Mi abbracciò e mi accarezzò dolcemente la schiena, con quel tocco dolce che mi faceva rabbrividire ogni volta. Bagnai il suo maglioncino di lana con le mie lacrime salate. Piano piano si staccò dall'abbraccio, mi diede un leggero bacio sulla guancia, e si incamminò verso quel cancello grigio. Il rumore della ghiaia sotto i suoi piedi rompeva il silenzio. Mi lasciò sola, in quel freddo giorno d'inverno, davanti a quella tomba. Mi inginocchiai, le lacrime continuavano a bagnare le mie guance. "Mi mancherai." Baciai quella fotografia ricoperta dal vetro, era fredda sulle mie labbra. Mi rialzai, e mi avviai anche io verso l'uscita. Salii in macchina, e questa partì. Guardai fuori dal finestrino. Pensare che fino a tre mesi fa, ero solo un'adolescente spensierata. "ABBIE! Ti ho già chiamata trenta volte, è tardi, devi andare a scuola!" Aprii piano gli occhi. Le tapparelle erano alzate, la luce invadeva la mia stanza. Avevo gli occhi velati, come sempre quando ci si sveglia. Allungai il braccio verso il comodino, dio, come faceva freddo fuori. Cominciai a tastare con la mano, fin quando non sentii sotto il mio polpastrello il cellulare. Lo presi e me lo portai davanti agli occhi. Sbloccai la schermata: erano le 7,13. Cazzo, era tardi per davvero! Mi scoprii e buttai le gambe giù dal letto. Mi costrinsi ad alzarmi. Mi infilai le pantofole, e aprii l'armadio. Jeans, maglietta e felpa. Pronta per uscire! "Ciao ma', io vado!" Uscii di casa in fretta, aprii il portoncino. L'impatto con l'aria fredda mi fece rabbrividire e d'istinto mi tirai su la sciarpa fin sul naso. Per fortuna il pullman arrivò subito. Arrivai a scuola. Guardai di nuovo l'ora: 7.52. Otto minuti, davanti a scuola. Con tutte quelle persone, tutta quella gente che guarda e giudica. Odio i minuti prima di entrare a scuola. Sono sempre sola. Che sia ben chiaro, io ho degli amici, ma tutti hanno il loro gruppo, con cui parlano la mattina, e io sono troppo timida per andare a fare amicizia. L'unica con cui sono veramente me stessa è Jennifer, la mia migliore amica, ma lei arriva sempre dopo il suono della campanella. Mi metto in un angolo, da sola, le cuffiette dell'iPod nelle orecchie, cerco di mimetizzarmi e rilassarmi. Ho sempre amato la musica, ha la capacità di farmi sentire a mio agio. Nelle orecchie avevo a palla 'Fix you' dei Coldplay. Mi lascio un po' troppo prendere dalla canzone e comincio, prima a battere leggermente il piede sull'asfalto a tempo, e poi a dondolare leggermente. Chiudo gli occhi, e mi lascio completamente andare. "Lights will guide you home, and ignite your bones, and I will try to fix you..." canticchiavo. All'improvviso sento una mano, calda, un tocco dolce, appoggiarsi sulla mia spalla. Mi giro di scatto, spaventata e sorpresa. Ero convinta di vedere Je davanti a me, e invece... Occhi azzurri, capelli rossi, lentiggini. "Piacere, sono Ed." Mi aveva già rubato il cuore.