Di nuovo in missione
Quando finalmente ci venne
assegnata un’altra missione erano trascorse altre due settimane. Non vedevo Sam
da sette lunghi giorni. Era andata a tenere un seminario presso un’università.
Sarebbe tornata quella mattina.
Eravamo pronti ed aspettavamo
davanti allo Stargate che il maggiore Carter ci raggiungesse. Quando varcò la
soglia della stanza Teal’c la salutò e Daniel le chiese i particolari di quella
settimana passata tra persone assetate del suo sapere scientifico. Lei gli
stava ancora rispondendo quando parlai.
« Tè e pasticcini? » chiesi
sarcastico.
Daniel mi guardò malissimo. A
Teal’c si dipinse in faccia la sua classica espressione interrogativa. Sam
arrossì leggermente.
« Scusi, signore » disse
all’istante.
Attraversammo lo Stargate e ci
trovammo di fronte ad una distesa verde. Qua e là spuntava qualche alberello.
Dietro di noi si estendeva una foresta. In lontananza davanti allo Stargate si
vedevano delle rovine.
Mi voltai verso il mio amico
archeologo.
« Daniel, se Carter dice che è
tutto ok, tu e Teal’c andate a dare un’occhiata laggiù. »
Mi guardò, annuì e dopo aver
parlato con Sam andò a chiamare il Jaffa. In dieci minuti erano pressoché
spariti alla vista.
Solo allora mi voltai verso
Carter che stava dietro di me. Inginocchiata a terra, raccoglieva campioni di
tutto: terra, erba, fiori e quant’altro. Mi avvicinai e spensi la trasmittente.
Quando mi mancavano pochi metri
per raggiungerla, si alzò e tenendo lo sguardo fisso dietro di sé fece qualche
passo. Quando guardò avanti si trovò faccia a faccia con me.
« Scusi, colonnello » mi disse
indietreggiando.
Io la guardai e allungai la
mano per spegnere anche la sua trasmittente. Lei alzò lo sguardo su di me.
« Jack, tutto bene? »
Non le risposi e feci scorrere
le dita lungo il suo collo.
« Jack! Smettila! » esclamò «
Daniel e Teal’c potrebbero preoccuparsi non riuscendo a mettersi in contatto
con noi e tornare qui. »
« Lo so » le risposi in un
soffio.
Lei cercò di riaccendere la
trasmittente, ma io fui più veloce. La circondai con le braccia e la baciai.
Quando ci separammo le presi il viso tra le mani costringendola a guardarmi
negli occhi.
« Queste due settimane sono
state le più difficili della mia vita. Il non poterti stare accanto come avrei
voluto era insopportabile. Non puoi obbligarmi a starti lontano, Sam. Io ti
amo, maledizione! E anche se dovremo stare attenti a non farci scoprire,
potremo lo stesso stare insieme, non credi? »
Gli occhi le divennero
improvvisamente lucidi. La lasciai andare.
« Sam… »
« Non è niente. Solo…mi è
entrato qualcosa in un occhio » disse abbassando lo sguardo.
Le lacrime le rigavano il
volto.
« Scusa, Sam. Non avrei dovuto.
So che è stata dura anche per te. Mi dispiace. »
Mi sentivo malissimo. L’avevo
trattata come se non le importasse niente di noi.
Lei mi guardò per un po’. Poi mi
si avvicinò e posò le labbra sulle mie.
« Facciamo un tentativo » disse
sorridendo.
Le asciugai le lacrime con le
dita. Abbassò lo sguardo.
« Lo sai, vero, che ti amo? »
le chiesi.
Lei mi guardò. Poi mi baciò con
dolcezza.
« Lo so. E tu, lo sai che ti
amo? »
Sorrisi.
« Sì. »
Mi chinai su di lei e la baciai.