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Autore: ChiiCat92    15/02/2013    1 recensioni
San Valentino è la festa più melodrammatica e inutile di sempre, ma, per qualche strana ragione, mi ha ispirato, perché tutti in fondo si meritano un po' di amore.
Qui, le più significative coppie delle storie che avete amato, tornano per mostrarci il loro "San Valentino Missing Moment".
Ogni capitolo è una One Shot, che si può leggere anche singolarmente.
Basta leggere i titoli dei capitoli per scoprire di quale coppia si parlerà.
ATTENZIONE: la coppia MaryllxTom continuerà per più capitoli
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Maryll e Tom -

14 Febbraio.

 

Maryll si svegliò lentamente. Il sole filtrava dalla finestra e le illuminava il viso. Probabilmente, la sera prima si era dimenticata di tirare le tende, e neanche Tom l'aveva fatto.

Si stiracchiò, respirando a fondo.

L'aria della mattina era ancora freddo; Gennaio se n'era andato e aveva gettato i suoi strascichi di gelo su Febbraio, che di riscaldarsi non ne aveva alcuna intenzione.

Maryll aprì gli occhi piano, mettendo a fuoco la stanza intorno a lei.

Allungò una mano sul letto, tastando il lato di lui.

Incontrò solo le lenzuola stropicciate e un freddo vuoto.

Volse la testa.

- Tom...? -

Chiamò, ma non ottenne risposta.

Si alzò su a sedere, sbadigliò e si stropicciò gli occhi, ancora assonnata.

I lunghi capelli biondo scuro erano tutti spettinati, arruffati. Lei aveva sul viso i segni del cuscino.

Con un occhio aperto e uno chiuso, afferrò dal comodino la sveglia.

Erano le nove del mattino. Che per Tom era come dire che erano le quattro, dormiglione com'era.

Eppure si era contraddetto, dato che si era alzato.

Maryll sbadigliò ancora e si alzò, affondando i piedi nello scendiletto peloso che Tom le aveva comprato.

Gioì per un attimo del contatto, poi infilò le pantofole e si mise in piedi.

Sempre sbadigliando andò in bagno, desiderando lavarsi il viso per svegliarsi. Le veniva particolarmente difficile quella mattina.

Entrò, e la prima cosa che fece fu aprire l'acqua fredda del lavandino. Ne prese una bella manciata con le mani a coppa e si sciacquò il viso. Si sentì subito rinascere; un brivido le percorse la schiena.

Stava per prendere lo spazzolino da denti quando lo vide.

Era un foglietto di carta piegato in due, incollato sullo specchio con un pezzetto di nastro adesivo, e c'era scritto sopra il suo nome con la calligrafia di Tom.

Maryll inarcò un sopracciglio e afferrò il foglio.

Lo aprì, con il cuore che stranamente le si stava agitando in petto, e cominciò a leggere.

 

Buon San Valentino!

Lo so, non te ne ho ancora parlato, ma volevo farti una sorpresa.

Guarda un po' sotto il letto.

 

Il biglietto finiva così.

Maryll lo girò, per vedere se ci fosse qualcosa scritto sul retro, ma niente.

Quindi, incuriosita, tornò in stanza e si accovacciò sotto il letto.

C'era una scatola rettangolare grande un cinquanta centimetri per venti.

Lei infilò un braccio per raggiungerla.

La sfiorò con la punta delle dita, ma non ci arrivava.

Sbuffò, Tom poteva almeno metterla un po' più vicina!

Si alzò, girò intorno al letto e provò dall'altro lato.

Sforzandosi, e quasi infilando la testa sotto, riuscì a prendere la scatola.

Incollato sulla cima c'era un altro biglietto.

Lo aprì e lo lesse con foga.

 

Fatti trovare pronta per le sette.

 

Non c'era altro.

Maryll si chiese se era quello “San Valentino”: scrivere bigliettini enigmatici e nascondere scatole sotto il letto.

Aprì la scatola e rimase con la bocca spalancata per lo stupore.

Con mani tremanti estrasse il contenuto.

Era fatto quasi sicuramente di seta lucente e inserti di Swarovski brillanti. Maryll si alzò in piedi e lo tirò l'abito fuori dalla scatola. Era lungo, fino ai piedi, senza spalline, la forma del seno era bel delineata e brillava di mille stelle Swarovski. Ma la cosa più bella, era sicuramente il colore. Le vennero le lacrime agli occhi: il vestito era di un blu cobalto che con giochi di luce sembrava avere mille sfumature. Era il colore della sua coda di Sirena, era identico.

Maryll strinse al petto il vestito, sentendosi una stupida a farsi venire le lacrime per quello.

Solo allora si accorse che sul fondo della scatola c'era un altro biglietto.

 

Ti piace? Quando l'ho visto, ho pensato subito a te.

Doveva essere indossato solo da te.

Ma ad un vestito del genere, vanno abbinate delle belle scarpe.

Perche' non ti passi un po' il tempo a cercarle nell'armadio?

 

Oddio Tom quanto sei scemo.” pensò lei, però stava sorridendo.

Poggiò il vestito con delicatezza sul letto, spianando ben bene tutte e pieghe. Non voleva sciuparlo, e si chiese come sarebbe stato possibile per lei sembrare elegante e non goffa con quel vestito attillato addosso.

Andò all'armadio e spalancò le ante; in mezzo alle cianfrusaglie sue e di Tom svettava una scatola rosso scuro. Non passava di certo inosservata.

La afferrò, la aprì e per un momento il mondo le girò tutto intorno.

Tom aveva davvero intenzione di farla camminare con quelle scarpe?

Era un tacco 20, almeno, con plateau, punta rotonda, di raso. Il colore era lo stesso del vestito.

Si stupì di come Tom avesse avuto gusto nello scegliere le scarpe e, come scoprì subito dopo, una borsetta abbinata.

Le sue domande trovarono risposta quando trovò un altro biglietto sul fondo della scatola di scarpe.

 

L'ammetto: mi ha aiutato un pochino Bill...

Adesso divertiti nell'aspettare stasera!

 

Tom

 

Qualcosa disse a Maryll che avrebbe passato una giornata da sola, macerandosi nella curiosità.

 

*

 

Verso le quattro, perché non riusciva a sopportare di aspettare oltre, Maryll cominciò a prepararsi.

Sia Tom che Bill l'avevano orribilmente abbandonata. Aveva dovuto consumare il suo pranzo in solitudine.

Non aveva neanche potuto guardare la tv, perché Tom si era portato dietro il cavetto di alimentazione, specificando in un biglietto attaccato allo schermo che non avrebbe dovuto scoprire cosa fosse “San Valentino” dalla televisione.

Quindi era stata una giornata piuttosto noiosa.

Finito di asciugarsi i capelli che aveva lavato per bene, si truccò, come faceva ormai per abitudine. Scelse un eye-liner azzurro chiaro che le sottolineava gli occhi castano intenso, e un rossetto un po' più audace, dato il vestito che doveva indossare.

Alle cinque e mezza era in intimo in piedi di fronte al vestito.

Con le mani tremanti lo indossò, temendo in ogni istante di strapparlo o rovinarlo in qualche modo.

Era piuttosto attillato, non stretto, ma attillato. Metteva in risalto tutte le sue curve, senza lasciare spazio all'immaginazione.

Indossò anche le scarpe e poi, camminando come aveva visto fare alle modelle nei programmi televisivi, andò a guardarsi allo specchio.

Sembrava una femme fatàl. Il vestito, a dispetto delle sue sensazioni, le calzava a pennello, e le faceva una magnifica silhouette.

Perse un po' di tempo a far ondeggiare il vestito, su e giù, morbido come un velo.

Si trovò bella, ma si chiese a cosa stesse andando incontro, che cosa dovesse aspettarsi da lui.

 

Passò la rimanente ora e mezza a gironzolare avanti e indietro, ticchettando sul pavimento con i tacchi. Ogni tanto perdeva l'equilibrio, ma lo recuperava subito.

Non era un granché nel muoversi con i tacchi, ma stava imparando.

Alle sette in punto, né un minuto dopo né un minuto prima, qualcuno suonò alla porta, e Maryll seppe immediatamente chi fosse quel qualcuno.

Corse alla porta e la spalancò.

Quello che si trovò davanti era un Tom vestito di tutto punto, con giacca e camicia.

Lei quasi gli scoppiò a ridere in faccia.

Sembrava la caricatura di se stesso.

Ma dato che le porse un mazzo di rose rosse, il riso le morì in gola, sostituito da puro stupore.

- La signorina è pronta? -

Disse lui, con un tono affettato da vecchio signore.

Maryll gli sorrise e fece un mezzo inchino come risposta.

Tom le porse un braccio e lei lo prese.

Lui non disse niente mentre attraversavano il vialetto.

Il cielo era scuro, il sole era già andato a dormire. Faceva buio molto presto, anche se le giornate stavano andando allungandosi.

Prima che Maryll potesse sentire il freddo, Tom le cinse le spalle con uno scialle di pelliccia.

- Sintetica. -

Si affrettò a dire lui, e lei scoppiò a ridere.

Davanti al cancello d'ingresso era parcheggiata una limousine nera.

Tom le aprì lo sportello e l'aiutò a salire, per poi salire lui stesso.

- Mi vuoi dire cos'è tutta questa storia? -

Lui fece “no” con la testa, e bussò al vetro separatore per avvisare l'autista che erano pronti a partire. La macchina si mise in modo silenziosamente e lasciò il vialetto di casa. Maryll rimase con lo sguardo incollato al finestrino e gli occhi sgranati.

Tom le strinse una mano e lei si volse verso di lui.

- Sei bellissima. -

- Hai fatto tutto tu. -

Lui le fece uno strano sorriso.

- Veramente, ci ha pensato la Natura. -

Maryll rise, e gli diede una pugnetto affettuoso sul braccio, come a dire che stava esagerando.

- Almeno posso sapere dove stiamo andando? -

- Lo vedrai, c'è bisogno che te lo dica? -

Lei sbuffò, fingendo di essere scocciata, ma non lo era, tutt'altro.

 

Tre quarti d'ora dopo, la macchina si fermò.

Maryll fece per catapultarsi fuori, ma Tom la bloccò.

Da bravo gentiluomo, uscì prima lui per poter aprire la portiera dal suo lato e porgerle una mano per aiutarla a scendere.

- Come sei carino. -

Cinguettò lei, con una vocina deliziosa.

Tom le cinse la vita, e gli scoccò un bacio sulla tempia.

- Non carino come te. -

- Oggi dispensi complimenti. -

- Oggi è un giorno speciale. -

- Ma non ho ancora capito perché... -

Tom scosse la testa ridendo, senza risponderle.

Le indicò l'ingresso del locale.

Era circondato da un vialetto, illuminato solo da fiaccole che bruciavano nella notte.

Il fiato si condensava nell'aria fresca.

Maryll prese a braccetto Tom e insieme si diressero all'ingresso.

Non c'era altro, tutto intorno, oltre quel giardino.

Il locale doveva essere in periferia, perché le luci della città non intaccavano il brillare delle stelle.

Non c'era nessun'insegna all'ingresso; c'era solo un uomo con giacca e cravatta che gli aprì la porta non appena li vide arrivare.

Subito, un cameriere vestito con un completo bianco, gli si fece vicino.

- Buonasera signori, e buon San Valentino a voi. -

- Buonasera. -

Risposero in coro entrambi.

Maryll si sentì andare a fuoco quando sentì gli occhi del cameriere percorrerle la scollatura.

- Avevo prenotato un tavolo per due, a nome Kaulitz. -

Disse Tom, stringendo di più Maryll, come a voler sottolineare che era una sua proprietà.

Il cameriere abbassò gli occhi, imbarazzato, fingendo di voler leggere il registro che aveva davanti.

- Sì, ecco, Kaulitz. Il vostro tavolo è pronto. Prego, da questa parte. -

Gli fece strada in sala.

Maryll sgranò gli occhi. La sala era addobbata a festa, tutto a tema rosso: palloncini rossi come centrotavola, rose rosse in tutti i vasi, tovagliato rosso.

La sala era gremita di gente.

C'erano camerieri che andavano e venivano con piatti da portata in mano.

Un pianista stava suonando e cantava a bassa voce, creando un'atmosfera dolce.

La ragazza vide che c'erano solo coppie.

Giovani, vecchie, anche due uomini, ma coppie.

- È questo San Valentino? -

Chiese, con una strana faccia.

- Diciamo. -

Rispose Tom, vago.

Si sedettero al loro tavolo, che dava su una grande vetrata direttamente sul giardino.

Il cameriere in bianco gli porse due menù.

- Qualcuno verrà subito da voi per le ordinazioni. -

Disse solo. Girò i tacchi e se ne andò.

Maryll e Tom si scambiarono un'occhiata e risero.

Poi Maryll diede un'occhiata al menù. I piatti costavano un occhio della testa.

Lanciò uno sguardo a Tom e lui e sorrise dolcemente.

- Non c'è prezzo che conti, stasera. -

- Ma perché? Cos'è stasera? -

Tom le prese le mani, e ne baciò il dorso.

- Stasera - cominciò lui, con voce suadente - è la festa degli innamorati. -

Maryll arrossì visibilmente, mentre Tom rideva.

Una ragazza in divisa si schiarì la voce. Nessuno dei due si era accorto che era in piedi accanto a loro da almeno cinque minuti.

Tom lasciò andare le mani di Maryll, imbarazzato quasi quanto lei.

- I signori vogliono ordinare? -

Fece la ragazza, zelante, ma vagamente agitata per la confusione che c'era in sala.

- Ah, sì. Il miglior antipasto di carne che avete per me e la signorina, come primo maccheroni funghi, pomodoro e melanzane, e di secondo una tagliata di manzo. -

La signorina si segnò tutto su un taccuino, lanciando occhiate a Tom e a Maryll.

- Purtroppo questa sera siamo oberati di lavoro, per i maccheroni passeranno almeno quaranta minuti. -

- Aspetteremo. -

- Bene. -

La ragazza ritirò i menù e se ne andò.

- Non mi hai fatto neanche scegliere. -

Fece Maryll.

- So quello che ti piace, e poi, sono già venuto a mangiare qui, so come si mangia. -

Rispose lui, facendole l'occhiolino.

Maryll mise un finto broncio, per poi ridere: era impossibile essere arrabbiati con Tom.

- Quindi, è la festa degli innamorati oggi? -

- Oggi, 14 Febbraio. -

Maryll gli rivolse uno sguardo eloquente.

- E...tu hai organizzato tutto questo perché... -

Tom sbuffò dal naso, e volse lo sguardo altrove mentre diceva:

- Perché sono innamorato. -

Lei non riuscì a resistere alla sua goffaggine. Si sporse per dargli un bacio.

Le era mancato per tutto il giorno. Anche se aveva finto che non fosse importante essere stata lasciata sola, lo era eccome. Le era mancato come l'aria, si era sentita soffocare senza di lui.

E il solo contatto delle sue labbra glielo ricordò.

Tom tossicchiò. Era rosso come un pomodoro e a Maryll fece ancora più tenerezza.

- Bhè, dobbiamo aspettare quaranta minuti, che facciamo nel frattempo? -

Disse lei, cercando di coprire l'imbarazzo di Tom.

Lui fece finta di riflettere, accarezzandosi il mento

- Facciamo un gioco. -

- Che genere di gioco? -

Già lei sentiva pizzicare la sua curiosità.

- Il giorno di San Valentino è il giorno degli innamorati per eccellenza, che ne pensi se ci raccontassimo delle storie? -

- Intendi storie d'amore? -

- Se proprio vuoi... -

Maryll rise.

Intrecciò le dita alle sue.

- E allora, storie d'amore siano! - Lei si fece più vicino a lui. Ringraziò il padrone del locale perché al posto delle sedie avessero usato dei divanetti, così poté stringersi a Tom, affondando la testa nell'incavo della sua spalla. - Però, per farti perdonare di avermi lasciata sola tutto il giorno, comincia tu a raccontare! -

Tom sorrise, anche se lei non poté vederlo.

   
 
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