Autore:
Fairy_tale ( su EFP
), StellaCadente.EFP ( sul Forum ).
Genere: Romantico,
Introspettivo.
Introduzione: Così,
inconsciamente, hai
cercato un modo per fuggire dalla crudele realtà della vita
vera, rifugiandoti
in un mondo tutto tuo, in cui tutti i giorni potessi sentirti felice,
in cui
ogni ragazza avesse il diritto di poter stare con la persona amata,
indipendentemente dalle regole dettate dall’assurda
rigidità della tradizione
antica.
Silenzio e freddo.
Improvvisamente,
un leggero
tepore, dovuto ai timidi raggi del primo sole che ti colpiscono
casualmente il
viso.
È l’alba, l’inizio di un
nuovo giorno.
E, per un’umile serva, è
anche il momento di iniziare a lavorare.
Sai che sei già in ritardo,
ma oggi non ti importa.
Hai bisogno di un altro po’
di tempo, prima di tornare alla vita frenetica di tutti i giorni.
Spazzare, lucidare e ancora
spazzare.
Lascia che aspettino loro
questa mattina, Morgana capirà.
Lentamente, cerchi di
riacquistare la mobilità dei tuoi arti, intorpiditi dalla
statica immobilità
del sonno.
Prima le gambe, partendo
dalle punte dei piedi e arrivando fino al ginocchio, poi le braccia,
iniziando
dalle dita delle mani che continuano a formicolare.
È una bella
sensazione questa.
Ti è sempre
piaciuta.
È
come tornare a vivere dopo
un lungo sonno, dopo un letargo durato secoli.
Continui a muoverti, anche
per cercare di stimolare quel calore di cui hai bisogno e che la
piccola
coperta che hai a disposizione non è riuscita a darti,
spostando lentamente le
gambe e raccogliendole all’altezza del petto, sfiorando le
ginocchia con il
labbro inferiore, leggermente dischiuso.
Contemporaneamente, le
braccia si uniscono, attorcigliandosi intorno al tuo corpo rannicchiato
e si
stringono, abbracciandoti come in una morsa salda ma allo stesso tempo
delicata.
È una cosa che hai sempre
fatto, questa.
Forse anche inconsciamente,
ma che non riesci proprio ad evitare.
Ti serve per darti quel coraggio
e quella forza che ti servono per affrontare ogni giorno senza
crollare, dopo
l’ennesimo insulto, dopo l’ennesima umiliazione.
Qualche tempo fa, c’era tuo
padre per questo.
Ma adesso non più.
Sei sola.
Decidi
di fare una scommessa
con te stessa; scommetti che riuscirai ad aprire gli occhi, nonostante
tutto il
sonno e la stanchezza che ti porti dietro da così tanto
tempo, che ormai ne hai
quasi perso il ricordo.
Stringi
forte le palpebre,
come a voler assaporare questi ultimi secondi di buio, e inizi a
contare nella
tua mente.
Uno. Due. Tre.
Spalanchi
velocemente gli
occhi, per poi pentirtene un secondo dopo, quando la luce del sole, pur
non
ancora così forte, ti colpisce in pieno viso, costringendoti
a richiuderli
immediatamente.
Aspetti ancora qualche
secondo, e poi li riapri; così piena di
quell’infantile fierezza data dalla
consapevolezza di essere riusciti a vincere una scommessa –
anche se con sé
stessi.
Inizi a guardarti attorno,
ancora troppo addormentata per alzarti in piedi, e stringi la coperta
al petto
per riuscire a ricavare più calore possibile.
Prima i muri della tua
piccola casetta, che ancora risentono delle fitte piogge della stagione
appena
trascorsa; poi la porta che scricchiola, ma che non trovi mai il tempo
– o la
voglia – di sistemare; i piccoli piatti di metallo disposti
ordinatamente nella
credenza, ed infine il tavolo traballante ancora una volta ricoperto da
un
leggero strato di polvere, nonostante tutti i tuoi sforzi per
eliminarla.
Sbuffi sonoramente sapendo
che, una volta tornata dal castello, dovrai provvedere anche alla tua
piccola
ma accogliente casetta, che trascuri forse da troppo tempo.
Sempre
lavorare, lavorare, lavorare.
A
volte, credi davvero di non
farcela.
Eppure sei una serva, sei
nata per questo.
Non c’è un destino diverso
per quelle come te, lo sai bene. Troppo bene, forse.
Quando eri più piccola,
quando eri solo una bambina spensierata, ti divertivi spesso a provare
ad
indovinare come saresti stata, da grande. Lo fanno tutti, no?
Immaginavi di vivere in un
castello, con un principe al tuo fianco che ti salvasse dalle creature
malvagie
e ti portasse con sé, con il classico finale tipico delle
tante fiabe che la
tua mamma raccontava a te e a tuo fratello nelle notti tempestose,
quando il
vento ululava tanto forte che sembrava volesse buttar giù la
casa e la pioggia
scrosciava così violentemente da penetrarne anche il tetto
non abbastanza
spesso.
Ma crescendo, ti sei
scontrata inevitabilmente con la durezza e la meschinità di
questo mondo e hai
capito che il lieto fine non esiste; o almeno non per le persone di
umili
origini come te, che non vantano antenati illustri nella propria
famiglia né
possiedono nomi importanti.
Alla fine, hai capito
che la realtà è molto diversa
dalla fantasia.
Almeno
in quella, potresti
essere felice, libera di esprimere le tue emozioni e soprattutto libera
di
amare ed essere amata a pieno, senza la costante preoccupazione che ti
accompagna.
Perché se il Re venisse a
sapere che tu e il principe siete innamorati, ti farebbe uccidere
all’istante
o, nella migliore delle ipotesi, ti bandirebbe per sempre dal regno,
costringendoti ad abbandonare la tua casa, i tuoi amici, la vita che
fino ad
ora hai conosciuto, e soprattutto ad abbandonare l’unico uomo
che tu abbia mai
amato; e condannandoti indirettamente ad una lenta e dolorosa agonia.
Eppure, pensandoci, non puoi
fare a meno di sorridere.
Innamorati.
Tu e lui.
La serva e il principe.
Ginevra e
Artù.
Ecco,
sta succedendo anche
adesso. La tua bocca che si arriccia leggermente verso
l’alto, anche solo al
pensiero di voi due insieme.
Il ricordo del periodo in cui
lui si è stabilito proprio a casa tua, nella tua piccola
casetta, durante il
torneo; il bacio che ti ha dato, l’emozione e la confusione
che hai provato di
lì in poi.
Il momento in cui hai capito
di essere innamorata, e la gioia di scoprire che eri ricambiata con lo
stesso
ardore - se non più grande.
Eppure, nonostante i
sentimenti che provate l’uno per l’altra, sono
molto pochi i momenti e le
emozioni che riuscite a condividere, pur passando entrambi gran parte
del tempo
al castello.
Perché lui è pur sempre il
principe, e tu solo un’insignificante serva.
Così, inconsciamente, hai
cercato un modo per fuggire dalla crudele realtà della vita
vera, rifugiandoti
in un mondo tutto tuo, in cui tutti i giorni potessi sentirti felice,
in cui
ogni ragazza avesse il diritto di poter stare con la persona amata,
indipendentemente dalle regole dettate dall’assurda
rigidità della tradizione
antica.
Quindi, forse anche
senza rendertene conto, hai
iniziato a sognare.
All’inizio
erano i soliti
sogni tipici di una ragazza romantica come sei sempre stata; poi, dopo
la prima
volta in cui le sue labbra hanno sfiorato le tue, hai iniziato a
sognare che la
cosa si ripetesse ancora e ancora e
ancora, con scenari e situazioni sempre diversi.
Ma ultimamente, da un po’ di
giorni a questa parte, ti sei trovata a fare spesso un unico sogno,
sempre
uguale.
Inizialmente, ti senti
confusa, stranita, non
riconosci il luogo in cui ti trovi.
Tutto intorno a te è bianco, di un candore tale
che
sei costretta a chiudere gli occhi.
Non percepisci alcuna sensazione, è come se tu
fossi
sospesa in un limbo tra la realtà e la fantasia: non un
rumore, non un odore
che ti possa ricondurre ad un ricordo, ad un luogo conosciuto.
E ti senti smarrita, impaurita, anche se non sai bene
a causa di che cosa.
Poi, inspiegabilmente, senti quasi una leggera
pressione e un rassicurante tepore proprio sopra la tua mano, come se
qualcuno
la stesse stringendo amorevolmente.
Nel frattempo, tutto intorno a te inizia a farsi
più
nitido e, piano piano, riesci a distinguere ogni elemento del paesaggio
che ti
circonda.
Prima l’odore dell’erba frasca, poi il
canto armonioso
degli uccelli, gli alberi, il ruscello.
Infine, ti concentri sui dettagli, e noti che sei
distesa su un telo ricamato finemente, forse uno dei più
belli che tu abbia mai
visto, e anche tu indossi un vestito meraviglioso, assolutamente degno
della
più nobile delle principesse.
Il leggero tocco sulla tua mano si fa più
intenso e,
adesso, puoi giurare che quel tocco si sia trasformato in una stretta,
salda e
sicura, che ti accarezza dolcemente il dorso della mano, mentre
un’altra si
poggia amorevolmente sulla tua guancia.
Piano piano, riesci infine anche a risalire
all’identità
della persona alla quale appartengono le mani che ti sfiorano
così dolcemente
e, come ti aspettavi, sono proprio quelle di Artù.
Improvvisamente, lui si alza di scatto e tu non puoi
fare a meno di preoccuparti per quel repentino ed immotivato
cambiamento nella
sua espressione.
Ti sollevi velocemente, e ti accosti piano a lui,
girato di spalle, temendo di aver fatto qualcosa di inopportuno e di
aver
rovinato tutto quanto.
Poi, tanto velocemente quanto prima si era alzato, si
gira verso di te e, con quel suo sorriso malizioso, si avvicina a
grandi passi
e ti prende il viso tra le mani, baciandoti delicatamente la fronte.
- Non riesco ancora a crederci.
- Credere a cosa?
Chiedi non del tutto rassicurata dal suo gesto.
- A me, a te, a noi. A tutto questo. Ho aspettato
così
tanto tempo.
E, dicendo così, ti coglie di sorpresa
sollevandoti
velocemente da terra e prendendoti in braccio, facendoti roteare in
aria come
quando eri una bambina.
Inizi a ridere, e lui ride con te.
Batti
dei leggeri colpi sul suo petto, implorandolo di
farti scendere mentre tenti di spaventarlo con qualche assurda minaccia.
Una
volta con i piedi di nuovo per terra, iniziate a
riprendere fiato mentre lui, non contento, ti ruba un bacio.
- Finalmente non dobbiamo più nasconderci,
finalmente
possiamo stare insieme come ogni altra coppia. Non ha più
importanza chi sono
io, o quali sono le tue origini, adesso non
contano più nulla.
- Che vuoi dire?
Chiedi ansiosa, non riuscendo a seguire il filo del
suo discorso.
- Voglio dire che adesso nessuno può
più mettersi tra
di noi, perché ora che tu sei mia moglie abbiamo ogni
diritto di stare insieme.
Non lo credi anche tu, signora Pendragon?
Signora Pendragon? Moglie di Artù? Non ricordi
assolutamente niente del genere.
Ma, guardando la faccia meravigliosamente entusiasta
di quello che sembra proprio essere tuo marito e notando di sfuggita la
coppia
di anelli che fascia così perfettamente le vostre dita,
mentre ancora una volta
le sue labbra incontrano le tue, non trovi proprio la forza di fare le
domande
che, a questo punto, sarebbero di dovere.
- Ti amo così tanto, Ginevra. Più di
ogni altra cosa
al mondo.
- Anche io Artù. Con tutto il mio cuore.
E,
puntualmente, il tuo sogno
finisce sempre così, quando hai il cuore così
pieno di gioia che accorgerti di
aver solo sognato è un dolore simile ad una coltellata.
La delusione è così cocente,
che è come se tutto quello che hai vissuto nel sogno fosse
stato già tuo e
qualcuno te lo avesse portato via violentemente.
Eppure sembrava tutto
così vivido, così reale.
Sbuffi
ancora una volta, più
sonoramente di prima e, prendendo un piccolo slancio, ti alzi
velocemente dal
letto, ancora troppo arrabbiata per poterci pensare più di
tanto.
Ti vesti, ti pettini, ti
prepari per una nuova giornata di faticoso e duro lavoro e inizi anche
a
sistemare qualcosa in giro, giusto per dare una parvenza
d’ordine e di pulizia.
tai per uscire, quando senti
dei leggeri colpi alla porta.
Ti avvicini scocciata,
pensando ad uno dei soliti scherzi dei bambini della casa di fronte,
che di
solito ti fanno piacere, ma oggi capitano proprio in una giornata
storta.
Invece, apri la porta e non
trovi nessuno.
Poi, come colpita da un’intuizione,
abbassi lo sguardo: un biglietto e una rosa.
Un’inequivocabile
rosa rosso Pendragon.
Giri
in fretta la testa,
giusto in tempo per vedere un mantello fin troppo familiare voltare
l’angolo;
prendi la rosa e la porti in casa.
Sul tavolo, trovi il vaso in
cui avevi amorevolmente conservato quella precedente, fino a quando,
nonostante
tutti i tuoi sforzi, era inevitabilmente appassita; la rimuovi dal
contenitore
e la appoggi delicatamente sul ripiano legnoso, non ancora del tutto
intenzionata a gettarla via, e poni invece l’altra al suo
posto.
Ti ritrovi ad ammirarla
rapita per qualche minuto, mentre non puoi fare a meno che odorarne il
dolce
profumo.
Poi ti ricordi del biglietto,
che tieni ancora stretto tra le mani come un tesoro prezioso e,
cercando di non
cedere all’emozione, lo apri e lo leggi lentamente,
assaporando ciascuna
lettera di ogni singola parola.
“All’
unica donna che può
dirsi veramente padrona
del
mio cuore e della mia anima.
Tuo per sempre
Artù.”
E,
mentre esci di casa, non
puoi fare a meno di sorridere pensando che, forse,
non tutti i sogni sono destinati a rimanere tali.