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Autore: araas    09/09/2007    0 recensioni
Il Bene e il Male. Un eterno conflitto tra due forze contrapposte di uguale entità, senza vincitori né vinti; mai. Tutto ciò come nello yin yang: “c'è sempre un po' di bene nel male e c'è sempre un po' di male nel bene”. Il bianco è la purezza immacolata dell'innocenza, che si trova circondata da una massa nera e dinamica... se non ci fosse quella piccola macchia bianca in mezzo a quel mare torbido, la vita non sarebbe possibile. Viceversa, senza quel pallino nero immerso in quel candido pudore, non ci sarebbe senso nella vita. Una ragazza, che ha sempre vissuto nella parte bianca del mondo, si trova persa in una realtà nera, fatta di sangue e di sofferenza... ma c'è ancora una scintilla di speranza, che arde in quella piccola, infinita sfera bianca...
Genere: Dark, Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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VAMPIRE BAT

© Araas 2002-2007 

 

“La tua vita non è un inferno…

il vero inferno deve ancora venire…”

 

 

Nota: gli incantesimi presenti in questo romanzo

sono in parte inventati dall’autrice, in parte

ricavati da libri e siti internet sull’argomento.

Non è mia intenzione violare alcun copyright.

 

  

INTRODUZIONE

 

Il Bene e il Male. Un eterno conflitto tra due forze contrapposte di uguale entità, senza vincitori né vinti; mai. Tutto ciò come nello yin yang: “c'è sempre un po' di bene nel male e c'è sempre un po' di male nel bene”. Il bianco è la purezza immacolata dell'innocenza, che si trova circondata da una massa nera e dinamica... se non ci fosse quella piccola macchia bianca in mezzo a quel mare torbido, la vita non sarebbe possibile. Viceversa, senza quel pallino nero immerso in quel candido pudore, non ci sarebbe senso nella vita. Una ragazza, che ha sempre vissuto nella parte bianca del mondo, si trova persa in una realtà nera, fatta di sangue e di sofferenza... ma c'è ancora una scintilla di speranza, che arde in quella piccola, infinita sfera bianca...

  

 

CAPITOLO 01

 

Emily camminava a passi svelti sulla strada di casa. Quel giorno aveva avuto una giornata piena di interrogazioni, odiava la scuola, ma per fortuna di lì a poco la tortura sarebbe terminata. Il secondo anno del liceo artistico era molto impegnativo, e lei non si trovava molto bene con i compagni, che la trovavano strana. Non le piaceva nemmeno la scuola, l’aveva scelta a caso tra le tante.

 

Era un bel lunedì di sole, ed Emily faceva già il conto alla rovescia per la fine della scuola: -81. Erano le due e dieci quando arrivò a casa, trovando gli altri già a tavola.

-Perché non mi avete aspettato?- disse Emily a sua madre.

-Perché la signorina Emily Morgan rientra ogni giorno più tardi!- rispose la madre, ironica.

-Non è mica colpa mia se esco da scuola alle due meno dieci e da lì a casa ci sono cinque chilometri!-

Emily aprì il frigo e si preparò un'insalata di pomodoro. Più tardi, la sedicenne era in biblioteca insieme a suo fratello Steve. Entrambi erano appassionati di libri, ne leggevano di tutti i tipi, ma il preferito di Emily era il fantasy, si era perfino tagliata i capelli come l’eroina del suo libro preferito... voleva fuggire, non ce la faceva più; la sua era una famiglia ricca e felice tranne lei, la pecora nera tra le pecore bianche, il pallino nero su uno sfondo bianco... sentiva di essere il male della famiglia, sarebbe voluta sparire dalla faccia della Terra, magari diventare la protagonista di uno di quei libri che tanto le piacevano, farsi una nuova vita, una nuova identità. Come ogni giorno, stava sfogliando un libro, che però non la appassionava molto, così si mise a cercare qualcosa di più interessante. Fu attirata da una copertina nera e cupa, con una scritta di un rosso accecante, Vampire Bat. Rimase a fissare quella scritta come fosse incantata... quelle lettere color sangue le provocavano una sensazione indescrivibile, la paralizzavano... per un attimo le sembro che le lettere stessero gocciolando, ma poi scosse la testa e senza pensarci due volte decise di portarlo a casa. Non ebbe il tempo neanche di aprirlo, appena giunta a casa sua madre la mise a fare i lavori domestici. -Pulire i vetri, lavare i piatti, passare l'aspirapolvere... che vitaccia!- sbuffò Emily, sola in casa. Quando ebbe finito, iniziò a studiare: il giorno dopo avrebbe dovuto fare il compito di storia dell'arte, e se non avesse studiato avrebbe preso 2 sulla pagella, dato che il secondo trimestre stava ormai per finire e lei non era mai stata interrogata... e l'idea di perdere l'anno non la allettava affatto. Quando chiuse il libro era ormai tardi: erano le 11 e tutti erano già a letto, così si stese anche lei, sperando che almeno l'indomani fosse una giornata meno piena. E invece neanche il mattino dopo riuscì ad aprire il libro, e questo le dava immensamente fastidio... sentiva un desiderio incontrollabile di sapere cosa conteneva quel volume dalla copertina così seducente, stava diventando nervosa, voleva leggerlo, e subito!

 

Quando uscì da scuola si mise a correre, arrivò a casa dieci minuti prima del solito, facendo preoccupare sua madre. Mangiò in fretta e poi si chiuse in camera, dove l'aspettava suo fratello. Aveva la stessa età di Emily, erano gemelli, e per questo anche nei gusti erano simili... Steve frequentava l'istituto tecnico commerciale, era molto popolare tra le ragazze, e a lui non dispiaceva affatto... anche fisicamente si assomigliavano: Emily era magra ma con tutte le curve al posto giusto, che però nascondeva sotto abiti larghi; aveva i capelli a caschetto neri, ma con un paio di lunghe code, che erano spesso oggetto di scherno tra i suoi compagni di classe, gli occhi azzurri e glaciali... Steve aveva i capelli rasta tinti di biondo, con gli occhi castani e un corpo longilineo, non aveva un'alta statura.

-Ho aperto quel libro.- disse Steve con fare sbrigativo.

-E...?-

-E' vuoto! Le pagine sono tutte bianche!-

Emily corse ad aprire il libro. Era vero, oltre alla copertina non c'era niente... e quelle pagine bianche... sembrava che fossero lì apposta per essere riempite, almeno questo era ciò che pensava Emily. Vampire Bat, il titolo sembrava inneggiare a storie mistiche e affascinanti, battaglie tra maghi e demoni, esseri metà vampiri e metà pipistrelli in lotta tra loro per conquistare qualcosa o qualcuno. Quel libro aveva su Emily un effetto ipnotizzante, era per lei una specie di droga, e Steve se n'era accorto. La ragazza sentiva un bisogno irrefrenabile di scrivere, di inventare una storia fantasy-horror, di scaricare tutta la sua anima nell'inchiostro di una penna... Steve sapeva che se l'avesse fatto sarebbe accaduto qualcosa di terribile, glielo diceva il suo sesto senso, ma non poteva fare niente per tenere sua sorella lontana dalla tentazione di scrivere. E infatti scrisse, iniziò a scrivere una storia dalle atmosfere dark che la coinvolgeva molto, facendola sentire come se ne fosse protagonista a livello emotivo. Nei giorni che seguirono Emily era più allegra, sembrava aver dimenticato completamente i suoi problemi, era cambiata. Si sentiva rinata, più forte, tanto da poter affrontare tutti quei quesiti da cui era sempre fuggita. La storia andava avanti, giorno per giorno; Emily trovava nella vita quotidiana qualche spunto per il suo racconto, ormai la sua vita era Vampire Bat. Se lo portava anche a scuola, lo rileggeva, lo correggeva, lo proseguiva durante le ore di spacco, l'intervallo, ogni minuto libero serviva per lavorare su quel libro maledetto da cui Emily ormai dipendeva. Steve osservava il progressivo declino della sorella, così per salvarla da quell'ossessione decise di fare delle ricerche per capire che cos'era realmente Vampire Bat. Era un sabato di aprile quando Steve si diresse verso la biblioteca per chiedere spiegazioni, ma si sentì rispondere che non l'avevano mai sentito nominare. Non per questo scoraggiato, si mise a frugare tra il reparto fantasy e quello horror, non riuscendo però a trovare nulla di interessante. Un po' sconsolato, tornò a casa cercando una soluzione, e dovette arrivare alla conclusione che l'unica cosa da fare era aspettare che Emily finisse il libro. Era una mattina di metà maggio, domenica, e Emily si era svegliata alle nove ed era già al lavoro: ormai mancavano poche pagine da riempire con le gesta dei vampiri pipistrello... Emily era davvero soddisfatta: grazie a quel libro aveva ritrovato la fiducia in sé stessa, che aveva perso dopo il suo trasferimento; ne aveva passate tante... la sua mente tornò a due anni prima, quando perse suo padre a causa di un tumore scoperto troppo tardi... gli era molto legata, per lei era stato sempre un modello di vita, un esempio, e lo shock di averlo perso l'aveva resa scontrosa con tutti: non riusciva a capacitarsi che suo padre non ci fosse più, e se la prendeva con i medici che non erano riusciti a salvarlo in tempo. Non riusciva più a fidarsi di nessuno, l'unico con cui andava veramente d'accordo era Steve, ma ultimamente anche il rapporto con lui era diventato più freddo. Poi ci fu il trasferimento, perché la madre di Emily aveva trovato un lavoro che le faceva guadagnare parecchio, e Emily la odiava e la accusava di non sentire per niente la mancanza del marito... era questo ciò che le faceva litigare: che mentre lei era triste e malinconica, la madre era allegra ed esuberante, e Emily scambiava la sua felicità per leggerezza e superficialità. Forse l'odio di Emily dipendeva anche dal fatto che sua madre era un medico di fama internazionale, e dalla scomparsa di suo padre lei odiava tutti i medici. Emily sollevò la testa dal libro. Era davvero così cambiata? Dopo due mesi finalmente stava iniziando a rendersene conto: Vampire Bat non era un libro normale, se lo fosse stato lei non sarebbe mai riuscita a scrivere un racconto... doveva avere qualcosa di magico, ne era sicura. Mentre scriveva non si era resa conto che qualcosa dentro di lei stava cambiando: sentiva uno strano e penetrante dolore alla testa... Emily si distolse dalla storia quando le mancò il respiro, e cadde a terra, priva di sensi. Mentre era svenuta fece un sogno... c'era un essere indecifrabile, spaventoso, e lei gridava senza voce fuggendo. A un certo punto cadde, senza riuscire più a rialzarsi; rimase stesa a terra, inerme. L'imponente figura si avvicinava a lei, che non poteva muoversi, e disse con una voce a dir poco inquietante:

-Ti sei lasciata dominare dall’entusiasmo per un libro. Adesso la tua vita sarà la morte degli altri. Questa sarà la punizione per aver peccato di superbia volendo scrivere Vampire Bat.-

Emily si svegliò di colpo; Steve corse subito a casa, sentiva che alla sorella stava succedendo qualcosa, e una volta arrivato la trovò in lacrime stesa sul letto.

-Emily, tutto bene?- Emily continuò a piangere.

-Steve, tu non puoi capire il mio dolore... guarda!-

Emily aprì un paio di pelose ali di pipistrello e Steve ne fu inorridito. Si era trasformata davvero! Aveva due canini appuntiti, mentre gli occhi erano più grandi e neri e il colorito più pallido. Steve era terrorizzato, la sua sorellina era diventata un vampiro!

-Non ti agitare, troveremo una soluzione!-

Come avrebbe fatto a sopravvivere senza succhiare il sangue a nessuno? Emily era disperata e rosa dai sensi di colpa, non avrebbe mai voluto trovare quel libro maledetto che l'aveva resa orribile... dopo quel giorno Emily capì che la sua vita, che lei aveva sempre pensato disgraziata e sfortunata, era invece il bene più prezioso che un essere umano potesse mai ricevere... il suo ritrovato amore per la vita purtroppo servì ancora di più ad ostacolare la sua nuova esistenza di vampiro.

-Che sia questa in realtà la vera maledizione di Vampire Bat?-

 

Si era ormai fatta sera, e Emily aveva recuperato un po' di lucidità, ma sentiva fame, molta fame... come fermare il suo istinto omicida, lei non lo sapeva. Preferiva morire lei stessa piuttosto che passare la vita ad uccidere. Ormai la sua vita era la morte degli altri. Se voleva vivere, doveva uccidere. Se non voleva uccidere, doveva morire. Ma la povera Emily era troppo attaccata alla vita, sia la sua che quella altrui, e non c'era soluzione al suo problema. Si addormentò, e nel suo sonno le sembrò di riposare nella morte. Accanto a lei c'era Steve, che la vegliava per impedirle di fare pazzie; sapeva bene che era un rischio restare accanto ad Emily, lui era un umano e lei un vampiro... basta. Steve decise di smettere di pensarci, almeno per il momento.

“Domani è un altro giorno.”

 

Il giorno dopo era lunedì, il sole batteva sul vetro della finestra della camera di Emily e Steve, creando dei curiosi e affascinanti effetti di luce. Emily fu svegliata dai caldi raggi che le riscaldavano il volto; guardò la sveglia, erano le 10:30.

-Le 10 e mezza?! Ma perché Steve non mi ha svegliato... uffa, ormai la frittata è fatta... un'altra assenza da scuola...-

Emily si alzò un po' intontita, e si guardò nello specchio. Grande fu lo stupore quando vide riflesse nel vetro la sua immagine... normale! Niente più canini o ali.

-Che sia stato solo un sogno? Forse ho lavorato davvero troppo a quel libro... ho bisogno di rilassarmi.-

Emily si sfilò il pigiama verde e giallo e indossò un jeans largo e una maglietta azzurra, poi scese le scale e raggiunse la cucina.

 

La casa dei Morgan non era molto grande... il termine giusto per definirla sarebbe stato “essenziale”, infatti non disponeva che di due camere da letto (una della signora Morgan e una dei due fratelli), un piccolo ingresso più due bagni e cucina. L'architetto che l'aveva progettata aveva ritenuto opportuno costruirla su due piani, per restringerne gli spazi e ridurre il tutto al minimo indispensabile, per aumentarne la praticità.

 

Emily afferrò al volo una merendina e uscì: la luce era così forte che dovette mettersi gli occhiali da sole. Preso il cellulare, fece il numero della sua amica Samantha per invitarla a fare una passeggiata. Samantha aveva la stessa età di Emily, ma al contrario di lei non andava più a scuola, e si guadagnava il pane lavorando come Pony Express. Nonostante il suo aspetto da ragazza fragile e timida, aveva un carattere forte e pazzerello, che contrastava con quello insicuro e tetro di Emily. Aveva dei morbidi capelli biondo cenere, un naso aquilino che reggeva degli occhiali sopra occhi vispi e verdi, e un viso tutto schizzato di lentiggini; metteva il buonumore solo a guardarla. Pian piano Emily si stava rifacendo una vita, dopo le prime difficoltà in una città nuova; stava cominciando a conoscere e farsi conoscere anche dai più scettici compagni di classe... forse questo dipendeva anche dal cambiamento che le aveva apportato inizialmente Vampire Bat, e di questo non poteva che ringraziarlo... tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi come mai era ritornata normale. Mentre pensava a questo si sentì chiamare in modo strano, come solo Samantha sapeva fare.

-Emily, ehi, ci sei?- le disse la ragazza dandole un colpetto sulla testa.

-Sì, sì, ma stai ferma per pietà!- esclamò Emily, alitando in faccia all'amica.

-Capito, ma... bleah! Che hai mangiato, cipollotti e baccalà?-

-Smettila Samà, non ho voglia di scherzare... devo chiederti un consiglio...-

-Wow, sembra una cosa seria!- disse ridendo Samantha.

Emily era sempre più spazientita. Non sapeva se fosse il caso o no di confidarsi con lei di un segreto tanto “bestiale”, nel vero senso della parola... comunque Samantha non avrebbe mai potuto capire la maledizione di Vampire Bat; anche se lei adesso era allo stato normale niente le poteva assicurare che la trasformazione non potesse avvenire di nuovo, ed era molto azzardato restare in mezzo alla gente con quel presentimento.

-Piuttosto, come mai non sei andata a scuola?- disse Samantha sgranocchiando una mela.

-Steve non mi ha svegliato, ma non è questo il punto!-

-Ma cos'hai oggi, sei strana!-

-Devo dirti una cosa, però questo non è il posto adatto...-

Emily portò Samantha in un luogo poco frequentato, cercando durante il tragitto il coraggio di parlare e le parole giuste per dirglielo in modo che non ci restasse secca. Samantha intanto era tutta presa da strani dubbi. Conosceva bene Emily, e sapeva che era una ragazza a tratti un po' lunatica... lei le aveva raccontato di suo padre e di quante ne aveva passate dal suo trasferimento... forse l'amicizia di Samantha aveva aiutato Emily ad inserirsi nella società, e per lei le uniche persone importanti erano appunto Samantha, Steve, e il ragazzo di cui era innamorata, Jonathan.

-Allora, si può sapere cosa sta succedendo? Comincio a perdere la pazienza!- disse Samantha.

La ragazza di guardò intorno: erano nella toilette della villa comunale, sole.

-Ma come ti è venuto in mente di venire qua?!-

-Ssst! Zitta, non deve sentirci nessuno...-

-Ma...-

-Niente ma! Stammi bene a sentire, quello che ho da dirti non è una cosa piacevole...- accennò Emily, abbassando il tono della voce.

-Sentiamo!-

-Vedi io... io sono diventata un vampiro!-

-Seee, hai proprio voglia di scherzare...-

-Ti giuro che è la verità!-

-Tu più che un vampiro sei diventata matta!- rise Samantha.

Emily le raccontò del libro e del sogno, ma non fu creduta da Samantha.

-Senti, ho capito che oggi hai voglia di prendermi in giro... è quasi ora di pranzo, vado a casa...-

-No, aspetta!-

-Ah, comunque devo riconoscere che la fantasia non ti manca! Dovresti scrivere un libro! Ciao!- esclamò Samantha, correndo via.

-Bell'amica che ho!- pensò Emily, avviandosi verso la scuola di Steve, siccome era l'una e un quarto e l'ITC usciva alle 13:25. Steve intanto era in classe, e mentre la professoressa di economia aziendale parlava lui pensava a una soluzione per il problema di Emily. Non trovandola, stava per appisolarsi sul banco, quando il trillo della campanella lo fece sussultare: oh, suono soave! Uscì dall'istituto insieme al suo amico Cheer, di una buona spanna più alto di lui, attorniato come al solito da un gruppo di ragazze del liceo classico lì vicino, quando vide Emily aspettarlo non molto lontano, e le si avvicinò. Una ragazza temeraria chiese -Morgan, è la tua fidanzata?-

Per togliersele di torno, Steve disse di sì.

-Ehi, non male la tua ragazza!- bisbigliò Cheer a Steve, con gli occhi puntati sul seno di Emily, visibilmente infastidita.

-Falla finita, è mia sorella! Emily, andiamo a casa?-

-Ok.-

Sulla strada di casa Emily disse a Steve che si era confidata con Samantha ma che non ci aveva creduto.

-Che gliel'hai detto a fare se ora non sei più un vampiro?-

-Non so... sento che ritornerò presto ad esserlo... questa sensazione che ho da quando ho scoperto di essere tornata normale mi fa sentire strana...-

-Capisco... però non so se è il caso di coinvolgere altre persone...-

 

Emily e Steve arrivarono a casa e mangiarono, dopodiché andarono a discutere in camera loro. Si fece sera, era mezzanotte meno dieci, e i due fratelli non avevano ancora trovato una soluzione.

-Quello che non capisco è il perché io sia tornata normale.- si chiese Emily.

-Ci sono tante cose che io non capisco... innanzitutto perché Vampire Bat è sconosciuto a tutti, poi perché l'hai trovato proprio tu, perché hai avuto quell'impulso irrefrenabile di scriverlo, perché sei svenuta... non credo che ne verrai fuori tanto facilmente.- disse Steve.

-A questo punto è inutile continuare a pensarci, tanto tormentandoci la testa non riusciremo certo a trovare una soluzione... e poi non vedo quale potrebbe essere!-

-Emily... guarda!-

-Eh? Cosa?-

-Guardati allo specchio!-

Emily si guardò e vide che era di nuovo un vampiro.

-Te l'ho detto, avevi dubbi?-

-E ora come fai?-

-L'unica cosa da fare è mangiare prima di trasformarmi, così da avere meno fame quando sono vampiro e resistere all'istinto di mordere. Mi sembra la sola soluzione fattibile.-

-Hai ragione.-

-E così adesso ho una doppia vita, tipo “Dottor Jekyll e Mister Hyde”!- rise Emily.

-Ma... sei sicura che per te non sia un problema?-

-Ma certo!-

Steve guardò Emily che, dalla risata sguaiata, passò alla più nera depressione.

-Lo ammetto, questa situazione non mi va giù, e allora? Ribadirlo non potrà certo farmi tornare normale!-

-Scusa...-

-No, non scusarti... è colpa mia. Credo che sia ora di dormire, è già mezzanotte passata.-

Emily e Steve si misero a dormire. Durante la notte Emily sognò di nuovo il mostro del giorno prima, ma finalmente lo vedeva nitido... era un diavolo, o meglio, una sorta di diavolo antropomorfe... Emily poteva vederne solo la sagoma, ma riusciva perfettamente a capire quello che le diceva.

 

Il mattino dopo era un torrido martedì; Emily e Steve si erano appena svegliati ed erano seduti sui loro letti.

-Stanotte ho sognato di nuovo quel mostro.-

-Davvero?-

-Mi ha detto che una di queste notti verrà a prendermi per portarmi in un luogo soprannaturale in cui solo i vampiri possono entrare.- disse Emily, preoccupata.

-E allora qual è il problema? Di giorno sei una semplice umana!-

-Lo so, solo che sono curiosa di sapere cosa succederà!-

Emily indossò un jeans scambiato con una maglia a ragnatela e andò a prepararsi lo zaino e la cartellina.

-Oh no! Non ho fatto le tavole di architettura! E ora chi la sente quella...-

Steve si mise un jeans aderente e la maglia del suo mito Eminem e con sua sorella si diresse alla fermata dell'autobus. Intanto Samantha sfrecciava sul suo scooter pensando a quello che le aveva detto l'amica il giorno prima: perché mai le aveva riferito una stupidaggine del genere? Nessuno avrebbe mai creduto all'esistenza di un vampiro. Pensò che doveva aver fumato qualcosa, e in breve arrivò al luogo della consegna. Emily era appena arrivata in classe e stava guardando l'orario delle materie.

“Che fortuna, architettura era per ieri... vediamo, alla prima ora ho inglese.”

Steve invece stava facendo religione, ma siccome si stava annoiando si era messo a fare i soliti disegnini stupidi, mentre sua madre era al lavoro. Una mattina come tante altre, insomma. Le ore volarono, e come al solito verso le due la signora Morgan sbraitava perché sua figlia non era ancora tornata a casa, e si stava raffreddando tutto il pranzo. Steve invece non si faceva il minimo scrupolo a mangiare senza aspettarla... come da consuetudine, quando Emily arrivò sua madre si stava già lamentando, così la ragazza si sedette e cominciò a mangiare per conto suo. Possibile che non si fosse accorta di niente? Steve si preoccupava tanto per la sorella e sua madre non aveva neanche “captato” guai in vista! Più tardi, Emily e Steve erano seduti su una panchina della villa; Emily non voleva più pensare al suo problema e tentava in tutti i modi di distrarsi, mentre Steve la esortava a cercare una soluzione.

-E’ inutile, non c’è soluzione!- disse scocciata Emily -Non serve a niente pensarci, non vedo come uscirne!-

-Invece no, non devi arrenderti così!- Steve iniziava ad arrabbiarsi, ma Emily non voleva sentire ragioni.

-Ehi, che ne dici di bere qualcosa al bar?-.

Steve, stanco di quei discorsi, si alzò e se ne andò.

-Dove vai adesso?! Torna qui!- gridò Emily a suo fratello.

-Credevo che questa faccenda ti stesse a cuore ma vedo che non te ne importa niente. A questo punto trovatela da sola una soluzione!-

-E infatti è quello che farò! E’ un problema mio, non tuo!-

-Benissimo! Buon lavoro!- esclamò Steve, girando i tacchi.

Emily rimase sola a pensare; in fondo Steve non aveva tutti i torti, non poteva fingere che la cosa non la riguardasse. Ma d’altra parte non poteva mica darsi pena dalla mattina alla sera per un problema irrisolvibile!

-Ciao, che fai qui tutta sola?-

Emily riconobbe una voce familiare, alzò gli occhi e vide… Jonathan! Oddio! Emily era come paralizzata di fronte al ragazzo che amava…

 

Jonathan era un ragazzo bello ma non troppo, con i capelli neri e gli occhi verdi, uno sguardo intenso che affascinava Emily in un modo indescrivibile. Le piacevano anche i suoi capelli, che gli ballavano sulla fronte quando camminava, ed era sempre sorridente e allegro, non mancava mai di fare battute idiote per risollevare il morale a chi stava male. Non era né basso né alto, ma aveva un bel fisico, e dimostrava forse più dei suoi 18 anni. Emily era lì, bloccata… non era una ragazza timida, ma quella volta l’aveva davvero colta alla sprovvista! Dopo essersi ripresa, riuscì a scambiare qualche parola con Jonathan, che nel frattempo si era seduto accanto a lei.

-Allora, come mai sei qui da sola?- le domandò il ragazzo.

-Ero venuta qua per parlare con Steve ma lui mi ha piantata in asso…- rispose Emily, con tono arrabbiato.

-Ah, quindi avevi un appuntamento…-

-Ehm, Steve è mio fratello.. e tu? Che ci fai qui?-

-Facevo una passeggiata, poi ti ho vista e mi sono avvicinato. Senti, volevo chiederti un piacere…- disse imbarazzato Jonathan. -Ti dispiacerebbe far finta di essere la mia ragazza domani alla mia festa di compleanno?-

Emily per poco non ebbe un collasso: Jonathan le aveva appena chiesto di fingere di essere la sua fidanzata, non era possibile! Tanto più che lei si era completamente dimenticata della sua festa di 18 anni…

-Perché proprio io?-

-Non dovrei dirtelo ma… visto che i miei amici mi prendono in giro perché non ho il coraggio di provarci con la ragazza che mi piace abbiamo scommesso che avrei trovato una ragazza per la mia festa… il che significa che se perdo dovrò sborsare una bella sommetta, ma se tu mi aiuti sarò io a incassare!-

Senza accorgersene Emily si era trovata ad accettare, e solo dopo si ricordò che a mezzanotte precisa sarebbe diventata di nuovo un vampiro…

-Brava, mia cara Cenerentola… e adesso?- la rimproverò Steve.

-Dipende da quello che mi dirà quel “coso” in sogno questa notte.- disse Emily, un po’ pentita per aver ceduto alla proposta del lupo cattivo. Dopo un’oretta, la ragazza era lì a pensare, mentre Steve dormiva tranquillamente. Avrebbe finto di essere la fidanzata di Jon, ma non era felice: lei avrebbe voluto esserlo davvero, e invece si trovava a dover far finta solo per fargli vincere dei soldi. Si era appena girata, decisa a mettersi a dormire, che si ricordò che Jonathan aveva detto che lo pendevano in giro perché non ci aveva ancora provato con una ragazza che gli piaceva… sì, ma chi? Di chi era innamorato Jonathan? “Di certo non di me…”. Quel pensiero scatenò un improvviso sentimento di gelosia in Emily, così decise di alzarsi per andare in cucina a bere un bicchiere di latte caldo per conciliare il sonno. Attraversò velocemente il corridoio buio, assonnata. Arrivata in cucina, guardò l’orologio appeso al muro: era già l’una! Aprì il frigo e guardò la scatola del latte. “Che fortuna! E’ scaduto ieri!” pensò tra sé e sé. Ma un brivido di disgusto la pervase, e iniziò a desiderare il sapore del sangue… spaventata, se ne tornò al letto e si addormentò quasi subito.

 

Giunse il mattino con il sole di maggio; Emily si era svegliata di buon ora, intorpidita dai suoi stessi pensieri. Era stata una lunga notte, tormentata da terribili incubi. Quando Steve si svegliò trovò sua sorella già intenta a fare colazione.

-Ciao, come mai così mattiniera?- chiese, incuriosito. Di solito Emily era sempre l'ultima a svegliarsi.

-Capirai! Non ho dormito quasi per niente.- rispose Emily, con due occhiaie che le arrivavano fin sotto il mento. -Ho un sonno che sembrano due!-

-Ma almeno hai sognato quel mostro?-

-Macché! Credo che stasera andrò alla festa di Jonathan. E credo anche che dopo me ne pentirò amaramente.-

Steve si riempì una tazza di latte e zucchero e si sedette di fronte ad Emily, sorseggiando la bevanda gelida.

-Sei proprio sicura di volerci andare?- disse premuroso.

-Non lo so. Una parte di me vuole andarci, ma la mia coscienza continua a ripetermi di non farlo. Non so più cosa fare.-

-Fatti forza!-

 

Dopo aver fatto colazione, i due andarono a scuola. Emily era davvero depressa. Che cosa doveva fare? La sua nuova vita da vampiro non faceva che creare problemi. E pensare che lei si lamentava di avere una vita difficile anche prima!

 

Tra pensieri e incertezze, arrivò finalmente il pomeriggio. Emily si stava preparando a casa di Samantha, piena di ripensamenti. Sapeva che non doveva andarci, ma non riusciva a convincersene.

-Ma che hai? Sei sempre giù ultimamente! Non sei contenta di vedere Jonathan?- chiese maliziosa Samantha all'amica.

-Certo che sono contenta, che domande! E' solo che... non so, ho un brutto presentimento.-

-Andiamo, non vorrai farmi credere che la "fissazione del vampiro" non ti è ancora passata!- rise Samantha. Emily non sopportava di essere presa in giro.

-Credo sia inutile dirti che non è una mania ma la pura verità.-

-Infatti, è perfettamente inutile.-

Samantha, dopo aver finito di truccare Emily, passò a truccarsi lei. Emily si guardò allo specchio: in fondo non era poi tanto male come aveva sempre pensato; era la prima volta che lo notava. Aveva sempre creduto di essere brutta, e di non poter conquistare Jonathan per questo. Ma se ci ragionava su, si rendeva conto che aveva sempre pensato delle cose molto stupide. Era proprio cambiata!

-Ehi, la nostra eroina si ammira allo specchio! Tu hai qualche strana idea in testa, ammettilo!- intuì subito Samantha.

-Sì, voglio provare a conquistare Jon.- disse ironicamente Emily.

-Cara, tu non mi prendi in giro! Hai qualche problema, me lo sento.-

-Insomma, ti ho già detto che va tutto bene. Fidati!-

-Sarà!-

Le due amiche scesero e si avviarono in motorino verso il locale, un po' fuori città, dove avrebbe avuto luogo la festa. Emily si sentiva terribilmente tesa, e dal canto suo Steve era preoccupato per sua sorella. Passo dopo passo, chiacchiera dopo chiacchiera, Emily e Samantha arrivarono al Wizard, un caratteristico discopub noto per l'atmosfera etnica.

 

Una volta entrate, furono sorprese da un forte odore di incenso, e da una musica di flauto. Mentre ancora stavano cercando di rendersi conto di dove si trovassero, vennero accolte da un raggiante Jonathan.

-Ciao Samantha... ehilà, Emilyuccia! Sono contento che alla fine tu abbia deciso di partecipare! Vieni, voglio presentarti quei matti a cui ho spillato un mucchio di soldi!-

Emily, un po' intontita da quel forte profumo, seguì Jon per il locale, raggiungendo una coppia di ragazzi che parlavano tra loro.

-Ehi, guarda un po' chi c'è qui!- disse uno di loro all'altro, con un'occhiata languida.

-Ragazzi, questa è Emily, la mia ragazza! Bene, ora pagate!-

-Io non scucio una lira per adesso! Vi osserveremo tutta la serata, e se ci accorgeremo che non è una farsa ti pagheremo.-

Quel ragazzo sembrava parlare anche a nome del suo amico, perché entrambi annuirono convinti.

-Fate come credete, l'importante è che mi paghiate! Emily, questi due loschi individui sono i miei compagni di liceo, Dave e Nicholas.-

-Ciao, io sono Dave! Non stare a sentire le stupidaggini che ogni tanto dice Jon, è un po' pazzo!-

-Già, ti consiglio di non prenderlo troppo sul serio! Comunque io sono Nicholas, molto piacere!-

-Piacere di conoscervi!- esclamò Emily con un sorriso. -Ma non preoccupatevi, lui mi obbedisce come una pecorella!-

-Adesso noi andiamo a salutare i nostri amici. A più tardi!- Jonathan salutò i suoi compagni e si allontanò con Emily.

-Io ti obbedirei come una pecorella? Che significa?- chiese Jon, divertito.

-Diciamo che è stata una piccola vendetta.-

-Vendetta? E per cosa?-

-Mah… chissà!- scherzò Emily. Anche Jonathan colse l'occasione di prenderla un po' in giro.

-E va bene, pastorella, ti offro qualcosa se mi prometti che non ti farai scoprire da quei due!-

-Contaci!- fece lei con un sorriso, ed andò a divertirsi.

Finché non arrivò la mezzanotte.

Emily si era completamente dimenticata di non poter essere in giro a quell’ora. Se ne ricordò quando Jon le si avvicinò, chiedendole cosa avesse preso.

-Eh?- fece lei, distratta.

-Hai delle pupille enormi!- spiegò Jonathan. Emily si ricordò all’improvviso della maledizione.

-Oh, no, è che… si, ecco, credo, credo di aver bevuto un po’ troppo… è meglio che vada a casa…- disse con fare sbrigativo.

-Ti accompagno, non è molto prudente che tu vada da sola a quest’ora…- fece Jon, con fare premuroso.

-Non preoccuparti, so cavarmela da sola!-

Jon notò l’espressione risoluta di Emily, e la accompagnò alla porta, ringraziandola per il favore.

-Ma figurati, non preoccuparti…- arrossì Emily, ma fu zittita da un bacio a fior di labbra da Jon.

 

Intanto Steve era a casa, ed era molto preoccupato. “Accidenti… la mezzanotte è passata e non è ancora rientrata!” Steve decise di scendere dalla finestra e andare incontro ad Emily, per vedere come stava.

 

Fuori dal locale, Emily era rimasta appoggiata alla porta, completamente rossa. Jon l’aveva baciata! Ma l’aveva fatto perché c’erano gli amici che guardavano o… non volle nemmeno pensarci. Si avviò verso casa, mentre un fortissimo mal di testa le annunciava che la trasformazione stava per essere completata.

 

Steve correva sotto la pioggia, sperando di vedere spuntare da un momento all’altro la sagoma di Emily nella notte. La trovò a terra svenuta, e la riportò subito a casa.

 

Emily si guardava intorno spaventata, non aveva mai visto quel luogo e sinceramente avrebbe preferito non vederlo. Era una foresta buia e spettrale, immersa nel silenzio, rotto solo dal rumore del vento che agitava le foglie. Emily camminava come se conoscesse la strada, ma non aveva idea di dove i suoi piedi la stessero portando. E quel che era peggio, sentiva lo stomaco brontolare e l’alba era ancora lontana. Il desiderio di sangue iniziò a farsi strada dentro di lei… strizzò gli occhi e cercò di pensare ad altro, ma non era facile, sentiva i nervi tesi ed era concentrata per ascoltare ogni minimo rumore sospetto. Camminando camminando, si trovò davanti a un enorme castello, e il suo sesto senso le disse di entrare. Appena si avvicinò, le porte si spalancarono e si richiusero con un tonfo appena fu entrata. Sentì una musica, come se provenisse da molto lontano. Avvicinandosi, riconobbe la voce del cantante… non conosceva la canzone, ma non la metteva molto a suo agio tra quelle pareti.

I wanna fly into your sun

Need faith to make me numb

Live like a teenage Christ

I’m a saint, got a date with suicide…

Le sembrò che la canzone rallentasse man mano che andava avanti per quel corridoio. Non sapeva dove stesse andando, voleva solo seguire la fascinosa voce di Marilyn Manson, sentì che la stava chiamando…

Finalmente arrivò nella stanza da cui proveniva la musica, che cessò immediatamente. Vide una figura di spalle, un essere imponente con un lungo mantello nero, che era seduto a gambe incrociate, a dieci centimetri da terra.

“Oh mio Dio, ci mancava solo Harry Potter adesso!”

 -Sei arrivata, finalmente.-

Emily sussultò. Aveva una voce profonda che tradiva un età abbastanza avanzata.

-Ch… chi sei tu? E cosa significa “finalmente”?- Emily indietreggiò di un paio di passi.

-Ci sono tante cose che non sai…-

 

Steve era accanto ad Emily, che distesa sul letto si contorceva e gemeva. Era molto preoccupato, sembrava… sembrava che il suo corpo fosse lì, ma la sua anima da qualche altra parte.

 

-Allora spiegami tutto! Non ne posso più di non sapere niente di me stessa!- gridò Emily, e senza neanche rendersene conto le scappò un ringhio. Si portò la mano alla bocca, spaventata.

-Dovresti saperlo già. Pensa a Vampire Bat.- disse tranquillamente l’uomo, che ora si era girato verso di lei. Dimostrava una settantina d’anni. L’uomo mostrò un sorriso che scoprì i suoi canini appuntiti.

-A… anche tu!- ormai Emily era terrorizzata.

-Sorpresa?- continuò a sorridere.

-Voglio sapere! Ho bisogno di sapere! Chi sono, perché mi è successo tutto questo… e soprattutto, dove sono!-

-Non ti ricordi nulla?-

-L’ultima cosa che ricordo è che stavo tornando a casa da una festa, poi ho avuto un mancamento e mi sono ritrovata in una foresta!-

-Credo proprio di doverti delle spiegazioni… io sono Orias, e sono colui che ha creato Vampire Bat.- il vecchio parlò con naturalezza, come se tutto per lui fosse normale.

-Cosa?- fece Emily. Era spaventata da quello che avrebbe potuto sapere.

-Ho dovuto farlo, non sapevo altrimenti come attirarti qui. Ti ho spiata, studiata, e ho visto che andavi spesso in biblioteca a leggere libri dell’orrore… così ti ho mandato un libro stregato, affinché ti portasse da me.-

-E perché tutto questo?-

Il vecchio sprofondò in una poltrona, incrociando le dita. Emily era in piedi davanti a lui: aveva gli occhi spalancati.

-Abbiamo bisogno di te. Sei l’unica che può aiutarci.-

-Abbiamo? Aiutarci?-

-I cristiani vi hanno fatto credere che milioni di anni fa un Dio avesse creato la Terra e tutti i suoi abitanti, per amarli e donare loro la vita eterna. Ma la realtà, quello che sulla Terra non sa nessuno, è che quello che voi chiamate Dio in realtà è un demone, un demone molto potente, chiamato Arkaana. Egli era inizialmente un demone buono, ma poi uno stregone gli fece un incantesimo che gli donò dei poteri incredibili, per fare in modo che con la sua bontà proteggesse i terrestri. Ma Arkaana, accecato da tutta quella potenza, si mise al servizio del male e tentò di assorbire la linfa vitale di tutti i terrestri.-

Emily non parlava. Continuava ad osservare ogni più piccolo particolare di quel vecchio, Orias…

-Vi è stato fatto credere che Dio avesse distrutto i terrestri tramite il diluvio universale perché essi erano sporchi, c’era il male dentro loro… non è così. Arkaana succhiò l’energia di tutti i terrestri per tentare di diventare ancora più potente, ma qualcosa andò storto. Evidentemente l’energia era troppa, così Arkaana cadde in un sonno profondo. Lo stregone che gli aveva donato i suoi poteri, allora, lo rinchiuse nelle viscere più profonde dell’inferno ed è lì che Arkaana continua a dormire. Lo stregone allora vegliò gli umani per tutto questo tempo, ma dopo 1000 anni Arkaana si sarebbe risvegliato…-

-Ma chi ha creato Arkaana? Cosa doveva farsene di tutta quell’energia? E soprattutto… che c’entro io in tutta questa storia?-

-Nessuno lo ha mai saputo. Lo stregone è l’unico che ha visto tutto, e quindi è l’unico che può guidarti nella sconfitta di Arkaana.-

-Mi stai dicendo che...- Emily iniziava a capirci qualcosa.

-Esatto. Sono io quello stregone. Ormai sono passati 999 anni, manca poco al risveglio di Arkaana. E tu sei l'unica che ha i poteri necessari a sconfiggerlo, dato che sei la sua discendente.-

-Aspetta un attimo, non sto capendo più niente... io sono una ragazza normale, vado a scuola e faccio tutto ciò che fanno le ragazze normali! Solo perché a causa tua sono diventata una specie di... di mostro non significa che io abbia intenzione di aiutarti!-

-Questo vuol dire che non solo la tua, ma le vite di tutti gli abitanti del mondo saranno spazzate via.-

-Ma come posso sconfiggere Arkaana? Voglio dire, io non sono nessuno... e tanto meno la sua discendente!-

-Lo scoprirai poco a poco... adesso torna a casa, sarò io a tornare a prenderti...-

Emily avrebbe voluto chiedere altre spiegazioni, ma all'improvviso sentì di nuovo il mal di testa, e intorno a sé si fece tutto confuso.

 

Quando riaprì gli occhi era nel suo letto, con Steve affianco che dormiva su una sedia. Si rialzò di scatto, guardandosi intorno.

-Steve! Dov'è Orias?- fece allarmata.

-Chi?- chiese Steve, spalancando gli occhi.

-Orias, lo stregone! Devo chiedergli delle cose!- lentamente Emily si rese conto di essere in camera sua. -Ma che ore sono?-

-Le cinque del mattino. Tra poco sarà l'alba.-

-Oh mio Dio...- esclamò, poi si corresse, tra sé e sé. -O meglio... oh Arkaana...-

-Che diavolo stai dicendo? Sei svenuta ieri sera, sarà stata la stanchezza...-

-Non è così! Ho sentito un forte mal di testa, e poi mi sono ritrovata in un bosco abbandonato... e a un castello lì vicino ho conosciuto uno stregone...-

Emily raccontò tutto a suo fratello. Man mano che il racconto proseguiva, Steve si faceva sempre più preoccupato.

-...e dopo un po' ho sentito di nuovo il mal di testa, e mi sono ritrovata qui.-

-Credo che sia un’altra conseguenza di Vampire Bat. Ma perché proprio tu? E poi, perché ti ha trasformata in un vampiro?-

-Ha detto che sono la discendente di Arkaana, e che lui è un demone. Facendo due più due, forse anche la mia vera natura è di demone. Ormai non so più niente. Comunque, tornerà a prendermi.-

-Prenderti… per portarti dove?-

-Non lo so. L’unica cosa da fare adesso è aspettare.-

  
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