Fanfic su artisti musicali > Jake Bugg
Segui la storia  |       
Autore: thehurtlocker    06/03/2013    7 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jake_Bugg]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jake_Bugg]Ero in un pub. Un normalissimo pub. Frequentato da alcuni anziani e giovani ubriachi. Uno di quelli di periferia. Un classico pub britannico.
Poi lui arrivò. E lo vidi cantare, e suonare, e il mio cuore farsi catturare.
FF sul mio cantante preferito Jacob Edwin Kennedy, aka Jake Bugg.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ero in un pub. Un normalissimo pub. Frequentato solamente da alcuni anziani e giovani ubriachi. 
Uno di quelli di periferia. Un classico pub britannico.
Il perché mi trovassi lì non saprei spiegarvelo, ma so solo che non avevo intenzione di tornare a casa mia, quel giorno.
E infatti non lo feci.
Quindi, ero in quel pub alle otto del mattino. In quel pub dove mi recavo spesso quando la mia vita sembrava essere inutile.
Non prendetemi per un'alcolizzata, ma mi piace rallegrarmi tra bicchieri di wisky, scotch e vodka!
Ero seduta sul vecchio sgabello di pelle, ormai scadente e rovinata, di fronte al bancone; cigolava ogni volta che muovevo un muscolo.
Bo, il barista, ormai invecchiato col suo locale, mi servì il solito - un mix di vodka e Guinness - scuotendo la testa nel vedere la sacca vicino lo sgabello.
- Che succede, piccola?
'Piccola'. Mi chiamava sempre così. In fondo, mi conosceva da quando mi muovevo ancora a gattoni; era il migliore amico di mio nonno.
- Niente.. - mi morsi un labbro e sospirai.
- E quella a che ti serve? - domandò allungando lo sguardo.
- Mi trasferisco da una mia amica per un po'.- mentii - Le cose non vanno molto bene a casa.
Bo capì, ma non si dilungò nel discorso; l'unica cosa che fece, fu di lasciarmi dei cubetti di ghiaccio avvolti in un pezzo di stoffa vicino al bicchiere.
Lo guardai confusa, e lui furtivo mi indicò il labbro che mi ero morsa, sanguinante.
Lo ringraziai con lo sguardo e poi tornai a bere, tamponando cautamente il labbro.

'Vodka, Guinness e sangue. Wow'.

Forse ancora non ve l'ho detto, ma non mi trovavo a Londra - come tutti avrete pensato. No.
Mi trovavo nella mia città natale, Nottingham; più precisamente in uno dei suoi quartieri, Clifton.
Sì gente, quel luogo dove un uomo in calzamaglia rubava i soldi ai ricchi per donarli ai poveri.
E' un posto tranquillo: poche macchine, pochi negozi o centri commerciali, ma tanto lavoro.
Le uniche a sentirsi a disagio qui sono le figlie di mamma, viziate e sempre alla moda.
Dio santo, meno male che non sono così.
In ogni caso, io ci vivevo bene lì. Davvero.
La porta del locale si aprì e un ragazzo entrò.
Non sentii il bisogno di girarmi per vedere chi fosse, ma un fremito dentro di me mi obbligava a farlo, e io obbedì.
Prima lo lasciai passare oltre me e sentì il suo profumo invadermi compleamente.. Il dolce profumo della sua candida e delicata pelle.
Finalmente mi volsi, anche se lo vidi solo di spalle: indossava un semplice jeans blu scuro, una giacca di pelle nera, e nella mano sinistra portava la custodia di una chitarra; i capelli erano un poco folti, di un castano noce.
- Kennedy! - Bo lo salutò, ed egli ricambiò alzando l'indice e il medio destro in contemporanea; Bo rise e annuì.
'Chissà mai cosa vuol dire..', pensai.
Il misterioso ragazzo spalancò poi la porta del retrò e sparì dalla mia vista. Ricomparse solo pochi minuti dopo, ma decisi di non guardarlo - e non so perché non lo feci.
Bevvi l'ultimo sorso del mio meraviglioso matrimonio di alcolici, poi sentii della musica provenire dal fondo del luogo, dove si trovava il palco per gli spettacoli.
Ci pensai su pochi secondi, ma era ovvio che a suonare fosse quel ragazzo.
Il ronzio del microfono continuava indisturbato, finché non venne interrotto da una calda e profonda voce che percorse ogni parte del mio corpo e mi fece rabbrividire.
 
- Questa canzone s'intitola ''Note To Self''.
 
Dio mio. Era.. così attraente.
Intonò le prime frasi, e mi sentii morire dentro per quanto vere fossero. Quelle frasi, parole.
 
«Girl, you've been forgetting
  Just how special you really are
  And I try to remind you
  Sometimes I can't find you
  But the truth is in your heart».
 
Il modo in cui disse 'Girl' con la tipica cadenza del Nottinghamshire.. E la sua voce. Quella sua voce nasale, ma ammaliante..
 
«So write a note to yourself».
 
Chiusi gli occhi.
Cazzo, volevo piangere. Le pupille erano lucide e bruciavano da impazzire.
Non ce la feci; corsi in bagno rumorosamente e freneticamente, attirando l'attenzione di tutti, e anche del giovane musicista  che s'interruppe e, ne sono sicura, mi guardò.
Vomitai la cena della sera prima e anche il mio mix.
Merda!
Possibile che una canzone potesse farmi quest'effetto?!
Vomitai quanto più mi fosse possibile, e alla fine ebbi come la sensazione di essermi sviscerata, e la mia pancia fosse stata ora vuota da tutto.
Arrivai traballante al lavandino; mi guardai allo specchio storto e rovinato.
 
Erano davvero vere per me quelle strofe?
 
Mi sciaquai il viso e chiusi gli occhi bagnandomeli con l'acqua fredda.
Poco dopo sentii la porta del bagno sbattere.
- Piccola! Stai bene? - era Bo, ovviamente.
- S-si, arrivo.
Presi un fazzoletto e mi asciugai di fretta; aprii la porta girando la chiave e Bo mi avvolse in un abbraccio caloroso.
Davanti al mio viso si trovava ora lui. Quel ragazzo. Quel ragazzo che mi aveva fatto rabbrividire solo col suono della sua voce. Quel ragazzo che mi aveva procurato dei conati di vomito solo con una sua canzone. Quello stramaledettissimo ragazzo!
Lo vidi finalmente in viso, ed era.. stupefacente.

I capelli non solo erano folti, ma gli coprivano la fronte dandogli quell'aria stile 'fratelli Gallagher', quasi strafottente; i raggi del luminoso Sole ricadevano sui suoi ciuffi mori, e io cercai di immaginarmi alcune sue ciocche tra le mie dita: ruvide, ribelli, secche, profumate come l'erba appena tagliata.
La fronte, anche se coperta da quei capelli anni '60, era visibile, liscia e piatta; immaginai di poggiarci sopra la mia, e di trovarmi faccia a faccia con lui e i suoi splendidi, meravigliosi, incredibili occhi di un verde perla - ma più scuro vicino la pupilla - contornati da delle piccole e timide ciglia, poco visibili. 
 
In quegli occhi trovai tutta la serenità che cercavo da tempo.
Erano indimenticabilmente profondi. Unici. Perfetti.
 
Il suo naso era un po' grosso, ma a pensarci su, era comunque ben proporzionato a quel visetto così incantevole; potevo sentirlo sfiorare il mio naso delicatamente, come il tenero bacio che si danno gli eschimesi - almeno così mi pare.
Le labbra, poi, erano grandi e carnose, un po' screpolate e di un rosa opaco; e me le immaginai morbide e calde sulle mie: volevo baciarlo.
Mentre studiavo quelle sue imperdibili labbra, lui le inumidì con la rosea lingua, facendola scorrere lentamente e pizzicandosi infine il labbro inferiore coi denti bianchi e puliti - tutto ciò mi procurò una cosiddetta 'ovaries explosion'.
Il mento era piccolo e ancora un po' infantile; il collo non era molto lungo, ed era pallido come il resto del suo corpo; s'intravedeva il Pomo D'Adamo muoversi ogni volta che deglutiva.
Le spalle erano grandi - non molto - e imponenti, e delineavano una schiena dritta e solida.
Piano piano spostai lo sguardo sulle sue braccia, che erano voluminose e forti - sicuro faceva palestra - e potevo osservare le vene tendersi a ogni minimo movimento.
Il petto era ben messo e potevo scorgere la forma solida degli addominali sotto quella semplice t-shirt bianca.
La vita combaciava perfettamente con i jeans stretti, che gli scendevano giù per quelle lunghe e sensuali gambe, per poi finire in un bel paio di comode Adidas grigie.

'Spettacolare', mi dissi nella mia piccola testa con la stessa voce di Kevin Spacey in American Beauty, quando vide in sogno la bella e giovane Angela Hayes.
Già, spettacolare.
 
Bo si decise finalmente a mollarmi dalla sua stretta; mi appoggiai al muro ancora scossa da tutto quanto e respirai cautamente.
- Mi hai fatto preoccupare!- urlò Bo - Che ti è preso??
- Ehm.. niente. - ritornai al mondo reale - Non avevo fatto colazione e l'alcool di prima mattina mi ha fatto male - mentii nuovamente, poi guardai il ragazzo involontariamente.
- Lui è Jake. - Bo lo presentò, come se mi avesse letta nel pensiero - Jake Bugg.
Jake mi fece un enorme sorriso e protese la mano destra in segno di saluto.
 
La osservai curiosa, quella mano.
Era grande e pallida; nel palmo aveva assunto quel colorito rossastro che hanno tutte le mani calde  e sudaticcie dopo uno sforzo qualsiasi - aveva suonato la chitarra, giusto ?
Ce l'avevo davanti, quella mano. Ferma a mezz'aria aspettando di congiungersi con la mia.

Probabilmente, Jake notò il mio sguardo assorto sulla sua mano perché, quando mi ripresi, una delle sue disordinate sopracciglia era inarcato all'insù, e il suo volto aveva un'aria confusa.
- Piacere.. ?
- Candice Mills. Ma puoi chiamarmi Sol, se vuoi. E' così che tutti mi chiamano.
- Sol?- chiese sempre più confuso, aggrottando la fronte.
- La mia nota preferita.
Appena lo dissi il volto del giovane cambiò espressione e s'illuminò; sorrise e spostò lo sguardo sul pavimento.
- Ehm.. io dovrei andare, Bo.. dalla mia amica.. - mentire era una mia dote, ormai; avrei potuto fare tranquillamente l'attrice.
- Kennedy, potresti accompagnarla, per favore? - mi girai con gli occhi spalancati verso il mio vecchio amico. Ma che diavolo stava combinando?!
- Non voglio che questa bellezza giri da sola per i quartieri.. Ho saputo che ci sono dei ragazzacci in giro di questi tempi.
Jake arrossì in viso e sorrise ancora, mantenendo però lo sguardo basso.
- Va bene. - lo alzò verso il mio - Però non ho la macchina ora.. E' distante il posto? - mi domandò con una nota d'imbarazzo.
- No, no, si arriva tranquillamente a piedi.- dissi, abbassando anch'io il capo.
Salutai Bo, che non mi fece pagare - come sempre - il conto, e mentre agguantavo la mia sacca, Jake rimise la chitarra nella sua custodia, come se stesse custodendo un oggetto di inestimabile valore.
Era una classica Martin D-18VS; color nocciola chiaro, liscia e sinuosa, con quella bellissima e particolare 'goccia' marrone scuro.

Uscimmo, infine, dal pub. Quel normalissimo pub. Frequentato solamente da alcuni anziani e giovani ubriachi. Uno di quelli di periferia. Quel classico pub britannico.
Prima di incamminarci, Jake si fermò e estrasse dalla tasca della giacca un accendino e un pacchetto di sigarette 'Silk Cut', le classiche col quadratino viola.
Tirò fuori due sigarette e me ne offrì una che accettai volentieri; le accese, e dopo aver aspirato una volta e buttato fuori il fumo, cominciammo a camminare verso sinistra.
- Così, lavori da Bo?
- Sì, ogni tanto. Solo per suonare la mia musica.
Posai lo sguardo su di lui incuriosita.
- Sei un cantante?
- Cantautore, più precisamente. - risi silenziosamente.
- Sei bravo. - mi sorrise - Quella canzone, ''Note To Self'' è molto bella.
- Ti ringrazio.
- Sono vere? - gli chiesi inconsciamente, lasciando parlare i miei pensieri.
- Cosa?
- Quelle strofe..
- Dipende da cosa intendi per 'vere'.
Ecco. Ero indecisa su cosa dire.
Non potevo certo raccontargli tutta la mia vita, solo per fargli capire cosa intendevo con 'vere'.. no?
- Be'.. hai scritto quella canzone in ricordo di qualcosa in particolare?
Jake si fermò un attimo, sospirò e ricominciò a camminare.
Capii dal suo sguardo rigido di aver toccato un tasto dolente.
- No.. - era chiaro che stesse mentendo, ma lasciai stare - Scrivo solo frasi che stanno bene insieme. Tutto qui.
- Capito. - mi ricomposi, ma ero comunque delusa dalla sua risposta.
- Tu che fai?- mi chiese.
- Io.. ? Be', faccio un po' di cose.- mi portai le mani dietro la schiena, come faceva sempre mio nonno.
- Tipo?
- Disegno, scrivo, suono, canticchio, dipingo, ballo, recito, leggo, penso, viaggio..
- Wow. Quasi quasi t'invidio!
- Fidati. Ci sono comunque cose negative in tutto ciò. E oltretutto, ho appena cominciato il primo anno al College.- aggiunsi scocciata.
- E cosa studi?
- Cinema. Per la sceneggiatura.
- Bello! Io ho mollato il liceo per la musica..
. Ora sono io ad invidiarti! - ridemmo insieme.
- Hai detto che suoni. Cosa?
- Il pianoforte, da quando avevo cinque anni.
- Cavoli, allora sarai una piccola Mozart!
- Piccola Liszt o Debussy, please. Sono i miei preferiti. Mozart è banale. E scontato. E decisamente troppo chiaccherato.
- Preferisci l'anonimato?
- Non esattamente. Preferisco quel qualcosa che la gente non ascolterebbe tanto volentieri.
- Allora, benvenuta nel mio mondo. - mi disse aspirando il fumo dalla sigaretta.
Analizzai quel suo semplice gesto, ed era così attraente il modo in cui lo faceva.

Portava la sigaretta sulle labbra lentamente, e aspirava altrettanto, chiudendo gli occhi e assaporando il fumo nelle vie del suo corpo. Poi apriva sempre più lentamente la bocca, e il fumo usciva fuori elegante e appannato, sparendo completamente una volta scontrato con la fresca aria di Clifton.
Volevo fumare e fumare e fumare, e me l'aveva scaturita lui questa voglia incombente.

Ogni suo gesto mi seduceva sempre di più.

Continuammo a camminare e io non ancora idea di dove stessimo andando.
Come facevo a spiegare a questa splendida creatura che non avevo intenzione di tornare a casa mia perché i miei avevano litigato violentemente e mio padre mi aveva cacciata da casa senza che mia madre si opponesse, e che non c'era un'amica dove poter recarmi?
Arrivammo vicino la fermata del bus che porta fuori Clifton.
- Ecco. Siamo arrivati, bello.
- Cosa??- chiese stranito - E dov'è la casa della tua amica?
Che imbarazzo, accidenti.
- Non c-c'è.. ma.. ecco.. - feci una pausa - noncivogliotornareacasamia! - glielo dissi così, tutto d'un fiato, e lui stranamente non si scompose.
- Perché?
- E' troppo lungo da spiegare..
- Ma non posso lasciarti qui.
- S-si che p-pu-..
- No. - era serio e deciso a farmi restare - E' pericoloso, e scommetto che non sai nemmeno dove andare.
Arrossii dalla vergogna e abbassai il capo, muovendo un piede avanti e indietro sull'asfalto, ciondolandomi col corpo.
Jake sorrise e si avvicinò.
- Visto che la tua storia è così lunga da raccontare e non hai un posto per la notte, potresti venire a vivere da me per un po', non distante da qui..
Lo guardai meravigliata.
- Stai scherzando?- mi guardò dritto coi suoi occhi impressionanti, e in quel momento mi sarei potuta sciogliere come un ghiacciolo d'estate.
- Ti sembro uno che scherza?
Accettai con insolita allegria, e tutt'e due c'incamminammo verso quella strada, verso una nuova vita, un nuovo futuro.
Verso una nuova storia.



 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jake Bugg / Vai alla pagina dell'autore: thehurtlocker