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Autore: Yuki Kiryukan    01/03/2013    3 recensioni
Seconda serie di Awakening.
Rebecca e Zach sono stati separati per due lunghi mesi. Ognuno preso ad affrontare i problemi della propria realtà.
Ma Rebecca è ottimista, poiché è viva nel suo cuore, la promessa di Zach, sul suo ritorno, di cui lei non ha mai dubiato.
Ma quando arriverà il momento di rincontrarsi, Rebecca, non ha idea quante cose siano cambiate, e si ritroverà ad affrontare da sola, i suoi incubi peggiori.
Dal capitolo 6:
"Non ci pensai nemmeno un secondo in più, che gli buttai le braccia al collo. Gli circondai le spalle, stringendolo forte contro il mio petto.
Inspirai a fondo il suo profumo virile che mi era tanto mancato. Mi venne da piangere quando sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Come se fossimo stati creati appositamente per incastrarci.
Zach aveva mantenuto la sua promessa, ed era tornato da me. Io l’avevo aspettato, e adesso, non vi era cosa più giusta di me tra le sue braccia.
L’unica cosa che stonava, o meglio, che mancava, era il fatto che non fossi...ricambiata.
Quando finalmente, sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle, non mi sarei mai aspettata...un rifiuto".
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cursed Blood - Sangue Maledetto'
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Salve a tutti, carissimi!! :D
Questo è l'ultimo capitolo che posto prima della partenza! :D Domani sera parto per Londra! *--------* Non credevo di riuscire ad aggiornare, eppure ce l'ho fatta! Consideratelo un mio regalino! ;)
In questo capitolo si parla di ciò che succede contemporaneamente alle riflessioni di Eleanor  e di quando dà l'antidito a Zach. E' interamente dedicato a Dean e Ray, e ci sarà un lungo flashback che parlerà del loro passato! :)
Spero che la cosa vi piaccia! ^---^ Era da molto che desideravo parlare della loro amicizia, spero solo di aver colto il momento adatto per farlo! :)
Fatemi sapere! Spero di potermi connettere a internet anche dall'Inghilterra! XD
Chiedo scusa a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ma non ho trovato il tempo di rispondere! >.< sono stata impegnatissima con lo studio,ma sappiate che le ho lette tutte, una ad una, e non posso che dirvi, come al solito, GRAZIE! <3 
Allora, ci si vede dopo il 10 Marzo! :D
Un bacione a tutti!! <3 
Yuki! 
 

                                                

                                                La Nostra Solitudine 

 
 
 
 
 

Dean era sempre stato una persona impulsiva e irruenta, che solitamente si pentiva di quello che faceva un attimo dopo aver agito. 

Ma questa, non era una di quelle volte.

Stringeva ancora tra le mani il mitra spezzato in due, con il quale il Padre aveva tentato di sparare a Ryan, e con un gesto secco lo scaraventò a terra.

  << Come osi... >> disse lui, guardandolo con disprezzo, mentre indietreggiava  << Dean, proprio tu... >> 

Il Chimero strinse i denti, schifato da tutto quello che aveva visto. Decise che era arrivato il momento di mettere da parte il sorriso.

Era quella la vera natura dell'uomo al quale avevano affidato le loro vite? 

Lo schifo aveva raggiunto livelli che non potevano più essere ignorati:   << Quale padre sparerebbe mai contro i propri figli?! >> urlò, alzando un braccio, pronto a sferrargli il peggiore dei suoi pugni. 

Ma le sue nocche non colpirono mai il volto dell'uomo, perché qualcosa gli saltò addosso. In meno di un secondo si ritrovò a terra con un peso che lo schiacciava al suolo.

Aprì gli occhi grigi tramortito, sapendo già chi era colui che gli era sopra:  << Ray... >>

L'amico era a cavalcioni su di lui. Gli teneva il bavero della camicia nei pugni, guardandolo con furore.

  << Cosa cazzo ti salta in mente, Dean?! >> urlò, sferrandogli il pugno che un momento prima aveva provato a tirare al Padre.

La guancia bruciò, e sentì il sangue colargli dal labbro spaccato. 

L'altro lo afferrò per le spalle, cominciando a scuoterlo con violenza  << Ti sei bevuto il cervello?! >>

  << Ho finalmente capito da che parte stare >> disse lui  << Hai visto cos'ha fatto il Padre a Zach e Ryan? Cosa gli impedirà di farlo anche a
noi? >> 

Le iridi di Ray si rimpicciolirono dalla rabbia, e altri pugni gli colpirono il viso  << E' quello che succederà a te se non rimetti la tua cazzo di testa a posto! Vuoi forse morire?! >> 

  << No, non voglio morire... ma nemmeno vivere in questo modo >> Dean incatenò i suoi occhi ai propri << E' stato tutto un mio errore Ray... e ho trascinato anche te in questo vortice... >>

  << Di che diavolo stai parlando?! >> urlò quasi con disperazione l'altro Chimero  << Sarei morto se non fosse stato per te! Non... >> fece una pausa, forse in cerca di parole  << ...Non hai fatto nessun errore, mi hai salvato la vita! >>

  << Ma a quale prezzo? Cosa ti ho fatto diventare? Solo per sentire appagato il mio egoismo... >>

  << E cosa vorresti fare adesso?! Ti è sempre andato bene tutto, fino ad ora... non puoi tirarti indietro, giunti a questo punto! >> 

Dean sorrise amaramente, guardando Kim dietro di loro  << Si... mi è sempre andato bene tutto... ma adesso non più. Non può andarmi bene se quello che faccio, o quello che sono, la ferisce >>

  << Quella femmina?! Per lei.. sei disposto a voltare le spalle a tutto e a tutti?! Volteresti le spalle a me, persino?! >>

Quell'insinuazione lo ferì nel profondo, riaprendo quella ferita mai cicatrizzata, nel suo cuore.   << Ray... Io... >> 

  << Basta, Smettila! >> lo ammonì Ray, stringendo i denti, probabilmente già consapevole della sua risposta  << Stai zitto!! >> 

Poi,  qualcosa bagnò le guance di Dean, lasciandolo interdetto. 

Era la prima volta che vedeva Ray piangere. Le sue lacrime gli scivolarono sul mento, gocciolando sui suoi zigomi.

Com'erano cambiate le cose. Non avrebbe mai creduto di vederlo preda di un simile momento di fragilità.

Un tempo... era Dean che piangeva per lui.

Quant'era passato, dal giorno in cui tutto era iniziato? 
                        


                                                               
                                                                                             Fin da subito... non era mai stato un buon amico. 
 
 
 
 
 

Era originario di Denver, nel Colorado.

Sotto decisione degli assistenti sociali, fin da piccolo Dean era stato cresciuto in una casa-famiglia, perché i suoi genitori erano alcolizzati.

Non che la cosa gli pesasse in modo particolare. Era un tipo sveglio e vivace, che si adattava a tutto senza particolari difficoltà.

Prendeva la vita con un sorriso e buttava sul ridere anche le situazioni più difficili, come la sua emarginazione a scuola.

Da quando poi, si era diffusa la notizia che suo padre era stato incarcerato dopo aver provocato un incidente stradale per guida in stato di ebbrezza, la sua solitudine era diventata ancor più marcata. 

Ma lui non si era mai dato per vinto. Sorrideva, sempre e comunque.

Anche quando, in realtà, avrebbe solo voluto piangere. 

 

Successe quando aveva quindici anni. La casa-famiglia aveva promosso diverse attività di volontariato, e lui vi aveva aderito volentieri, facendo da animatore nel reparto di pediatria.
 
I bambini gli piacevano, perché erano proprio come lui: felici e sorridenti, mentre dentro di loro, un brutto male li prosciugava. 

Anche lui aveva un male dentro; il male della solitudine e dell'odio.

Stava gonfiando un palloncino colorato, quando l'aveva visto.

Un ragazzo; dai capelli rossi e ribelli.  Era in piedi, con le mani ben ancorate a delle stampelle, che guardava il cielo azzurro con occhi tristi.

Mosso da compassione, gli si  era avvicinato, porgendogli il palloncino verde.  << Che fai da solo? >> gli aveva detto.

Dopo alcuni secondi quello l'aveva guardato di traverso  << Guarda che io non sono uno di quei marmocchi da intrattenere >> 

Sorpreso da quella risposta a brucia pelo, lui aveva ribattuto:  << Beh, fino alla maggiore età sei confinato in pediatria, quindi vedi di non atteggiarti da duro >>

  << Tsk. Chi ti credi di essere tu per farmi la predica? Sei solo un ridicolo pagliaccio... >>

Dean aveva riso  << Ah, sì? Grazie! E' proprio quella l'impressione che devo dare! >>

L'altro ragazzo aveva sbuffato, poi gli occhi marroni si erano soffermati sul palloncino verde che aveva tra le mani  << E quello che
sarebbe? >>

  << Un cagnolino, ovvio! >>

  << Ce ne vuole di immaginazione per vederlo così... >> 

Detto questo, aveva fatto leva sulle stampelle e si era allontanato, dandogli le spalle senza il minimo saluto. 

  << Dove stai andando? >>

  << Lontano da te. Mi irriti >> 

Seguendolo con lo sguardo, Dean lo vide entrare nella sua camera, e chiudere la porta dietro di sé. 

Interessato, aveva chiesto ad uno dei medici di turno:  << Il ragazzo della camera 12... che malattia ha? >>

  << Mi spiace, ma non sono tenuto a fornire informazioni riservate sui miei pazienti... >> aveva risposto l'uomo barbuto scuotendo la testa, mentre compilava una cartella.

Ma era stata Mary, una delle bambine ricoverate, a dargli le informazioni che desiderava.

La bambina, tirandolo per la maglia, aveva attirato la sua attenzione dicendo:  << Lo so io! >>

  << Davvero? >> aveva chiesto lui, interessato.

Lei aveva annuito  << Si, ma voglio un palloncino! >>

Dean aveva riso di gusto   << Tutti quelli che vuoi, Mary >>  

La bambina aveva sorriso soddisfatta  << Si chiama Ray. Sono stata in camera con lui, qualche tempo fa! >>

  << Ray, eh.. e non sai che malattia abbia? >>

  << La mia mamma mi ha detto che è una malattia molto brutta! >> la bimba corrucciò la fronte  << Che la mia appendice a confronto non è niente! Ma fa molto male lo stesso, sai? >> 

Dean le aveva accarezzato la testa  << Lo so che fa male. Ma tu sei una bambina coraggiosa, Mary. E dimmi, la tua mamma non ti ha detto di quale malattia si tratta? >>

  << Aveva un nome molto strano e non l'ho capito bene... A...DS... o forse finiva con la V... >> 

  << Parli dell'AIDS? >> 

Mary aveva annuito  << Si, quella! >> 

Dean era rimasto scioccato da quella rivelazione. Quel Ray aveva l'AIDS... non c'era proprio nulla da scherzare. 

  << E' davvero una malattia così brutta? >> aveva chiesto la bambina, con la faccia seria  << Ray morirà? >> 

  << A-Emh...  no, io non credo che morirà >> l'aveva rassicurata lui, che per la prima volta si era trovato senza parole  << Vedrai che starà benone >> 

Sapeva che c'erano molti malati di AIDS, e di malattia altrettanto terribili, ma per quel ragazzo aveva provato una pena particolare. 

Forse, perché un po' gli ricordava sé stesso. 

Anche quel Ray era da solo... Solo come lui. 
 
 

Ray Coold, sedici anni. Era un paziente dell'ospedale da tempo ormai immemorabile.

Gironzolando un po' per il reparto, era stato facile ottenere informazioni su di lui. Era stato lieto di constatare che le infermiere avevano la bocca larga, e ogni pretesto era buono per spettegolare un po'.

  << La smetti di gironzolarmi intorno? >> aveva sbottato un giorno Ray, mentre Dean appendeva i disegni dei bambini ad una grande parete di sughero. 

L'aveva guardato con aria complice  << Io sono un volontario dell'ospedale. Non devi sorprenderti se mi vedi qui in giro >>

  << Il problema è che sei "qui in giro" un po' troppo spesso, per i miei gusti! >> 

Dean aveva ghignato  << Ti infastidisco? >>

  << Molto >>

  << Vedi di abituarti a me, allora. Il mio periodo di volontariato scade tra un mese >> 

Borbottando qualche insulto, Ray si era avvicinato allo scaffale di fianco al suo letto e ne aveva preso un contenitore di medicinali. Estraendone una pillola gialla, l'aveva ingoiata senza nemmeno l'uso dell'acqua.  

Lui fece in tempo a leggerne il nome, prima che il ragazzo le mettesse via: "Ziagen- Abacavir".

Si, era proprio AIDS... 

  << La smetti di curiosare? >> 

La voce roca e scocciate di Ray l'aveva fatto sobbalzare dallo stupore.

  << Non... >>

  << Non fare finta di niente. Lo so che vai spettegolando a destra e a manca >>

  << Accidenti alle infermiere con la bocca larga! >> aveva borbottato Dean, colto in falle.

Per la prima volta, Ray aveva accennato un sorriso  << Decisamente troppo larga >> 

Il ragazzo aveva fatto qualche passo dentro la sua camera  << Quindi... tu... emh... >>

  << Sei a corto di parole? Non è da te... >> l'aveva deriso l'altro, per poi farsi più serio  << Cos'è che vuoi sapere? La mia malattia? Si, ho l'AIDS. Adesso che lo sai, puoi andartene? >> 

Ma Dean era rimasto dov'era, con i piedi ben piantati a terra, pensando a qualcosa da dire, che potesse far sciogliere l'atmosfera.

Alla fine, se ne uscì dicendo:  << Beh, guarda il lato positivo! Almeno prima di prendertela, ti sei divertito al massimo! >>

Il riferimento ai rapporti sessuali era più che evidente, ma Ray non rise. Anzi, l'atmosfera si fece ancora più gelida. 

  << Scusa, era proprio pessima... >> tentò di scusarsi, davvero mortificato.

  << Tsk. La tua carriera di pagliaccio è morta in questo ospedale >> aveva commentato lui, mentre si sedeva sul bordo del letto, abbandonando le stampelle. 

Lieto che non se la fosse presa, almeno non più di tanto, Dean si era rilassato. Poi Ray aveva aggiunto, sottovoce:  << Magari l'avessi raccolta in quel modo... >> 

Corroso dalla voglia di saperne di più su quel ragazzo a lui tanto simile, Dean aveva chiesto:  << Non è andata così? >>

  << Non sono certo affari tuoi, buffone di corte! >>

  << Lo so, ma... >>

Dean strinse i pugni. Lui e Ray erano simili. Lui era stato il primo a guardarlo senza il pregiudizio che invece infestava gli occhi di quelli che lo circondavano.

Ray l'aveva guardato a lungo, e Dean non seppe mai spiegarsi il perché alla fine, aveva deciso di accontentarlo:  << Non c'è niente da dire. Mia madre era una puttana, che si è beccata l'AIDS aprendo le gambe a chiunque disposto ad offrisse dei soldi. Poi, è rimasta incinta di uno dei suoi tanti clienti e mi ha passato il virus. Fine della storia >> 

Dean l'aveva guardato con la bocca aperta. Merda... quello era completamente fuori dalla sua portata. Non si sarebbe mai immaginato che le cose fossero andate così... 

Era stato inopportuno. Doveva scusarsi... 

  << Voglio stare da solo, adesso >> aveva detto Ray ad un certo punto, a mo' di congedo. 

  << Ma... >>

  << Vattene >> 

Il tassativo ordine emesso dalla sua una voce tagliente l'aveva fatto obbedire. Era uscito dalla sua stanza in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle, mentre si sentiva tremendamente in colpa. 

Era in imbarazzo, per la prima volta, ed era tentato di non avvicinarsi più a Ray. 

Ma riuscì a trovare la forza di volontà di comportarsi come al solito, di sorridere e di fargli visita.

Quando l'aveva rivisto, l'espressione sul volto di Ray gli aveva fatto capire quanto fosse sorpreso.  << Pensavo non avessimo più niente da dirci >> gli aveva detto. 

Dean si era stretto le spalle  << E invece sono qui!  Mi sono ricordato che non sai nemmeno io mio nome, vero? Mi chiamo... >>

  << ...Dean >> l'aveva anticipato lui  << Lo so, invece >> 

Lui si era stupito, e non poco. Era la prima volta che lo chiamava per nome. Anzi, era una delle poche persone che lo faceva.

Di solito, tutti lo indicavano con disprezzo, o si rivolgevano a lui con termini decisamente poco carini.

  << Davvero...?! >> aveva detto, alla fine  << Wow, pensavo... >> 

  << Tsk, non farti venire strane idee, non è che mi sono informato su di te >> si era difeso immediatamente Ray << Te l'ho detto, le infermiere qui parlano decisamente troppo >> 

 
 
Sorprendentemente, erano diventati amici, loro due.

O almeno, Dean lo considerava come tale. Ray era stata la prima persona con la quale avesse stabilito un legame di quel tipo, e più volte a settimana andava a fargli visita.

Persino quando finì il periodo di volontariato, non aveva smesso di frequentare l'ospedale, finendo col diventare una persona ormai abituale. 
Salutava pazienti, infermiere e dottori... e poi faceva compagnia a Ray. 

Le infermiere pettegole, come le chiamavano loro, gli avevano detto che quel ragazzo fin dai primi anni di vita era stato costretto ad essere ricoverato in ospedale. 

Poche volte gli era stato permesso di uscirne, senza contare che nessuno era mai andato a fargli visita. 

Il padre ignoto probabilmente non sapeva nemmeno della sua esistenza, mentre sua madre era morta proprio di AIDS diversi anni prima. 
Ray era solo al mondo. Solo come lui, o forse addirittura più di lui. 

Per questo, il loro legame diventava ogni giorno più forte. Col tempo, Ray aveva cominciato a sorridere, persino a ridere per le sue battute. 
Questo faceva sentire Dean accettato. Accettato dal mondo dal quale aveva sempre ricevuto sputi e insulti. 
 
 
Accadde circa otto mesi dopo, l'evento che diede inizio a tutto.

Ray aveva preso una grande febbre, che gli aveva impedito di vederlo per dieci giorni consecutivi. 

Le infermiere gli avevano detto che le sue condizioni si erano aggravate improvvisamente e che il suo corpo aveva avuto un collasso inaspettato. 

Quando finalmente i suoi parametri vitali si furono di nuovo stabilizzati, e gli venne dato il permesso di vederlo, Dean l'aveva riconosciuto a malapena. 

Non c'era il Ray che aveva conosciuto lui. Per la prima volta, in quel letto d'ospedale vedeva una persona... malata. 

Quasi agli sgoccioli della sua vita.
 


  << Mi rimane un mese >> aveva esordito di punto in bianco e senza delicatezza alcuni giorni successivi Ray, quando le sue condizioni erano leggermente migliorate.

Dean aveva sgranato gli occhi grigi, che immediatamente si erano velati di lacrime. 

Ray fissava fuori dalla finestra il cielo che gli piaceva tanto, poi aveva spostato gli occhi su di lui, vedendo per la prima volta il suo volto gioioso e allegro, sfigurato dalla tristezza.

Dean si era alzato dalla sedia, fissandolo scioccato, mentre le lacrime debordarono.

  << Perché piangi? >> gli aveva chiesto l'altro  << Sono io che sto per morire, non tu >> 

  << Che c'entra?! >> aveva esclamato lui  << Tu... tu non stai morendo! I medici di sicuro si sbagliano! >> 

Ray aveva sorriso amaramente, tornando a fissare la parete  << Dicono che non c'è margine di errore... >>

  << E io ti dico che si sbagliano!! >> aveva urlato per la prima volta Dean. 

Aveva sbattuto un pugno sul comodino, e le scatole dei medicinali erano finite a terra  << Tu non morirai! Io... non permetterò che tu
muoia! >> 

Anche gli occhi scuri di Ray si velarono di lacrime  << Tu non puoi fare niente per salvarmi, Dean >>  aveva tirato su col naso  << Convivo con questa malattia da quando sono nato. Fin da che ho memoria, ogni giorno pensavo che sarebbe stato l'ultimo e mi preparavo alla fine. Per questo, non ho paura. Sono pronto >> 

Aveva stretto i pugni  << Solo.... perché proprio adesso? Fino ad un anno fa non mi sarebbe importato gran ché.... non avrebbe fatto molto differenza, ma adesso... proprio adesso che... >>

"Che sei arrivato tu"...

Dean era conscio del fatto che non l'avrebbe mai detto ad alta voce, ma nel suo cuore lo sapeva lo stesso.

Lui era stato il primo amico di Ray. Così come Ray era stato il suo. 

  << Vorrei solo... >> aveva detto ancora Ray   << Un po' più di tempo... solo un'altro po'... >> 

Dean aveva stretto di denti  << Non morirai, Ray >> aveva ripetuto, senza alzare la testa  << Troverò un modo. Te lo prometto >>
 
 

Aveva parlato con tutti i medici che conosceva, ma aveva sempre ricevuto la stessa risposta: "Per un ragazzo che fin dalla nascita è stato contagiato dal virus dell'HIV, è praticamente un miracolo essere arrivato ai diciassette anni"

Era stufo di quel ritornello che continuavano a sbattergli in faccia. Lui non avrebbe mai accettato la morte di Ray. L'avrebbe assolutamente impedito. 
                                                       
                                                                                                                         Ad ogni costo.

Aveva continuato a cercare, senza sosta, conscio che il tempo di Ray si accorciava sempre più, finché... 

  << Certo, io posso salvarlo. Da qualunque male il tuo amico soffra >>

Gli era sembrato di essere tornato alla vita quando finalmente aveva trovato la risposta che aveva sempre sperato di sentire. 

A dargliela, era stato un uomo dall'aria da scienziato. Capelli castano-ramati, occhi scuri, lieve strato di barba, occhiali dalla montatura fine... 

L'aveva incontrato uscendo da uno dei tanti laboratori di ricerca ai quelli si era rivolto. 

  << Davvero... davvero potete salvarlo?! >> aveva quasi urlato Dean. 

L'uomo aveva annuito  << Certamente. La medicina che salverà la vita del tuo amico si chiama Chimera >> 

Lui aveva sgranato gli occhi  << "Chimera"? Mai sentita... >> eppure di ospedali ne aveva girati parecchi... 

Lo scienziato aveva riso  << E' un essere ancora poco conosciuto, ma che presto rivoluzionerà il mondo >> 

Più sconvolto di prima, Dean aveva detto  << "Essere"? Ma, non.... >>

  << Vieni, ragazzo >> l'aveva interrotto lui  << Lascia che ti spieghi... >>
 
 

Così, era venuto a conoscenze delle Chimere e del loro creatore, Jean Stain. Era qualcosa al di fuori dagli schemi del normale, e aveva faticato non poco prima di capirci qualcosa   << Ma... cosa diventerà Ray se gli impianterai quell'essere? Davvero... >> 

  << Non devi temere per lui, mio caro Dean. Sarà addirittura meglio di come osi solo immaginare, quando avrò finito >> 

Dean aveva corrucciato la fronte  << Puoi provarmelo? >> 

  << Devi fidarti di me >>

  << La fiducia non basta. Ho bisogno di certezze. Non posso lasciare la vita di Ray in mano a qualche progetto sperimentale >>

  << Oh, non è affatto un progetto sperimentale. La Chimera è stata ultimata. Racchiude in sé un potere tale, capace di trascendere i sensi e la comprensione umana Ho diversi figli che ne sono già diventati il contenitore. Potrei farteli incontrare, in modo che veda tu stesso i prodigi di cui sono capaci le mie creazioni... ma sei sicuro che al tuo amico rimanga tutto questo tempo? >> 

Dean lo sapeva che la vita di Ray era appesa ad un filo e non poteva permettersi di vaneggiare. 

Quell'uomo gli aveva garantito la sua salvezza... ma poteva davvero fidarsi di lui? 

Aveva stretto i pugni, conficcandosi le unghie nella carne. Gli aveva promesso che l'avrebbe salvato... 

                                                                                                                       Il suo primo amico... 

  << Provala su di me >> aveva deciso alla fine  << La sperimenterò io stesso >> 

L'espressione di Jean si era indurita  << Non che abbia qualcosa in contrario... Ma se diventerai un Chimero, dovrai seguirmi, diventando uno dei miei figli. Non potrai mai ribellarti a me, e offrirmi la tua eterna fedeltà >> 

Lui aveva taciuto per diversi minuti.

Cos'aveva da perdere? Non aveva famiglia, non aveva amici... tranne Ray. 

                                                                                              Lui non l'avrebbe mai lasciato morire.

Aveva alzato lo sguardo, armato di una nuova grinta, incontrando gli occhi di quello che sarebbe stato il suo nuovo padre  << Va bene. Procedi >> 

 

Dopo essersi risvegliato dall'impianto, si era sentito come mai in vita sua. 

La sua vera vita iniziava in quel momento. 

I suoi sensi erano totalmente rigenerati; aveva la vista di un falco, l'olfatto di un segugio e l'udito di un felino.

Aveva sviluppato una forza capace di fargli sollevare due automobili a mani nude, e la sua velocità lasciava senza fiato persino lui. 

Si sentiva bene come non mai. Pieno di forza.

Era davvero possibile un salto di qualità di quel genere? Era qualcosa di inumano... 

 Chi era quell'uomo?

Jean aveva sorriso soddisfatto  << Come ti senti? Rigenerato, vero? >> 

  << Si... non mi sento nemmeno più io >> 

  << Ti abituerai presto alla tua nuova natura >> 

  << Farai lo stesso anche a Ray? >>

Lui aveva annuito  << Esatto. Un affare, vero? Io vi regalo l'esistenza perfetta, e voi dovete solo giurarmi fedeltà >>

Dean ci aveva riflettuto su  << E la sua malattia? >>

  << Arresterà immediatamente il suo corso. La Chimera ne impedirà l'avanzamento, e sarà di nuovo in salute fino alla fine dei suoi giorni >> 

  << E... le assunzioni di sangue di cui mi ha parlato? >>

  << Un piccolo effetto collaterale >>

Quelle parole  non l'avevano fatto sentire meglio  << Ma... >>

  << Non dirmi che preferisci vedere il tuo amico morto >> l'aveva sfidato Jean, guardandolo dall'alto in basso. 

Al solo pensiero, Dean era rabbrividito. 

Tutto, ma non la morte di Ray. 

Ma... a cosa lo stava condannando? A diventare un essere... che necessita di sangue?

Era davvero la cosa giusta?

"Vorrei solo un po' più di tempo... solo un'altro po'..."


Egoista, ecco che cos'era. Per nulla al mondo, avrebbe voluto riprovare la solitudine che gli aveva attanagliato l'animo fino a quel momento.
E Ray era il suo unico amico; avrebbe fatto di tutto per salvarlo. 

Che schifo...

                                                                                                   Era proprio un pessimo amico. 
 
 


Era tornato in fretta e furia all'ospedale, ma con la sua nuova velocità non aveva nemmeno avvertito fatica.  Facendo irruzione nella camera di Ray, l'aveva trovato riverso vicino al bagno, preda di un conato di vomito.

Aveva aspettato che si calmasse e poi, ignorando le proteste dell'amico che non voleva lo vedesse in quello stato sgradevole, gli aveva tolto la flebo, staccato dai monitor e se l'era caricato in spalla.

  << Dove... che vuoi fare, Dean? >>  chiese lui che, debole com'era, non aveva nemmeno la forza di opporsi.

  << Ti sto salvando, Ray >> 

  << Ma l'ospedale... >> 

  << L'ospedale non può guarirti. Ma ho trovato chi può farlo >>

L'aveva sentito deglutire  << Chi... di chi stai parlando? >> 

  << Non preoccuparti di questo. Tra poco starai bene >> 

L'altro aveva indugiato un po'  << Sembri diverso... >>

Dean aveva stretto le labbra. "Non immagini quanto, Ray"....

Cercando di usare il suo normale timbro di voce, gli aveva detto:  << Andrà tutto bene, Ray. Non morirai, te l'ho promesso. Avrai tutto il tempo che vorrai, d'ora in poi >>

Attimi di silenzio. Poi, Ray gli aveva detto, per la prima volta:  << Grazie, Dean >> 

A lui erano venute le lacrime, mentre, lasciato l'ospedale di nascosto, senza particolari difficoltà con i suoi nuovi poteri, si dirigeva verso il laboratorio dove aveva appuntamento con Jean Stain. 

L'aveva ringraziato, ma non sapeva quello che sarebbe diventato.

Probabilmente lo avrebbe odiato per quella sua scelta. Ma lui voleva solo che non morisse.

Per questo, aveva deciso che da quel momento in poi avrebbe sempre sorriso. 

Ridere sempre, anche quando voleva piangere. Era quello che aveva sempre fatto, dopotutto. Non sarebbe stato difficile.

Avrebbe sorriso, solo per alleggerire il dolore di Ray.
 


                                                                 
                                                                              << Perdonami, Ray. Sono un pessimo amico >>
 
 
 



Adesso lo guardava, e vedeva nei suoi occhi il dolore che aveva sempre cercato di evitargli.

Un dolore che lui stesso gli aveva procurato.

Ciò di cui aveva sempre voluto scusarsi con lui... ciò che aveva sempre voluto dirgli...

  << Mi dispiace, Ray... per non essere stato un buon amico >> confessò, finalmente   << Non lo sono stato in passato, e non lo sono nemmeno adesso. Mi dispiace... sono passati quattro anni e non sono maturato per niente. Ti ho tradito di nuovo >>

Lui digrignò i denti, tremando appena  << Io non te lo permetterò... non ti permetterò di farlo! >> 

Fece per colpirlo di nuovo, ma un colpo di pistola lo raggiunse alla spalla. 

Ray cadde all'indietro e Dean si sottrasse alla sua stretta, mettendosi in piedi. Si voltò e vide che il colpo era partito dalla stessa Kim.

La Rossa, con le mani tremanti, aveva raccolto la pistola e l'aveva salvato dalla morsa.

  << Bambolina... >>

Lei lo guardò con affanno  << Non...non capisco. Si può sapere da che parte stai? >> 

Dean ghignò  << Qualunque mi permetta di ricevere un tuo bacio >>

Kim si fece paonazza  << D...Devi smetterla di dire cose simili! Non è divertente! >>

  << Sono serio. E te lo sto dimostrando >>

Si voltò di nuovo, fissando Ray che nel frattempo si era rimesso in piedi.  << Ray... >>

  << Te la vedrai con me, Dean >> sentenziò colui che per Dean era prezioso come un fratello  << Non capisci che se non ti fermo, ciò che ti aspetterà sarà solo la morte?! >> 

Il Chimero non si scompose  << Per la prima volta allora, sceglieremo opposte fazioni >> 

Ray sputò sangue a terra  << Io ti fermerò. Anche a costo di romperti tutte le ossa >> lo guardò bene negli occhi  << Perché sei mio amico. E perché, anche se tu credi di no, sei la causa che mi ha permesso di andare avanti >> 

Dean abbassò la testa, afflitto, e deglutì. Poi disse, rivolto a Kim:  << Bambola, tu sta indietro >> 

Riprese la spada che aveva abbandonato a terra, mentre dopo tanto tempo riprovava l'impulso di piangere. 

Stava andando contro colui che considerava l'amico più importante di tutti, fratello dell'anima.

Ma lo faceva perché era finalmente arrivato a capire che Jean Stain non era la persona che avevano creduto fosse.

Il tempo in più che aveva così tanto desiderato Ray... non lo stava riacquistando, stando insieme a lui.

Quello forse, era il primo gesto da vero amico che stava facendo per lui.

I due si guardarono negli occhi e si avventarono l'uno contro l'altro mentre, contemporaneamente, Adam era corso ad attaccare Eleanor. 
 




 
  
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