The End of an Assassin, the beginning of a New World
"His name is Desmond Miles and he has brought us to the end."
Sentii
il rumore veloce dei passi di Rebecca, Shaun e mio padre farsi sempre
più lontani alle mie spalle.
Ormai ero solo. Solamente io ed il
tempio. Io, il piedistallo e Giunone, la quale ero sicuro che da
qualche parte, lì nascosta, mi stesse osservando.
Era poca la
distanza che mi divideva da quella sottospecie di globo, il momento
della verità – e forse della salvezza –
era ormai vicino. Che
cosa ne sarebbe stato di me? Sarei morto? Sarei sopravvissuto?
L'umanità sarebbe riuscita a sconfiggere la minaccia di
Giunone? E
cosa aveva intenzione di fare quest'ultima? Sarei vissuto abbastanza
a lungo per poterla fermare?
Una miriade di domande cominciarono a
girare vorticosamente nella mia testa mentre la distanza dal
piedistallo sembrava sempre più ingente, nonostante mi
avvicinassi
pericolosamente ad essa.
I passi via via si facero sempre più
pesanti e – ad essere sincero – cominciai a
dubitare, ad esitare,
ad avere paura...
E se fossi morto?
Mi maledii per non essermi
preso un po' più di tempo per parlare con mio padre, per
dirgli che mi
dispiaceva di tutto, di tutto quanto, e che nonostante tutto gli
volessi bene... Ed altro tempo per ringraziare Shaun e
Rebecca, i quali mi avevano sempre seguito e sostenuto. Ero stato
così precipitoso...
In un istante la mia vita mi corse davanti
agli occhi, fotogramma per fotogramma. La Fattoria, la fuga, la
cattura. I Templari, gli Assassini, gli antenati... Shaun, Rebecca,
Lucy... Clay.
In un istante mi resi conto che forse non ero così
differente dai miei antenati, o per lo meno non da Altair. Ero nato
nella confraternita e dalla nascita conoscevo solo quella, mi avevano
addestrato per diventare un Assassino e non conoscevo altra
realtà
fuori da essa, seppur così misteriosa e piena di segreti...
Eppure, a differenza di lui, mi ero ribellato al mio
destino, come se questo fosse stato possibile: il destino stesso mi aveva condotto lì, a quel momento.
Ripensai alla mia vita altalenante e sregolata, quando fuggii
in sella alla mia moto per scampare a quella realtà e a
quando
l'Abstergo – nonostante tutti i miei sforzi – mi
trovò.
Pensai
a quanto la guerra tra Templari ed Assassini mi sembrasse sciocca ed
inutile dopo aver vissuto le vicende di Connor, di quanto queste due
fazioni a tratti si somigliassero, a come alcune volte avessero
voluto le stesse cose... Ma di come in realtà non potessero
coesistere.
Ripensai ai miei compagni, i quali mi avevano
supportato, sostenuto e condotto ad essere ciò che ero... E
questo lo dovevo anche a Lucy. Seppur presto o tardi ci avrebbe traditi
fu anche grazie a lei. Il momento in cui la
pugnalai attraversò nuovamente la mia mente. Ancora mi
sentivo in
colpa...
E Clay. Mi aveva salvato, dopotutto... Glielo dovevo un
ultimo pensiero. Chissà se il mio angelo custode mi avrebbe
protetto
anche in quel momento.
Con quei pensieri che si susseguivano ad una
velocità tale da non lasciarmi quasi rendere conto di aver
rivissuto
tali momenti, ero arrivato ormai alla sfera.
Era vero: avevo
paura. Era vero: avrei voluto avere più tempo... Ma ormai
era
finita, ero lì, non potevo più tirami indietro.
Era per quello che
avevo stretto i denti ed ero andato avanti tutto quel tempo. Ero un
Assassino e se il mio sacrificio sarebbe stato utile a salvare
l'umanità, lo avrei fatto.
Inspirai e a quel punto alzai la mano
destra, ponendola a distanza sopra il globo.
Mentre lentamente –
ed esitante – coprivo quella ridotta distanza, ebbi una
strana
sensazione. Sentii come se non fossi solo, come se in quel momento
fossero tutti lì: Altair, Ezio e Connor. Erano
lì, mi guardavano,
mi osservavano. Era grazie a loro. Era grazie a me... Erano dentro di
me.
Mi sembrava come se tutti insieme, ma per mano mia, stessimo
per salvare il pianeta. Non sarebbe stato possibile senza di loro.
Quasi potei sentire i loro sguardi, le loro parole... Loro lo
avrebbero fatto.
Fu proprio quella sensazione di familiarità,
quella percezione di non essere solo, a farmi acquisire una nuova
consapevolezza che mi portò a coprire quella breve distanza
con
decisione e a toccare il globo.
I miei antenati erano lì, con
me. Non mi avevano abbandonato, non lo avevano mai fatto: erano dentro
di me e non avevo motivo di temere.
“My
name is Desmond Miles and I am an Assassin.
I am an
Assassin.”
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Angolo Autrice:
Ok, voi
direte: che palle!
Ed io vi do ragione!
Sono una palla! E ieri giocando ad AC III, vedendo il 'musetto' di Des,
mi è ripresa a male per la sua morte.
Dovevo trovare un modo per esorcizzare il 'dolore' (LOL!) e buttare
giù qualcosa.
Come qualcuno di voi già sa, sto scrivendo una long dove
Desmond non è morto dopo aver toccato il globo... Ma non
sono per nulla soddisfatta dal finale di ACIII, troppo frettoloso,
nessun pensiero, nessuna considerazione, nessun rimorso o roba simile.
Ecco, ce l'ho messo io.
Me la immaginavo molto più figa nella mia testa, poi
è uscito sto mezzo sgorbio.
All'inizio volevo scrivere anche delle sue sensazioni toccando il
globo, ma poi per non essere troppo stracciapa**e (come se non lo fossi
abbastanza) ho deciso di farlo 'andare via' con una sensazione di
tranquillità, calma e... "pace interiore", vogliamo
chiamarla? Nell'avere con sé, attorno a lui - e dentro di
lui - tutti i suoi antenati in quel momento.. Coloro che l'avevano
spinto ad essere ciò che era.
Non l'avevano abbandonato, ecco.
Anche se mi sa di triste anche così ._.
Ho messo 'Quasi tutti' come personaggi, perché sono
praticamente tutti quelli che Des ha incontrato per la sua strada a
ripopolare la sua mente.
Vabbè, ad ogni modo, senza divagare.. Spero vi sia piaciuta!
E andiamo a dare fuoco alla Ubisoft per il finale penoso di Des!
Seppur la speranza è poca, tuttavia spero che lo rivedremo
ancora > < gh!
Vi bacio tutti!
Alla prossima!