Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: MAMMAESME    15/02/2013    7 recensioni
Prima di scoprire dove fosse sparito Jeremy …
Prima di voltare le spalle ad Elena per lasciarla libera di scegliere …
Prima che il mondo crollasse …
Prima del giorno … solo un’altra notte.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima di scoprire dove fosse sparito Jeremy …
Prima di voltare le spalle ad Elena per lasciarla libera di scegliere …
Prima che il mondo crollasse …
Prima del giorno … solo un’altra notte.

 

Per Vera … e tutte le Damon bonded.

 
SOLO UN’ALTRA NOTTE.
Un bacio.
Un bacio pieno di speranze e, con quei suoi occhi colmi di fausti auspici, si era infine rifugiata tra le mia braccia.
Una notte, forse l’ultima … e poi?
Mi sciolsi dall’abbraccio con delicatezza, cingendole la vita, e l’accompagnai verso la tenda dove avevamo lasciato i nostri zaini.

Il bisogno di toccarla, di avere un qualsivoglia contatto con il suo corpo, mi era indispensabile. Feci scorrere la zip che chiudeva quel rifugio precario e le feci cenno di entrare, premendo leggermente sulla sua schiena.

- Riposa qualche ora, – la esortai, rimanendo sulla soglia.

- Tu non entri? – mi chiese, con un sorriso che celava una preghiera.

- Sarebbe meglio che mi mettessi a guardia del professore … non mi fido, e tu lo sai. -

- Siamo tre vampiri, un’originaria e una strega … tutto muniti di superudito … siamo accampati a pochi metri dalla capanna: come potrebbe sperare di sfuggirci? O forse sei tu che tenti di sfuggire a me … -

Dicendo le ultime parole abbassò lo sguardo, addolorata.
Un sospiro, quasi un ringhio, sfuggì dalle mie labbra serrate.
Non volevo altro che starle accanto … passare la notte con lei.

- Mi avvolgerò in un sacco a pelo … in mille coperte per non indurti in tentazione … ma per favore, resta con me … - insistette.

Mi guardai intorno.
Nessuno.
Stefan e Reb erano andati chissà dove … il viscido professore era nella capanna a parlare di magia con Bonnie … Jeremy dormiva profondamente nella sua tenda.
Una notte … forse l’ultima … e poi?

- Hai una ruga in mezzo alla fronte. – disse, inclinando la testa, in quel suo modo usuale e ingenuamente sexy. - Smettila di tormentarti e vieni da me … accanto a me … tra le mie braccia. Lascia che ti cancelli quella piega. Creiamoci una bolla di pace per qualche ora, domani ci attende l’ignoto … forse la luce. Ma questa notte siamo ancora noi, gli stessi due che hanno ballato insieme davanti ad un camino acceso … -

- Elena … io ero io, ma tu? – domandai esasperato.

- Ancora questa storia! … beh … se ero asservita … se sono asservita … ben venga il sire bond: mi ha regalato la notte più bella della mia vita … -

- ... e il risveglio più dolce … -

Le parole mi uscirono dalla gola senza che potessi fermarle, così come non riuscii a resistere alla tentazione di sederle accanto, accettare il suo invito, e trascorrere altro tempo insieme mentre eravamo ancora “noi”.
Ma cosa eravamo, “noi”?

- Appoggia la testa sul mio petto - mi sussurrò Elena. – Se non posso amarti come vorrei, concedimi di alleviare la tua ansia. Lasciami entrare tra le pieghe della tua anima e permettimi di curare le tue ferite. –

- Quali ferite? Mi vedi ferito? – mi riparai dietro un sorriso che voleva essere rassicurante, dietro la solita ironia che mi faceva da scudo. …

- Sento il tuo timore … amplificato dalle insinuazioni di chi non conosce il nostro amore … di chi vuole sporcare la sincerità dei miei sentimenti, minare la forza del mio amore per te. Tu, per primo non credi possibile che ti possa amare … che ti abbia amato sempre … come amico … come compagno … Anche quando credevo di odiarti sentivo un’affinità che non aveva una logica: mi bastava guardarti e in un attimo si creava un ponte fra le nostre due anime e … senza un perché, mi ritrovavo ad affidarmi a te. Anche quando ti combattevo, mi sentivo al sicuro se, voltandomi, vedevo il tuo volto. Non ero vampira … non ero asservita … e tu eri già il mio tormento e la mia sicurezza … i miei brividi di paura e di desiderio … Come puoi dubitare del mio amore, se tu per primo lo hai sentito?  -
 
Mentre parlava suadente, le sue mani vagavano lievi sulla mia fronte. I suoi indici giravano delicati a massaggiarmi le tempie, mentre il respiro delle sue parole s’insinuava tra i miei capelli.
Mi abbandonai al suo tocco, fragile tra le sue dita, pronto a infrangermi contro il suo cuore.
Lei sapeva leggere tra le rughe attorno ai miei occhi e capire il mio dolore. Averla vicina era un conforto straziante, che cancellava e alimentava i miei dubbi. Lei voleva una cura per una condizione che non accettava … che le creava problemi e fratture. La cura ai miei tormenti erano le sue mani.
In una notte … in “quella” sola notte ci eravamo scritti sulla pelle i nostri nomi con l’inchiostro indelebile di un amore che non si ferma alla passione.
In una notte ... “quella” sola notte, i battiti di due cuori immobili avevano spiegato all’universo un sentimento che nessuno riusciva a capire … che nessuno riusciva a credere reale … che io temevo non fosse del tutto vero. Se ascoltavo le vibrazioni che partivano dalla mia anima, non potevo negarne la veridicità … se davo retta alle mie sinapsi deviate, non potevo credere alla realizzazione di quel sogno proibito
Perché, in fondo cos’ero io di fronte all’immensità dell’amore?
Le sue mani scesero ad accarezzarmi il collo, cercando di rilassarne i muscoli contratti. La sua bocca si avvicinò al mio orecchio.
 

- Hai fiducia in me? – mi chiese.

Quante volte le avevo fatto quella domanda … e sempre, nell’odio e nell’amore, lei aveva risposto affidandomi la sua vita.
Per quanto mi sforzassi … per quanto amore provassi o percepissi … non riuscivo a giocare al gioco della fiducia, quello in cui ti devi abbandonare sicuro che qualcuno ti avrebbe afferrato.
Certo, mio fratello mi aveva salvato parecchie volte … io avevo salvato lui …
In amore, però, non avevo paracadute: se fossi caduto, mi sarei infranto in mille minuscoli frammenti di vetro.
Quando le labbra di Elena cominciarono a prendere il posto delle sue mani, disegnando una strada di baci lungo il mio collo, sentii che non potevo resistere oltre.
La volevo … la desideravo …
La incontrai in una notte inutile e vuota, vagando nel nulla alla ricerca di una ragione per esistere: fu un incontro tra sconosciuti ma scorgemmo nell'anima l’uno le tracce dell'altro.
Cancellai i suoi ricordi … accantonai i miei … per rincontrarla poi nei miei sogni più segreti, negli antri proibiti del mio cuore.
Le profetizzai un amore che consuma … e quel sentimento … agognato … cercato … osteggiato … mi aveva imprigionato i pensieri  e stava lacerando la mia coscienza: ero mortalmente diviso tra ciò che avrei voluto e ciò che avrei dovuto … tra la mia vita e la sua.
Nel dubbio tentai di fermarla.

- Elena …  -

Le sue labbra mi zittirono nel modo più convincente.
Per il breve istante di un respiro, mi abbandonai all’appagamento che quel contatto mi procurava. Sentivo l’urgenza di un suo abbraccio infettarmi il sangue … l’imprescindibile bisogno della sua pelle intossicare l’aria.
Con uno sforzo disumano mi allontanai dalle sue labbra, appoggiandovi la fronte, per non interrompere bruscamente il flusso vitale che proveniva dalla sua bocca languida.

- Non tentarmi … - la supplicai con voce roca.

- Lasciati andare … - mormorò in  tono carezzevole.

- Non adesso … troppe orecchie in ascolto. – cercai ancora di sdrammatizzare.

- Pensi a te … pensi agli altri … ma non pensi a quanto  io abbia bisogno del tuo calore? – mi rimproverò.

- Esattamente al contrario: penso solo a te, a quello che è più giusto per te … se il sire bond fosse … -

- Ti amo … -

- Se fosse reale … come ti sentiresti, domani, “slegata” …-

- Sentirei che ti amo … sentirei le tue parole che mi tengono lontana per quello che tu reputi il mio bene … sentirei il tuo rispetto superare il nostro desiderio … sentirei il tuo amore che nega se stesso per un legame che è nato dall’amore e d’amore si nutre … -

- Domani … se … -

Perché mi ostinavo a darle speranze?
Perché mi ostinavo ad aggrapparmi alle sue illusioni?
Non riuscivo a spezzare quel legame … non del tutto … e temevo quell’ipotetica cura: sapevo che me l’avrebbe portata via.
Non riuscivo a dirle: “Ora basta … smetti di amarmi”, perché quelle parole mi avrebbero ucciso nell’istante in cui avrei visto la sua schiena allontanarsi da me.
Ci stavamo facendo del male … io lo stavo facendo a lei … quel dubbio lo stava facendo a me.
Avevo aspettato a lungo qualcuno che mi desse l’opportunità di cambiare, di mostrarmi senza barriere, che mi permettesse di essere felice … meritatamente felice; invece questa storia non era altro che un’altra ferita su un’anima ormai a brandelli.
Era stata una follia fin dall’inizio. Lasciare che questo amore nascesse … crescesse, esplodesse nelle mie cellule morte, riportando la vita … quella vera … nella mia inutile esistenza.
Finchè non era ricambiato … non del tutto … questo sentimento, pur divorandomi, mi spingeva a lottare per lei, per la sua incolumità … per la sua felicità.: mi dava uno scopo.
Nel momento in cui mi sono illuso che lei potesse ricambiarmi spontaneamente, la nuvola nera di un sospetto atroce ha offuscato la mia breve felicità, trasformando la fiamma della nostra passione in un fuoco fatuo che mi aveva condotto in queste sabbie mobili in cui sprofondavo senza via di scampo.
Guardai quegli occhi pieni di disillusa speranza.

- Comincio a sospettare di essere stata una delusione per te … forse preferisci i tipi come Reb … forse non sono abbastanza … magari non sono il tuo tipo … - insinuò.

Quelle parole mi bruciarono come uno schiaffo sul viso a mano aperta...

- Se solo il pensiero di una tale bestemmia ti ha sfiorato la mente, allora non mi conosci …  non sai leggere nei miei occhi, non ti fidi delle mie parole, non hai percepito le mie emozioni, la loro intensità. Per la prima volta in tutta la mia vita ho pronunciato la frase “sono felice” … per la prima volta, in centocinquant’anni, mi sono “sentito” felice … -

C’era un misto di frustrazione e rabbia nelle mie parole: come poteva non aver capito?
Le misi una mano sotto il mento e la costrinsi a rivolgermi lo sguardo: un sorriso sornione le illuminava il volto, negli occhi la fiamma della vittoria.

- Quindi … io dovrei credere alla sincerità di tuoi sentimenti, mentre tu dubiti dei miei? –

- Tu faresti di tutto per rendermi felice … io potrei importi … impormi …-

- Lo hai fatto? – mi sfidò.

- Io non sapevo … io credevo … io ti volevo così tanto, da così tanto tempo che non ho visto … non ho voluto vedere … -

- I miei sentimenti erano veri … tu non mi hai imposto nulla. Ti ho reso felice perché io volevo essere felice … ho fatto l’amore con te perché ti desideravo … ti amavo … ti amo … -

Dio … quelle parole erano come un’oasi avvelenata per un disperso tra le dune sabbiose di un deserto riarso: ne avevo bisogno, come avevo bisogno che fossero reali, reali fino in fondo.
Le presi il viso tra le mani e affogai nei suoi occhi adoranti.
Le baciai la fronte … gli occhi … le labbra socchiuse.
Poi, adagiandola al mio fianco, la avvolsi in un abbraccio.

- Domani … - ripetei come un mantra … - Domani … Adesso dormi un po’… qualche ora. Non sappiamo cosa ci aspetta … non sappiamo cosa dovrai fare … le conseguenze di quella che chiamiamo cura …

Dormi. Io non me ne andrò … mi ritroverai qui … accanto a te … domani. – le promisi.

- Ma … - obiettò.

- Insomma … questo sire bond funziona o no?? Se ti dico di dormire … - tentai di scherzare.

Lei mi diede una pacca sulla pancia … e lì lasciò la sua mano, che lentamente si infilò sotto la t-shirt.

- Lasciami almeno sentire la tua pelle … non ti chiederò altro … per questa notte. Mi accontenterò, solo per questa notte. –

Sentire le sue dita che sfioravano i miei muscoli tesi, minò considerevolmente il mio autocontrollo, ma la lasciai fare … mi lasciai cullare dai brividi che partivano dai sui polpastrelli, per passare sotto la mi pelle fino ad arrivare a fulminarmi il cuore.
Io mi limitai ad accarezzarle i capelli: non potevo permettermi altro senza rischiare di buttarla a terra e farla mia, a dispetto di ogni raziocinio.
Non dovetti aspettare molto per sentire il suo respiro farsi regolare, la sua testa scivolare un po’ più giù, sul mio petto e la mano rilassarsi sul mio ventre: dormiva.
… e a me si prospettava una notte senza sonno ...  un futuro senza sogni.
Per ben due volte mi aveva chiesto, oggi, se avessi intenzione di prendere la cura … per ben due volte avevo glissato abilmente la risposta.
Non volevo pensarci … non volevo illudermi … non volevo metterla nella condizione, una volta umana, di sentirsi obbligata a rimanere con me perché avevo scelto di tornare umano per lei.
Non volevo, ancora una volta, cambiare per una donna che avrebbe potuto lasciarmi non appena avesse riaperto gli occhi sul passato … su quell’amore che aveva scelto prima di morire … quello che era finito nell’ombra dopo la trasformazione … che mi aveva lasciato nell’ombra fino a cinque minuti prima del folle volo oltre quel ponte … oltre la sua vita.
Sentivo dentro di me l’istinto di conservazione combattere con l’amore che mi teneva in vita.
Avrei disertato anche questa battaglia?
Sinceramente … nulla avrebbe avuto più senso senza di lei; in un modo o nell’altro sarei morto, dentro o fuori, comunque.
Se pensavo a lei, a quella piccola fragile ragazzina che tenevo tra le braccia, a quella donna forte che dormiva sul mio petto, capivo che nulla di quanto avrebbe potuto accadermi aveva importanza: lei doveva essere lasciata libera … slegata da ogni corda che la annodava all’essere sbagliato … al vampiro sbagliato … all’uomo sbagliato.
Io non ero giusto per lei … non ero abbastanza: non ero Stefan.
Lui voleva tornare umano … lui desiderava una vita umana … avere figli, invecchiare … morire.
Io ero morto 150 anni fa, risorto per un breve periodo … e non vedevo alcun futuro davanti a me.
Finchè il mio scopo era proteggerla, farle scudo col mio corpo, amarla senza averla, sapevo gestire la situazione …
Adesso che avevo il suo amore, condizionato o libero che fosse, non sapevo più come rapportarmi a lei: io non ero quello che voleva … non era quello che sognava.
Io ero l’amore che lei aveva tenuto nascosto, quello che non aveva voluto vedere, quello a cui non voleva somigliare: l’amore sbagliato.
Come posso non credere che una forza sovrannaturale ... innaturale l’abbia portata da me.
Lei non era ancora pronta … non era me che voleva … non ancora … forse mai mi avrebbe voluto: sarebbe stato sempre Stefan.
Quindi, come avrei dovuto amarla?
Tenerla stretta a tutti costi … non lasciare che si trasformasse … rapirla e portarla lontano da Jeremy che la voleva uccidere … da mio fratello che la voleva riparare … da Klaus che la voleva “usare” … dalla gente che la voleva lontano da me …
Oppure …
Allontanarla … sganciarla … affidarla a chi afferma di amarla più di me, di meritarla più di me …
Affondai il volto e respirai il profumo dei suoi capelli, come un cocainomane sniffa la sua dose … come qualcuno, che sta per affogare, inspira una boccata di ossigeno.
Cosa mi aveva fatto questa piccola e fragile ragazzina … questa donna forte …?
Cosa aveva di diverso dalle mille donne che avevo avuto, usato e gettato via?
Cosa aveva di speciale per averle permesso di rubarmi cuore?
Che cosa avrei dovuto fare per convincerla a  restituirmelo, per buttarlo in dirupo .. inutile pietra sterile?
La sua mano scivolò lungo i miei fianchi, quando lei cercò di cambiare posizione. La testa s’inclinò all’indietro, sistemandosi meglio nell’incavo della mia spalla.
La voglia di baciarla mi devastò come una scossa di terremoto al massimo grado di distruzione.
“Non avessi mai assaggiato l’ambrosia,  forse ora non la bramerei così tanto.
Non avessi toccato il cielo, ora non odierei tanto la terra.
Non avessi visto la luce … non proverei avversione per il buio.”
Un vago riflesso rosa mi avvisò che il sole era pronto a riprendere il suo posto oltre la coltre degli alberi che ci circondavano.
Il giorno del giudizio era arrivato.
Ed io ero pronto a ridiscendere all’inferno.
 
 
 
 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: MAMMAESME