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Autore: DarkYuna    20/02/2013    13 recensioni
Svoltò dietro l’angolo e un lampo squarciò il cielo, inducendola ad alzare il viso per incontrare quegli intesi occhi neri che l’aspettavano accanto al portoncino dell’appartamento dove abitava adesso.
Rabbrividì e non solo per il freddo, il cuore le si strinse rischiando di sbriciolarsi come sabbia al vento e fu sul punto di scoppiare a piangere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*You are not Alone*






La pioggia scrosciava fragorosamente sul terreno sdrucciolevole e minato da pozzanghere fastidiose che Jennifer tentava di evitare per non inzupparsi maggiormente. Il temporale l’aveva sorpresa mentre era andata a fare la spesa e adesso teneva malamente i sacchetti di carta tra le braccia e l’ombrello sulla sua testa.
 
 
Il vento gelido le batteva sugli indumenti umidi e probabilmente si sarebbe presa un brutto raffreddore che l’avrebbe costretta a casa e messo in forse il suo nuovo lavoro.
 
 
Svoltò dietro l’angolo e un lampo squarciò il cielo, inducendola ad alzare il viso per incontrare quegli intesi occhi neri che l’aspettavano accanto al portoncino dell’appartamento dove abitava adesso.
Rabbrividì e non solo per il freddo, il cuore le si strinse rischiando di sbriciolarsi come sabbia al vento e fu sul punto di scoppiare a piangere.
Le gambe tremarono mentre, un passo dopo l’altro, si avvicinava all’uomo stretto in un giaccone blu puffo, i capelli bagnati, il viso pallido e le iridi arrossate.
 
 
Jennifer non si aspettava di trovarlo lì, non dopo i due mesi trascorsi dal suo licenziamento e gli ardui tentativi di dimenticarlo.
<< Che ci fai qui? >>, balbettò lei, faticando a guardarlo in quegli occhi dolci e sofferenti al contempo, che le scavavano dentro e le illuminavano l’anima come un sole estivo, il suo sole estivo. Riusciva a sciogliere l’inverno perpetuo dentro di lei e a farla volare in una realtà diversa da quella condivisa da tutte le persone.  
 
 
<< Ti stavo aspettando. >>, rispose lui, con quella vocina dolce che riempiva Jennifer di una tale voglia di stringerlo a se e di mandare al diavolo quel maledetto orgoglio che li aveva divisi.
 
 
Come poteva essere ancora arrabbiata con lui?
Nemmeno riusciva a ricordare il motivo per cui avevano litigato quella sera e l’aveva fatta agire senza pensare. Ah, sì, quella violenza che faceva sul suo corpo per i concerti, per accontentare i fans e poi gli antidolorifici e l’abuso di sonniferi per l’insonnia.
Tutto quello rendeva Jennifer isterica e la sua professionalità di assistente veniva meno di fronte alla preoccupazione e l’assurdo amore che era nato poco a poco nel suo cuore per quell’uomo che l’aveva resa di nuovo bambina e le aveva mostrato di quante sfumature diverse poteva essere l’arcobaleno della vita.
 
 
Per lei esistevano solo il bianco e il nero.
Per lui esistevano tutto il resto dei colori.
 
 
<< Come mi hai trovata? >>, chiese, ma non con tono di accusa. Non si stava di certo nascondendo e quindi era facilmente rintracciabile.
 
 
Per tutta risposta Michael abbassò le palpebre, con un’espressione colpevole ricamata sui lineamenti magri e scavati.
 
 
<< Le tue conoscenze. >>, sussurrò lei consapevole, storcendo la bocca e infilando le chiavi tintinnanti nel portoncino dello stabile. << Non dovresti andare in giro da solo… e poi entra, con questo tempo ti prenderai un malanno. Da quanto sei qui? >>.
 
 
<< Da un po’. >>, mormorò mesto e Jennifer si sentì uno schifo per quel modo freddo in cui lo stava trattando.
 
 
Michael odiava la maniera priva di sentimenti di cui lei si serviva spesso per schermarsi dal mondo e celare i veri sentimenti. Era inconcepibile per lui.
 
 
Salirono le scale in silenzio fino al secondo piano e Jennifer lasciò che entrasse nel suo piccolo appartamento.
Dopo essersi licenziata, era tornata ad abitare temporaneamente a casa dei suoi genitori, per poi trovarsi un posto come segretaria aziendale e quel buco stretto in cui vivere, sovvertendo completamente la sua vita.
Aveva iniziato a lavorare per Michael Jackson all’età di vent’anni come sua assistente personale, ma lo conosceva da quando ne aveva sei, perché grazie a lui, Jennifer era ancora viva e nel suo petto batteva un cuore nuovo trovatogli tramite quelle stesse conoscenze che adesso avevano scovato lei.  
 
 
Jennifer poggiò i sacchetti della spesa sul tavolino della cucina e Michael la seguì silenzioso come un’ombra.
Lei recuperò degli asciugamani dalla mensola del bagno e tornò da lui che l’attendeva nel piccolo corridoio.
Non era la prima volta che Jennifer gli asciugava i capelli, anzi lo faceva sempre quando lavorava come sua assistente e ciò faceva sentire Michael amato e coccolato, spesso glieli pettinava anche e gli passava il phon.
Frizionò dolcemente la sua testa, mentre lui la fissava con quegli occhi grandi che sembravano urlare tutte quelle parole che non riusciva a dirle perché troppo timido e riservato.
Voleva pregarlo di smettere di guardarla come se l’amasse anche lui, come se in questi mesi gli fosse mancata come l’aria, come se non potesse vivere senza di lei.
 
 
<< Mi manchi. >>, sbiascicò ad un certo punto e una lava bollente si riversò al centro esatto del petto di lei.
 
 
Le mani di Jennifer scesero sulle spalle e lo aiutò a sfilarsi il cappotto più grande di lui di due taglie.
<< Ho un accappatoio in bagno. Spogliati lì dentro e indossalo, così posso mettere ad asciugare i tuoi vestiti sul termosifone. >>, gli ordinò, come se non lo avesse sentito, ma lei, quelle parole le aveva udite, eccome!
 
 
Mentre Michael si chiudeva obbediente nel bagno per fare quello che gli era stato detto, Jennifer dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non piangere come una bambina, per non lasciare che lui sconvolgesse di nuovo il mondo precario che si era costruita negli ultimi mesi, facendo finta che tutto ciò che era lei, il suo passato, il presente e il futuro, non fossero stretti con un nodo spesso a Michael.
 
 
Il cuore che le batteva forte nel petto era una prova evidente e incancellabile di quel legame ferreo e indistruttibile.
Ricordava ancora la prima volta che lo aveva visto nel reparto pediatrico in cui era stata ricoverata all’età di sei anni a causa di quella malformazione cardiaca, in attesa di un miracolo che era arrivato un pomeriggio di tarda primavera, vestito con degli indumenti colorati e un sorriso rifulgente. Ciò che aveva colpito Jennifer erano stati quegli occhi grandi, pieni di un mondo diverso dal suo, fatto di luce, dolcezza e cose belle.
 
 
 
Solo più tardi aveva scoperto quanta sofferenza c’era dietro quella maschera da cantante che usava per affrontare l’universo intero.
 
 
Quando Michael uscì dal bagno, Jennifer aveva già ripreso il controllo di se stessa e delle sue emozioni violente, si era cambiata e stava preparando la cioccolata calda con la panna come piaceva a lui.
 
 
<< Mi manchi. >>, ripeté Michael, martoriandosi le mani pallide, per poi starnutire e tirare su con il naso. << La casa non è più la stessa da quando non ci sei e manchi anche a Prince, Paris e Blanket. >>.
 
 
Jennifer serrò la mascella così forte che pensò che i suoi denti avrebbero ceduto sotto una pressione simile.
Anche a lei mancava lui e i suoi meravigliosi figli che trattava come fossero suoi, benché avesse solamente venticinque anni.
 
 
<< Michael tu sai bene perché me ne sono andata… io non riesco a vederti in questa situazione… tu… tu… >>, la voce si incrinò, << sei così indifeso e non ti lasci aiutare da nessuno, tantomeno da me. Mi tieni fuori anche se desideri il contrario e ciò mi uccide inesorabilmente. Vorrei proteggerti dalla cattiveria del mondo, ma non riesco a proteggerti da te stesso. Non credo che sia un segreto per te quel che provo: i miei sentimenti. Non ho mai fatto nulla per nasconderli a te, ma a volte credo che amarti ti faccia male, come se il mio stesso amore possa ucciderti e ho paura di tutto questo… >>. Alzò il viso verso di lui e le lacrime bollenti le scivolarono leste sul volto, bruciandole la pelle.
 
 
Michael restò in silenzio e quella timidezza che Jennifer amava da morire gli imporporò le guance.
<< Jay… >>, sussurrò lui sconvolto, chiamandola solo con l’iniziale del nome. Quello era un gioco tra loro due e solitamente Jennifer faceva lo stesso, ma usando quella del cognome di lui.
 
 
<< Jay, tu non sai com’è vivere senza di te. Non sarei sopravvissuta molto alla tua assenza… è un dolore costante. >>, strepitò concitata Jennifer, voltandosi completamente verso Michael in accappatoio e capelli umidi.  << Te lo ricordi quando ero piccola? Quando dormivamo insieme e ti dicevo che mi sentivo sola, perché la mia malattia mi ha impedito di vivere un’infanzia normale? Te la ricordi la canzone che mi cantavi per farmi addormentare? >>.
 
 
<< You are not alone. >>, bisbigliò Michael, proseguendo a cozzare le dita tra di loro per il nervosismo.
 
 
<< Non mi sono mai più sentita sola da quando tu sei entrato nella mia vita. Ed è stata quella notte che ho capito di amarti… dapprima con un amore che solo una bambina di sei anni poteva provare ingenuamente, poi ho afferrato che non sarei mai stata niente senza di te. >>.
 
 
Michael fece un passo avanti, verso quella ragazza che aveva visto crescere vicino a lui e che adesso era un vulcano di sentimenti meravigliosi che attendevano solo un suo “sì” per essere donati.
 
 
<< Jennifer, io sono più grande di te di molti anni. >>, provò a farla ragionare, pur sapendo di provare le identiche sensazioni.
 
 
Lei accorciò la distanza tra loro due con pochi passi e poggiò una mano sul petto di Michael, lì dove, sotto strati di pelle, muscoli e ossa, c’era un cuore grande e dolce che batteva forte.
<< Tu sei giovane qui… è di quello che hai nella tua anima che io sono innamorata, non di ciò che sei. Ho trascorso con te la maggior parte della mia vita e so com’è il vero Michael, conosco le tue espressioni, la tua timidezza, i tuoi sorrisi, le tue lacrime e il tuo dolore… e non c’è niente che io non ami in te. >>.
 
 
Lui la fissò bloccato, intrappolato nella smania bruciante di abbracciarla, placando così quell’inquietudine che lo corrodeva o andarsene via e permetterle di vivere la vita normale che meritava, dandole la possibilità di incontrare un uomo che l’avrebbe amata come si deve.
 
 
Fu Jennifer a zittire tutti i pensieri e le torture di Michael, premendo il suo corpo su quello di lui e stringendolo così forte da fondere le loro anime in un solo gesto, così banale, ma intimo e colmo di significati.
 
 
<< Mi manchi Jay. >>, disse lei, cedendo ai singhiozzi e annusando quel profumo delicato di lui mischiato alla pioggia. Stava per parlare ancora, quando le mani leggere di Michael la tennero ferma e la bocca scese sulla sua, senza darle il tempo di formulare altre frasi che avessero un senso logico.
 
 
Jennifer non si aspettava che Michael Jackson la baciasse in quel modo così dolce e sofferente, in quella piccola cucina che già sapeva di lui. Aveva atteso quel semplice e intenso contatto per tutta una vita e si era immaginata degli scenari degni da romanzi rosa, eppure stava avvenendo tutto con una violenta semplicità che la stordì.
Dovette tenersi forte alle sue spalle, per non sciogliersi in una pozza informe ai piedi di lui.
 
 
La stava baciando davvero, questa volta la sua immaginazione non cavalcava a briglia sciolta e nessuna fantasticheria che avrebbe mai potuto partorire la sua mente bacata, poteva competere con la realtà.
Quel momento durò pochi secondi o delle ore velocissime e quando si staccarono, entrambe si fissarono domandandosi perché si erano negati l’una all’altro. Cosa gli aveva impedito di essere felice?
 
 
Negli occhi di Michael c’era la dolcezza infinita e quella luce che Jennifer amava vedere e quando lui le sorrise come se il sole fosse sceso in terra solo per riscaldarlo, sentì le gambe tremare visibilmente.
<< Ti voglio. >>, gli sussurrò quasi imbarazzato dai suoi stessi desideri e timoroso che potesse essere rifiutato.
 
 
Jennifer si morse le labbra, cercando di non cedere alla voglia di ridere per la felicità energica che la stava pervadendo da cima a fondo.
 
 
Lo guidò nella sua camera da letto come se fosse un bambino e ricominciarono a baciarsi con calma e una gentilezza che non credeva possibile.
Slacciò il nodo dell’accappatoio indossato da Michael ed esitò un solo istante, prima di farlo cadere a terra, continuando a tenere gli occhi ben saldi in quelli di lui.
Poco dopo si assaggiavano come se fosse un bisogno incessante e anche lui prese a spogliarla piano, godendo di ogni singolo tocco, sospiro e mugolio.
 
 
Le labbra di Michael erano bagnate da un incantesimo sconosciuto che cercavano, conoscevano e conquistavano vittoriose ogni centimetro dell’esile corpo di Jennifer, scollegandola dal resto del mondo e dalle conseguenze di quello che stava accadendo tra di loro.
Lo guidò sul letto, lasciando che la passione spegnesse ogni remore o vergogna, adesso c’erano solo Jennifer e Michael che si amavano e che desideravano diventare una cosa sola.
 
 
Lei andò in avanscoperta sulla pelle setosa e profumata di lui, baciando e stuzzicando, sorridendo silenziosa quando tratteneva il respiro per le forti emozioni e avvertendo qualcosa muoversi nella sua pancia ad ogni gemito che sfuggiva da quella bocca su cui morire. Era la prima volta che lo vedeva completamente nudo e che avesse la fortuna di prendersi tali libertà su di lui.
 
 
Non c’era fretta nel loro toccarsi, solo desiderio di sfamare la voglia di sentire la pelle su altra pelle in un circolo che non avrebbe mai avuto fine.
Jennifer credeva che sarebbe potuta morire in qualsiasi istante, ma per ogni secondo che passava, concepiva che era sempre più viva e piena di smania di volersi sentire completamente sua.
 
 
Ogni parte del corpo di Michael era perfetta e lei non aveva mai avuto dei dubbi su ciò, non scolpita o mascolina nel modo canonico, ma era comunque bellissima agli occhi emozionati di Jennifer.
Scoprì i punti dove gli piaceva essere toccato, indirizzata dai sospiri mal celati e da come tratteneva il respiro o inarcava la schiena… vide per la prima volta il desiderio di lui crescere piano e svettare fiero.
 
 
Quando non riuscirono più a trattenere tutto quel fuoco deflagrante, Michael scivolò su di lei e Jennifer sussurrò solo poche parole che lo convinsero ad abbandonarsi completamente e ciò non implicava unicamente sul lato fisico, si sarebbe abbandonato a quella ragazza sia con l’anima che con il cuore. Sarebbe stato completamente suo.
 
 
<< You are not alone. >>, disse. << Guardami Michael… ti amo. >>.
E lui la portò nel suo inferno personale.
 
 
 
Molto tempo dopo, Jennifer era avvolta nelle lenzuola che ancora sapevano di loro, del loro amore e della passione saziata momentaneamente.
Aveva guardato Michael dormire pacificamente, con un sorriso sulle labbra rosee che non gli aveva mai visto prima e i lineamenti rilassati.
Lo amava… Dio se lo amava!
 
 
Ancora non riusciva a credere a quello che era accaduto e i pensieri le vorticavano così violenti nel cervello da farle girare la testa.
Per quei due mesi lei aveva creduto di potercela fare senza di lui, di poter andare avanti e di creare una vita tutta sua, dove Michael Jackson, la star mondiale, non aveva alcun ruolo… e invece si era sempre sbagliata. Lei era stata sua sin dall’inizio e averlo trovato lì quel giorno, sotto la pioggia, al freddo e sprovvisto della guardie del corpo… per lei, solo per lei… glielo aveva fatto capire.
 
 
Un fruscio e le iridi nere di Michael erano lì a illuminarla e a renderla la ragazza più felice della terra, di ogni altro pianeta presente nel sistema solare e dell’universo intero.
L’accarezzò e intrecciò le dita con quelle di lei.
 
 
<< Che cosa accadrà adesso? >>, domandò Jennifer, seriamente spaventata dalla portata dei suoi sentimenti.
 
 
<< Non importa quello che accadrà tra un’ora, domani o la settimana, prossima… a me importa quello che c’è adesso tra di noi… mi importa di te… mi importa del fatto che ti amo e che voglio che tu torni a casa con me. >>
 
 
Jennifer restò a bocca aperta davanti a quella confessione e il suo cuore tentò un nuovo record di battiti al minuto.
<< Michael. >>, sussurrò lei sconvolta e con le lacrime agli occhi.
 
 
<< Sì, Jay… ti amo… e non mi sento più solo. >>.
 
 
Restarono abbracciati, godendo della vicinanza dell’altro e continuando le loro esistenze come se fossero una cosa sola, alimentata dal loro immenso amore, ma quella era un’altra storia. 








Ebbene sì, ho pubblicato qualcosa anche qui finalmente. 
Erano giorni che desideravo farlo, ma stranamente ho trovato difficile scrivere qualcosa sul grande Michael. 

Ho scoperto questo artista da poco e ancora mi sto maledicendo per tutto il tempo perso, ma che sto recuperando. 
All'inizio volevo scrivere una long e invece è uscita una one-shot, che peraltro ho partorito di getto questa notte per dare un senso alla mia perenne insonnia e forse non ha nemmeno una trama precisa o non piacerà, ma per me ha un significato profondo.

Vi avverto che è stato tutto fatto di getto, dalla scrittura, alla pubblicazione, perciò non ho sottoposto questa ff a correzioni (non fate caso agli errori se ci sono xD).
L'ho riletta sei volte e non li ho trovati, ma ero anche mezza rimbambita a causa dell'ora super tardissima. 

Spero vivamente che possa piacere a qualcuno.
Ringrazio chi mi farà il dono di una recensione e i fantasmini che leggeranno solamente.

Un abbraccio.
DarkYuna. 
  
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