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Autore: ClarinetteM    07/03/2013    5 recensioni
C'è una vecchia leggenda che gira al porto. Narra di una donna capace di dominare il vento e si sa, l'idea di vele sempre gonfie fa gola a qualsiasi lupo di mare. Per controllare il suo potere basta catturarla e marchiarla a fuoco: niente di più facile per Bran, il Capitano senza onore.
Ma lei ha una missione da compiere, tre dee assetate di vendetta da accontentare e un destino che travolgerà entrambi.
Dal Cap. 3:
Non fu l’ultimo, rauco ordine della Vecchia a indurre Nora a guardare verso il cortile. Fu un sospiro d’aria fredda che le passò accanto, rapido e nato dal nulla. Furono un grido e il rumore di un corpo che crollava a terra. Un ragazzo che Nora riconobbe senza esitazione alcuna: era la giovane guardia che le aveva offerto da bere dopo il suo primo colloquio con le tre donne, alla festa. Il giovane che, nonostante lei l’avesse degnato a stento di un grazie e di uno sguardo, si era offerto di accompagnarla alle sue stanze.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

rosadeiventi1

Era il mare dei sogni nella terra delle favole e questo lo sapeva anche lui.
Nonostante fosse un uomo senza onore. Nonostante fosse il Capitano senza onore. O almeno così gli piaceva lasciar credere.
Era comodo, dopotutto.
Era il mare dei sogni nella terra delle favole, anche se la bonaccia durava ormai da sei giorni.
Bran, il Capitano senza onore, si passò una manica sulla fronte. Alle sue spalle gli uomini giacevano inermi, abbandonati sul ponte, le gole arse dalla sete. Solo il vecchio cambusiere passeggiava ancora sotto il sole cocente. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Un pendolo.
Guardò il cielo di un azzurro incredibile. Nemmeno una nuvola all’orizzonte. Si dondolò sulla gamba destra, quindi sulla sinistra. Incerto.
Forse sarebbe stato meglio scendere sottocoperta, lì rischiava un’insolazione. D’altra parte, al chiuso, l’aria sarebbe stata irrespirabile. Non che ce ne fosse molta anche all’aperto, di aria. Anzi, nemmeno un alito.
Sospirò, pronto a voltarsi. Chiuse gli occhi. Li riaprì.
La vide.
Una nave a tribordo solcava la superficie piatta del mare a vele spiegate. Vele gonfie da fare invidia alla sua povera Miss Jones, la cui maestra giaceva da giorni afflosciata su se stessa: una madre sul figlio moribondo.
Nessun marinaio sul ponte, ma a poppa...
Eccola. Allora non era solo una sciocca fola da tavernaccia di porto.
Una donna. Vicina e lontana al tempo stesso, in quello che doveva essere uno strambo gioco di luci. Doveva.
Non poteva essere altrimenti.
Solitaria e dritta come un fuso, le braccia protese in avanti e i palmi rivolti alle vele, mentre la brezza prodotta dalla scia della nave le scompigliava dolcemente la chioma di seta nera. Creava un boccolo. Giocava.
Eppure la bonaccia circondava anche lei. Perfino l’acqua si increspava appena al suo passaggio, come se a sfiorarla fosse un leggero fuscello, nulla di più.
Bran rimase a guardarla incantato, mentre le labbra aride gli si schiudevano in un riflesso involontario.
Esisteva. E lui l’aveva vista con i suoi occhi. La stava vedendo con i suoi occhi, diamine. Non lo sfiorò nemmeno per un attimo l’idea che potesse trattarsi di un miraggio.
Come se la donna potesse avvertire su di sé quello sguardo di pece si volse nella sua direzione e, nonostante la distanza che ora gli sembrava quasi infinita, Bran avrebbe giurato su sua madre, l’unica donna che avesse mai meritato il suo rispetto, di aver visto uno scintillio negli occhi di lei e la sua mano sinistra raggiungere le labbra.
Fu allora che il soffio di un’aria che alla sua pelle parve gelida gonfiò le vele. Un’onda andò a infrangersi contro la vecchia Miss, musica per le orecchie di tutti quei lupi di mare risvegliati dal loro letargo come d’incanto.
Il Capitano senza onore tornò a guardare, ma lei e la nave stavano già svanendo all’orizzonte, volte a nord. Veloci.
Lei che, regalandogli il vento, aveva commesso l’errore più grande della sua vita.
L’avrebbe raggiunta. Presa. Sarebbe stata sua.
Lei e il suo potere.
La Rosa e i suoi Venti.


___

Buondì!
Qualche precisazione: si tratta di una storia (un romanzo? Mboh!) che giace nel mio cassetto (o meglio, nella memoria del mio pc) da anni. Ho già scritto un po' di capitoli, ma mi sono bloccata, così ho deciso di pubblicare qui. Spero che, il fatto di dover aggiornare, mi invogli a continuare a scrivere.
E' una prima stesura, ciò vuol dire che è tutto provvisorio, a partire dai nomi. Se avete suggerimenti o critiche ben vengano! Non nascondo di tenere davvero molto a questa idea, quindi vorrei svilupparla nel modo migliore possibile e, per farlo, credo siano fondamentali le opinioni di chi legge.
Visto che è un "work in progress", avverto già che potrebbero esserci delle modifiche "in corsa", nel caso vi avvertirò.

Quanto allo stile... quello del prologo diciamo che è a sé. Non scrivo mai periodi troppo lunghi, ma nemmeno così brevi e frammentari. Semplicemente, come introduzione volevo qualcosa di breve e incisivo.
Vi anticipo solo che questa scena tornerà alla fine della prima parte, tra qualche capitolo, e probabilmente sarà scritta in modo diverso (il contenuto, però, rimarrà lo stesso). Quindi, per farla breve, prima di sgridarmi per il fatto che i personaggi non sono approfonditi e nemmeno le descrizioni&co., aspettate il prossimo capitolo, con il quale entreremo nel pieno della narrazione ^__*

Ah, un'ultima cosa (poi me ne vado prima che inizi il lancio dei pomodori, visto che la spiegazione è più lunga del prologo xD): tra i generi della storia c'è anche quello "romantico". La storia d'amore c'è, ma si svilupperà più in là (quindi non disperate, cari lettori dal cuore tenero!). Per ora mi concentrerò sulla parte fantasy/avventura. Poi, man mano che i personaggi si svilupperanno, vedremo cosa succederà...

A presto!

   
 
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