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Autore: Annika Mitchell    02/03/2013    10 recensioni
Errare humanum est.
E se ad errare fosse Sherlock Holmes?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chiudi la luce, spegni la porta.

- qualcosa come il primo bacio.


Londra si accendeva di lampioni e insegne al neon, in quella grigia e fredda sera di dicembre. Il Natale era passato da poco e le decorazioni cittadine si confondevano nelle luci del traffico caotico di quella città frenetica, a fare i conti con turisti ammaliati e bambini distratti, ma ignorate da adulti resi frettolosi dalla paura di invecchiare.

«È proprio necessario quel barattolo di bulbi oculari in frigo?» chiese John Watson, con voce irritata, affacciandosi nel soggiorno dell’appartamento 221B di Baker Street.
La sua espressione disgustata divenne ben presto rassegnata.
Di fronte a lui un uomo seduto sul divano, con un teschio posato sulle ginocchia, la camicia aperta e il petto ricoperto di cerotti alla nicotina, restava immobile. Sherlock Holmes meditava in silenzio, con le mani giunte posate sulle labbra e lo sguardo statico – bloccato – là dove il suo amico teschio, quand’era ancora in vita, avrebbe dovuto avere gli occhi.
John non attese risposte, conscio del fatto che non ne avrebbe ricevute. Sospirò, con la disapprovazione tipica di un padre che non riesce a ricevere dimostrazioni d’affetto dal proprio unico figlio. Si diresse verso il divano zoppicando leggermente: era nervoso. Si sedette accanto al coinquilino e posò lo sguardo sulle sue mani affusolate.

Rimasero così, senza dire nulla, consapevoli che nella più remota parte dei loro cuori albergasse l’incompletezza. Un sentimento nuovo che entrambi tenevano represso, soffocato: Sherlock non era in grado di riconoscere che proteggere quell’uomo non era più solo una questione di tornaconto personale, e che forse non lo era mai stata; John non riusciva a capacitarsi di aver trovato un eroe in mezzo alle bestie umane, qualcuno di cui aveva dubitato l’esistenza, a causa degli orrori che aveva vissuto in guerra.
Erano legati ad un filo sottilissimo, nonostante fossero così diversi e distanti: l’inconcepibile bisogno reciproco di stare vicini era ciò che li univa, da sempre.

«John.»
«Mh?»
«E se ci baciassimo?» chiese atono Sherlock, con freddezza quasi clinica, come una formula matematica. Si impegnò tanto nello scandire quelle esatte parole che continuò a rimanere statico, risultando semplicemente assurdo, quasi ridicolo.
John divenne paonazzo, incredulo, sbalordito. I suoi occhi cominciarono a vagare confusi su quel viso dagli zigomi pronunciati, il cui sguardo rimaneva irremovibilmente rivolto altrove. Imbarazzato e sconvolto, ma anche stranamente compiaciuto, disse per l’ennesima volta: «Non sono gay, Sherlock. Cosa diavolo ti viene in mente, si può sapere?!».
«Credevo che ieri mi avessi fatto presente che preferiresti essere più partecipe nei casi a cui lavoro.» rispose Sherlock, con gelida professionalità, sollevando di scatto gli occhi ed incatenandoli a quelli del dottore.

Si fissarono così per degli istanti che parvero interminabili, tant’erano silenziosi, finché John non ammise mesto: «Non capisco che cosa c’entri.».
«Non mi meraviglia.» cominciò a dire Sherlock, con un sorriso sbieco e ironico, per poi aggiungere: «Devo comprendere con esattezza quale relazione intercorra tra avere la lingua tagliata a metà, baciare gli uomini e soffrire di allergia alla citronella, ma odiare le zanzare tanto da preferire i farmaci a base di cortisone alle punture. Sospetto che il colpevole si finga omosessuale affinché il proprio alibi regga, e solitamente i miei sospetti si rivelano fondati.».
Formulò il tutto non con la consueta velocità dovuta alla padronanza linguistica e al desiderio di dimostrare la propria intelligenza, ma frettolosamente, come a voler nascondere qualcosa.
John, dal canto suo, ancora incredulo di fronte alla richiesta del collega, non si sforzò nemmeno di capirci qualcosa nel groviglio di dati che gli erano appena stati elencati.
Bisbigliò: «Ma cosa diavolo.» senza trovare il coraggio di domandarlo.
«Credevo di poter contare sull’unico amico che ho, e di conseguenza il migliore, per trovare una soluzione logica a questo caso, che come ti ho dimostrato è più contorto dei casi a cui di solito lavoro, perché ci sono di mezzo un paio di cose che non mi sono ancora del tutto chiare per quanto riguarda la nascita dei sentimenti umani.» disse Sherlock, sforzandosi di risultare meno saccente possibile.
«È solo che non riesco a capire come possa esserti utile per risolvere il caso un… be’, un bacio da parte mia.» riuscì a riordinare la confusione in parole John, portandosi la mano alla nuca, in un gesto imbarazzato.

Sherlock Holmes si alzò di scatto, leggermente alterato.
Spostò un libro dalla libreria, dietro cui aveva nascosto un pacchetto di sigarette, che si era ripromesso di utilizzare solo per le emergenze. Se ne accese una, contrariato dal fatto che la gente fosse così lenta rispetto a lui e che riuscisse solo a cogliere gli aspetti frivoli della vita.
Disse poi, sbuffando il fumo bluastro verso il soffitto: «John voglio rassicurarti, perché non sono sessualmente attratto da te, come non lo sono mai stato di nessuno in vita mia. I sentimenti rallentano, come devo fartelo capire? A volte, però, per comprendere determinate cose è necessario farne esperienza. Sai, la ragione umana è in parte limitata, ed è per questo che siamo dotati di sensi.».
Si resero conto entrambi di quanto tutto suonasse come una grandissima scusa, assurdamente elaborata.
John rimaneva fermo, interiormente combattuto da forze sconosciute – emozioni – che non riusciva a controllare.
Nessuno dei due disse nulla.
La signora Hudson, dal piano inferiore, tossì rumorosamente.
Sherlock cominciò ad inspirare più lentamente il fumo della sigaretta che teneva tra l’indice e il pollice, studiandola come un particolare che non voleva lasciarsi sfuggire.
John ne seguiva i movimenti senza trovare la forza ed il coraggio necessari ad interromperli, ammaliato e spaventato da ciò che provava.

Quell’amicizia che da subito gli era parsa indispensabile, rimaneva sempre un po’ in bilico, incompleta, quando si trattava di esternarla.
Il loro era un rapporto tanto bello che sembrava assurdo classificare come semplice amicizia, e che suonava sbagliato chiamare amore. Si trovavano in una di quelle eccezioni che confermano la regola, quella che vede due amici eterosessuali a combattere con la solitudine, bisognosi di un gesto che possa completare la loro diversità.

Sherlock spense la sigaretta nel posacenere di vetro che stava sul tavolino accanto alla poltrona.
I pensieri di John si spensero così come quella sigaretta, non appena il suo sguardo sfiorò – brutalmente – gli scorci di pelle diafana che i cerotti e la camicia del detective lasciavano intravedere. Il desiderio di sentirsi completo si fece più forte, feroce, gli si bloccò in gola, assieme al timore di essere del tutto sbagliato e, al tempo stesso, di mostrarsi indifeso di fronte a quell’uomo così straordinario.
I cuori di entrambi sussultarono vivacemente nel petto, come ragazzine eccitate per il ballo di fine anno, non appena Sherlock afferrò i polsi di John. Lo fece con determinazione e delicatezza, con leggerezza decisa: dolce intenzione.
 

“Le bocche si incontrarono, gli occhi si
accesero, le ginocchia tremarono,
le mani si smarrirono.”
- Voltaire.

 
John rabbrividì, ma tutta la paura che gli attanagliava il cuore scomparve, in quel tocco. Inspirò profondamente l’odore di fumo misto a dopobarba e lentamente vi si arrese, chiudendo gli occhi in un gesto consapevole.
Sherlock studiò i lineamenti dell’uomo che aveva di fronte, che si era imprudentemente abbandonato a lui, abbattendo tutte le barriere di convenzioni che li avevano tenuti lontani ma protetti.
Spinse le braccia del dottore contro lo schienale del divano e appoggiò le proprie labbra su quelle di John, imprimendovi la curiosità di ciò che sarebbe potuto accadere.
Rimase con gli occhi aperti, vigile, attento.
John dischiuse le labbra e cercò desideroso la lingua di Sherlock, poi, cogliendolo impreparato, lo strinse dolcemente a sé.
Sherlock cominciò a rispondere al bacio con l’incertezza dell’inesperienza, quella meccanicità di chi ha studiato la teoria senza averla mai messa in pratica.
John lo guidava, innocente in un sentimento sincero, adulto nel desiderio famelico di appartenergli, eccitato dalla consapevolezza di fare qualcosa di proibito.

Si trovavano lì, insieme, imperfetti, nella dolcezza di un gesto inizialmente forzato, quasi scientifico, che lentamente si trasformava in qualcosa di vero, reale, e per questo incerto, impreciso.
«Chiudi la luce, spegni la porta.» mormorò casualmente Sherlock.
Non si accorse neppure di aver commesso, per la prima volta in vita sua, un errore di distrazione. Era rimasto spiazzato, senza potersi appigliare a nulla di razionale, dalle morbide e calde labbra di John, dalla sua lingua confusa e dalle sue mani spaventate.

Per la prima volta in vita sua, Sherlock Holmes non era in grado di intuire né di comprendere nulla, nel groviglio disordinato che erano diventati i suoi pensieri.
Per la prima volta in vita sua, John Watson si fidava ciecamente di qualcuno, allontanando da sé gli orrori della guerra.

Poco lontano, sulla scrivania, un pc era acceso sul sito web di un noto consulente investigativo. L’ultimo caso, che parlava di un falso omosessuale con un’allergia alle graminacee, era stato risolto ben tre ore prima.

 
 


 
Note piè pagina di un’autrice tormentata:
“Per la prima volta in vita sua, Annika Mitchell riuscì a scrivere una slash.” avrei dovuto aggiungere.
Siccome è la prima volta che scrivo qualcosa del genere, vi prego: siate clementi.
Mi sono concentrata più sulla tenerezza del momento che su ciò che avrebbero potuto fare quei due, semplicemente perché non sono in grado di scrivere scene di sesso. (inserire tanti lol qui).
Ma insomma, mi sono messa alla prova, ed è per questo che sono qui.
Sarei davvero felice se riusciste a perdere un po’ del vostro tempo scrivendomi cosa ne pensate, e soprattutto qualche consiglio per migliorarmi.
Grazie per aver letto.
Grazie a Nishe che mi benedice.
Grazie a Candide che coltiva il suo orto, da qualche parte in Turchia.
Ann.
   
 
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