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Autore: DanzaNelFuoco    27/02/2013    0 recensioni
Ho appena finito di vedere l'episodio 02x05 e a metà circa ho cominciato a immaginare cosa secondo me sarebbe dovuto succedere. Alla prima pubblicità ho aperto il computer e ho cominciato a scrivere. Perciò questo è un finale alternativo a questa puntata, non è spoiler.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho appena finito di vedere l'episodio 02x05 e a metà circa ho cominciato a immaginare cosa secondo me sarebbe dovuto succedere. Alla prima pubblicità ho aperto il computer e ho cominciato a scrivere. Perciò questo è un finale alternativo a questa puntata, non è spoiler, solo quello che mi piacerebbe accadesse. È la mia seconda ff, quindi spero che venga bene, ho cercato di immaginari cosa direbbero i personaggi e spero che sia abbastanza realistico! 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"È necessario che chiami tua moglie. Devi rassicurarla, dire che stai bene e tornerai a casa questa sera." dice Saul porgendogli un cellulare.
Brody annuisce e chiama.
"Jess, sono Brody. Mi hai cercato? Sto bene, stasera tornò a casa. Dobbiamo parlare" dice e non le dà nemmeno il tempo di sentirsi sollevata, di chiedere dove sia, come stia e con chi sia, che ha già chiuso la telefonata. 
È intanto guarda Carry con una strana espressione sul viso.
 
 
"Cosa hai fatto alla mano?" Jessica lo stava aspettando seduta in cucina. Appena entrato ha notato subito l'aria sfatta e sciatta del marito, la camicia spiegazzata, una lieve peluria incolta sul viso. Non ha fatto in tempo ad aprir bocca che nota la fasciatura sanguinolenta attorno alla mano.
"Niente. Non è successo niente."
"Brody, tu mi preoccupi! Sparisci, stai via, fai cose strane, torni con una mano ferita..."
"Jess, non è di questo che voglio parlare."
"Ah no, e di cosa? Di cosa vuoi parlare? Del nostro matrimonio che va a puttane? Le cose sono collegate! " Jess non ce la fa più, tutti i giorni c' è qualcosa per cui discutere e ogni volta che è in sua presenza esplode, i toni si fanno sempre più concitati, le urla rimbombano per tutto il vicinato. Lui non le racconta niente, sempre e solo segreti e lei non ce la fa più. Sapeva che sarebbe stato difficile, dopo dieci anni che non lo vedeva. Egoisticamente pensava, in quella piccola parte del cervello umano dove si annidano i pensieri che ci vergognamo di avere, che se fosse stato morto tutto sarebbe stato normale. Lei si era rifatta una vita e lui era tornato per scombinarla, e non poteva non odiarsi per non averlo aspettato come si era ripromessa, per aver creduto che in quella missione fosse morto. 
"Si, il nostro matrimonio non funziona. È passato troppo tempo. Dieci anni sono un' infinità, soprattutto se per tutto quel tempo credi che tuo marito sia morto." Brody prende una sedia e la trascina accanto a quella su cui è seduta Jessica. "Credi che dovremmo continuare a farci del male così?"
"Farci...del male?" Incespica sulle parole, quasi non credendo alle sue orecchie."Mi stai dicendo che vuoi lasciarmi?" Chiede e non sa se gioire o piangere, è troppo confusa.
"Non lo so, voglio parlare con te, ma non ci riesco. Mi blocco, ho paura. Tutto quello che ho passato...non riesco a raccontartelo. Ho paura di deluderti. Ho paura di deludere tutti." 
Per una volta i toni sono pacati, nessuna discussione, niente urla o strepiti. Due persone civili che prendono accordo sul loro futuro.
"Tu non hai avuto paura? Quando sono tornato, intendo."
"Si, è ovvio."
"E non hai mai desiderato di non aver ricevuto quella chiamata?"
Jess sta in silenzio.
"Non hai mai desiderato di continuare la vita che hai fatto per dieci anni, quella che eri riuscita a costruirti con fatica?"
Tace lei, non sa cosa dire. Sa che tutto quello che lui le sta chiedendo ha una risposta positiva, eppure non può annuire. Si sentirebbe un mostro. Suo marito, il prigioniero di guerra, lei vorrebbe che non fosse mai tornato. 
"Potrei andarmene. Potresti chiamare Mike."
Si guardano. Sanno che si stanno facendo del male a vicenda.
"E Dana e Chris?" 
Brody la guarda e sorride lievemente.
"Un sacco di gente separata e divorziata ce la fa. Non vedo perché non dovremmo riuscirci noi."
Piange, ma sa che a volte per essere felici bisogna scegliere di essere infelici. Allora alza gli occhi rossi e inondati di lacrime su Brody e annuisce.
E con un sospiro anche lui annuisce.
 
 
"Chi è?" chiede Carry guardando dallo spioncino.
E non ci crede.
"Brody! Entra!"
Carry apre la porta e lo fa entrare.
"Cosa ci fai qui?"
"Ho bisogno di parlarti."
Carry aggrotta le sopracciglia. È il suo sguardo interrogativo a farlo parlare, senza che lei apra bocca.
"Oggi, in sala interrogatori... Mi hai chiesto di dire la verità. Mi hai detto di smettere di mentire. Che ti sarebbe piaciuto farlo per potermi dire... per potermi dire che volevi che lasciassi mia moglie per stare con te." Gli è costato molto dire questo. Fa una pausa, poi prende coraggio, quello che l'ha sempre sostenuto in tutti quegli anni, quella riserva infinita appena sotto il cuore da cui attinge in ogni situazione di pericolo. "Stavi dicendo sul serio o era solo per farmi crollare?" 
L'ha presa alla sprovvista. Dopotutto nel loro rapporto non c'era mai stata completa sincerità. Grandi segreti, piccoli imbrogli, mezze verità. 
Non sa rispondere. Sa cosa prova, sa che quello che gli ha detto è la verità, ma non sa se dirglielo. Non sa se fidarsi di lui, non sa se fidarsi di se stessa. 
Anche lei attinge da quel luogo sotto il cuore dove si trova il coraggio, quello che a volte non trovava più, non abbastanza per continuare a credere in se stessa, quel coraggio che aveva vacillato per colpa dell'uomo che le sta di fronte.
E poi dice un' unica parola. La sillaba che fa comparire un sorriso sul viso di lui. "Si".
Lo dice con sfida quasi incitandolo a provare a dire qualcosa, sempre se ne ha il coraggio.
E lui dice l'unica cosa che non si aspettava, che sperava in quella parte del cervello dove rinchiudiamo i sogni che consideriamo irrealizzabili perché non ci distruggano.
"Ho lasciato Jess."
E non c'è bisogno di altre parole.
  
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