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Autore: Debbie_93    26/02/2013    1 recensioni
«Voltare le spalle a tutti e dire addio. Ci avevo pensato, troppe volte. Troppe volte avevo la sensazione di mollare tutto e tutti, di chiudere per sempre con i mostri».
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ed eccoci qua con l'ennesimo monologo su Dean Winchester.
Ultimamente ne sto scrivendo tanti, ma ovviamente non li pubblico tutti qua se no sovrasterei il fandom di Supernatural con i miei monologhi e non credo che a tutti interessi leggerli... Comunque spero vi piaccia, anche perché sto recuperando parte della settima stagione e sto iniziando l'ottava e mano a mano che vado avanti vengono sempre nuove ispirazioni e ormai questo personaggio è diventato parte integrante della sottoscritta. Lo so mi prendere per una pazza psicopatica, ma per me è così e devo dire che sotto certi aspetti Dean mi ha cambiato e mi ha fatto vedere le cose da una prospettiva diversa. 
Mh... meglio che vi lascio leggere. Buona lettura!


Debbie_93









«
Tra le strade, nella notte e le luci che illuminavano i vari locali. Andavano avanti per la mia via, lasciando dietro di me l'ennesimo caso. L'ennesimo mostro da combattere e uccidere.


Una vita dettata dal proprio destino, da cui non si poteva sfuggire.
 
Le fusa del motore e un buon sottofondo musicale, mentre guardavo Sam affianco a me addormentato. Ormai non potevo considerarlo più come un ragazzino, perché era cresciuto e lo ero anche io. Ormai la nostra vita era già stata tracciata, ma la vivevamo alla nostra maniera. Perché avevamo ancora dei sogni, avevamo ancora il fegato di mandare a fanculo il destino. Alla fine dei conti ce la siamo sempre cavata ed era questo l'importante.
La vita continuava a scorrere di fronte ai nostri occhi, mentre una miriade di eventi accadevano e noi sempre i mezzo alla battaglia. Ricordando di aver fatto sempre la cosa giusta, dando noi stessi per gli altri e continuando a spargere sangue. Non avevamo nemmeno esitato un solo istante, perché credevamo di aver fatto la cosa giusta. Di premere quel grilletto e far saltare la testa a qualche mostro di passaggio, ma non rendendoci conto delle vite che erano morte di fronte ai nostri occhi. Era una lista lunga e infinita, che aveva pure perso il conto. Tutti sono morti perché quelli vivi dovevamo rimanere noi.
Ricordare per una sola volta che alla fine prima o poi saremo morti noi al posto loro. Era successo non so quante volte e mi domandavo se ne valeva veramente la pena.
Stringere patti, evocare, uccidere e poi gli angeli. Già se non ci fossero stati loro, a quest’ora mezzo mondo sarebbe andato a pezzi. Solo per un maledetto progetto dettato e scritto su delle maledette pagine ingiallite.
Entrambi eravamo tornati dallo stesso posto, solo perché la storia doveva andare diversamente.
Sam era l’unica cosa che mi era rimasta dopo tutto questo casino, dopo tutta questa storia.
Non mi aveva detto la verità sul fatto di essere tornato dall’Inferno ed io aveva passato un anno nel tentativo di tirarlo fuori dalla Fossa. Sì, gli avevo promesso che non l’avrei fatto… però ero talmente di distrutto che avrei preso tutti i demoni per arrivare a una conclusione.
Tutti quei figli di puttana che alla fine ci avevano usato e una guerra civile ai piani alti. Era una cosa al di sopra delle mie competenze, questa era una guerra che  doveva essere combattuta fino in fondo. Perché non erano gli angeli o i demoni, ma solo una mossa falsa e saremo andati tutti a puttane.
Nonostante questo, io avevo fatto la mia scelta e assieme a Sam. Dopotutto eravamo ancora una famiglia, anche se ormai ci restava poco. A stento riuscivo a guardare il passato con occhi diversi, perché c’era troppa sofferenza. Ancora il dolore dell’anima che riecheggiava la notte mentre dormivo, distrutto dall’interno mentre fuori con un’espressione da duro. Non contava più nulla, niente di tutto questo aveva più un senso. La paura di non riuscire, di non scavalcare ciò che ormai stava andando nella direzione sbagliata e il rimorso di aver deluso tutti.
 
Rivolsi uno sguardo alla strada e un lungo rettilineo di fronte a me, la solita vita di sempre e il solo umore accanto a ricordi ormai rimossi. Il passato che non mi dava tregua e l’istinto di continuare a cacciare tutto ciò che incrociavo. Perché era questo che ero e non sarei mai cambiato perché non volevo cambiare. Essere diverso da quello che ero, era come ammettere una sconfitta.
Scappare era troppo facile.
Voltare le spalle a tutti e dire addio. Ci avevo pensato, troppe volte. Troppe volte avevo la sensazione di mollare tutto e tutti, di chiudere per sempre con i mostri.
Sapevo che non era fattibile, che mi sarebbero venuti a cercare in qualsiasi posto fossi andato.
Ancora oggi ricordavo le parole di papà. Non potevo deluderlo, perché se fosse ancora vivo forse ne sarebbe stato orgoglioso»
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