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Autore: BebaTaylor    17/02/2013    2 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno
17:30 - 19:00

Arizona sbuffò infastidita. Quello non le sembrava per nulla un "fantastico, meraviglioso, insuperabile negozio", come le aveva detto Cindy, anzi, le faceva abbastanza schifo.
Era molto grande, ma la merce esposta le sembrava davvero poca. Arizona si avvicinò a un espositore di orecchini e li guardò, sperando che ci fosse qualcosa di suo gradimento.
Odiava uscire da un negozio a mani vuote; afferrò un paio di orecchini a forma di cerchio, pieni di piccoli pendenti a forma si stella e schifata li rimise al loro posto. Le sembrarono più adatte come decorazioni natalizie.
Si spostò di un paio di metri e guardò alcuni cerchietti, ne prese uno nero e blu, lo rigirò e lo rimise al suo posto, Arizona sbuffò annoiata.
«Hai trovato qualcosa?» domandò Cindy.
Arizona la guardò e fissò il cestino azzurro pieno di quelle che lei considerava cianfrusaglie. «Nulla che mi piaccia.» rispose desiderando uscire da lì al più presto, iniziava a sentirsi soffocare e si domandò se l'aria condizionata fosse accesa.
Cindy fece un'espressione delusa, frugò nel cestino e ne trasse una collana. «Non dirmi che non ti piace!» esclamò agitandola davanti al viso dall'altra.
Arizona piegò la bocca in una smorfia. «Veramente mi fa schifo.» disse fissando il ciondolo a forma di fetta di limone, secondo lei troppo grande e troppo pacchiana.
Cindy la fissò contrariata, «Sarà bella le tua, di collana.» disse sprezzante indicando la collana di Arizona.
La giovane portò istintivamente la mano sopra il ciondolo e lo strinse, sentendo le punte del sole stilizzato pungerle il palmo. «È un regalo e a me piace.» esclamò irritata.
Cindy alzò le spalle, si voltò e riprese a camminare.
Arizona sbuffò e la seguì, decisa ad impedirle di comprare tutto quello che era in esposizione.
Passò accanto a due commessi e li guardò appena, raggiunse Cindy davanti alle sciarpe. «Siamo in estate!» protestò.
«Ma sono carine!» disse Cindy prendendone due, guardò il cestino e alla fine le posò sul braccio.
«Non ti sembra di aver preso troppa roba?» le domandò, Cindy non rispose e proseguì nel suo giro di shopping.
Arizona scosse la testa e decise di rimanere lì, ferma, ad aspettarla.
"Idiota." pensò, si toccò il ciondolo sentendosi osservata, lo faceva spesso, le dava un senso di sicurezza, ma quella volta era diverso, lo sentiva. Il brivido, lo percepiva insieme a qualcos'altro che la sua mente non riusciva a definire.
Si voltò lentamente, e fissò i due commessi di prima. La stavano guardando.
Uno di loro due, capelli castani, occhi castani e fisico asciutto, alzò un braccio e la salutò con un sorriso.
«Shane.» mormorò Arizona leggendo il nome sulla targhetta. Si voltò di scatto, mentre quel brivido cresceva sempre di più.
«Possiamo andarcene?» esclamò a Cindy che era ritornata da lei.
«Perché?» domandò l'altra.
Arizona notò che il cestino straripava di oggetti e si domandò se Cindy avesse abbastanza soldi per pagare tutto quanto, perché lei non glieli avrebbe prestati.
Le doveva ancora dieci dollari da due settimane, da quando erano andate a mangiare la pizza.
«Devo studiare, ho un esame fra dieci giorni.» rispose dicendo la verità.
Cindy sbuffò, «Sei una secchiona.» esclamò, la prese per mano e la trascinò verso uno scaffale. «Dai, guarda che carine!» disse lasciandole la mano e indicandole alcune statuine ritraenti delle fate.
Arizona le guardò con poco interesse. «Carine.» mormorò desiderando di uscire da lì, quel ragazzo, Shane, la inquietava parecchio.
«Sono arrivate un paio di giorni fa.»
Entrambe le ragazze si voltarono e Arizona si trovò faccia a faccia con Shane, respirò piano mentre la sensazione di prima, il brivido, si mischiò qualcos'altro che non riuscì a identificare.
«Se ne prendete più di due c'è lo sconto.» esclamò Shane e sorrise fissando Arizona, quasi conoscesse il suo segreto. «Allora ne prendo qualcuna!» squittì Cindy afferrando a caso delle statuine.
Shane sorrise. «Tu non compri nulla?» domandò, rivolgendosi ad Arizona.
«No.» rispose lei e si voltò verso Cindy, «Possiamo andarcene?» sbottò.
Cindy annuì «E va bene, adesso ce ne andiamo!» sbuffò.
«La cassa è da quella parte.» Shane indicò delle scale alla sua sinistra, sorrise ancora rivolto ad Arizona.
Le due ragazze ringraziarono e si avvicinarono alle scale.
«C'è un po' di fila.» notò Cindy.
Arizona guardò le persone davanti a loro e le contò, erano sedici. Gemette quando si accorse che ognuno di loro aveva il cestino pieno di oggetti.
Cindy posò il cestino sul gradino e vi si sedette accanto. Arizona la fissò, incrociò le braccia al petto e si appoggiò alla parete, maledicendosi per aver seguito Cindy. Si toccò il ciondolo, sperando che l'ametista incastonata nella montatura d'argento le desse un po' di conforto.
Ma quella brutta sensazione si era impadronita nuovamente di lei. Fissò Shane e lo vide parlare con l'altro commesso, quello di prima. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, senza successo. Era troppo nervosa.
Aprì gli occhi e sbuffò, richiamò l'attenzione di Cindy toccandole una spalla. «Io vedo se c'è un'uscita per chi non prende nulla, vado nel bar di fronte, sto morendo di caldo.» le disse, ma Cindy l'ascoltò appena, troppo impegnata a leggere messaggi sul cellulare.
Arizonaa scosse la testa e cercò con lo sguardo se ci fossero altri commessi.
«Ti serve aiuto?»
Arizona si voltò, Shane era davanti a lei. «Sì, grazie. C'è un uscita senza acquisti?» domandò.
«No, devi fare la fila come tutti gli altri.» rispose Shane.
Arizona deglutì a vuoto mentre un tarlo iniziava a farsi strada nella sua mente.
«Arizona, torna dalla tua amica.» continuò Shane sorridendo, le posò le mani sulle spalle e la fece voltare.
Lei voltò la testa e lo guardò, mentre il brivido cresceva. «Come sai... come sai il mio nome?» domandò.
Shane alzò le spalle e spostò le mani. «Lo ha strillato prima la tua amica.» rispose.
Arizona aprì la bocca sorpresa, non si ricordava che Cindy l'avesse chiamata per nome.
«Non posso aspettare in fila. Devo andare, adesso.» esclamò Arizona, sentendosi sempre più inquieta. «Devo studiare.»
Shane scosse la testa dispiaciuto. «Devi fare la fila come gli altri.»
Arizona sbuffò infastidita, si bloccò e guardò Shane. Aveva sentito un rumore strano, come il suono di un campanellino lontano.
Shane le sfiorò il braccio. «Tutto bene? Hai bisogno di sederti?» le chiese.
Arizona lo guardò mentre il brivido si faceva sempre più intenso e il campanellino sempre più vicino. «Sì... cioè no. Devo uscire. Subito.»
Shane scosse la testa. «No.» il suo tono era duro.
Arizona si passò una mano sul volto, fino a farla scendere lentamente sul ciondolo.
Cercò di richiamare a sé l'energia ma non ci riuscì. Sconvolta portò la mano alla bocca.
«Che bella collana.» disse Shane, allungò un braccio per toccarla ma Arizona si scostò. Nessuno doveva toccarla tranne lei.
Shane la guardò ancora e sorrise, si sfiorò con la mano destra il bicipite sinistro, alzando di poco la manica della maglietta.
Arizona indietreggiò spaventata, lo sguardo fisso sul tatuaggio che la manica alzata aveva scoperto.
Shane se ne accorse, abbassò la manica e si avvicinò a lei. «Lo hai riconosciuto, vero?» domandò a bassa voce. «Sei in trappola, non puoi scappare.»
Arizona fece un passo indietro mentre il suono del campanellino si faceva più intenso. Poi capì. Era Shane la causa del brivido e del tintinnio.
Si voltò e si avvicinò all'entrata; la fissò: era in trappola. Le porte automatiche si aprivano solo se qualcuno entrava, stessa cosa per le barre di metallo.
Si voltò e guardò Shane, che le sorrideva. Sentì delle voci provenire da fuori e si voltò, alcune ragazze si stavano avvicinando all'entrata.
In una frazione di secondo prese la sua decisione, aspettò che le ragazze fossero abbastanza vicine alla fotocellula da far aprire le porte, sgusciò sotto le sbarre, e una volta lì si buttò in strada, scontrandosi con una delle ragazze. Cadde per terra, si rialzò e senza guardarsi indietro iniziò a correre.
Doveva raggiungere Logan, doveva dirgli quello che aveva scoperto; quel tatuaggio, quello di Shane, indicava che lui faceva parte del clan dei "Dark Shadow"; clan che si supponeva fosse estinto da tempo.
Evidentemente non era così.
Erano stregoni molto potenti, e Arizona, anche se era una strega, non era abbastanza forte per tenere testa anche ad uno solo di loro per questo aveva bisogno di Logan.
Continuò a correre, sperando che Shane non la raggiungesse.
Svoltò a sinistra e si fermò, respirò profondamente. Arizona voltò la testa da una parte all'altra, e capì che era in una delle tante piazze della città. Quella dove il giovedì facevano il mercato rionale. Si voltò e vide Shane e l'altro commesso.
Erano in due. Due membri dei Dark Shadow contro di lei.
Si sentiva in trappola, due contro uno...
Sentì il tintinnio farsi più vicino e si guardò nuovamente attorno alla ricerca di un riparo. Poi vide la chiesa.
Sorrise e si avviò per entrare, lì sarebbe stata protetta. Arizona lo sapeva che ogni luogo di culto, di qualsiasi religione fosse, era un posto protetto; era stato Jim, il padre di Logan a dirglielo.
Se non fosse stato per Logan e la sua famiglia lei non avrebbe mai saputo nulla.
I suoi genitori non le avevano mai detto nulla perché si vergognavano di lei. Quando Arizona aveva compiuto sei anni, i suoi genitori le avevano regalato un ciclo di sedute da uno psichiatra. Arizona non se lo sarebbe mai immaginata, di essere trascinata in quello studio dalle pareti bianche per parlare di quelle strane fantasie, come quella di poter accendere e spegnere le luci pronunciando alcune parole in una strana lingua.
Le sedute erano andate avanti per molto, fino al giorno in cui Arizona capì che doveva smetterla di parlare dei suoi poteri.
Si sedette su una panca al centro della chiesa e prese il cellulare dalla borsa.
Digitò velocemente un messaggio e lo inviò a Logan.
"Dove sei? Ho brutte notizie. Rispondi."
Controllò l'ora. Erano le sei e un quarto. Sospirò e pensò a quanto tempo fosse rimasta dentro quel negozio, si ricordava che lei e Cindy fossero entrate verso le cinque e mezza.
Più di trenta minuti. Era rimasta lì per più di mezz'ora, insieme a Shane e all'altro ragazzo.
Insieme a due membri del clan dei Dark Shadow. Rabbrividì rendendosi conto che quei due l'avevano osservata per tutto il tempo.
Arizona posò i gomiti sulle ginocchia e posò la testa sul palmo delle mani. Ripensò al giorno in cui aveva incontrato Logan e suo padre, al sollievo di sapere di non essere l'unica.
Cercò di rilassarsi e di calmarsi. Lì non l'avrebbero trovata, anche se sapeva che non avrebbe potuto restare lì per sempre.
Si guardò attorno ammirando le vetrate, i mosaici e i dipinti che adornavano la chiesa. Era la prima volta che entrava lì dentro.
Appoggiò le spalle contro lo schienale e s'impose di allontanare quei pensieri che stavano facendo capolino nella sua mente.
Non riuscì ad evitare di pensare a sua madre che l'accusava di tutti i suoi problemi, di tutte le offese ricevute in quegli anni…
Mostro, scherzo della natura, essere immondo, creatura del diavolo…
Arizona si passò il dorso delle mani sotto agli occhi per asciugarsi le lacrime. Piangeva sempre ogni volta che pensava a sua madre anche se non viveva più con i suoi genitori dalla fine del liceo, ormai erano quasi tre anni che viveva da sola.
Respirò profondamente e cercò la bottiglietta d'acqua la trovò e bevve qualche sorso.
Una vecchietta le passò accanto e le sorrise, Arizona piegò le labbra in un debole sorriso e pregò che l'anziana non le facesse domande, non avrebbe saputo rispondere.
"Ripugno mia madre perché sono una strega."
"Due membri di un clan di stregoni potenti mi stanno dando la caccia perché sono scappata da sotto il loro naso. O m'inseguono per chissà quale motivo."
Tutte e due le risposte sarebbero state esatte, ma era sicura che la vecchietta non avrebbe capito o non l'avrebbe creduta.
Arizona guardò nuovamente il cellulare, erano le sei e ventisette. Strinse il cellulare e sperò che Logan le rispondesse in fretta.
Respirò profondamente e mise il cellulare nella borsa, istintivamente si toccò il ciondolo e lo strinse con forza. Si alzò in piedi e si guardò attorno ma oltre ai credenti che erano lì per partecipare alla messa delle sei e trentacinque non vide nessun altro.
Rabbrividì e guardò più attentamente.
«Oh cacchio…» mormorò quando il campanellino risuonò nella sua mente.
La porta da dove era entrata si aprì e Shane e il suo amico entrarono.
Arizona afferrò la borsa e la mise a tracolla, iniziò a camminare velocemente raggiungendo la porta laterale; l'aprì e per poco non andò a sbattere contro una donna.
«Mi scusi.» disse guardandola appena, scese velocemente i gradini e corse verso la fermata del tram.
Svoltò nel vicolo alla sua sinistra e scavalcò un sacchetto caduto da uno dei cassonetti della spazzatura, girò a destra e si voltò appena, Shane e l'altro ragazzo non erano dietro di lei.
Arizona rallentò la corsa e si passò una mano sulla fronte sudata, scostandosi i capelli biondi.
Una delle sue particolarità era quella di riuscire a correre per diverso tempo senza stancarsi troppo.
Arrivò a pochi metri dalla fermata del tram e iniziò a camminare mentre cercava il portafoglio da cui prendere la tessera per i mezzi pubblici.
Trovò la tessera e la tenne fra i denti e mentre rimetteva a posto il portafogli, si bloccò. Si voltò lentamente e sentì il campanello suonare nella sua mente.
Trattene il respiro e vide i due ragazzi sbucare dalla via da dove era arrivata lei.
Prese la tessera con la mano destra e corse verso la fermata, non era sola e sperò che Shane e il suo amico non le facessero nulla in mezzo alla gente, del resto neppure lei avrebbe potuto fare qualcosa.
Sospirò di sollievo quando vide il tram arrivare e salì appena le porte si aprirono, senza aspettare che le persone scendessero.
Si sedette davanti, a qualche posto di distanza dall'autista, prese il cellulare e compose il numero di Logan.
«Sono Logan, ma questo lo sapevate già. Non ci sono, lasciate un messaggio e forse vi richiamerò.»
Arizona sbuffò infastidita. «Logan appena senti il mio messaggio richiamami subito!» esclamò dopo il bip.
Guardò fuori dal finestrino cercando di rilassarsi.
Non riusciva a capire perché quei due la inseguissero, non riusciva a capire come facesse Shane a sapere il suo nome, era sicura che Cindy non l'avesse mai chiamata per nome mentre erano dentro al negozio.
Il viaggio in tram durò circa quindici minuti, ad Arizona mancavano due fermate prima di scendere. Si alzò in piedi e si tenne al sostegno mentre il tram frenava dolcemente.
Alzò la testa e vide Shane che le veniva incontro sorridendo, di scatto scese dal mezzo prima che porte si chiudessero.
Si voltò e vide Shane guardarla attraverso i vetri, Arizona sorrise e gli mostro il dito medio mentre il tram ripartiva.
Si voltò, prese il cellulare e chiamò nuovamente Logan, questa volta sul numero di casa.
Sbuffò spazientita quando la segreteria le rispose.
«Logan, alza il culo dal divano e rispondimi! È urgente.» esclamò.
Camminò velocemente fino all'ingresso del palazzo, nel tragitto richiamò a sé l'energia e si pentì di non aver imparato a memoria uno degli incantesimi di protezione.
Entrò in casa, un bilocale, e gettò la borsa sul divano e iniziò a spogliarsi. Era sudata e necessitava di una doccia, il poter correre per tutto il tempo che voleva senza stancarsi non la esulava dal sudare.
Aprì il rubinetto della doccia mentre il pendolo in sala batteva le diciannove.

Salve, nuova storia :) Non vi preoccupate, ho intenzione di concludere tutte le storie in corso, e comunque questa non dovrebbe durare moltissimo.
Il sottotitolo si riferisce al tempo in cui si svolge il capitolo :)
Spero vi sia piaciuta e che lascerete qualche recensione ;)

   
 
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