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Autore: Seymour    13/02/2013    5 recensioni
Spossato dalla ricerca di Gollum, Aragorn arriva fino al Reame degli Elfi del Bosco Atro. In quel luogo incontra per la prima volta il giovane Principe e in lui cominciano a farsi spazio grandi sentimenti.
Paring: Aragorn/Legolas
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore:
Allora, seconda fanfiction che scrivo sul pairing, anche se non ne sono un fan (lo ripeto, non si sa mai). Questa volta le ho dato uno sviluppo diverso e un finale diverso, con tutto ciò che ne consegue e questo perchè mi veniva costantemente rinfacciato che avevo rovinato il finale dell'altra da una certa persona, che è anche quella che mi corregge tutto, quindi la ho accontentata. Spero che questa sia di maggior gradimento sia a lei che a voi tutti Slasher. Come al solito accetto critiche di ogni genere. Buona lettura.

Oltre il Tempo

Thranduil era seduto sul suo trono, ornato dal verde fogliame del Reame Boscoso. Sulla sua testa stava la corona di bacche e foglie rosse che portava in Autunno, in mano lo scettro di quercia intagliata. Davanti a lui, colui che era l'Erede di Isildur stava in ginocchio, rivolgendogli uno sguardo pieno di volontà, che ne provava la discendenza regale.
                «Cosa ti porta qui, Aragorn figlio di Arathorn?» Chiese, sistemandosi meglio che poteva sul suo scranno, cercando di non fissare l'immonda creatura che l'uomo aveva portato con se, legata e che ora rantolava terrorizzata. Lo conosceva in verità, la Dama Bianca lo aveva accennato in uno dei loro incontri, ma non pensava che fosse uscito dai Monti Nebbiosi.
                «Sono al vostro cospetto, Re del Bosco Atro, per chiederti un favore, in onore della vecchia amicizia che lega i nostri popoli.» Rispose Aragorn e i suoi occhi brillarono di orgoglio. «Ti prego di prendere in custodia questa creatura, Gollum, che Gandalf mi ha mandato a catturare per avere da lui delle importanti informazioni.» Il sovrano elfico si alzò e fece pochi passi verso il prigioniero che si accasciò piangente sul pavimento, cercando di dimostrarsi umile e servizievole, ma che ai nobili occhi del Re lo facevano solo più orribile e pietoso. Non amava certo tenere cose di quel genere nel suo palazzo e, sicuramente non amava fare favori a Mithrandir, almeno non dopo che aveva mandato quei nani nel suo regno, ma non voleva certo rinnegare antiche amicizie e sapeva che dietro le azioni del Grigio Pellegrino stava il potere di Lòrien.
                «Il mio popolo sarà più che lieto di aiutarti, Erede di Isildur. Dai la creatura alle mie guardie e tu vai con mio figlio Legolas a curare le tue ferite.» Disse, facendo prendere Gollum da due alti Elfi che lo portarono via, insiemi ai suoi strepiti e alle sue lacrime, poi fece alzare l'uomo e gli indicò un terzo Elfo, che stava in disparte, vicino al trono.
                 Appena Aragorn lo vide, rimase ammaliato dal suo portamento così sicuro e dal lieve sorriso che gli increspava il viso. Per un momento, gli parve persino più splendente della Dama di Gran Burrone e la sua mente non pensò ad altro.
                «Vieni con me, Erede di Isildur. Ti porterò a riposarti dal tuo lungo viaggio.»
                «Chiamami con il mio nome, Principe» Ribatté con velocità Aragorn, rivolgendo all'Elfo un sorriso umile e chinando il capo, per non rivelare a quegli occhi grigi i suoi pensieri, che gli vorticavano in testa, quasi stordendolo.
                «Solo se anche tu farai lo stesso.» Fu la risposta divertita dell'altro, che gli fece alzare lo sguardo fino a incontrare il suo. In quell'istante comprese cosa passasse nella mente dell'uomo e prontamente si scostò da lui, mentre la sua carnagione pallida lasciava posto ad un lieve rossore, diffuso sulle gote. Aragorn si accigliò, ma non disse nulla ed entrambi lasciarono che il silenzio prendesse parte della conversazione, anche quando, conducendolo attraverso il palazzo, Legolas  gli mostrò dove avrebbe potuto passare la notte e mangiare qualcosa.
                Per tutto il tempo in cui l'uomo sostò nel Bosco Atro non si parlarono più, neppure quando Gandalf arrivò per interrogare Gollum e anche se i vecchi occhi del Grigio Pellegrino lo scrutavano sospettosi da dietro le folte sopracciglia, Aragorn non fece mai menzione con nessuno di quei sentimenti o di quelle parole non dette, finché  non arrivò il momento per lui di partire per l'ovest e dovette salutare coloro che lo avevano ospitato così gentilmente.
                Si inchinò davanti a Thranduil e gli baciò la mano, rendendogli omaggio come si deve ad un Signore Elfico, poi ringraziò assiduamente anche gli Elfi che in quel periodo lo avevano sfamato e allietato con la loro musica, cercando di non offendere nessuno, ma non ebbe il coraggio di guardare in volto il giovane Principe e con lui si limitò ad un veloce saluto formale, con un breve inchino ad accompagnarlo. Partì, così, con la disperazione nel cuore, non sapendo se mai lo avrebbe incontrato nuovamente e per tutta la cavalcata attraverso le terre di Rohan, diretto ad Imladris, non poté fare a meno di ripensare a quel gentile viso, incorniciato da luminosi fili dorati.
                Incontrò ancora la Stella del Vespro, ma in lui ormai quei sentimenti erano quasi del tutto svaniti e la Dama se ne accorse, anche se non volle farne parola con il padre o con altri, preservando quel segreto solo per loro due. Aragorn le sarebbe stato per sempre grato, ma in quegli anni cresceva in lui a dismisura la paura di morire senza aver visto la persona amata ancora una volta e la sera, prima di assopirsi, pregava la madre di fargli avere almeno un' ultima occhiata alle grazie del Principe del Bosco Atro.
                Allora fu grande la sorpresa quando vide arrivare a Gran Burrone, chiamati da Elrond, degli Elfi ammantati di verde e nero. Trattenne inconsciamente il respiro e quando i suoi occhi grigi ne incontrarono un paio di simili e conosciuti,venne assalito nuovamente da mille dubbi e non riuscì ad andare a porgere il suo saluto. Arwen stava dietro di lui e fu lei a chiamare il giovane Legolas.
                «I miei saluti, Dama di Imladris.» Disse, con un educato inchino, poi si volse verso l'uomo e sorrise, facendolo sussultare. «Ci rincontriamo presto, Aragorn» Fece, mettendogli una mano sulla spalla. Aragorn ridacchiò, un po' per il nervosismo, un po' per il tono scherzoso dell'Elfo.
                «Sì, ci incontriamo ancora, Legolas» Rispose e, come se uno stregone avesse lanciato su di lui un incantesimo, le sue preoccupazioni svanirono tutte insieme.
                Tutti i giorni che precedettero il Concilio di Elrond e quelli seguenti li passarono insieme, conversando amabilmente su ogni genere di argomenti e con il passare del tempo si accorsero di godere pienamente l'uno della compagnia dell'altro, finché, proprio sopra uno dei ponti di Gran Burrone, il discendente di Isildur non ebbe la tentazione di provare quelle sottili labbra bianche.
                Con un braccio cinse l'esile corpo dell'Elfo, mentre l'altra mano si posava sulla sua nuca, per avvicinare i loro volti con lentezza. Per tutto il tempo in cui le loro labbra percorsero il tragitto che le divideva, Aragorn tremò, temendo che il Principe lo potesse rifiutare, ma nulla di tutto questo accadde. Dolcemente le loro bocche si unirono e un lungo bacio si consumò fra i due, nascosti dalla vegetazione complice.
                Quando si staccarono, leggermente ansanti, si guardarono dritto negli occhi e sospirarono, come se un grande peso si fosse appena tolto dalla schiena di entrambi. I loro sguardi non erano più imbarazzati o vergognosi, bensì pieni d'amore e voglia di stare insieme. Un sentimento proibito, che nasceva e si consumava nell'errore, ma questo era il pensiero dei loro padri e dei loro avi e nessuno dei due aveva intenzione di ascoltare quelle parole, che facevano da ammonimento nelle loro menti.
                Sapevano entrambi che il loro futuro era incerto e che oscure ombre si profilavano all'orizzonte, laggiù ad est, ma,  allo stesso tempo, erano convinti della loro unione e neppure il più terribile dei mali li avrebbe separati, neppure se Morgoth fosse rinato per gettare sul mondo la sua malvagità.
                «Sei davvero pronto a questo, Legolas?» Chiese Aragorn, dopo quello che era sembrato un periodo di tempo sconfinato, ma tenendo ben stretto a se l'Elfo. «Io morirò presto, troppo presto per la tua gente.» Continuò, poggiando la sua fronte sul capo dell'altro. Legolas emise una leggera risata, piena di ilarità e gioia, come era tipico del suo popolo, poi prese il volto dell'uomo tra le mani.
                «Ogni momento che passeremo insieme, anche se breve, per me sarà lungo un'eternità.» Disse e i suoi occhi luccicarono di vita e convinzione, al che Aragorn non poté fare a meno di baciarlo ancora, sempre più innamorato di lui. Legolas rispondeva con altrettanta foga e convinzione e nessuno dei due pensava alla Compagnia, all'anello, a Sauron o al viaggio che avrebbero intrapreso.
                 All'ombra dell'Ultima Casa Accogliente, un Elfo e un Umano si amavano. Il loro amore era destinato a perdurare per lungo tempo e molte generazioni poterono dire di averli visti camminare fianco a fianco, attraverso le grandi distese della Terra di Mezzo o sotto le fronde dell'Albero Bianco, mentre i loro sguardi, carichi di complicità e tenerezza, si cercavano sempre, mai stanchi di trovarsi e unirsi.
  
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