Serie TV > Buffy
Segui la storia  |       
Autore: Sciapy    10/07/2003    0 recensioni
Crash! Qualcosa si spezza... Boom! Una nuova esplosione... Bang! And the pain stays the same... [NOTA: questa storia molto probabilmente non verrà mai conclusa.]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CRASH! BOOM! BANG!
- capitolo 2 -

di Sciapy

Nascose la testa fulva sotto le coperte, lanciando uno sguardo d'odio verso la boccetta di vetro contenente valeriana, ben consapevole che presto l'avrebbe nascosta infondo al cassetto del comodino.

Le piaceva sentirsi un piccolo coniglio nascosto nella sua tana.

Le piaceva il tepore che si formava nel suo nascondiglio, rannicchiata in posizione fetale, galleggiando sul materasso come nel ventre materno.

Le piaceva immergersi nel profumo del bagnoschiuma all'albicocca che aveva usato la sera prima, comprato a buon mercato in un negozietto sconosciuto ai più e riservato ai poveri studenti proletari – ma senza prole, ovvio.

Non le piaceva invece stare sola.

Ma diamine, alla fine ti abitui, no? Ti alzi ogni giorno con i capelli spettinati, il trucco impiastricciato sulle guance, in un'improbabile imitazione de "Il Corvo", e ancora addosso i vestiti del giorno prima, perché non hai neanche l'interesse di metterti un pigiama o quantomeno di spogliarti… e fingi di essere fiera che nell'enciclopedia, alla voce "Solitudine-virgola-La", venga mostrata la tua foto come immagine esplicativa.

Fingi che non ti importi.

Che importa se il tuo ragazzo ti ha mollata, partendo per lande sconosciute, con una il cui seno sfida la forza di gravità, mentre tu osservi le tue pseudo-tette allo specchio e scoppi a ridere come un'invasata uscita da "Riposseduta", perché – cazzo, guardati – sei davvero ridicola?

Che importa se è stato lui a farti scoprire quel piccolo neo a forma di cuore sulla tua chiappa destra, così come è stato lui a farti comprendere che hai una femminilità e una sensualità intrinseche, benché i tuoi modi siano quelli di una bambina goffa in cerca di un dolce (e non si facciano battute sul tipo di dolce, per favore) e desiderosa di un abbraccio?

Che importa se tra poco arriverà "quella nuova" a sdraiarsi nel letto che prima era dell'uomo che ti ha leccato centinaia di volte, soltanto per il piacere di sentirti urlare, quel pezzo di carne che certi uomini, autodefinitisi degli amanti impareggiabili, considerano inutile?

Che importa se hai ancora la sua fottutissima felpa blu in un angolo dell'armadio, perché ti ricorda quando ti guardava con occhi sberluccicosi dicendoti sdolcinatezze morbose e paragonandoti a tutte le figure poetiche, usando un topos letterario pescato da un libro o da una canzone?

E improvvisamente pensi che è buffo.

Perché invece di tirare giù madonne e andare a scatenarti al Bronze, ballando come se ti avesse morsa una tarantola, sbatacchiando il culo addosso ad ogni essere maschile che respiri, come farebbe qualsiasi altra ragazza dopo essere stata scaricata, te ne stai a fare la sauna sotto le tue coperte decorate da tanti cagnolini rosa, tirando fuori termini come "topos" e sapendo che molti studenti della tua stessa università penserebbero automaticamente ad un roditore.

E pensi che è ancora più buffo.

Perché loro prendono dei voti mediocri, ma si sentono taaanto intelligenti.

Tu prendi il massimo – o quasi – e continui a considerarti una stupida, continui a convincerti che quei voti non significano nulla.

Loro chiacchierano di gonnelline a fiori durante la lezione, proprio perché sono convinti di essere così incredibilmente genialoidi e di non aver bisogno degli insegnamenti del professore.

Tu riempi interi papiri di appunti, facendo concorrenza spietata a "Guerra e pace" per la consistenza dei tuoi quaderni, proprio perché sai di non essere particolarmente brillante per quanto riguarda la tua memoria a lungo termine.

Loro passano la mezz'ora prima di un esame programmando cosa fare usciti dall'aula.

Tu trascorri quei trenta minuti rivedendo le frasi che hai sottolineato nel libro e memorizzando in modo maniacale nomi, date, termini e affini.

E non permetti al tizio seduto vicino a te di copiare, non per superbia, non per crudeltà, non perché l'olezzo del suo alito ti sta provocando conati di vomito e non sai come trarre una boccata d'aria fresca e ricordi con nostalgia i tuoi bagnoschiuma fruttati.

Ma perché sei consapevole di essere poco intelligente e preferisci che nessuno sbagli a causa tua.

E poco importa se a te la parola "mela" evoca Newton, mentre ad altri ricorda Biancaneve.

Non importa nulla, giusto?

Neanche che ora lui si stia allegramente sollazzando la pin-up da copertina, mentre tu, povera e mediocre ragazzina dalle forme inesistenti, stai lì a fissare il tuo portatile, indecisa se accenderlo o meno per rifugiarti in un mondo di nickname e channel, facendo capolino da pesanti piumoni infantili.

Era tutto così clamorosamente assurdo, che le sembrava di vivere in una sit-com e si aspettava che da un momento all'altro sarebbe inciampata ruzzolando per qualche infinita scalinata, facendo scattare gli applausi registrati.

Pochi giorni prima si era ritrovata nuovamente sola e ne era spaventata.

Ora attendeva una compagna di stanza… e ne era ugualmente spaventata.

Forse perché infondo stare in solitudine non le dispiaceva così tanto. Meno casini. Meno problemi. Meno sofferenze. Vigliaccheria, certo. Ma chissenefrega. Il suo Super-Io non l'avrebbe certo punita solo per aver scelto di essere un'asociale. Solo per aver chiuso il suo animo di farfalla nel bozzolo di un insetto deforme e deturpato.

Decidendo improvvisamente di aver filosofeggiato anche troppo per quel giorno, scosse la testa e mandò a cagare le coperte, mettendosi poi a sedere, vagando con lo sguardo per quella stanzetta troppo piccola, troppo rosa, troppo "willow-brava-ragazza".

Le vennero in mente le parole di Oscar Wilde – o di Rupert Everett, secondo gli illuminatissimi discenti universitari di Sunnydale: "Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura una vita".

Forse doveva solo imparare ad amarsi…

Ardua impresa, quando ti detesti da ormai un ventennio.

***

Mezz'ora dopo, Buffy bussava alla porta di quella camera, aspettandosi di trovarsi faccia a faccia con una stronzetta tuttaculo-tuttapoppe-tuttatrucco e preparandosi a sfoderare uno dei suoi più convincenti sorrisi, ma vagheggiando di sputare in un occhio all'immaginaria ragazza di facili costumi.

Già detestava il vestitino leggero di seta azzurra che aveva dovuto indossare e rimpiangeva tristemente i suoi vecchi jeans logori. Non che non si fosse mai vestita come una gallinella seducente, ma nulla comparava la comodità dei suoi jeans scoloriti.

In quel momento, avrebbe dato la sua tetta destra pur di poter torcere le palle a quelli del Consiglio e tornare di gran carriera ai suoi precedenti impieghi, saltellando come la vispa Teresa.

Come se non bastasse, quel maledetto tanga minacciava di diventare parte integrante del suo deretano…

Ma sorrise sinceramente e calorosamente, quando vide quella ragazzina tuttaocchi-tuttasorriso-tuttarossore salutarla con un semplice gesto della mano e invitarla ad entrare nella stanza con quel fare imbarazzato da fanciulla candida.

Forse doveva solo imparare ad essere se stessa…

Ardua impresa, quando devi fingere per sopravvivere.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Buffy / Vai alla pagina dell'autore: Sciapy