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Autore: Hymn    24/02/2013    2 recensioni
Una Malec, due canzoni.
L'epilogo che tutti vorremmo per un ragazzo forse un po' stupido.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Essere uno Shadowhunters a volte ha i suoi svantaggi. 
Grandi, immensi, giganteschi svantaggi. Abbassò lo sguardo sul proprio braccio, là dove le rune di 'forza', 'agilità' e 'stamina' si stagliavano scure contro la sua pelle.
In quel momento desiderò essere un mondano, o quantomeno non avere sulla pelle quei maledetti segni che lo rendevano più forte, più rapido e più resistente di qualsiasi essere umano.
Vorrei correre fino a stancarmi, correre finché il mio corpo non collasserà a terra.
Questo era l'intento. Ma non era possibile. Non proprio. Avrebbe dovuto correre per chissà quanto tempo, quanto a lungo, e soprattutto, dove.
Nella mente un'immagine soltanto era vivida, gli altri ricordi erano come offuscati, cancellati.
Rivedeva quella schiena, quella figura alta che si allontanava da quel vicolo, là dove la sua gelosia, quella stramaledetta bruciante gelosia, la sua incapacità di accettare un passato ormai remoto avevano praticamente distrutto tutto ciò che di meglio poteva avere.

When my time comes forget the wrong that I've done.
E quando verrà il mio momento, perdona tutti gli errori che ho fatto.

 

Una canzone risuonava forte nella sua testa, una canzone che prima di conoscerlo gli era sconosciuta.
Solamente grazie a lui la realtà dei mondani - la loro musica, così diversa e rumorosa da quella di Idris, le loro storie di fantasia, così strane e decisamente assurde – soltanto grazie alla sua guida costante aveva potuto imparare gradualmente cose che prima di allora avrebbe ritenuto solamente inutili e decisamente fuorvianti.
Ma raccontate da lui, spiegati da lui, la sola idea che l'uomo le condividesse proprio con lui, tutto dava a quelle 'cose da mondani' un aspetto così irresistibile che, alla fine, aveva permesso loro di entrargli nella mente.

And don't resent me; and when you're feeling empty, keep me in your memory.
E non avercela con me; e quando ti sentirai vuoto, mantienimi nei tuoi ricordi.

Provava rabbia, sì. Ma non verso quell'uomo che, fino alla fine, non aveva mai dubitato dei suoi sentimenti. Dei loro sentimenti.
Ma la gelosia era dura a morire, così intrinseca nell'animo degli esseri umani, anche se figli dell'angelo Raziel.
Continuava a correre, ripensando a tutte quelle volte che aveva alzato la voce, come se le proprie urla avessero potuto cambiare un passato che non sarebbe mai cambiato.
È così difficile accettarlo?
No, non lo era. Lo sapeva bene. Ma nonostante tutto, era più facile avercela con lui per qualcosa di cui non aveva alcuna colpa, se non quella di aver vissuto.
In quel momento si sentiva vuoto, svuotato da ogni cosa bella che aveva provato fino ad allora. Non era passato molto tempo dal loro primo bacio, dal loro primo 'vero e proprio' appuntamento, ma di colpo, in una manciata di istanti, il mondo aveva perso quella sfumatura calda che aveva acquisito nell'ultimo periodo.

And leave out all the rest.
E lascia fuori tutto il resto.

E lascia fuori tutto il resto. Ci aveva provato a lasciare fuori il suo passato, le sue precedenti storie.
Ci riusciva a momenti, quando le braccia di Magnus si stringevano attorno al suo corpo, stringendolo contro il suo petto, il cuore dello stregone che gli risuonava nelle orecchie.
Svoltò in direzione dell'Istituto, continuando a correre sul marciapiede, i mondani che riuscivano ad evitarlo grazie al potere della runa d'invisibilità che aveva tatuata sul braccio.
Ma, in realtà, non correva davvero verso l'Istituto, bensì andava alla cieca. Più volte si ritrovò a correre vicino, maledettamente e dolorosamente vicino alla casa di Magnus, quella casa che era sempre un tripudio di colori.
Ripensò a C.Miao, a quel divano, agli improbabili colori dei vestiti di Magnus, al suo eyeliner e all'enorme quantità di glitter con cui si impiastricciava i capelli, così belli quando usciva dalla doccia con solo un asciugamano in vita, una massa nera che gli ricadeva sulla schiena, sui muscoli definiti ma decisamente non eccessivi.

Pretending someone else can come and save me from myself.
Facendo finta che qualcun altro potrà venire a salvarmi da me stesso.

 

Nessun altro potrà salvarmi da me stesso.
Il nome di Magnus era impresso a fuoco nella mente del giovane Shadowhunter. I capelli gli sferzavano il viso, durante la corsa. Mai aveva corso così tanto e così a lungo, cercando di svuotare la mente senza veramente riuscirci.
Ogni cosa gli ricordava Magnus. Passò davanti ad una pasticceria, la sua mente guizzò a quel giorno in cui lo stregone aveva 'preso in prestito' con la propria magia delle tazze e del thé, offrendoli come se fosse la cosa più naturale del mondo al ragazzo e agli altri Shadowhunters suoi compagni.
Sfrecciò davanti ad un negozio di abbigliamento; la vetrina era stracolma di abiti così dannatamente eccentrici, che aveva sempre pensato che Magnus si rifornisse proprio in quel negozio, spendendo e scialacquando il proprio denaro in vestiti di dubbio gusto. Ma, in fondo, amava il modo eccentrico e decisamente colorato con cui lo stregone si vestiva.

 

I've never been perfect.
Non sono mai stato perfetto.

I can't be who you are.
Non posso essere chi sei tu.

 

Si fermò a Central Park, in quella zona in cui i mondani non mettevano piede, proprietà degli Shadowhunters. Si piegò sulle ginocchia, poggiandovi sopra le mani, serrando le dita attorno all'articolazione, conficcandosi le unghie nella pelle, anche attraverso la stoffa.
Non era stanco, né affaticato, ma era affannato. Scivolò a terra, seduto, per poi lasciarsi cadere all'indietro, aprendo le braccia e afferrando tra le dita l'erba umida dalla condensa notturna.
Alzò gli occhi al cielo, fissando senza veramente vederlo le stelle. Poi fu un attimo, un guizzo di scintille blu. Voltò istantaneamente lo sguardo, ma, oltre lui, non c'era nessun altro nello spiazzo.

And don't resent me; and when you're feeling empty, keep me in your memory.
E non avercela con me; e quando ti sentirai vuoto, mantienimi nei tuoi ricordi.

 

[…]

 

“Alexander... Andiamo a casa?”

Singhiozzava contro il petto di Magnus, attraverso gli occhi socchiusi e brillanti di lacrime intravedeva rapidi lampi di colore, l'oro del suo soprabito, il viola del suo smalto.
Ma soprattutto il colore ambrato dei suoi occhi, occhi che in quel momento erano concentrati in quelli blu del ragazzo.
Non se ne rese veramente conto, ma avvolto nell'abbraccio di Magnus, Alexander si sollevò leggermente sulla punta dei piedi, mentre gli occhi feline dello stregone tornarono a brillare della solita vecchia luce, divertiti e finalmente sollevati.
Il giovane Shadowhunters chiuse gli occhi, e noncurante come quella volta ad Idris poggiò delicatamente le labbra su quelle di Magnus.
Rapida la mano dello stregone, quella mano che gli aveva sollevato il volto, saettò sulla nuca del ragazzo, bloccandolo gentilmente contro il proprio viso.

I'm sorry that I've hurt you, it's something I must live with everyday.
E mi dispiace di averti ferito, è qualcosa con cui devo convivere ogni giorno.

 

La presa di Magnus intorno al corpo di Alexander si intensificò quel che era sufficiente per fargli inarcare leggermente la schiena, come adorava vederlo sempre. Le loro labbra si incrociarono di nuovo per qualche istante, il bisogno ardente di avvertire l'altro.
Poi con calma, con una calma che non si confaceva affatto al desiderio di entrambi, Magnus schiuse le labbra di Alexander.
Aveva paura che, se avesse velocizzato la cosa, quel momento sarebbe sfuggito dalle sue mani, o per meglio dire, dalle sue braccia.
Sentì Alexander tremare appena, e un sorriso soddisfatto si dipinse sulle labbra dello stregone, mentre intrecciava lentamente, senza malizia alcuna, le loro lingue, come non faceva da troppo, troppo tempo.

 

And all the pain I put you through, I wish that I could take it all away.
E tutto il dolore a cui ti ho costretto, vorrei poterlo portar via.

 

Un altro singhiozzo scosse Alexander, mentre Magnus, come se niente fosse successo, lo portava fuori dal locale in cui aveva trascinato Jace, per farsi sorvegliare nel caso avesse bevuto troppo, pur di dimenticare qualcosa che, sapeva bene, non avrebbe mai potuto dimenticare.
La malinconia del ragazzo stava lentamente scemando, il senso di colpa bruciante che lo aveva colto fino a quel momento stava andando sciogliendosi. Avvertiva attorno alle spalle il braccio di Magnus, i suoi capelli solleticargli la pelle.

 

And be the one who catches all your tears, and that's why I need you to hear...
E voglio essere l'unico che potrà catturare le tue lacrime, ed è per questo che ho bisogno che tu mi ascolti...

 

“Dove...”

Alexander provò a parlare, ma la mano di Magnus si portò a poggiarsi sulle labbra del ragazzo. Ammutolì all'istante, chiudendo gli occhi quando le dita affusolate dello stregone si spostarono sui suoi occhi, per eliminare dalle ciglia quelle poche lacrime rimaste intrappolate.
Poi non vide altro. Magnus lo aveva bendato, senza dirgli niente. Avvertiva attorno a loro il rumore del traffico di New York, il vociare dei giovani dentro e fuori gli innumerevoli locali. Nessuno prestava attenzione a loro, ma sentiva su di sé la totale attenzione dello stregone.
Poi il rumore andò diminuendo, sotto gli stivali sentiva il fruscio dell'erba, nelle orecchie il respiro regolare e caldo di Magnus, e qualcosa di familiare, lo scorrere placido dell'acqua.
Senza accorgersene si ritrovò seduto, la schiena contro qualcosa di duro, qualcosa che riconobbe come il petto dello stregone. Poteva avvertire distintamente sull'orecchio il suo respiro solleticargli l'udito.

 

I've found a reason for me to change who I used to be.
Ho trovato una ragione per cambiare chi sono stato fino ad ora.

 

Tornò a vedere nello stesso istante in cui le dita di Magnus allontanarono dagli occhi quel drappo scuro che niente era se non frutto della magia dell'uomo che lo stava tenendo stretto tra le braccia, drappo scuro che adesso andava dissolvendosi in scintille blu.
Ci mise qualche istante a capire dove si trovavano.
Si guardò intorno, e sorrise. Si trovavano in quello spiazzo in cui, tempo addietro, era finito dopo aver corso a perdifiato per mezza New York, in quello stesso spiazzo in cui aveva visto per una manciata di secondi quelle familiari scintille azzurre che da sempre lui più di altri associava a Magnus.

“È più bello guardare il cielo in due, vero Alexander?”

Socchiuse gli occhi quando la voce di Magnus, carica di affetto, carica di amore, tornò a risuonargli nelle orecchie. Portò le mani sui suoi avambracci, senza dir niente, stringendo tra le dita quelle braccia che finalmente avevano il diritto e la possibilità di stringersi intorno al suo corpo.

A reason to start over new, and the reason is you.
Una ragione per ricominciare, e quella ragione sei tu.

 

Non disse niente, ma si limitò ad annuire alla domanda di Magnus, senza formulare alcun pensiero coerente, finché sulle labbra non si venne a formare una frase, una frase che era l'unica da dirsi.

“Andiamo a casa, Magnus.”

 

 

 

~ angolo dell'autore

Allora, premetto che ancora non ho letto CoLS, perché per motivi estetici esigo che tutti i miei SHS siano in edizione economica, mea culpa.
In secundis, spero vi sia piaciuta questa song-Malec.

A Min e Cla', che ruolano ogni giorno Alexander e Magnus, regalandomi sulla home sentimenti così tangibili da andare oltre semplici parole scritte.
E soprattutto a Cla', da cui ho preso spunto per la seconda parte della oneshot, sperando di aver reso merito alla sua storia ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1635016 ).

   
 
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