. Perché io non voglio morire dormendo. Sarebbe la cosa più terrificante per me. No, io voglio essere conscia di quello che faccio e di cosa mi accadrà.

Ora, posso dire di aver finito.
Arrivederci, cario diario.

Non ti dimenticherò mai. Verrò a trovarti.

~Madotsuki
  
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