Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Reveur de merveilluex    01/03/2013    6 recensioni
«Non sono le cose belle quelle che ricordo. Possono essere belle quanto vuoi, Daniel, ma non sono quelle che ti restano dentro. Sono le cose brutte, invece, quelle che ti segnano, quelle che non dimentichi.»
Guardò il suo demone negli occhi, che per qualche strana ragione sembravano essere meno piatti, freddi.
«Io valgo la pena di essere ricordato?»
Scar ci pensò un attimo prima di rispondere.
«Tu sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata.»
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Nessuna premessa su questo capitolo, solo che è un po' lungo.





Daniel si mosse pigramente tra le coperte, a svegliarlo era stato il sole che filtrava luminoso tra le tende.
Ma in questa casa è tutto color pervinca?
La situazione non era esattamente tra quelle che avrebbe definito migliori: Scarlett era in modalità 'difesa', riluttante, non gli avrebbe sicuramente neanche permesso di parlarle. Essendo la sua protetta, la conosceva meglio di quanto lei potesse immaginare.
Si mosse lentamente, svogliato, scese al piano di sotto stiracchiandosi, dove trovò Scar e Henry parlare di qualcosa che sembrava catturare l'attenzione della ragazza.
«E' sempre così? Voglio dire, venite sempre mandati nel nostro mondo a seguirci in tutto e per tutto? E'.. Non lo so, nessuno se n'è mai accorto.»
«Certo che nessuno se n'è mai accorto. Molti di noi hanno più di mille anni di esperienza, Fiamma. Non siamo così facili da scovare.» Intervenne Daniel, entrando nel salone.
Scarlett rimase un attimo interdetta, guardando il ragazzo -no, non ragazzo, il demone a cui la sera prima aveva addossato colpe non tanto leggere, e forse -a quanto diceva Henry- infondate. Nonostante il senso di colpa che iniziava a nascere, provò anche una crescente sensazione di irritazione a vederlo lì a petto nudo in casa sua, così sfacciato.
Scarlett distolse lo sguardo. «Vestiti. Mia madre torna prima oggi.»
«Scarlett..» Iniziò Henry.
«E non voglio che trovi due ragazzi in casa, di cui uno mezzo nudo..»
«Scarlett, volevo appunto parlarti..»
«E poi come dovrei fare con la scuola? Mi seguirete anche lì? Dio, non ci farò una bella figura a girare con due ragazzi che mi fanno da cagnolini. Potremmo inventarci che siete miei cugini, o che so io..»
«Come se non avessi già una brutta reputazione.» Ghignò Daniel.
Lo fulminò con lo sguardo.
«Scarlett, riguardo tua madre..»
«Immagino che però la mia reputazione sia qualche punto in più sulla scala angelo-demone, o no?»
«Mai detto che non lo è.» Ammise lui.
«Allora faresti meglio a chiudere il becc..»
«RAGAZZI»
Daniel e Scarlett si voltarono all'unisono verso Henry, che aveva visibilmente perso la pazienza.
«Scarlett, riguardo a tua madre.. Ha ricevuto una telefonata da New York, una proposta di lavoro. Probabilmente la accetterà a starà lì per un po', così sarà più facile per noi portare a termine la sfida.» Sospirò.
«Cosa? Pensavo non poteste intervenire così tanto sulle nostre vite. Come.. Come hai fatto?»
«Non sono stato io.» Henry si alzò. «E se mi scusate, ora mi andrei a fare una doccia.»
Fumante di rabbia, Scarlett si voltò verso il ragazzo che la fissava con un sorriso sfacciato stampato in faccia.
«Sono stato io.» Ammise Daniel.

 

 

***


 

Daniel scese al piano di sotto, questa volta con una maglietta addosso. La trovò ancora seduta sul divano, si alzò appena scese. Quanto cazzo era stressante quella ragazzina?
«Fatto, sono vestito. Soddisfatta?»
«Abbastanza.» Scarlett si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, guardando il demone. Sorriso che scomparve al ricordo della chiaccherata che avevano avuto la sera prima.
«Daniel..» Iniziò. «Riguardo ieri sera.. So di aver.. Esagerato ad addossarti quelle colpe. Ed Henry dice che..»
«Henry?» La interruppe. «Ti fidi di lui?»
Scarlett rimase spiazzata dalla domanda. «No, ma non mi fido di te.»
Silenzio.
«Sbaglio a non farlo?» Riprese poi lei, come se fosse stata catturata all'attenzione da un particolare, ci si poteva fidare di un demone?
«Sono un demone, Scar.»
Ecco, aveva confermato i suoi dubbi. «Immagino che questo faccia di te una davvero cattiva conoscenza.»
«Probabile.»
Rimasero in silenzio a lungo, valutando entrambi la posizione dell'altro. Un protetto e un demone. Uno la probabile salvezza dell'altro.
 

Qualcuno suonò al campanello.
Scarlett si svegliò dallo strano giro di pensieri in cui era finita, in qualche modo sentì una strana sensazione, quasi di dispiacere.
Daniel rimase interdetto a guardarla per un attimo, poi andò verso l'entrata. «Sì?»
Aprì la porta, dove un'avvenente biondina dagli occhi verdi con un sorriso a trentadue denti se lo mangiò con lo sguardo. Guardò prima lui e poi Scarlett.
«Hey Scary Scar!» Le fece un segno teatrale, che stava per dire: Chi è questo figone? «Sono passata solo per dirti che stasera siamo tutti alla Delirium, e ovviamente sei invitata anche tu.»
Scarlett scattò verso la porta, frapponendosi fra lei e Daniel.
Oh dio, perché? Perché lei?
«Grazie Charlene.. Ma credo che per questa sera passerò.»
La bionda la fulminò con lo sguardo. «Come sarebbe a dire passerai?»
«Già Scar, come sarebbe a dire?» Le fece il verso Daniel. «La Delirium, Scar. Non possiamo perdercela.»
«Daniel..»
«Sono sicuro che anche Henry sarà d'accordo con me. Vero, Henry?» Gridò verso il piano di sopra. Da cui si sentì solo il rumore dell'acqua della doccia che scende e la voce di un ragazzo che biascicava qualcosa.
Charlene strabuzzò gli occhi. Scarlett Bradshaw, con due ragazzi in casa, uno nudo in una doccia. Questo sarebbe stato ancora più divertente di quella volta che Juliet Brownwood fu filmata mentre si metteva carta igienica nel reggiseno, se ne sarebbe parlato per settimane.
Scarlett ebbe, per la prima volta, l'impulso di uccidere qualcuno.
Daniel le sorrise sornione.
«Perfetto. Allora ti aspettiamo..» Spostò lo sguardo su Daniel. «Vi aspettiamo.» Gli fece l'occhiolino e si voltò, incamminandosi sculettando verso la sua Porsche rosso fuoco.

 

Quando Daniel chiuse la porta, Scarlett gli saltò letteralmente addosso.
«Che diavolo pensi di fare?» Urlò sbattendolo contro il muro.
«Hey fiamma, stai calma. Voglio solo divertirmi un po'.»
«Non qui, Daniel. Non puoi farlo qui, a Deadwood! E' una città piccola, le voci girano.»
Lui la prese per i polsi. Era forte, molto più forte di lei. «Non sarai tu a dirmi cosa fare, Scar. Stasera andrò a quella festa, tu puoi restare qua a giocare a scarabeo col Henry dalle candide piume o venire e assicurarti che non combini niente di troppo disastroso.»
Guardò riluttante il demone, dritto negli occhi ghiacciati. Poi sospirò, lentamente, cercando di sbollire.

 

Come previsto, più tardi arrivò la telefonata di sua madre. Sarebbe partita la sera stessa, visto che a New York avevano bisogno di lei subito. Qualunque contatto avesse Daniel, aveva funzionato. Non ci sarebbe stato nessun saluto toccante madre-figlia, Mrs. Bradshaw non sarebbe neanche passata da casa sua a salutarla. Non che a Scarlett desse fastidio, anzi. Non aveva avuto più alcun rapporto con la madre da quando Jackson era morto.


 

***


 

«Rispiegatemi come avete fatto a convincermi.»
«Me lo stavo chiedendo anch'io, pennuto. Voi non dovreste essere una cosa del tipo tutti casa e chiesa? Le discoteche non sono peccato?» Daniel girò a destra, la discoteca doveva essere vicina ormai.
«Ti faccio notare Daniel, che non sono Gesù. Intendevo..come avete fatto a convincermi a vestirmi così?»

Scarlett e Daniel, dai sedili anteriori, si voltarono all'unisono verso Henry.
Aveva i capelli pieni di gel, gli occhi azzurro cielo risaltavano ancora di più con i capelli tirati in alto a quel modo. Era vestito con una maglia mal concia -fatta apposta- e dei pantaloni strappati qua e là.
«Stai benissimo, Henry. Non preoccuparti.» Scarlett si voltò verso il suo specchietto.
«Siamo arrivati.» Daniel li richiamò all'attenzione.
Davanti a loro si ergeva un locale scuro e alto, la scritta fosforescente “Delirium” a caratteri cubitali. Una fila di una cinquantina di persone si allungava davanti all'entrata.
«Credo servano i biglietti.» Sospirò Scarlett.
«Io non vado a prenderli.» Daniel iniziò a battere ritmicamente una mano sul manubrio.
«Ho capito. Vado io.» Henry scese dall'auto e si fece per avviarsi verso la fila. Daniel lo bloccò prendendolo per un braccio.
«Cosa c'è?»
«Niente, è che sei proprio un angelo.» Ghignò con tono teatrale, poi rise.
Scarlett scosse la testa, guardando Henry che si allontanava verso la fila.
«Cosa? E' divertente.»
«Non sei divertente per niente.»
Lui rise ancora, poi sospirò scocciato. «Non hai la tua solita aria fiammeggiante stasera, cos'hai Scar?»
Scarlett aggrottò le sopracciglia. «Cosa vorrebbe dire?» Poi le tornò alla mente quel che Daniel le aveva detto al loro primo incontro. E' come se l'aria intorno a te andasse a fuoco, sai, Scar?
«Hai già detto una cosa del genere.»
«Quindi non sei stupida come sembri.»
Continuò a guardarlo male.
«Dai Fiamma, sto scherzando.» Poi prese a spiegare. «Possiamo percepire le sensazioni degli umani.. Sai, noi demoni.»
«Sul serio? Quindi sapresti se ad esempio odiassi qualcuno e volessi ucciderlo?
Lui rise. «Ho detto sensazioni, non emozioni. E' una cosa ben diversa. Saprei dire se sei seccata o no, o se sei irritata. Ecco, ad esempio adesso sei irritata.»
«Certo che lo sono.. Sono in macchina con un demone, forse il più irritante di tutti. Ma cosa vuol dire che l'aria intorno a me.. va a fuoco?»
Lui ci pensò un po' su. «Non saprei come chiamarlo. Ma è come se sprigionassi un'energia combattiva da far andare a fuoco l'aria, è quasi distruttiva.»
«Per me o per gli altri?»
«Immagino che questo stia a te saperlo.»
Giusto Pensò lei.
«Prima.. Stavi dicendo qualcosa su Henry. Qualcosa che ti ha raccontato e a quanto pare ha fatto cessare la tua furia omicida nei miei confronti. Cos'era?»
«Mi ha spiegato come funziona.» Iniziò lei. «Che non è stata colpa tua se..»
Qualcuno picchiettò sul finestrino dell'auto. «Biglietti presi.» Disse Henry, facendogli segno di uscire.

 

 

***

 

 

La prima cosa che notò Scarlett quando entrò nella discoteca, fu l'odore di alcol. Doveva essere caduto sopra qualcosa o qualcuno, perché penetrava nelle narici come se fosse nell'aria.
Poi, fu la volta della musica. Quel genere di musica da discoteca che ti fracassa i timpani e ti rende impossibile parlare con nessuno.
Per sua fortuna, aveva messo un vestito non troppo corto e non troppo scomodo e poteva muoversi abbastanza liberamente. I ragazzi iniziarono a guardarsi intorno.
«Io vado nell'altra stanza.» Urlò Scarlett. Daniel annuì facendogli segno di aver capito.


L'altra stanza era piena zeppa di gente ubriaca, che si buttava sui divanetti e osannava per altri drink al bancone. Fu lì che si diresse Scar.
«Qualcosa di forte.» Il barman le porse un drink color verdognolo e le sorrise.
Non penso che riuscirò a superare questa serata.
Tutto quel che aveva in testa, erano angeli, demoni, protetti, sfida. Buttò giù il drink tutto d'un sorso e ne ordinò un altro, e poi un altro ancora.
Tanto vale renderla più sopportabile.
Intravide Charlene in lontananza, che sbraitava come una gallina indicando dei ragazzi.
Forse aveva avvistato Daniel.
Il pensiero le diede stranamente fastidio. Daniel era un demone, si sarebbe approfittato sicuramente di Charlene. Scarlett non l'aveva mai sopportata, ma questo non cambiava niente..
Doveva stare lontana da lui.
Si diresse verso l'altra stanza, quella con la musica, barcollando leggermente.
A metà strada, si fermò e decise che lasciava perdere. Che le importava di quel che faceva Daniel? Si buttò su un divanetto, accanto a un ragazzo dai mille piercing.
«Mi chiamo Gabriel.» Le porse la mano lui.
«Piacere» Rispose lei, dimenticandosi di dire il suo nome.
Di tutta risposta, Gabriel le porse il suo drink. «Serata difficile?»
«Molto.» Scarlett accettò il drink e sorrise al ragazzo.
«Cosa ti turba?»
Lei sospirò, bevve tanto drink quanto poteva buttarne giù in una volta, e poi rispose. «Sono in un brutto giro.»
Gabriel rise. «Che genere di giro?»
Scar si fermò a pensare. «Brutto.»
«Capisco.. Tutto qui?»
«Come sarebbe a dire tutto qui?»
«Con voi ragazze non si sa mai.. C'è sempre qualcos'altro sotto.» Le fece l'occhiolino.
Lei lo guardò a lungo, gli ricordava qualcuno che aveva già visto da qualche parte. «Beh.. Mio fratello è morto.» Buttò lì, come se fosse una cosa leggera come l'aria. Come se non avesse nascosto il pensiero per due lunghi anni e non la uccidesse dentro.
«Oh, mi dispiace. Com'è successo?»
«E' stata colpa mia.» Bevve un altro sorso.
«Sono sicuro che non è così.»
«Sì invece.. E non riesco ad accettarlo. Io..» Gli occhi le si inumidirono. Fece un respiro profondo, e poi riprese. «E' stata colpa mia. Ero in un brutto giro.. Anche a quel tempo.»
Gabriel si limitò a continuare a guardarla, facendole segno di continuare.
«Ero ad una festa e.. e lui mi aveva seguita, non so come.. E non ero lucida.. Mi sono arrabbiata e volevo riportarlo a casa in macchina ma..» Tirò su col naso. «Ho fatto deragliare la macchina ed è caduta lungo il fianco della montagna.» Serrò la mascella. «Lui è morto.» Lo ripeté più per se stessa che per James. Suo fratello era morto, per colpa sua. Era inutile negarlo a se stessa o a chiunque altro, era così e basta. «E io no. »
Gabriel la guardò a lungo, poi le accarezzò una spalla per un attimo, il suo tocco la fece rabbrividire. «Mi dispiace, Scarlett. Evidentemente doveva succedere. Sono sicuro che..»
«No, è stata colpa mia. E' così e basta. E' stata colpa mia anche se mio padre se n'è andato e se mia madre..»

«Scarlett.» Una testa bionda le venne incontro, Henry la guardava allarmato. «Va tutto bene?»
Scarlett lo guardò per un attimo, non capendo, poi annuì. «Sì.. Sì, benissimo.» Tirò su col naso e si alzò. «Henry, questo è..» Si voltò verso Gabriel. O meglio dov'era Gabriel, perché il suo posto era vuoto, non c'era nessuno.
«Scarlett?» Henry le toccò il braccio. Lei lo ritrasse.
«Qui c'era..» Si guardò intorno, lungo la stanza. «Un ragazzo.»
«Scarlett.. Credo che tu sia ubriaca..»
«Nono, era qui Henry. Sono sicura.» Si toccò il punto in cui Gabriel l'aveva sfiorata, sulla spalla. Era come se potesse percepirlo ancora. «Lui..» Guardò l'angelo negli occhi, che la squadravano senza capire. Realizzò un'altra cosa. «Sapeva il mio nome.»
«Credo sia meglio se torniamo a casa.»
«Sì.» Lo prese per il braccio lei, stavolta. «Perfavore, torniamo a casa.»


 

***


 

Nel mezzo della folla, un ragazzo dagli occhi di ghiaccio ballava senza freni. Accanto a lui, una biondina gli stava appiccicata, strusciandosi su di lui su e giù.
Quando Scarlett vide la scena, fu presa da un moto di ira. Andò verso il ragazzo, mettendosi dritta davanti a lui. «Smettila Daniel.»
Lui aggrottò le sopracciglia. «Che ti prende?»
«E' solo una ragazza» Per quanto irritante. «Non farlo.»
«Fare cosa? Di che parli?» Continuò a muoversi a ritmo, avvicinandosi a lei. «Sei ubriaca?»
«Lo sai benissimo di che parlo.»
Un ragazzo con un gigantesco tatuaggio sul braccio fece per avvicinarsi a Scarlett, lei cercò di evitarlo sistematicamente.
Henry si avvicinò a loro. «Daniel, dobbiamo andare.»
Guardando i visi preoccupati dei due ragazzi, Daniel si fermò. «Cos'è successo?»
«Possiamo soltanto..» A Scarlett venne l'impulso di piangere. Probabilmente erano gli effetti dell'alcol. Il ragazzo nel frattempo, continuava ad avvicinarsi.
Si avvicinò a Henry e Daniel, cercando di spingerlo via.
«Che succede, Scar?» Daniel la guardò con le sopracciglia aggrottate.
Charlene intanto, l'irritante bionda, spingeva per avvicinarsi a Daniel.
Lui tirò Scarlett e Henry lontano sia da lei che dal ragazzo che seguiva Scarlett.
Che situazione seccante.
«Possiamo soltanto andarcene? Perfavore.» Scar lo guardò, implorandolo con lo sguardo. Le girava la testa, si sentiva gli occhi lucidi ed era confusa, tanto confusa. Non capiva chi o cosa avesse incontrato o se fosse stato reale o solo frutto della sua immaginazione. Gli aveva raccontato troppo di lei, senza quasi sapere il perché. E la musica, quella dannata musica era terribilmente alta.
Il ragazzo del tatuaggio fece per avvicinarsi.
«Daniel, Scarlett ha..» Iniziò Henry.
«Perfavore, andiamocene e basta.» Scar incrociò le braccia, a mo' di protezione.
«Hey Danieeeel!» Charlene cercò di farsi spazio tra la folla.
«Daniel..» Riprese Henry.

«Ciao, bellezza.»
Una voce tetra e profonda si levò dalla parte del ragazzo del tatuaggio, che era riuscito a farsi strada fino a Scarlett.
Subito dopo, il poveretto si ritrovò a terra con il naso sanguinante. Davanti a lui, Daniel era ancora col braccio teso e la mano stretta a pugno.
La musica si fermò, tutti si voltarono.
«Andiamocene.» Daniel tirò Scarlett fuori dalla pista. «Prima che arrivi la sicurezza.»
Ancora incredula, lei fece come diceva il demone.




***




Scarlett se ne stava seduta sul divano, avvolta in una coperta e con una tazza di caffè tra le mani. Henry raccontava quel che aveva visto e sentito lei a Daniel. Lo stesso che neanche una mezzora prima aveva praticamente dato di matto e colpito un ragazzo. Erano riusciti a scappare dalla discoteca per un pelo dall'essere beccati dalla sicurezza.
Daniel ascoltava con attenzione, e a mano a mano che il racconto andava avanti, in lui sorgeva un dubbio che si faceva sempre più sentire.
«Daniel, pensi che sia..?»
«Non lo so.» Guardò Scarlett, che reggeva la tazza da cui aveva bevuto neanche un sorso di caffè. Probabilmente era ancora ubriaca.
«Cosa?» Al contrario di quel che avrebbe pensato Daniel, Scarlett intervenne. Riusciva a vedere che lottava per mantenere la mente lucida. Si reggeva più di quel che pensava.
«Scarlett, ascolta..»
«Solo.. Ditemi solo cosa pensate che fosse.»
«Tu sei sicura che fosse reale?» Daniel si sedette di fronte a lei, sul divanetto opposto.
Scarlett si toccò la spalla. «Sì, sono sicura.»
Henry sospirò, sedendosi di fianco a Daniel. «Non è una cosa rara, o leggendaria. Anzi.. E' solo che mi sembra troppo presto. Non possiamo esserne sicuri.»
«Non capisco.» Scar strinse con le mani la tazza, sentendo il calore del caffè invadergliele.
«Te lo spiego io.» Prese la parola Daniel. «Come ben sai, la natura demanda che ci sia un equilibrio, sempre e comunque. Le scritture sacre..» ammise con riluttanza «Quelle stipulate tra Dio e Lucifero tempo e tempo fa, decretavano che un angelo e un demone avrebbero dovuto vegliare su un umano, un protetto, per tutta la durata della sua vita.»
«D'accordo. Questo cosa c'entra con Gabriel?» Aggrottò la fronte.
«L'equilibrio non era stato raggiunto neanche con quell'accordo. Così la natura demandò che nascessero gli anti-protetti.» Henry riprese la parola. «Alcune leggende raccontano che siano umani che nella loro vita hanno commesso qualcosa di terribile, e quindi condannati ad una vita di massima sofferenza..Una vita senz'anima.»
«Non sono umani.» Sussurrò Scarlett, iniziando ad andarne a capo. «Ma non capisco, cosa c'entra con me?»
«Ogni protetto ha un anti-protetto che sta a lui. Ogni singolo essere umano, nel mondo, ha un equivalente. A volte gli anti-protetti ci mettono anni a trovare i protetti corrispondenti, a volte neanche ci riescono.» Continuò Daniel.
«E voi pensate che questo sia il mio equivalente 'anti-protetto'?»
«Non possiamo esserne sicuri.» Affermò Henry.
Scarlett li guardò, ancora confusa. «Avete detto che gli anti-protetti cercano i protetti. Perché? Perché li cercano?»
Henry si alzò. Era quasi.. Nervoso. «E' quel che devono fare. Nascono solo per quello, Scarlett.»
«E questo cosa vuol dire? Cos'è un anti-protetto per un protetto?» La ragazza strinse la tazza, più forte.
Per qualche secondo, nessuno rispose. Poi Daniel prese la parola, guardandola dritta negli occhi, con l'espressione più seria che si possa immaginare.
«La sua rovina.»








 

 
Il nuovo capitolo arriverá tra un po', siccome mi si é rotto il pc.
Ringrazio le persone che hanno recensito fino ad ora o che mi hanno dato un parere sulla storia. Spero vi piaccia anche questo terzo capitolo. Recensite:3 -Ile.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Reveur de merveilluex