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Autore: Milla Chan    27/02/2013    2 recensioni
Norvegia copriva il sole tiepido con una margherita, guardandola con un occhio chiuso, sdraiato sul prato accanto al laghetto.
Sentì chiamare il suo nome in lontananza e mugugnò, continuando a far roteare il fiorellino e mangiando altri frutti di bosco. Non era necessario stancarsi per farsi trovare quando erano già abbastanza bravi da farlo da soli.
Avevano una specie di sesto senso che li portava da lui, qualcosa di magico. Norvegia si chiedeva come potessero trovarlo ovunque ma non vedere le fate. Era più o meno lo stesso principio, no? Cosa era normale e cosa strano? A volte non ci capiva davvero niente.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca, Norvegia, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo Norvegia se ne stava seduto sul tronco caduto di un albero, le gambine che dondolavano avanti e indietro sfiorando il prato soffice.
Guardava il fiore che stringeva tra le dita e lo faceva girare piano, la testolina inclinata e gli occhietti tranquilli.
Si lasciò sfuggire un sorrisino compiaciuto quando vide lo svedese trottolargli incontro.
Svezia, un po’ impacciato, gli tese un’altra margherita, questa volta con delle striature rosa.
Norvegia la prese tra le dita, lo guardò sbattendo piano gli occhioni, e Svezia sentì il cuore riempirsi.
 
Takk.”
 
Non sapeva esattamente perché Svezia stesse andando a caccia di margherite per lui, ma non si faceva domande e accettava quei piccoli doni di buon grado, perché erano carini e profumati e lui non si stancava di certo di stare al centro dell’attenzione.
Sporse il viso in avanti e l’altro bambino gli stampò il suo bacino obbligatorio sulla guancia, prima di correre via svolazzando nella veste, rosso di imbarazzo, alla ricerca di nuovi fiorellini.
 
Norvegia sospirò e si guardò attorno, annoiato. Non che ci fosse molto da fare, e starsene lì ad aspettare non era esattamente il massimo della sua aspirazione.
Stava per scendere dal suo comodo e regale trono, quando una pioggia di qualcosa di indefinito lo investì.

Piovono lamponi, pensò sconvolto e felice al contempo, osservando i piccoli frutti rossi rotolare sul prato davanti a sé.
Una voce esagitata fece subito dissolvere il suo sogno.
 
Norge, sono arrivato!”
 
Il piccolo Danimarca lo assalì alle spalle, entusiasta, cogliendolo di sorpresa e stringendolo forte, rischiando di farlo cadere dalla sua posizione precaria.
 
“Ti ho portato i lamponi, perché i lamponi sono belli, sono belli come i fiori ma si possono mangiare, e tu sei bello e se anche i lamponi sono belli allora due cose belle insieme non possono che stare bene ed essere belle bellissime!”
 
Il norvegese borbottò passivamente qualcosa di simile a “non mi sembra di avertelo chiesto”, lasciandosi però stringere e riempire di bacini rumorosi e asfissianti perché, sì, sentirsi importante era uno dei suoi passatempi preferiti.
Ma, pensò, davvero i fiori non si potevano mangiare? Ma perché? Profumavano, se una cosa profuma si può mangiare, no?

Il danese si staccò solo quando gli mancò l’aria, aggirando il tronco e piazzandosi sorridente davanti a Norvegia, che guardava bramoso i piccoli frutti.
Sotto suo sguardo pigro, il piccolo danese prese qualche lampone e glieli porse tutto contento.
L’altro li fissò per qualche attimo, aprendo poi la bocca e chiudendo gli occhietti, senza una parola.
Danimarca lo imboccò con un sorriso che reclamava l’assenza qualche dentino, approfittandone per mangiarsene qualcuno.
 
L’altro socchiuse un occhio e guardò le sue guance da scoiattolo come se fossero la cosa più deplorevole che avesse mai visto.
 
“Me li merito!” uggiolò a bocca piena, aspettando che il bambino smettesse di masticare prima di riempirgli di nuovo la bocca.

Norvegia fece un verso che bastò a scagionarlo da ogni colpa, mentre si godeva quei cosini buonissimi, maturi e succosi, sentendo i semini sotto i denti.
 
“Adesso mi sposi?” chiese con entusiasmo, inaspettatamente, sorridendogli a denti stretti e sbattendo gli occhioni blu.
“Eh?”
“Diamoci un baaaac-“

Danimarca fu spinto debolmente di lato dal piccolo svedese, sbucato dal nulla e con gli occhi lucidi. Inglobò il norvegese tra le braccia, stringendolo forte forte e nascondendo il faccino contro il suo petto.
 
Il danese si imbronciò e assottigliò gli occhi, guardando Svezia che si staccava piano e allungava le mani a mettergli una margherita dietro l’orecchio.

“Tanto... Tanto Nor preferisce me!” protestò con aria di superiorità il più grande, cercando di nascondere il magone.
Svezia si girò e si strinse la veste tra le dita piccole.
“Mhno.” borbottò aggrottando le sopracciglia.
“Sì perché sono grande, guarda, mi manca il dentino, quindi sono grande e quindi mi vuole più bene.” continuò Dan, indicando la finestrella nel suo sorriso per avvalorare la sua tesi.
Svezia gonfiò le guance si concentrò a guardare il prato, brontolando cose su quanto quello fosse un ragionamento stupido e facendolo così urlacchiare con forte disapprovazione.
 
Norvegia sospirò, stropicciandosi un occhietto e fissandoli con un velo di indifferenza e imparzialità assoluta.
Aveva sete.
Scese dal suo piedistallo di legno, raccolse qualche lampone dal prato, si assicurò di avere ancora la margheritina tra i capelli e si incamminò nel bosco senza che nessuno dei due se ne fosse accorto, dato che continuavano a discutere.
 
Svezia aveva appena ficcato una margherita in bocca Danimarca per farlo stare zitto quando quest’ultimo sentì un cespuglio frusciare e sembrò risvegliarsi.
Norge...?”
Si guardò intorno e sgranò gli occhi, fissando poi Svezia con la bocca spalancata.
Sverige, lo sapevo che prima o poi ti saresti mangiato Nor!” urlò disperato, le mani che si stringevano la stoffa al petto e lo sguardo terrorizzato.
Il bambino lo guardò interrogativo, prima di sobbalzare, rendendosi improvvisamente conto dell’assenza del suo Nor. Trattenne il respiro e si guardò freneticamente intorno.
“Non ho mangiato Nor, Nor non si mangia...!” si difese con le lacrime agli occhi, seriamente spaventato da quell’idea.
 
Norge!” strillò Dan, iniziando a correre, ma inchiodando all’istante per afferrare Svezia per il braccio e trascinarlo con sé alla ricerca del norvegese perduto.
 
Norvegia copriva il sole tiepido con una margherita, guardandola con un occhio chiuso, sdraiato sul prato accanto al laghetto.
Sentì chiamare il suo nome in lontananza e mugugnò, continuando a far roteare il fiorellino e mangiando altri frutti di bosco. Non era necessario stancarsi per farsi trovare quando erano già abbastanza bravi da farlo da soli.
Avevano una specie di sesto senso che li portava da lui, qualcosa di magico. Norvegia si chiedeva come potessero trovarlo ovunque ma non vedere le fate. Era più o meno lo stesso principio, no? Cosa era normale e cosa strano? A volte non ci capiva davvero niente.
Comunque, a lui piaceva essere cercato.

Dopo lunghi minuti di ricerca, quando guardò giù dalla collinetta e finalmente vide Norvegia, Svezia si aprì in un debole sorriso sollevato e il cuore ritornò a battere normale solo per un attimo.
Accelerò nuovamente quando si rese conto di non riuscire davvero a staccare gli occhi dalle sue gambine piegate, il volto rilassato e gli occhi chiusi, la mano che stringeva la sua margherita sul petto che si alzava e si abbassava regolare.

“Nooooor-...!” Danimarca strillò ancora, lì vicino, ma Svezia gli tappò la bocca e gli indicò il bambino che dormiva là in basso.
Dan sorrise con gli occhi che splendevano e insieme scesero il pendio poco ripido.

Norvegia percepì l’ombra sulle sue palpebre e le socchiuse con un mugolio, vedendo due paia di occhi che lo guardavano girati al contrario, oscurando il sole.
 
“Non ti trovavamo, ci hai fatto spaventare!” disse il danese con voce troppo alta, ricevendo infatti una debole spinta da parte di Svezia.
Nor mugolò e si tirò a sedere, stropicciandosi gli occhi.
 
“Ma sei bellissimo!”
 
Danimarca cacciò un urletto, gli stampò un bacio sulla guanciotta paffuta e Norvegia strizzò gli occhi quando sentì sull’altra guancia anche Svezia.
 
Avvampò e si coprì la faccia con le manine.
Uno per volta, le coccole andavano bene solo uno per volta, quello era troppo...!
 
 
“Nor?”
 
Norvegia si riscosse e ci mise qualche secondo a capire dove fosse. Alzò gli occhi e vide Svezia lo guardava interrogativo, aggiustandosi gli occhiali.
Stava seduto accanto a lui, sul divano.
 
“Sei sveglio?” disse ridendo il danese, sbucando dalla cucina e porgendogli uno dei cucchiaini che aveva in mano. “Non ti addormentare, il dolce è la parte migliore!”

Norvegia annuì , vedendo sul tavolino basso del salotto il centrotavola di margherite e le tre porzioni di panna cotta ai lamponi che aspettavano di essere mangiate.
Danimarca si lasciò sprofondare vicino a lui e Norvegia si accoccolò per bene tra i due, abbassando lo sguardo e sentendosi stringere debolmente da entrambi. Non era cambiato niente.
Si morse la lingua per non sorridere, ma non riuscì a fare niente per le guance che pizzicavano e si portò le mani in faccia.
 
“Mi sono solo ricordato di una cosa.”
   
 
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