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Autore: hermyDdC    13/02/2013    2 recensioni
Crossover tra gli universi di Harry Potter e Percy Jackson.
Ron ormai è stufo di andarsene in giro senza meta alla ricerca di Horcrux introvabili. Così decide di Smaterializzarsi, ma si ritrova... beh, in realtà non lo sa neanche lui dove diavolo è capitato. Solo una cosa è sicura: in questo posto, "Mezzosangue" non significa quello che pensa lui...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Piper McLean, Rachel Elizabeth Dare
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Campo Mezzosangue
 


«Ho capito. Scegli lui.»

Ron si voltò di scatto e corse via: non poteva sopportare quella situazione un minuto di più. Quel peregrinare assurdo e senza meta, con un obiettivo e nessuna idea di come raggiungerlo. E poi loro due: Hermione e Harry, con il loro assurdo entusiasmo per avere scoperto… cosa, poi? Nulla, a conti fatti: solo un’altra dannatissima cosa da trovare senza avere alcuna idea di dove cercarla. Ron ne aveva abbastanza. C’era una sola cosa sensata da fare: tornare a casa…

“No. A casa no, non posso”, pensò. “Fred e George mi prenderebbero per il culo a vita…” E allora dove?

La soluzione gli balenò alla mente in un istante: avrebbe potuto nascondersi da Bill. Lui non l’avrebbe tradito… Bene: Destinazione…

“Ma bravo. Che razza di Grifondoro”, disse una vocina nella sua testa. “Andare a nascondersi e lasciare da sola una ragazza in pericolo…”

Sta’ zitta che mi devo Materializzare, pensò Ron. Dunque, Determinazione…

“Bell’amico che sei…”

… e Decisione! Ron sparì nel nulla e ricomparve…

 


“Ecco cosa succede a Smaterializzarsi con la testa nelle nuvole”, si disse. “Si finisce in mezzo alle nuvole… cioè, in mezzo a una tempesta!”
Si guardò intorno: poco più in là c’era un edificio babbano, e dall’altra parte…
“Oh, fantastico. In mezzo a una tempesta, su un ponte sospeso sopra un dirupo… Direi che me lo sono meritato.”

Davanti a lui c’era una creatura che non aveva mai visto in nessun libro. Somigliava a una persona, ma era fatta di nuvole nere cariche di elettricità… La creatura gli dava le spalle e non si era accorta del suo arrivo, perché la sua attenzione era rivolta a un uomo che la fronteggiava con una clava in mano. Una voce metallica uscì da quell’ammasso di nuvole e si rivolse all’uomo, quasi deridendolo.

«È inutile che tenti di proteggere i mezzosangue…»

Non c’erano dubbi: qualunque cosa fosse, quella creatura era agli ordini di Voldemort… Ron impugnò la bacchetta, pensando a quale incantesimo potesse essergli più utile. Intanto l’uomo era partito alla carica e stava per colpire il mostro con la clava quando si bloccò improvvisamente, incontrando lo sguardo del ragazzo. Evidentemente si stava chiedendo da dove fosse piovuto… In effetti non aveva tutti i torti, ma la sua esitazione stava dando al mostro il tempo di attaccare.

Un vento gelido si sprigionò dall’ammasso di nuvole in tutte le direzioni, scaraventando sia Ron che l’uomo con la clava a parecchi metri di distanza. Subito il ragazzo cercò di rialzarsi e la sua mano urtò qualcosa.

Una spada.

“La spada di Grifondoro?!?” pensò. “Che tempismo…” Per la verità se la ricordava un po’ diversa, ma non c’era tempo di controllare. Il mostro stava avanzando verso di lui… Era il momento di rimediare alla sua stupida fuga e fare il vero Grifondoro. Si alzò, impugnò la spada a due mani e si lanciò contro il mostro, tagliandolo in due con un solo fendente…
… cioè, più o meno. Forse non si poteva proprio parlare di “tagliare in due”. La creatura si stava dissolvendo in polvere dorata…

«Aiuto…» disse una voce femminile in lontananza. Ron si voltò e la vide subito: una ragazza aggrappata al bordo del ponte qualche metro più in là, che rischiava di cadere per un buon centinaio di metri… Corse ad aiutarla, ma quasi subito udì di nuovo quella voce metallica.

«Addio, mezzosangue.»

Un’altra folata di vento… e Ron cominciò a precipitare, insieme alla ragazza, verso l’inevitabile schianto sul fondo del dirupo.

«Perché non compare anche una scopa, adesso?» mormorò tra sé, terrorizzato. «Non c’è un incantesimo…?» L’impatto si faceva sempre più vicino… e d’improvviso Ron ricordò.
«Aresto momentum!»

… Appena in tempo. I due ragazzi restarono sospesi a mezzo metro dal suolo, per poi cadere a terra dopo un paio di secondi, spaventatissimi ma apparentemente ancora interi. Ron si rialzò per primo e tese la mano alla ragazza.

«Ti sei fatta male?»

«Direi di no… Ho preso solo una gran paura», rispose lei alzandosi. «Non so come hai fatto ma… grazie.»

«Oh… di nulla», disse lui, imbarazzato. Per qualche motivo, quella ragazza lo affascinava. Non era truccata o vestita con abiti eleganti, i suoi capelli erano tagliati in modo irregolare: insomma, non era una che faceva di tutto per farsi notare, eppure c’era qualcosa di magnetico in lei. Forse era colpa dei suoi occhi, che sembravano cambiare continuamente colore: un momento erano azzurri, un attimo dopo diventavano verdi, poi nocciola…

«Non ti ho mai visto alla Wilderness School… Chi sei?» La voce della ragazza lo riscosse.

«Io… sono Ron. Ron Weasley. E tu?»

«Io sono Piper.» Gli strinse la mano e il suo sguardo volò verso il ponte. «Cosa è successo agli altri?»

«Vuoi dire i mostri di nuvole e l’uomo con la clava?»

Piper sembrava seriamente preoccupata. «Dovremmo tornare lassù… Ma come si fa?»

Ron la osservò. Sembrava più piccola di lui, forse di un paio d’anni: sicuramente non sapeva Materializzarsi.
«Dammi la mano», le disse, tenendo gli occhi fissi sul ponte e determinato, questa volta, a non sbagliare…

 


Aveva funzionato: lui e Piper erano di nuovo sul ponte. A pochi metri da loro c’era l’uomo con la clava, che stava parlando con una ragazza bionda. Quando li vide comparire, l’uomo sgranò gli occhi e corse loro incontro.

«Piper!» esclamò, stringendola in un rapido abbraccio. «Oh, grazie agli dei…»

«Gleeson… non avevi detto che era morta?» domandò la ragazza bionda. Sembrava stupita ma felice che Piper fosse viva: non aveva l’aria di stare dalla parte dei mostri, insomma.

«L’ho vista precipitare da centocinquanta metri, Annabeth», rispose Gleeson. «Anche tu l’avresti creduta morta dopo un volo del genere.»

«Questa ragazza dev’essere davvero potente, se è riuscita a sopravvivere…» rifletté Annabeth.

«Il merito è suo», intervenne Piper, indicando Ron. «Lui ha impedito che ci schiantassimo… e mi ha riportata quassù.» L’attenzione degli altri due si spostò così su di lui.

«Chi sei, ragazzo?» Il tono di Gleeson non era accusatorio, anzi, sembrava piuttosto ammirato.

«Mi chiamo Ron Weasley.» Sentiva di potersi fidare di quell’uomo: in fondo, se fosse stato un Mangiamorte, o anche solo un Ghermidore, contro il mostro avrebbe usato la bacchetta… Forse era semplicemente un Babbano.

Lo sguardo della ragazza bionda si era fatto attento. «È lui? Quello che è piovuto dal cielo?»

«Sì… Te  l’ho detto, me lo sono visto sbucare dal nulla come poco fa, e un attimo dopo aveva una spada in mano e ha disintegrato il mostro…» Caspita. Detta così, lo faceva sembrare un eroe… «Però non sembra un mezzosangue.»

«Voi satiri su questo non sbagliate mai… ma chiunque sia, di certo ha poteri straordinari.»
“Eh, adesso non esageriamo. Mi sono solo Smaterializzato…” pensò Ron, ma si guardò bene dall’interrompere Annabeth, che tutt’a un tratto si era come illuminata. «… e la profezia parlava chiaro: “la figlia di Afrodite e il ragazzo piovuto dal cielo…”»

«“… ritroveranno e salveranno chi è scomparso”», continuò Gleeson. «Cioè il tuo Percy.»

«Non so chi sia la figlia di Afrodite… ma credo proprio che tu possa esserci d’aiuto, Ron Weasley», disse Annabeth, sorridendogli. «Avanti, ragazzi… saltate su», aggiunse, mettendosi alla guida di un carro trainato da due cavalli alati. Ron, Piper e Gleeson salirono a bordo.

 


Il carro stava atterrando, e la valle sotto di loro sembrava un’oasi di primavera in mezzo al paesaggio innevato. La prima cosa che Ron notò furono gli edifici: tutti vicini, disposti in una specie di curva, ma tutti profondamente diversi tra loro e con le decorazioni più strambe che avesse mai visto…

«Ron, Piper… benvenuti al Campo», disse Annabeth, mentre gli zoccoli dei cavalli toccavano terra.

«Perché ci avete portato qui?» domandò Piper.

«Perché questo è l’unico posto sicuro per i mezzosangue…»

«Aspetta», intervenne Ron. «Stai dicendo che questo posto è al sicuro da Tu-Sai-Chi?»

Annabeth si voltò, sorridendo come se lui stesse scherzando. «E chi sarebbe Tu-Sai-Chi?»

Ron rimase per un attimo senza parole. «Beh… Colui Che Non Deve Essere Nominato, no?»

La ragazza assunse un’aria perplessa. «Intendi Crono? Beh, è stato sconfitto, adesso tutto il mondo è al sicuro…»

«No, non ci siamo capiti! Io intendevo… il Signore Oscuro, i Mangiamorte…»

«Stai parlando di Ade? Oh, lui non è un problema… Ehi, Drew!» chiamò Annabeth, facendo cenno a una ragazza che si stava avvicinando.
Era alta, dai lineamenti orientali, con i capelli ricci e un sacco di trucco e gioielli. Era l’esatto opposto di Piper, eppure aveva il suo stesso fascino ipnotico. Più o meno come Fleur Delacour… Chissà, magari anche loro erano mezze Veela.
«Ti affido Piper… Falle fare un giro.»

Drew si rivolse a Piper guardandola storto: era evidente che non la riteneva alla sua altezza. «Va bene… Vieni, dolcezza.» Si avviò con lei, lasciando soli gli altri tre.

«Gleeson… sei sicuro che Ron non sia un mezzosangue?»

«Più che sicuro.»

«Allora dovremmo chiedere consiglio a Chirone…» Annabeth si rivolse di nuovo a Ron.

«Aspettaci qui in zona, ok?» E si allontanò con Gleeson.

 


Ron non sapeva cosa pensare di quel posto, in cui tutti si preoccupavano del suo stato di sangue, ma nessuno pareva conoscere Voldemort e i Mangiamorte. In qualche modo, però, sentiva che quelle persone non erano pericolose: in fondo, non facevano che parlare di tenere la gente al sicuro… I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando vide una ragazza dai capelli rossi sbucare da una specie di grotta e dirigersi verso la spiaggia.

«Ginny?!»

Lei non si voltò: probabilmente non l’aveva sentito. Lui corse verso di lei, fino a raggiungerla e posarle una mano sulla spalla. «Ehi, Ginny!»

«Ciao», disse lei, voltandosi. «Cerchi qualcuno?»

«Oh… scusa, io pensavo… credevo fossi mia sorella», balbettò lui.

«Beh, posso capire…» La ragazza sorrideva, per nulla offesa. Aveva un’aria piuttosto bizzarra e dei vestiti quantomeno strambi, ma sembrava simpatica. «Ma io mi chiamo Rachel e non ho fratelli… purtroppo.»

«Io ne ho sei, tutti rossi come me. Se vuoi te ne presto un paio…» Sorrise, poi fece la domanda che gli sembrava più importante. «Dove sono capitato? Che diavolo è questo posto?»

«Il rifugio di tutti i semidei», rispose Rachel tranquillamente, come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.

«Semi-che?»

«Semidei. Mezzosangue. Figli di un mortale e una divinità olimpica… Hai presente, no? Le storie dell’antica Grecia…» Ron le rivolse uno sguardo vacuo: non capiva una parola. L’unica cosa certa era che qui “mezzosangue” non significava quello che pensava lui. «Ognuno qui al campo è assegnato a una casa», continuò lei, indicando gli strani edifici, «e ad ogni casa corrisponde una divinità…»

«Quindi…» la interruppe Ron, in tono vagamente sognante, «lei è una specie di… dea della bellezza?» Non sapeva nemmeno lui da dove gli fosse uscita quell’espressione, ma gli sembrava una descrizione perfetta per Piper, che stava passeggiando con Drew poco più in
là.

«Ti sei già preso una cotta per Drew?» disse Rachel, con l’aria di saperla lunga.

«La stangona ingioiellata? Certo che no. Si vede lontano un miglio che è antipatica…» rispose lui, imbarazzato. «Intendevo… Piper.»

Rachel si concentrò sulla nuova arrivata. «Non l’ho mai vista, ma… sì, anche lei è figlia di Afrodite. Cioè, non è ancora stata riconosciuta. Ma io sono l’Oracolo… lo so. Me lo sento.»

«Aspetta un attimo. Figlia di Afrodite, hai detto?»

«Sì… perché?»

Qualcosa cominciava finalmente ad avere senso. “La figlia di Afrodite e il ragazzo piovuto dal cielo ritroveranno e salveranno chi è scomparso”. Gleeson e Annabeth parevano certi che il ragazzo piovuto dal cielo fosse lui… e la figlia di Afrodite era senz’altro Piper.
Tante cose erano ancora oscure, ma sembrava che proprio lui, Ron Weasley, avesse davanti un’eroica e nobile missione, da compiere insieme alla ragazza che l’aveva tanto colpito…
Forse, dopotutto, la sua separazione da Harry ed Hermione non sarebbe stata una vergogna, ma soltanto un altro modo di fare la sua parte per salvare il mondo.

  
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