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Autore: heather16    25/02/2013    1 recensioni
Heilà! Ragazzi, heather16 è tornata con una ff nuova di zecca! I genitori di Heather, stufa di vederla sempre chiusa in casa, la spediscono dal cugino Jack, uno psicologo (o quasi)... Così Heather si ritroverà ad avere a che fare con un gruppo di pazzi ("medici" compresi) che la aiuteranno a capire che per tornare ad essere quella di prima dovrà fare una cosa che verrebbe in mente...solo a un pazzo!
Per ora non posso dirvi altro se non... buona lettura!!!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era il giugno dell'anno dopo la fine di ''A tutto reality il tour'' quando i genitori di Heather si stufarono di vederla in quello stato: ostinata, permanentemente arrabbiata e bella come al solito, ma al contrario degli anni precedenti non andava più ad esempio al centro commerciale fregandosene del fatto di essere da sola, ma rimaneva a casa. Non perchè si vergognasse di non avere amici, no, c'era qualcos'altro che le impediva di uscire e nessuno sapeva cosa potesse essere.

Fatto sta che una mattina la mora calcolatrice si ritrovò su un treno diretto allo stupido paese dove abitava il cugino Jack.

Erano anni che nessuno lo vedeva, ma tutta la famiglia parlava lo stesso della sua laurea anticipata e del suo famoso studio dove praticava l'affascinante mestiere di psicologo.

Essendo Heather stata costretta a frequentare il liceo delle scienze umane, i genitori ebbero la ridicola idea che si sarebbe divertita moltissimo ad imparare ''l'arte del mestiere'' dal vivo, così la spedirono dal presunto ''ragazzo prodigio''.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Heather scese dal treno intontita per il lungo viaggio. Lo scompartimento aveva quell'odore di fumo che le faceva girare la testa e si sentiva le gambe come due rami secchi da quanto erano indolenzite.

Jack teoricamente avrebbe dovuto essere lì a prenderla, ma la stazione era semivuota e del cartello ''Heather Wilson'' non c'era traccia. Dopo una mezz'ora la giovane si arrese e chiamò un taxi che arrivò ovviamente solo dopo venti strazianti minuti in cui la mora pensò a come uccidere il cugino.

Il problema giunse solo alla fatidica domanda del taxista: ''Dove la porto?''

In effetti Heather non aveva la minima idea di dove abitasse Jack o di dove fosse il suo studio, così sperando che l'uomo lo conoscesse essendo il paese (Hangville) molto piccolo e probabilmente suo cugino molto noto, domandò: ''Mi può portare allo studio del signor Jack Wilson?''

''Studio? -domandò ironico il taxista soffocando una risata- facciamo che la porto a casa di Jack!''

Heather immaginò che l'ambulatorio non fosse in paese e che ogni giorno il ragazzo si facesse portare lì da un taxi. Soddisfatta, pensò che la sua interpretazione spiegava tutto.Dopo un po', si ritrovò davanti ad una casa: era bianca immacolata, con le finestre splendenti e un tetto di un rosso molto scuro. La porta era verde e il pomello dorato luccicava. La calcolatrice pagò il taxista, che dal canto suo continuava a ridere, prese le valigie dal bagagliaio e suonò il campanello. Dopo qualche minuto qualcuno aprì la porta. Era un uomo sui venticinque anni, dai capelli di un biondo scuro che cadevano disordinatamente sul collo, gli occhi azzurri e un sorriso distratto.

Heather spalancò gli occhi inorridita. L'altro parlò: ''Ciao...Heather giusto? Sono Jack, piacere! Ma cosa ci fai qu... giusto ti dovevo venire a prendere alla stazione, scusa, mi sono dimenticato!''

Quella lo guardò poi gridò: ''Tu non puoi essere uno psicologo, sembri un tossicomane!''

Lui rise: ''Abbassa la voce! E poi non mi puoi definire un tossicomane solo per qualche... sigaretta fatta in casa un po' illegale, no?''

''Non è possibile, tutti dicevano che eri uno psicologo, che ti eri laureato in anticipo e invece...''

''In effetti mi sono laureato in anticipo, così in anticipo che non ho nemmeno fatto l'università né dato esami!-il biondo sorrise imbarazzato- comunque sul fatto che sono uno psicologo non ho proprio mentito, infatti dirigo uno di quei centri sociali in un paesino vicino ad Hangville!''

Heather sospirò. Sembrava stranamente calma. Poi urlò a squarciagola: ''Dammi un telefono! Devo andarmene da qui!''

Jack rise: ''Ma sei sempre così arrabbiata? Vieni, ti divertirai!''

Ma non la smetteva mai di ridere?! Poi si accese una sigaretta.

La ragazza infuriata gliela strappò di mano, fece un tiro (chissà perchè, visto che non fumava) e la buttò per terra. Tutto ad un tratto le iniziò a girare la testa, sentì le parole del cugino: ''Dai mi hai rovinato la sigaretta! Era un concentrato di nicotina e camomill...'' poi più nulla.

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Quando Heather si svegliò si trovava in un'utilitaria gialla che girava per le vie di un paesino. Una volta che iniziò a ragionare più lucidamente si voltò verso il rapitore, che non era altri che Jack. Stava ascoltando la musica in un paio di cuffie nere e sorrideva beato. Lei lo chiamò, ma lui non rispose. Neanche si voltò dopo essere stato spinto dalla povera Heather che ormai non sapeva più cosa fare per attirare l'attenzione del ragazzo che, o era troppo perso nella melodia di una canzone, oppure (più semplicemente) la ignorava. Arresasi, la mora lo osservò meglio: non era brutto, anzi, aveva fascino ma anche un'aria simpatica. Il naso era dritto con una impercettibile “gobbetta”, i capelli erano sì lunghi e disordinati, ma lo rendevano misterioso e, anche se sembra una contraddizione, buffo. Aveva delle labbra bellissime, di un colore scuro ma tutt'altro che rosso. Ma guardandolo meglio, Heather si accorse che i suoi occhi non erano azzuri, ma blu come l'oceano, così intensi da caderci dentro. Era molto alto e magro, ma si vedeva bene che era forte guardando le braccia e le gambe. Insomma, nel complesso non le assomigliava neanche un po'.

Dopo l'ennesima curva in una via strettissima l'auto si fermò e Jack finalmente si degnò di girarsi verso di lei. Non fece alcun riferimento alla sigaretta, allo svenimento, al fatto che per tutto il tragitto non l'aveva ascoltata, disse solo: ''Eccoci!''

Si trovavano davanti ad una chiesa di pietra rossa. Dietro c'era un grande magazzino interamente di ferro che faceva a pugni con l'architettura dell'altro edificio. Vicinissimo alla struttura inquietante c'era un meraviglioso cimitero, con le croci di pietra ricoperte dal muschio e, in mezzo, la statua di un angelo corrosa dalla pioggia.

''È quello il posto del centro sociale!'' Le disse tutto allegro il biondo indicando quel...coso di ferro vicino alla chiesa. Heather sospirò e lo seguì all'interno.

°°°°°°°°°°°°°°°

Il ''magazzino'' consisteva in realtà in un unico stanzone piuttosto deprimente, allestito con un mucchio di sedie pieghevoli in mezzo disposte a cerchio. Quel giorno erano ovviamente tutte occupate tranne due. Dimenticavo di dire che le sedie erano solamente sei. Una ragazza che era tra di loro si alzò e venne verso Jack e Heather. Era alta e slanciata, portava un vestito blu notte molto semplice, molto raffinato e anche molto corto (non esageratamente, ma arrivava fino a metà coscia).Aveva gli occhi verdi e una massa di capelli scuri, mossi ed incredibilmente lunghi le incorniciava un viso dai tratti raffinati, con però una spruzzata di lentiggini vicino al naso. Sorrise sarcasticamente a Jack e guardando l'orologio disse: ''Sai, dovrebbero darti la medaglia: sei riuscito ad arrivare solo con un'ora di ritardo... -poi si rivolse a Heather-...tu devi essere sua cugina Heather, credo, giusto?''

La mora annuì svogliata e seguì gli altri due (che avevano incominciato una maliziosa gara di botta e risposta completa però di risate e sorrisi divertiti) al cerchio di sedie. Una volta accomodati, Jack disse alla cugina: ''La qui presente rompiscatole -e indicò la bruna- è la mia aiutante Cecily e...''

Cecily gridò infuriata: ''Io non sono affatto la tua aiutante! Comunque Heather, ti presento in nostri pazienti -poi le sussurrò- anche se in realtà non è proprio legale quello che stiamo facendo...Comunque quella -infine indicò una ragazza- è Lizzie.''

Heather la guardò: era molto bella, con i capelli ramati e gli occhi di un azzurro intenso. A sentire il suo nome guardò la brunetta: ''Cos'ho fatto? Perchè ce l'hanno tutti con me?''

Jack bisbigliò alla calcolatrice: ''Come puoi ben notare..'' E Cecily continuò nell'altro orecchio: ''...Soffre di manie di persecuzione..'' I due psicologi fasulli si sorrisero, poi la ragazza continuò: ''Lei invece è Grace.''

La ragazza in questione indossava un paio di decolté che avevano tutta l'aria di costare un patrimonio, una gonnellina firmata, una polo e una big bag (ma proprio ''big'') di Armani. Sorrise: ''Piacere, Grace.''

Heather non riusciva a capire che problema poteva avere quella bionda dagli occhi grigi, finchè non starnutì. A quel punto Grace gridò: ''O.m.g., hai starnutito! Vuoi un fazzoletto? Quale preferisci?''

E tirò fuori ventitrè pacchetti di fazzoletti, ognuno di marca diversa, scusandosi con un semplice: ''Non sapevo che marca prendere, così...li ho comprati tutti!'' iniziando a ridere istericamente.

Sbalordita Heather prese un fazzoletto a caso, ringraziò e sussurrò all'orecchio di Cecily: ''Shopping compulsivo, vero?''

L'altra annuì, poi la nostra cara manipolatrice notò che c'era anche un ragazzino che se ne stava a pensare guardandosi i piedi e chiese a Jack chi fosse.

''Si chiama Howard: è molto timido, non parla quasi mai... Comunque iniziamo il nostro ottavo incontro del... come si chiama... Va bè, il nostro ottavo incontro degli incontri! Di cosa mi parlate?''

La mora sospirò tragicamente e si preparò a una giornata che presumeva sarebbe stata mooolto lunga...

  
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