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Autore: LordLoL93    21/02/2013    4 recensioni
La Roma rinascimentale non è solo una città di arte, cultura e progresso ma ha anche una faccia più oscura e negativa. Nei sobborghi della capitale, di notte, avvengono misfatti di ogni genere, fatti che spesso non vengono raccontati perché ritenuti di poco conto o perché coinvolgono persone rifiutate dalla società o non considerate degne di attenzione...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Roma. E’ ormai notte fonda. La luna e le stelle rischiarano con la loro pallida luce i tetti delle case e vegliano sulla città addormentata come una madre premurosa. Le strade sono ormai quasi deserte, fatta eccezione per qualche ubriaco che si trascina barcollando verso casa dopo l’ennesima serata passata in osteria o qualche criminale di piccola taglia che si aggira per i vicoli in cerca di qualche malcapitato da aggredire e derubare. Gli unici suoni udibili sono il richiamo degli uccelli notturni e il gorgoglio dell’acqua delle fontane che zampilla dalle conchiglie che Tritoni e Nereidi marmorei tengono vicino alla bocca. E il grido. Il grido di aiuto, il grido implorante, il grido disperato che si leva dai vicoli di uno dei quartieri più malfamati dell’Urbe.
Ed è proprio là che una figura si muove. Corre. Fugge. Si imbratta gli stivali nella melma che ricopre la strada, probabile prodotto di scarico del sistema fognario. Un ombra la insegue: rapida, silenziosa. A volte se la sente alle spalle, altre la vede sopra un tetto, altre ancora la scorge che saetta nel vicolo parallelo, immateriale come uno spettro, terrificante come un incubo. Eppure è reale.
La figura continua a correre, le gambe toniche e perfette che escono dalle falde del vestito scoperte fino alla coscia. Indossa abiti di bassa qualità ma dai colori vivaci, che evidenziano i fianchi alti e il seno prosperoso. In fondo, ne ha bisogno se vuole dare nell'occhio... Al collo tiene legato un sottile nastro di seta, segno distintivo della sua professione. I tratti del volto sono mascherati da un trucco pesante. Il viso incipriato è bianco e pallido come quello della luna. Come quello di un morto. Morto... Le labbra sono dipinte di rosso. Rosse come la passione. Rosse come il sangue. Sangue... I capelli biondo cenere sfuggono spettinati da quella che un tempo doveva essere stata un'acconciatura piuttosto elaborata e lasciano cadere il fiore che li ornava, probabilmente rubato dal chiosco di qualche fioraio al mercato, che cade ormai avvizzito nel fango.
La donna continua a correre, cambiando strada in continuazione nella speranza di seminare il suo inseguitore. Non sa dove sta andando, non le importa... Le importa solo di salvare la sua vita, o meglio quella della bimba che sta tenendo per mano. La bambina, di non più di 8 anni, corre insieme alla madre, i grandi occhi neri spalancati per la paura. Con una mano stringe forte quella della madre mentre con l'altro tiene una piccola bambola di stoffa, sua unica amica e confidente. Corrono insieme come una cosa sola. Urlare è inutile: nessuno verrà in loro soccorso dal momento che in quelle zone aggressioni e stupri sono talmente comuni che la gente ci ha fatto l'abitudine e non ci bada più. Brutta cosa l'omertà...
Ormai hanno il fiatone, i muscoli bruciano, sentono che non ce la fanno più a proseguire. La donna trascina improvvisamente con sè la figlia in un vicolo laterale ma arrivata in fondo si trova davanti un muro. Un vicolo cieco! Si volta per tornare indietro ma si accorge ce ormai è troppo tardi. L'inseguitore è vicino e loro sono in trappola...
La donna nota che da un lato sono accatastate delle casse e delle travi: probabilmente quello è un retrobottega. Senza perdere tempo prende in braccio la bambina e la nasconde dietro le travi dopo averle dato un bacio sulla fronte. Dopodichè resta in piedi nel vicolo, eretta e orgogliosa, aspettando... All'imbocco della strada una sagoma si stacca dal nero della notte e avanza lentamente: una figura alta, vestita di nero, più nero del buio stesso. Si sentono distintamente i suoi passi nella fanghiglia... La donna resta immobile, a testa alta, bene in vista al centro della via. Qualcosa scintilla in mano al misterioso inseguitore...
Ora che è vicino lo vede bene, illuminato dalla luce lunare. E' un medico, un cerusico, o almeno è vestito come tale: una lunga tunica scura, un cappello e una maschera dotata di un lungo becco simile a quello di un uccello. La donna sente gli occhi dell'uomo su di sè, che la guardano attraverso lo sguardo vuoto della maschera, apatico, freddo, spietato. Ora può anche vedere cosa tiene in mano: una siringa con un lungo ago. Troppo lungo per essere usato per le iniezioni...
Proprio mentre riflette su questo il cerusico scatta, la siringa saetta lucente e finisce la sua corsa nel petto della donna, all'altezza del cuore. Per un attimo tutto si ferma: vittima e carnefice sembrano parte di un complesso scultoreo. Ma dura solo un attimo. Il cerusico estrae la sua arma con un gesto brusco: la siringa lascia le carni della vittima e descrive un arco di sangue nell'aria che va a chiazzare la veste dell'assassino, coprendo il caduceo che vi è ricamato sopra, simbolo di una professione che lui ha violato e oltraggiato.
La donna cade a terra con un rantolo e resta lì, supina...
Nel frattempo la bambina dal suo nascondiglio ha visto tutto e non riesce a trattenere un gemito. L'assassino la sente e si volta nella sua direzione. Si avvicina. La bambina trattiene il respiro. Ormai la sta per scoprire.
"Chi va là?", una voce risuona dall'oscurità e i riflessi di una fiamma illuminano i muri dei vicoli. Il cerusico si volta verso la fonte del rumore e, temendo di essere scoperto, si dilegua nell'oscurità, silenzioso come un gatto, silenzioso com'era venuto. Il cerchio di luce si avvicina sempre di più e si ferma non appena illumina il cadavere della donna. La luce proviene da una fiaccola tenuta in mano da una guardia di ronda nel quartiere.
"Guarda!" dice l'uomo al compagno che lo segue "un'altra vittima... E' opera di Malfatto, ne sono sicuro: ormai riconosco il suo modus operandi..."
"Dobbiamo avvertire il Gonfaloniere?" replica l'altro.
"No, non scomodiamolo per così poco... A chi vuoi che importi della morte di una puttana? Una di più una di meno non fa differenza... Pace all'anima sua..."
Detto ciò i due si allontanano, continuando il loro giro. Per tutto il tempo la bambina è rimasta in silenzio per non farsi scoprire. Ora sguscia fuori dal suo nascondiglio e si avvicina al corpo della madre. Lo tocca. E' freddo. Come la pietra. Come le statue. La guarda in volto: il cadavere ha gli occhi spalancati rivolti verso il cielo, verso le stelle, mute testimoni della vicenda... Occhi pieni di speranza, speranza di un qualcosa aldilà, di una vita migliore di quella che ha vissuto sulla Terra. Roma è eterna, ma non i suoi abitanti...
La bambina resta in ginocchio accanto alla madre, i lunghi capelli scuri a coprirle il volto. Ma non piange, no, è rabbia quella che prova, che sente roderla dall'interno... Prende la sua bambola e la infila tra le mani irrigidite della madre che poi compone sul petto. Leva poi dalla cintura della defunta il ventaglio che portava sempre con sè e se lo infila in una manica. Dopodichè alza lentamente il capo, guardando verso il vicolo, verso la direzione in cui era fuggito l'assassino. Nei suoi grandi occhi scuri brucia un fuoco indomabile, il fuoco dell'ira. "Ti troverò Malfatto..." mormora "...e avrò la mia vendetta... Parola di Fiora Cavazza!"
  
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